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Tu sai come trovarla, pensò Mal’akh. Sai qualcosa che non vuoi dirmi.

Peter Solomon aveva rivelato sotto interrogatorio cose di cui adesso forse neppure si ricordava. Le ripetute sessioni dentro e fuori dalla vasca di deprivazione lo avevano lasciato delirante e remissivo. Incredibilmente, quando aveva vuotato il sacco, tutto ciò che aveva raccontato a Mal’akh era coerente con la leggenda della Parola perduta.

La Parola perduta non è una metafora… è reale. È scritta in un antico linguaggio… ed è rimasta nascosta per secoli. La Parola è in grado di conferire un potere insondabile a chiunque afferri il suo vero significato. È nascosta ancora oggi… e la piramide massonica ha la facoltà di rivelarla.

«Peter» riprese Mal’akh fissando negli occhi il suo prigioniero «quando hai guardato la griglia di simboli… hai visto qualcosa. Hai avuto una rivelazione. Quella griglia ha un significato per te. Dimmelo.»

«Non ti dirò niente finché non manderai qualcuno ad aiutare Katherine!»

Mal’akh sorrise. «Credimi, in questo momento la prospettiva di perdere tua sorella è la minore delle tue preoccupazioni.» Senza aggiungere altro, cominciò a togliere dalla borsa di Langdon gli oggetti che vi aveva infilato nello scantinato. Poi iniziò a disporli meticolosamente sull’altare.

Un panno di seta ripiegato. Di un bianco immacolato.

Un incensiere d’argento. Mirra egiziana.

Una fiala del sangue di Peter. Mescolato a cenere.

La penna di un corvo nero. Il suo stilo sacro.

Il coltello sacrificale. Forgiato con il ferro di una meteorite caduta nel deserto di Canaan.

«Pensi che io abbia paura di morire?» gridò Peter, la voce rotta dall’angoscia. «Se Katherine muore, a me non resta più niente! Hai ucciso tutta la mia famiglia! Mi hai portato via tutto!»

«Non proprio tutto» replicò Mal’akh. «Non ancora.» Infilò una mano nella borsa ed estrasse il laptop. Lo accese e lanciò un’occhiata al prigioniero. «Temo che tu non abbia ancora afferrato in pieno le difficoltà della situazione in cui ti trovi.»

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Langdon sentì un vuoto allo stomaco quando l’elicottero della CIA decollò dal prato della casa di Mal’akh, effettuò una virata vertiginosa e accelerò più in fretta di quanto lui credesse possibile.

Katherine e Bellamy erano rimasti, in attesa di riprendersi, mentre uno degli agenti della CIA continuava a perquisire l’abitazione aspettando la squadra d’appoggio.

Prima che Langdon se ne andasse, Katherine l’aveva baciato sulla guancia e gli aveva sussurrato: "Sii prudente, Robert".

Ora lui si teneva stretto con tutte le sue forze mentre l’elicottero militare si metteva in assetto di volo e puntava a tutta velocità verso la House of the Temple.

«Si diriga verso Dupont Circle! Atterreremo là.» Seduta accanto al pilota, Sato gridava per sovrastare il rumore assordante.

Sorpreso, Langdon si voltò verso di lei. «Dupont? Ma è lontano qualche isolato dalla House of the Tempie. Possiamo atterrare benissimo nel parcheggio del tempio.»

Sato scosse la testa. «Dobbiamo entrare nell’edificio senza dare nell’occhio. Se il nostro uomo ci sente arrivare…»

«Ma non abbiamo tempo!» ribatté Langdon. «Questo pazzo sta per ammazzare Peter… Forse il rumore dell’elicottero lo fermerà!»

Sato lo fissò con espressione glaciale. «Come le ho già spiegato, la salvezza di Peter Solomon non è il mio obiettivo principale. Credevo di essere stata chiara.»

Langdon non era dell’umore adatto per un’altra ramanzina sulla sicurezza nazionale. «Ascolti, io sono l’unico, qui, che sa come muoversi in quell’edificio…»

«Stia attento, professore» lo avvertì Sato. «Lei è qui come membro della mia squadra e deve assicurarmi la sua completa collaborazione.» Fece una pausa di qualche secondo, poi aggiunse: «In effetti, forse è il caso che la informi sulla gravità della crisi che stiamo affrontando stasera».

Allungò una mano sotto il sedile e tirò fuori una sottile valigetta di titanio. Dentro c’era un computer dall’aspetto insolitamente complicato. Quando lo accese, apparve il logo della CIA insieme a una finestra per il login. Mentre si registrava, gli chiese: «Professore, ricorda la parrucca bionda che abbiamo trovato a casa dell’uomo?».

«Sì.»

«Bene, dentro quella parrucca c’era una minuscola videocamera a fibre ottiche… nascosta nella frangia.»

«Una videocamera nascosta? Non capisco.»

Sato aveva un’aria torva. «Capirà.» Lanciò un file video sul portatile.

ATTENDERE PREGO…

DECRITTAMENTO FILE…

Si aprì una finestra a tutto schermo di un programma per la riproduzione video. Sato sollevò la valigetta e l’appoggiò sulle gambe di Langdon per offrirgli una visuale migliore.

Sullo schermo si materializzò un’immagine insolita.

Langdon si tirò indietro stupito. Ma che diamine…?

Il filmato, scuro e confuso, riprendeva un uomo incappucciato. Era vestito alla foggia di un eretico medievale condotto alla forca: un cappio al collo, il calzone sinistro arrotolato sopra il ginocchio, la manica destra rimboccata fino al gomito e la camicia aperta che metteva in mostra il petto nudo.

Langdon rimase a fissare incredulo. Aveva letto abbastanza sui rituali massonici da capire a cosa stesse assistendo.

Un iniziato massone… che si prepara a entrare al primo grado.

L’uomo era alto e muscoloso, con una familiare parrucca bionda e la pelle molto abbronzata. Langdon riconobbe subito i suoi lineamenti. Probabilmente aveva nascosto i tatuaggi con del cerone o con un trucco pesante. Era in piedi davanti a uno specchio a figura intera e riprendeva il proprio riflesso grazie alla videocamera nascosta nella frangia.

Ma… perché?

Lo schermo diventò nero.

Apparvero nuove immagini. Una stanzetta rettangolare, fiocamente illuminata. Un pavimento a scacchiera di piastrelle bianche e nere, di un certo effetto. Un basso altare di legno, fiancheggiato su tre lati da piccole colonne, in cima alle quali ardevano candele tremolanti.

Langdon provò una certa apprensione.

Oh, mio Dio.

Con le riprese discontinue e frammentarie tìpiche di un videoamatore, l’obiettivo ora faceva una panoramica lungo le pareti della stanza, mostrando un gruppetto di uomini, tutti vestiti con abiti rituali da massoni, che osservavano l’iniziato. Al buio, Langdon non riusciva a distinguere le loro facce, ma non aveva dubbi sul luogo in cui si stava svolgendo quel rito.

L’aspetto di quella stanza era un classico, si sarebbe potuta trovare in qualsiasi altra loggia del mondo, ma il timpano triangolare azzurro polvere sopra il trono del maestro rivelava che si trattava della più antica loggia massonica di Washington — la Potomac Lodge No. 5 -, di cui avevano fatto parte George Washington e i padri fondatori massoni che avevano posto la pietra angolare della Casa Bianca e del Campidoglio.

La loggia era ancora attiva.

Peter Solomon, oltre a presiedere la House of the Temple, era anche maestro della sua loggia locale, ed era sempre in sedi come quelle che cominciava il percorso di un massone: era lì che sosteneva l’iniziazione ai primi tre gradi della massoneria.

"Fratelli" dichiarava la voce familiare di Peter Solomon nel video "in nome del Grande Architetto dell’Universo, apro questa loggia per la pratica della massoneria al primo grado!"

Risuonarono forti colpi di martelletto.

Langdon osservò sbigottito mentre il filmato proseguiva presentando una rapida sequenza di dissolvenze in cui Peter Solomon veniva ritratto in alcuni dei momenti più intensi del rituale.

Mentre tiene un pugnale luccicante puntato contro il petto nudo dell’iniziato… lo minaccia di venire impalato nel caso lui dovesse "rivelare in un luogo inadeguato i misteri della massoneria"… descrive il pavimento bianco e nero come rappresentazione "dei vivi e dei morti"… elenca le punizioni, che includono "il taglio della gola, la lingua strappata alla radice, essere sepolti nella ruvida sabbia del mare…".

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