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Istintivamente, Langdon cominciò a tastare il fondo della cassa cercando il punto da cui entrava l’aria. Impiegò solo un attimo a localizzarlo. C’è una bocchetta! Al tatto la piccola apertura era simile allo scarico di un lavandino o di una vasca, con la differenza che da essa entrava un flusso d’aria costante.

Sta pompando dentro aria. Non vuole che soffochi.

Il sollievo, tuttavia, durò poco. Dai forellini della bocchetta gli giunse un rumore terrificante: l’inconfondibile gorgoglio di un liquido… che scorreva verso di lui.

Katherine osservava incredula la colonna di liquido trasparente che scendeva progressivamente in uno dei tubi collegati alla cassa di Langdon. La scena ricordava il set di uno spettacolo di magia. Una magia perversa.

Sta pompando acqua nella cassa?

Katherine cercò di liberarsi, ignorando il dolore provocato dal filo metallico che le incideva la carne dei polsi, ma non potè fare altro che restare a guardare in preda al panico. Sentiva Langdon che batteva disperato contro le pareti però, quando il livello dell’acqua si avvicinò al coperchio, il rumore cessò. Ci fu un momento di atterrito silenzio, poi i colpi ripresero con rinnovata disperazione.

«Fallo uscire!» implorò Katherine. «Ti prego! Non puoi fare questo!»

«Annegare è un modo terribile di morire, sai?» L’uomo parlava in tono pacato, girandole attorno. «La tua assistente, Trish, potrebbe confermartelo.»

Katherine udiva le sue parole ma non riusciva a elaborarle razionalmente.

«Ricordi? Anch’io ho rischiato di annegare, una volta» sussurrò l’uomo. «È successo al ponte di Zach, nella tenuta della tua famiglia, in Potomac. Tuo fratello mi sparò e io caddi nel fiume ghiacciato.»

Katherine gli rivolse uno sguardo carico d’odio. La notte in cui hai ucciso mia madre.

«Quella notte gli dèi mi hanno protetto» disse lui. «E mi hanno indicato la via… per diventare uno di loro.»

L’acqua che entrava gorgogliando nel contenitore, sotto la testa di Langdon, era tiepida… a temperatura corporea. Il livello del liquido era di parecchi centimetri e aveva già sommerso tutta la parte posteriore del suo corpo. Quando cominciò a lambire la cassa toracica, Langdon non potè più ignorare la cruda realtà.

Sto per morire.

Assalito da una nuova ondata di panico, riprese a battere furiosamente contro le pareti.

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«Devi farlo uscire!» supplicò Katherine piangendo. «Faremo tutto quello che vuoi!» Sentiva Langdon battere sempre più forte a mano a mano che il livello dell’acqua saliva.

L’uomo tatuato si limitò a sorridere. «Con te è più facile che con tuo fratello. Sapessi cosa ho dovuto fare per convincerlo a rivelarmi i suoi segreti…»

«Dov’è?» chiese lei. «Dov’è Peter? Dimmelo! Noi abbiamo fatto tutto quello che ci hai chiesto! Abbiamo decifrato la piramide e…»

«No, voi non avete decifrato la piramide. Avete tentato la sorte. Mi avete taciuto delle informazioni, oltre a portare un agente governativo in casa mia. Non posso certo premiarvi per questo.»

«Non avevamo altra scelta» ribatté lei ricacciando indietro le lacrime. «La CIA ti sta cercando. Ci hanno costretti a venire qui con un agente. Ti dirò tutto purché tu faccia uscire Robert!» Sentiva che dentro la cassa lui urlava e batteva contro le pareti; vedeva l’acqua che scorreva attraverso il tubo. Capì che non gli restava molto tempo.

«Immagino che ci siano degli agenti ad attendermi in Franklin Square» disse con calma l’uomo tatuato sfregandosi il mento. Adesso le stava di fronte.

Visto che Katherine non rispondeva, l’uomo le posò le mani sulle spalle e, lentamente, la tirò verso di sé. Con le braccia bloccate dietro lo schienale, le spalle si tesero, rischiando di lussarsi e provocandole un dolore lancinante.

«Sì!» disse Katherine. «In Franklin Square ci sono degli agenti!»

Lui tirò ancora più forte. «Qual è l’indirizzo sulla cuspide?»

Le fitte ai polsi e alle spalle erano insopportabili, ma lei non fiatò.

«O me lo dici adesso, Katherine, oppure prima ti spezzo le braccia e poi te lo chiedo di nuovo.»

«Otto!» Katherine era senza fiato per il dolore. «Il numero mancante è l’otto! Sulla cuspide c’è scritto: "Il segreto si cela dentro L’Ordine, Otto Franklin Square". Lo giuro. Non so cos’altro dirti! Otto Franklin Square!»

L’uomo non mollò la presa.

«Io non so altro!» disse Katherine. «L’indirizzo è quello! Lasciami andare e fa’ uscire Robert da quella vasca!»

«Lo farei…» replicò l’uomo «ma c’è un problema. Non posso andare in Franklin Square perché mi prenderebbero. Dimmi, cosa c’è a quell’indirizzo?»

«Non lo so!»

«E i simboli sulla base della piramide? Sai cosa significano?»

«Quali simboli?» Katherine non aveva la minima idea di cosa stesse parlando. «Sulla base non ci sono simboli. È pietra liscia!»

Del tutto indifferente alle grida di aiuto che giungevano soffocate da quella specie di bara, l’uomo si avvicinò con calma alla borsa di Langdon e prese la piramide di pietra, quindi tornò da Katherine e la tenne alzata davanti ai suoi occhi, in modo che lei potesse vederne la base.

Quando Katherine scorse i simboli incisi, si lasciò sfuggire un’esclamazione di stupore. Ma… è impossibile!

Il simbolo perduto - pic_24.jpg

Il fondo della piramide era interamente coperto di strane incisioni. Prima non c’era nulla! Ne sono sicura! Non aveva idea di cosa potessero significare quei simboli. Sembravano presi da varie tradizioni mistiche, ma alcuni le erano del tutto sconosciuti.

Il caos totale.

«lo… non ho idea di cosa significhino.»

«Neppure io» disse il suo aguzzino. «Fortunatamente abbiamo a disposizione uno specialista.» Lanciò un’occhiata in direzione della cassa. «Chiediamolo a lui, cosa ne dici?» Si avvicinò con la piramide in mano.

Per un attimo, Katherine si illuse che Robert sarebbe stato liberato. Invece l’uomo si sedette tranquillo sulla cassa e fece scorrere un piccolo pannello, scoprendo una finestrella di plexiglas nella parte alta del coperchio.

Luce!

Langdon si coprì gli occhi per proteggerli dal raggio che entrava dall’alto. Quando si furono adattati, la speranza si trasformò in sconcerto. Stava guardando attraverso una specie di finestrella nel coperchio della cassa. Si vedevano un soffitto bianco e una luce al neon.

La faccia tatuata apparve sopra di lui senza alcun preavviso.

«Dov’è Katherine?» urlò Langdon. «Fammi uscire!»

L’uomo sorrise. «La tua amica Katherine è qui con me» disse. «Io posso risparmiarle la vita. E anche a te. Ma non ti resta molto tempo, quindi ti suggerisco di ascoltare attentamente.»

Langdon lo sentiva appena attraverso il vetro, e l’acqua era più alta, adesso. Gli arrivava sopra il petto.

«Tu sai che ci sono dei simboli sulla base della piramide?» chiese l’uomo.

«Sì!» urlò Langdon. Aveva visto quello strano mosaico di simboli quando la piramide era finita a terra davanti al suo naso, al piano di sopra. «Ma non ho idea di cosa significhino. Devi andare al numero otto di Franklin Square! La risposta è là! È questo che dice la cuspide…»

«Professore, io e te sappiamo benissimo che la CIA mi sta aspettando lì e non ho nessuna intenzione di cadere in una trappola. E poi il numero civico non mi serve. Sulla piazza c’è un solo edificio di qualche interesse storico, l’Almas Shrine Temple.» Fece una pausa e guardò Langdon. «L’Antico ordine arabo dei nobili del mistico velo.»

Langdon era disorientato. Conosceva l’Almas Tempie, ma aveva dimenticato che si trovasse in Franklin Square. Gli Shiners sono… "L’Ordine"? Il loro tempio si trova in cima a una scala segreta? Storicamente non aveva alcun senso, però in quel momento Langdon non era nella posizione di abbandonarsi a disquisizioni storiche. «Sì!» urlò. «Dev’essere quello! Il segreto si cela dentro L’Ordine!»

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