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Katherine distolse lo sguardo, voltando la testa, ma la parete alla sua sinistra non era meno sconvolgente. Una serie di candele su piedistalli medievali spandevano una luce fioca e tremolante su una parete completamente ricoperta di testi e immagini. Alcune pagine parevano di papiro o di pergamena, forse strappate da libri antichi; altre erano chiaramente recenti. C’erano poi fotografie, disegni, mappe, schemi. Parevano incollati alla parete con grande precisione. Fissata con puntine da disegno c’era una ragnatela di fili che collegava le singole immagini in illimitati e caotici incroci.

Katherine girò la testa dall’altra parte.

Purtroppo, l’aspettava la vista più terrificante di tutte.

Vicino alla lastra di pietra su cui era immobilizzata, c’era un piccolo ripiano che immediatamente le ricordò il carrello degli strumenti di una sala operatoria. Sopra vi era disposta una serie di oggetti, tra cui una siringa, una fialetta di liquido scuro… e un grosso coltello con il manico d’osso e la lama di ferro incredibilmente lucida.

Mio Dio… cos’ha intenzione di farmi?

105

Quando Rick Parrish, l’esperto in sicurezza dei sistemi informatici, entrò finalmente nell’ufficio di Nola Kaye, aveva in mano un solo foglio.

«Perché ci hai messo tanto?» chiese lei. Ti avevo detto di scendere immediatamente!

«Scusa» si giustificò lui sistemandosi sul naso gli occhiali dalle lenti spesse come fondi di bottiglia. «Stavo cercando di recuperare più informazioni, ma…»

«Fammi vedere cos’hai trovato.»

Parrish le porse la stampata. «È un riassunto, ma il succo si capisce lo stesso.»

Nola scorse velocemente il foglio, stupita.

«Sto ancora cercando di capire come abbia fatto a entrare quell’hacker» disse Parrish «ma pare che uno spider delegato abbia acquisito i contenuti di uno dei nostri…»

«Lascia perdere!» sbottò Nola alzando gli occhi dalla pagina. «Cosa diavolo se ne fa la CIA di un file segreto su piramidi, antichi portali e symbolon?»

«È per questo che ci ho messo così tanto. Stavo cercando di capire quale documento era stato preso di mira, e così ho tracciato il percorso del file.» Parrish si interruppe e si schiarì la voce. «È saltato fuori che questo documento si trova in un archivio riservato al direttore della CIA in persona.»

Nola si girò di scatto, incredula. Il capo di Sato ha un file sulla piramide massonica? Sapeva che l’attuale direttore, come molti altri pezzi grossi della CIA, era un massone di grado elevato, ma non riusciva a credere che custodisse segreti della massoneria in un computer della CIA.

D’altro canto, considerato quello che era successo n e l l e ultime ventiquattr’ore, tutto era possibile.

L’agente Simkins, appostato fra i cespugli di Franklin Square, teneva lo sguardo incollato sull’ingresso dell’Almas Tempie. Dentro non si erano accese luci e nessuno si era avvicinato alla porta. Si voltò a guardare Bellamy. L’uomo camminava al centro del parco, solo e infreddolito. Molto infreddolito. Simkins vide che tremava.

Il suo cellulare si mise a vibrare. Era Sato.

«Quanto ha di ritardo il nostro obiettivo?» chiese lei.

Simkins guardò il cronografo. «Aveva detto venti minuti… e ne sono passati quasi quaranta. C’è qualcosa che non va.»

«Non verrà» disse Sato. «È finita.»

Simkins sapeva che il suo capo aveva ragione. «Notizie da Hartmann?»

«No, non ha ancora chiamato. E non riesco a mettermi in contatto con lui.»

Simkins si irrigidì. Qualcosa doveva essere andato storto.

«Ho appena chiamato il supporto operativo» aggiunse Sato. «E neanche loro riescono a trovarlo.»

Oh, merda! «Il GPS ha trasmesso la posizione dell’Escalade?»

«Sì. È in una strada residenziale di Kalorama Heights» rispose Sato. «Raduni i suoi uomini. Ce ne andiamo.»

Sato chiuse la comunicazione e osservò il maestoso skyline della capitale. Un vento gelido si insinuava sotto la sua giacca leggera e lei si strinse le braccia intorno al corpo per scaldarsi. Il direttore Inoue Sato non era tipo da avere freddo… né paura. In quel momento, però, li provava entrambi.

106

Vestito soltanto con il perizoma di seta, Mal’akh corse su per la rampa, oltrepassò la porta di metallo e, attraverso il passaggio nascosto dietro il dipinto, sbucò nel soggiorno. Devo prepararmi in fretta. Lanciò un’occhiata all’agente morto all’ingresso. Questa casa non è più sicura. Con la piramide di pietra stretta in una mano, andò direttamente nello studio al pianterreno e si sedette al computer. Mentre lo avviava, pensò a Langdon, di sotto, chiedendosi quanti giorni — o magari settimane — sarebbero passati prima che il cadavere sommerso venisse ritrovato nello scantinato segreto. Non aveva importanza. A quel punto lui sarebbe sparito da tempo.

Langdon ha fatto la sua parte… magnificamente.

Non solo aveva riunito i pezzi della piramide massonica, ma aveva anche capito come decifrare l’enigmatica griglia di simboli incisi sulla base. A una prima occhiata parevano incomprensibili… eppure la risposta era semplice… lì, davanti ai loro occhi.

Il segreto si sela dentro L’Ordine
████ Franklin Square

"Otto Franklin Square" gli aveva detto Katherine. Aveva il laptop di Mal’akh si accese e sullo schermo comparve la stessa e-mail che aveva ricevuto prima: la fotografia di una cuspide dorata, parzialmente coperta dal dito di Warren Bellamy.

anche ammesso che gli agenti della CIA sorvegliavano la piazza nella speranza di catturarlo e di scoprire a quale ordine facesse riferimento la piramide. I massoni? Gli Shriners? I rosacroce?

Nessuno di questi, adesso Mal’akh lo sapeva. Langdon aveva capito la verità.

Dieci minuti prima, con la faccia quasi completamente immersa nel liquido, il professore di Harvard aveva scoperto la chiave per decifrare la piramide. "Quadrato di Franklin!" aveva urlato, con gli occhi pieni di terrore. "Il segreto si cela dentro il quadrato di Franklin di ordine otto!"

Inizialmente Mal’akh non aveva capito cosa volesse dire.

"Square non si riferisce a una piazza! È un quadrato!" urlava Langdon, con la bocca premuta contro la finestrella di plexiglas. "Il quadrato di Franklin di ordine otto è un quadrato magico!" Poi aveva aggiunto qualcosa a proposito di Albrecht Dürer… e del fatto che il primo messaggio della piramide era solo una chiave per comprendere l’ultimo.

Mal’akh conosceva i quadrati magici, i kameas, come li chiamavano i primi mistici. L’antico testo De occulta philosophia descriveva nel dettaglio il potere mistico dei quadrati magici e i metodi per creare potenti sigilli basati sulle griglie magiche di numeri. Quindi Langdon gli stava dicendo che la chiave per decifrare la piramide si trovava in un quadrato magico?

"Devi cercare un quadrato magico di ordine otto!" gridava il professore, completamente sommerso a parte le labbra. "I quadrati magici sono classificati secondo il numero di celle. Uno di tre per tre è di ’ordine tre’, uno di quattro per quattro è di ’ordine quattro’! A te ne serve uno di ’ordine otto’!"

Il liquido stava per sommergerlo completamente quando Langdon aveva fatto un ultimo respiro e urlato qualcosa a proposito di un famoso massone, un padre della patria americana, uno scienziato, mistico, matematico, inventore… oltre che creatore del magico kamea che ancora oggi portava il suo nome.

Franklin.

In un lampo, Mal’akh aveva capito che Langdon aveva ragione.

In quel momento, senza fiato per l’eccitazione, Mal’akh sedeva al computer. Lanciò una rapida ricerca in rete e trovò decine di occorrenze. Ne scelse una e cominciò a leggere.

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