Литмир - Электронная Библиотека
Содержание  
A
A

«E lei, dottoressa Solomon! Lei sapeva dove vive questo pazzo. Perché non me l’ha detto? Ha mandato un agente della sorveglianza privata a casa sua? Non capisce che ha vanificato ogni possibilità che avevamo di prenderlo? Sono felice che suo fratello sia salvo, ma, lasci che glielo dica, questa sera ci troviamo di fronte a una crisi le cui conseguenze vanno ben oltre la sua famiglia e si ripercuoteranno sul mondo intero. L’uomo che ha rapito suo fratello è molto potente, e noi dobbiamo catturarlo subito.»

Mentre la donna concludeva la sua invettiva, la figura alta ed elegante di Warren Bellamy emerse dall’oscurità ed entrò nel salotto. Pareva scosso, stravolto… come se avesse visto l’inferno.

«Warren!» esclamò Langdon, alzandosi in piedi. «Stai bene ? »

«No» rispose lui. «Non molto.»

«Hai sentito? Peter è salvo!»

Bellamy annuì, ma aveva un’aria inebetita, come se non gli importasse più di nulla. «Sì, ho ascoltato la vostra conversazione. Ne sono felice.»

«Warren, cosa diavolo succede?»

Sato intervenne. «Ve lo racconterete fra un minuto. Ora il signor Bellamy si metterà in contatto con questo pazzo e gli parlerà. Come ha continuato a fare per tutta la sera.»

L a n g d o n si sentì m a n c a r e la terra sotto i piedi. «Bellamy n o n ha parlato con lui, stasera! Quello non sa neppure che Bellamy è coinvolto!»

Sato si voltò verso Bellamy inarcando le sopracciglia.

«Robert» disse Bellamy con un sospiro «temo di non essere stato del tutto sincero con te, stasera.»

Langdon era senza parole.

«Io credevo di fare la cosa giusta…» aggiunse Bellamy con aria spaventata.

«Bene» disse Sato «ora farà sicuramente la cosa giusta, e preghiamo Dio che funzioni.» Quasi a sottolineare il tono solenne di Sato, l’orologio sulla mensola cominciò a battere le ore. Sato prese dalla borsa un sacchetto trasparente pieno di oggetti e lanciò a Bellamy. «Ecco le sue cose. Il suo cellulare funziona anche come macchina fotografica?»

«Sì, signora.»

«Bene. Prenda la cuspide e la tenga sollevata.»

11 messaggio che Mal’akh aveva appena ricevuto proveniva dal suo contatto, Warren Bellamy, il massone che lui aveva inviato al Campidoglio quella sera perché aiutasse Robert Langdon. Bellamy, come Langdon, voleva Peter Solomon vivo e gli aveva assicurato che avrebbe aiutato Langdon a recuperare e decifrare la piramide. Quella sera, Mal’akh aveva continuato a ricevere da lui per posta elettronica aggiornamenti che venivano auto maticamente trasferiti sul suo cellulare.

Questo dovrebbe essere interessante, pensò Mal’akh aprendo il messaggio.

Da: Warren Bellamy

Sono stato separato da Langdon ma finalmente ho le informazioni. Allego prova. Chiami per il pezzo mancante, WB -1 allegato (jpeg) -

Chiami per il pezzo mancante? Perplesso, Mal’akh aprì l’allegato.

Era una foto.

Quando la vide, si lasciò sfuggire un’esclamazione di meraviglia e il suo cuore prese a battere più forte per l’eccitazione. Quella che stava guardando era una piccola piramide d’oro. La leggendaria cuspide! L’elaborata iscrizione trasmetteva un messaggio promettente: "Il segreto si cela dentro L’Ordine".

Più sotto, Mal’akh vide qualcosa che lo lasciò di sasso. Era come se la cuspide fosse illuminata dal basso. Incredulo, osservò la scritta scintillante e capì che la leggenda era vera. Alla lettera. La piramide massonica si trasforma per svelare i suoi segreti a chi ne è degno.

Mal’akh ignorava come fosse avvenuta quella magica trasformazione e comunque non gli interessava. Le parole luccicanti rimandavano a un luogo preciso del Distretto di Columbia, proprio come profetizzato. Franklin Square. Purtroppo, la foto comprendeva anche l’indice di Warren Bellamy, strategicamente posizionato sulla cuspide per nascondere un elemento importantissimo dell’informazione.

Il segreto si sela dentro L’Ordine
████ Franklin Square

Chiami per il pezzo mancante. In quel momento Mal’akh capì il significato dell’oscura richiesta di Bellamy.

Per tutta la sera l’architetto del Campidoglio si era dimostrato collaborativo, ma ora aveva scelto di giocare una partita molto pericolosa.

92

Langdon, Katherine e Bellamy attendevano con Sato nella saletta del Cathedral College, sotto lo sguardo vigile di alcuni agenti della CIA armati fino ai denti. Sul tavolino davanti a loro era posata la borsa di Langdon aperta, da cui faceva capolino la punta della cuspide. Ormai le parole "Otto Franklin Square" erano scomparse senza lasciare traccia.

Katherine aveva implorato Sato di lasciarla andare dal fratello, ma la donna si era limitata a scuotere la testa, continuando a fissare il cellulare di Bellamy posato sul tavolino. Non aveva ancora squillato.

Perché Bellamy non mi ha detto la verità? continuava a chiedersi Langdon. A quanto pareva l’architetto del Campidoglio si era tenuto in contatto con il rapitore di Peter per tutta la sera, informandolo dei suoi progressi, nel tentativo di guadagnare tempo per salvare Peter. In realtà, Bellamy stava facendo tutto il possibile per intralciare chiunque fosse vicino a svelare il segreto della piramide. Adesso, però, sembrava aver cambiato fazione: lui e Sato erano pronti a mettere a repentaglio il segreto della piramide pur di catturare quell’uomo.

«Toglietemi le mani di dosso!» urlò una voce di anziano dal corridoio. «Sono cieco, non invalido! So come muovermi dentro il mio college!»

Il reverendo Galloway stava ancora protestando vivamente quando un agente della CIA lo scortò in sala e lo fece sedere su una poltrona.

«Chi c’è qui?» chiese Galloway puntando davanti a sé gli occhi spenti. «Siete in parecchi, si direbbe. Quanti uomini ci vogliono per tenere a bada un vecchio? Insomma!»

«Siamo in sette» rispose Sato. «Compreso Robert Langdon, Katherine Solomon e il suo confratello Warren Bellamy.»

Galloway si abbandonò sulla poltrona. Ogni traccia di spavalderia era scomparsa.

«Stiamo bene» disse Langdon. «E abbiamo appena saputo che Peter è salvo. È un po’ malconcio, ma la polizia è con lui, adesso.»

«Grazie al cielo!» esclamò Galloway. «E la…»

Un rumore sordo e prolungato fece trasalire tutti i presenti. Il cellulare di Bellamy si era messo a vibrare sul tavolino. Nessuno fiatò.

«Bene, signor Bellamy» disse Sato. «Veda di non tradirsi. Lei conosce la posta in gioco.»

L’architetto inspirò a fondo, poi allungò la mano verso il telefono e premette il tasto di risposta. «Parla Bellamy» disse a voce alta, rivolto verso l’apparecchio.

La voce che uscì dall’altoparlante era un sussurro lieve e familiare. Pareva che la chiamata fosse fatta col vivavoce, a bordo di un’automobile. «È mezzanotte passata, signor Bellamy. Stavo per porre fine alle sofferenze di Peter.»

Nella stanza c’era un silenzio carico di tensione. «Mi faccia parlare con lui.»

«Impossibile» rispose l’uomo. «Sto guidando e Solomon è nel bagagliaio, legato.»

Langdon e Katherine si scambiarono un’occhiata, poi cominciarono a scuotere la testa come per dire di no. Sta bluffando! Peter non è più con lui!

Sato fece cenno a Bellamy di insistere.

«Io voglio una prova che Peter è vivo» insistette Bellamy. «Non le darò il resto della…»

«Il suo Venerabilissimo Maestro ha bisogno di un dottore. Non perda tempo con queste trattative. Mi dica il numero di Franklin Square e io le consegnerò Peter là.»

«Gliel’ho detto, io voglio…»

«Adesso!» urlò l’uomo. «Altrimenti mi fermo e lo uccido in questo istante!»

«Mi ascolti» disse Bellamy con veemenza «se vuole il resto dell’indirizzo dovrà giocare secondo le mie regole. Ci vediamo a Franklin Square. Dopo che lei mi avrà consegnato Peter vivo, io le dirò il numero civico.»

88
{"b":"120908","o":1}