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Girò lentamente la testa verso il computer sulla sedia di pelle di cinghiale, a qualche metro di distanza. La barra di avanzamento era quasi a un terzo.

INVIO MESSAGGIO: 29% COMPLETATO

L’uomo tatuato adesso stava girando intorno all’altare quadrato, facendo oscillare un incensiere acceso e salmodiando tra sé. Nuvole dense di fumo bianco salivano a spirale verso il lucernario. Aveva gli occhi sbarrati e sembrava essere in una trance demoniaca. Peter rivolse lo sguardo all’antico coltello che attendeva sul panno di seta bianca steso sull’altare.

Peter Solomon non aveva dubbi che quella notte sarebbe morto nel tempio. Il problema era come. Sarebbe riuscito a trovare il modo di salvare sua sorella e la fratellanza… o sarebbe morto invano?

Osservò di nuovo la griglia di simboli. Quando l’aveva guardata la prima volta, lo shock del momento lo aveva accecato, impedendo alla sua vista di squarciare il velo del caos… per cogliere la verità sorprendente. Ormai, però, il vero significato di quei simboli aveva assunto una chiarezza cristallina per lui. Aveva visto la griglia sotto una luce completamente diversa.

Lui sapeva esattamente che cosa doveva fare.

Prendendo un respiro profondo, guardò la luna attraverso il lucernario sopra di sé. Poi cominciò a parlare.

Tutte le grandi verità sono semplici.

Mal’akh l’aveva imparato molto tempo prima.

La soluzione che Peter Solomon gli stava rivelando era così pura e leggiadra che non poteva non essere vera. Ne era sicuro. Incredibilmente, l’interpretazione del codice finale della piramide era di gran lunga più semplice di quanto si fosse aspettato.

La Parola perduta era proprio davanti ai miei occhi.

In un istante, un luminoso raggio di luce aveva perforato l’oscurità della storia e del mito che circondavano la Parola perduta. Come promesso, era davvero scritta in un antico linguaggio e possedeva un potere mistico in tutte le filosofie, le religioni e le scienze note all’uomo. Alchimia, astrologia, cabala, cristianesimo, buddhismo, rosacroce, massoneria, astronomia, fisica, noetica…

In piedi in quella camera di iniziazione in cima alla grande piramide di Heredom, Mal’akh guardò il tesoro che aveva cercato per tutti quegli anni e capì che non avrebbe potuto prepararsi meglio.

Presto sarò completo.

La Parola perduta è stata ritrovata.

A Kalorama Heights, l’unico agente della CIA rimasto si trovava in piedi in mezzo al mare di spazzatura che aveva svuotato dai bidoni trovati in garage.

«Signora Kaye?» disse parlando al telefono con l’analista a Langley. «Bella pensata quella di cercare nella spazzatura. Penso di avere appena trovato qualcosa.»

All’interno della casa, Katherine si sentiva sempre più in forze a ogni minuto che passava. La flebo di Ringer lattato aveva contribuito ad aumentare la pressione e a calmarle il mal di testa. Ora si stava riposando, seduta in sala da pranzo, dopo che le era stato tassativamente ordinato di rimanere tranquilla. Ma aveva i nervi a fior di pelle ed era sempre più in ansia per le sorti del fratello.

Dove sono finiti tutti? La squadra della Scientifica non era ancora arrivata e l’agente rimasto era sempre fuori a perlustrare la proprietà. Bellamy era stato lì con lei per un po’, avvolto nella coperta isotermica, ma poi anche lui si era allontanato per cercare informazioni che avrebbero potuto aiutare la CIA a salvare Peter.

Non riuscendo più a stare ferma, Katherine si alzò in piedi e barcollando avanzò lentamente verso il soggiorno. Trovò Bellamy nello studio. L’architetto era in piedi di spalle davanti a un cassetto aperto e, a quanto pareva, era troppo concentrato sul suo contenuto per sentirla entrare.

Gli si avvicinò da dietro. «Warren?»

L’uomo ebbe un sussulto e si voltò, affrettandosi a chiudere il cassetto con il fianco. Aveva la faccia sconvolta per lo shock e il dolore e le guance rigate di lacrime.

«Che cosa c’è?» Katherine lanciò un’occhiata al cassetto. «Cos’hai trovato lì dentro?»

Sembrava che Bellamy non riuscisse a parlare. Aveva l’espressione di chi abbia appena visto qualcosa che non avrebbe voluto mai vedere.

«Cosa c’è nel cassetto?» chiese lei di nuovo.

Per qualche istante carico di angoscia, Bellamy la fissò con gli occhi pieni di lacrime, poi parlò. «Io e te ci chiedevamo perché… perché quest’uomo odiasse la tua famiglia.»

Katherine aggrottò la fronte. «Allora?»

«Be’…» La voce di Bellamy si incrinò. «Ho appena trovato la risposta.»

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Nella sala all’ultimo piano della House of the Tempie, in piedi davanti al grande altare, l ’ u o m o c h e si era dato il n o m e M a l ’ a k h si massaggiava delicatamente la cute vergine sulla sommità del capo. Verbum significatium, salmodiava in preparazione di ciò che lo attendeva. Verbum omnificum. Finalmente l’ultimo elemento era stato trovato.

I tesori più preziosi sono spesso i più semplici.

Sopra l’altare fluttuavano le volute profumate che si alzavano dall’incensiere. I fumi si arrampicavano sul raggio di luce della luna, aprendo un canale verso il cielo lungo il quale un’anima liberata avrebbe potuto viaggiare senza ostacoli.

Era arrivato il momento.

Mal’akh afferrò la fiala che conteneva il sangue di Peter e la stappò. Sotto lo sguardo del suo prigioniero, intinse la penna di corvo nel liquido cremisi e poi la avvicinò al sacro cerchio sulla propria testa. Rimase immobile per un momento, pensando a tutto il tempo trascorso in attesa di quella notte. La sua grandiosa trasformazione era ormai vicinissima. Quando la Parola perduta verrà scritta sulla mente dell’uomo, egli sarà pronto a ricevere un potere inimmaginabile. Era quella l’antica promessa dell’apoteosi. Fino a quel momento l’umanità non era stata in grado di adempiere a quella promessa, e Mal’akh aveva fatto tutto ciò che aveva potuto perché le cose restassero così.

Con mano ferma, posò il pennino sulla cute. Non aveva bisogno di uno specchio né di aiuto: gli bastavano il senso del tatto e l’occhio della sua mente. Con lentezza e diligenza, cominciò a tracciare la Parola perduta all’interno dell’uroboro sullo scalpo.

Peter Solomon guardava con un’espressione piena di orrore.

Conclusa l’operazione, Mal’akh chiuse gli occhi, posò la penna ed espirò tutta l’aria che aveva trattenuto nei polmoni. Provava una sensazione che non aveva mai sperimentato in tutta la sua vita.

Sono completo.

Sono intero.

Mal’akh aveva lavorato per anni sull’opera d’arte che era il suo corpo e ora, mentre si avvicinava il momento della trasformazione suprema, riusciva ad avvertire ogni linea tracciata sulla carne. Sono un autentico capolavoro. Perfetto e completo.

«Ti ho dato quello che volevi» si intromise la voce di Solomon. «Manda qualcuno ad aiutare Katherine. E blocca quel file.»

Mal’akh aprì gli occhi e sorrise. «Io e te non abbiamo ancora finito.» Si voltò verso l’altare e prese in mano il coltello sacrificale, passando un dito sulla lucida lama di ferro. «Questo coltello venne forgiato su ordine di Dio perché fosse usato in un sacrificio umano. Lo avevi riconosciuto, vero?»

Gli occhi grigi di Peter erano come pietre. «È un pezzo unico. E sono al corrente della leggenda.»

«Leggenda? Il racconto è nelle Sacre Scritture. Tu non credi che sia vero?»

Peter si limitò a fissarlo.

Mal’akh aveva speso una fortuna per rintracciare e poi per ottenere quell’oggetto. Noto come il "coltello dell’aqedah", era stato forgiato più di tremila anni prima utilizzando una meteorite ferrosa caduta sulla terra. Ferro dal cielo, come lo definivano gli antichi mistici. Si riteneva che quello fosse il coltello usato da Abramo nell’aqedah — il quasi sacrificio del figlio Isacco sul monte Moria -, così come descritto nella Genesi. Nella stupefacente storia di quell’arma figurava anche il possesso da parte di papi, mistici nazisti, alchimisti europei e collezionisti privati.

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