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«Capito.»

«L’abbiamo interrogato: è a posto. Ma la cosa strana è che quello stesso file era stato richiamato anche su un motore di ricerca interno. Pare che un software gli avesse delegato la ricerca di una serie di parole chiave. Il fatto è che sono parole piuttosto strane. Una in particolare viene segnalata dall’ic come massima allerta: è solo sui nostri dataset.» Dopo un attimo di silenzio, Parrish aggiunse: «Tu sai che diavolo è un… symbolon?».

Nola fece un salto sulla sedia, rovesciando il caffè sulla scrivania.

«Ma anche le altre parole chiave sono a dir poco inconsuete» continuò Parrish. «Piramide, portale…»

«Rick, vieni subito nel mio ufficio!» ordinò Nola pulendo la scrivania con un fazzoletto di carta. «E porta tutto quello che hai.»

«Vuoi dire che è un’informazione importante?»

«Corri!»

89

Il Cathedral College, un elegante edificio che ricorda un castello, sorge nei pressi della cattedrale. Il Collegio dei Predicatori, come era stato originariamente concepito dal primo vescovo episcopale di Washington, fu fondato allo scopo di fornire istruzione ai religiosi anche dopo la loro ordinazione. Oggi, il college offre un’ampia gamma di corsi di studio su teologia, spiritualità, giustizia globale e guarigione spirituale.

Langdon e Katherine si erano lanciati di corsa attraverso il prato, ed erano appena entrati servendosi della chiave di Galloway quando l’elicottero tornò a sorvolare la cattedrale, illuminandola a giorno con i suoi fari. Una volta dentro, si fermarono ansanti a osservare l’atrio. Dalle finestre entrava chiarore sufficiente, e Langdon ritenne più prudente non accendere le luci per evitare di tradire la loro presenza lì. Imboccarono il corridoio centrale e oltrepassarono una serie di sale conferenze, aule e aree comuni. A Langdon quel luogo ricordava gli edifici neogotici dell’università di Yale, grandiosi all’esterno ma sorprendentemente funzionali all’interno grazie alle modifiche apportate agli eleganti saloni per renderli adatti al viavai giornaliero di insegnanti e studenti.

«Laggiù» disse Katherine indicando l’estremità opposta del corridoio. Non aveva parlato a Langdon della sua intuizione a proposito della piramide, ma evidentemente era stato il riferimento a Isaacus Neuutonus a innescarla. Gli aveva detto soltanto che la piramide poteva essere trasformata con l’aiuto della scienza più elementare. Era convinta di riuscire a trovare tutto ciò di cui aveva bisogno in quell’edificio. Langdon non aveva idea di cosa servisse a Katherine, né di come intendesse trasformare un blocco di granito e d’oro ma, considerato che aveva appena assistito al mutamento di un cubo in un simbolo rosacrociano, era disposto a crederle.

Quando arrivarono in fondo al corridoio, Katherine si fermò di colpo, perplessa. Non aveva trovato ciò che cercava. «Hai detto che in questo edificio ci sono dei dormitori?»

«Sì, per docenti e studenti che risiedono qui.»

«Dunque, da qualche parte dev’esserci anche una cucina, giusto?»

«Hai fame?»

Lei lo guardò con aria di disapprovazione. «No, ho bisogno di un laboratorio.»

Ovvio. Langdon individuò una scala che scendeva contrassegnata da un simbolo che faceva ben sperare. Il pittogramma più amato d’America.

Il simbolo perduto - pic_22.jpg

La cucina nel seminterrato era di dimensioni industriali ma senza finestre, tutta acciaio inossidabile e grandi pentoloni, evidentemente studiata per rispondere alle esigenze di gruppi numerosi. Katherine chiuse la porta e accese le luci. Immediatamente entrarono in azione anche le ventole di aspirazione.

Katherine cominciò a frugare sotto i piani di lavoro alla ricerca di ciò che le serviva. «Robert, ti dispiacerebbe mettere la piramide sul bancone?»

Langdon fece ciò che gli era stato ordinato, sentendosi come un giovane aiuto cuoco agli ordini di un grande chef. Prese la piramide dalla borsa e vi posò sopra la cuspide d’oro. Quando ebbe finito, Katherine stava già riempiendo un pentolone d’acqua calda.

«Per favore, mettilo sul fornello.»

Langdon prese il pentolone mentre Katherine accendeva il fornello e alzava la fiamma al massimo.

«Aragosta, stasera?» disse lui con espressione ironica.

«Molto divertente. No, un po’ di alchimia. E, tanto per essere precisi, questa è una pentola per cuocere la pasta, non l’aragosta.» Così dicendo, indicò il colapasta in acciaio che aveva posato accanto alla piramide.

Che sciocco! «E cuocere un po’ di pasta ci aiuterà a decifrare la piramide?»

Katherine ignorò la battuta. «Sicuramente saprai che c’è una ragione storica e simbolica per cui i massoni hanno scelto il trentatreesimo come massimo grado.»

«Certo» convenne Langdon. Ai tempi di Pitagora, sei secoli prima della nascita di Cristo, la tradizione della numerologia aveva proclamato il 33 il più nobile di tutti i numeri maestri. Era la cifra più sacra, simbolo della verità divina. La tradizione era poi proseguita con la massoneria, e non solo. Non era un caso che per i cristiani Gesù fosse stato crocifisso all’età di trentatré anni, nonostante non esistessero riscontri storici a conferma di questo, e che Giuseppe avesse trentatré anni quando sposò la Vergine Maria, o che Gesù avesse compiuto trentatré miracoli, o ancora che il nome di Dio venisse menzionato trentatré volte nella Genesi, o che per l’islam tutti coloro che stanno in paradiso avessero sempre trentatré anni.

«Il 33» disse Katherine «è un numero sacro per molte tradizioni mistiche.»

«Giusto.» Langdon ancora non capiva cosa c’entrasse tutto questo con una pentola per la pasta.

«Dunque, non dovrebbe sorprenderti che anche uno dei primi alchimisti, un rosacroce e un mistico come Isaac Newton, considerasse speciale il numero 33.»

«Infatti, non mi sorprende» convenne Langdon. «Newton era appassionato di numerologia, astrologia e divinazione. Ma questo che cosa…»

«Tutto sarà rivelato al trentatreesimo grado.»

Langdon prese dalla tasca l’anello di Peter e osservò l’iscrizione. «Scusa, ma non ti seguo.»

«Robert, poche ore fa eravamo convinti che il "trentatreesimo grado" si riferisse al grado massonico, ma, quando abbiamo ruotato l’anello di trentatré gradi, il cubo si è trasformato in una croce. In quel momento abbiamo capito che la parola "grado" era usata in un altro senso.»

«Sì, i gradi di rotazione.»

«Precisamente. Ma "grado" ha anche un terzo significato.»

Langdon guardò la pentola sul fornello. «La temperatura.»

«Proprio così! Abbiamo avuto l’anello davanti agli occhi per tutta la sera. "Tutto sarà rivelato al trentatreesimo grado." Se scaldiamo questa piramide fino alla temperatura di trentatré gradi… forse potrebbe rivelarci qualcosa.»

Pur sapendo che Katherine Solomon era molto intelligente, Langdon sospettava che le fosse sfuggito un particolare essenziale. «Se non sbaglio, trentatré gradi è quasi la temperatura di congelamento. Non dovremmo metterla nel freezer, invece?»

Katherine sorrise. «No, se vogliamo seguire la ricetta del grande alchimista e rosacroce che firmava i suoi scritti con "jeova sanctus unus".»

Isaacus Neuutonus scriveva ricette?

«Robert, la temperatura è il fondamentale catalizzatore alchemico e non è sempre stata espressa in gradi Fahrenheit e Celsius. Vi sono scale di misurazione ben più antiche, una delle quali è stata creata da Isaac…»

«La scala Newton!» esclamò Langdon rendendosi conto che Katherine aveva ragione.

«Già. Isaac Newton elaborò un sistema di misurazione della temperatura basato soltanto su fenomeni naturali. Il punto di partenza era la temperatura di scioglimento della neve, che lui chiamò "grado zero del calore".» Katherine fece una pausa. «Prova a immaginare che grado assegnò all’acqua che bolle, il più importante dei processi alchemici.»

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