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Langdon d’un tratto intuì la soluzione e comprese come decifrare l’enigma della piramide. «Sei un genio, Katherine!» esclamò mettendo tutto nella borsa. «Andiamo. Ti spiego strada facendo.»

Katherine era stupefatta. «Dunque quella data ti dice qualcosa?»

Langdon le strizzò l’occhio e si diresse verso la porta. *AD non è una data, Katherine. È una persona.»

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Nel giardino protetto da mura vicino al quartiere delle ambasciate, con le rose del dodicesimo secolo e la Shadow House, era tornato il silenzio.

In fondo alla strada di accesso, il giovane aiutava il suo anziano superiore ad attraversare il prato con passo malfermo.

Si lascia guidare da me?

In genere non voleva essere aiutato e preferiva orientarsi a memoria, ma quella sera aveva evidentemente una gran fretta di rientrare e di telefonare a Warren Bellamy.

«Grazie» disse al giovane dopo che. furono entrati nell’edificio dove si trovava il suo studio. «Da qui posso proseguire da solo.»

«Se preferisce che resti e le dia una mano…»

«Per stasera, è tutto» lo congedò il vecchio, lasciandogli il braccio per incamminarsi da solo nel buio. «Buonanotte.»

Il giovane uscì e percorse il giardino per tornare alle proprie modeste stanze. Era roso dalla curiosità. L’anziano superiore si era visibilmente agitato quando lui gli aveva riferito la domanda di Bellamy… Eppure era una domanda strana, quasi senza senso.

Nessuno aiuta il figlio della vedova?

Non riusciva proprio a immaginare che cosa potesse voler dire. Andò al computer e cercò in internet.

Con sua sorpresa, apparvero pagine e pagine di occorrenze. Lesse stupito quelle informazioni e scoprì che Bellamy non era stato il primo a porre quella strana domanda. Erano le parole che re Salomone aveva pronunciato piangendo la morte dell’architetto che aveva costruito il suo tempio, e si diceva che i massoni le usassero come una sorta di richiesta di aiuto cifrata.

Evidentemente Warren Bellamy stava lanciando un appello a un fratello massone.

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Albrecht Dürer?

Mentre correva con Langdon per i sotterranei del John Adams Building, Katherine cercava di mettere insieme i pezzi. AD sta per Albrecht Dürer? Il famoso pittore e incisore tedesco del sedicesimo secolo era uno degli artisti preferiti di suo fratello. Katherine conosceva vagamente le sue opere, ma non capiva che utilità potesse avere in quel frangente. Tanto per cominciare, è morto da quasi cinquecento anni…

«Dal punto di vista simbolico, Dürer è perfetto» le stava dicendo Langdon seguendo le indicazioni luminose per l’uscita. «È stata una delle menti più illustri del Rinascimento: artista, filosofo, alchimista, non smise mai di studiare gli antichi misteri. La simbologia nascosta nei suoi lavori non è ancora stata capita appieno.»

«Sarà» fece Katherine. «Ma a cosa ci serve "1514 Albrecht Dürer"? In che modo può aiutarci a risolvere l’enigma della piramide?»

Arrivarono a una porta, che Langdon aprì con la chiave magnetica consegnatagli da Bellamy.

«Il numero 1514 rimanda a un’opera specifica di Dürer» rispose lui, salendo le scale di corsa. In cima, c’era un lungo corridoio. Guardò da una parte e dall’altra e poi fece segno di andare a sinistra. I due ripresero a correre. «Albrecht Dürer nascose il numero 1514 in quella che è forse la sua opera più misteriosa, Melencolia I, completata nel 1514 e considerata uno dei capolavori del Rinascimento tedesco.»

Peter aveva mostrato a Katherine quell’incisione in un vecchio testo esoterico, ma lei non ricordava che ci fosse il numero 1514.

«Come forse sai, Melencolia I raffigura la difficoltà che l’uomo incontra nel cercare di comprendere gli antichi misteri. Il simbolismo dell’incisione è talmente astruso che al suo confronto Leonardo è un libro aperto.»

Katherine si fermò un attimo e guardò Langdon. «Robert, Melencolia I è conservata qui a Washington. È esposta alla National Gallery.»

«Sì» rispose lui con un sorriso. «E qualcosa mi dice che non è una coincidenza. La galleria a quest’ora è chiusa, ma conosco il curatore e…»

«Scordatelo, Robert. Sappiamo tutti che cosa succede quando tu entri in un museo.» Katherine si diresse verso una nicchia con una piccola scrivania e un computer.

Langdon la seguì con aria sconfortata.

«Cerchiamo di facilitarci la vita.» Katherine aveva l’impressione che il professore avesse qualche remora morale a usare internet quando l’originale era così vicino. Si sedette alla scrivania e accese il computer. Quando finalmente lo schermo si illuminò, si rese conto di avere un problema. «Non vedo l’icona di un browser. Questo computer non ha internet.»

«Consentirà l’accesso alla rete interna.» Langdon le indicò un’icona sul desktop. «Prova questo.»

Katherine spostò il cursore sull’icona COLLEZIONI DIGITALIZZATE. Sul monitor apparve un’altra schermata e Langdon le indicò dove cliccare: INCISIONI. Si materializzò una stringa di ricerca.

«Scrivi: "Albrecht Dürer".»

Katherine digitò il nome e cliccò su CERCA. Pochi secondi dopo sullo schermo comparve una serie di piccole immagini tutte nello stesso stile, molto complesse e in bianco e nero. Evidentemente Dürer aveva fatto parecchie incisioni molto simili.

Katherine scorse l’elenco delle sue opere in ordine alfabetico.

Adamo ed Eva

Grande Passione

I quattro cavalieri dell’Apocalisse

L’ultima cena

Tradimento e cattura di Cristo

Vedendo quei titoli, Katherine si ricordò che Dürer aveva subito l’influsso del misticismo cristiano, che riprendeva il primo cristianesimo e lo fondeva con alchimia, astrologia e scienza.

Scienza…

Le tornò in mente la terribile esplosione che aveva distrutto il suo laboratorio. Non era ancora in grado di valutare le conseguenze, ed era in pena per Trish. Spero che sia riuscita a scappare.

Langdon stava dicendo qualcosa a proposito dell’Ultima cena di Dürer, ma Katherine non lo ascoltava. Aveva appena trovato il link di Melencolia I.

Melencolia I,1514
Albrecht Dürer
(xilografia)
Rosenwald Collection
National Gallery of Art
Washington, DC

Katherine scese con il cursore e individuò un’immagine ad alta definizione del capolavoro di Dürer.

Lo guardò stupita: si era dimenticata di quanto fosse strano.

Langdon rise. «Come ti dicevo, è criptico.»

Melencolia I ritraeva una figura con grandi ali seduta con aria imbronciata davanti a una costruzione di pietra, in mezzo a oggetti disparati e bizzarri: una bilancia, un cane scheletrico, attrezzi da falegname, una clessidra, vari solidi geometrici, una campana, un putto, un coltello, una scala a pioli…

Katherine ricordava vagamente che suo fratello le aveva spiegato che la figura alata rappresenta il "genio", il grande pensatore con la testa appoggiata a una mano, sconsolato perché incapace di raggiungere l’illuminazione. Nonostante sia circondato da diversi simboli della ricerca intellettuale, che rimandano a scienza, matematica, filosofia, biologia, geometria e persino architettura, lui non riesce a salire la scala della vera illuminazione. Persino i geni fanno fatica a comprendere gli antichi misteri.

«Dal punto di vista simbolico, quest’opera rappresenta il fallimento del tentativo da parte dell’uomo di accedere a poteri divini. In termini alchemici, l’impossibilità di tramutare il Piombo in oro.»

«Non mi sembra un messaggio particolarmente incoraggiante» disse Katherine. «E continuo a non capire in che modo possa esserci utile.» Non aveva ancora visto il numero 1514 di cui Langdon le aveva parlato.

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