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A
A

«Trentatré.»

«Esatto! Sulla scala Newton la temperatura a cui bolle l’acqua è indicata dal 33. Ricordo che una volta ho chiesto a mio fratello come mai Newton avesse scelto proprio quel numero. Mi sembrava preso a caso. L’acqua che bolle è il più fondamentale processo alchemico e lui sceglie il 33? Perché non il 100? Perché non qualcosa di più elegante? Peter mi ha spiegato che, per un mistico come Isaac Newton, non poteva esistere numero più elegante.»

Tutto sarà rivelato al trentatreesimo grado. Langdon guardò prima la pentola, poi la piramide. «Katherine, la piramide è di granito e d’oro. Pensi davvero che l’acqua bollente sia sufficiente a provocare una trasformazione?»

Il sorriso sul volto di lei gli fece capire che sapeva qualcosa che lui ignorava. Con movimenti sicuri, Katherine si avvicinò al bancone, prese la piramide di granito sormontata dalla cuspide d’oro e la mise nel colapasta. Poi lo calò con cura nell’acqua che bolliva. «Lo scopriremo presto.»

In alto, sopra la cattedrale di Washington, il pilota della CIA teneva l’elicottero in volo a punto fisso osservando il perimetro e la zona intorno all’edificio. Nessun movimento. Il dispositivo di imaging a infrarossi non era in grado di attraversare i muri di pietra della cattedrale per rilevare tracce termiche, quindi lui non poteva sapere cosa stesse succedendo all’interno, ma se qualcuno avesse cercato di uscire non gli sarebbe sfuggito.

Sessanta secondi dopo, il sistema emise un segnale acustico. Un sensore, che operava secondo lo stesso principio dei sistemi di sicurezza antintrusione, aveva rilevato un forte differenziale di temperatura. Di solito questo indicava un corpo in movimento attraverso uno spazio più freddo, ma quella comparsa sul monitor era piuttosto una macchia di calore, una nuvola di aria calda che si spostava al di sopra del prato. Il pilota ne identificò la provenienza: una bocchetta di ventilazione sul lato del Cathedral College.

Probabilmente non è nulla, pensò. Quel tipo di interferenza era molto comune. Sarà qualcuno che cucina o che fa il bucato. Stava per tornare indietro quando si accorse che qualcosa non quadrava. Il parcheggio era deserto e l’edificio completamente immerso nel buio.

Osservò a lungo le immagini sul monitor, poi si mise in contatto radio con il caposquadra. «Simkins, probabilmente è un falso allarme, ma…»

«Un indicatore di incandescenza!» Langdon doveva ammettere che era geniale.

«E semplice scienza» disse Katherine. «Le diverse sostanze diventano incandescenti a temperature differenti. Noi le chiamiamo indicatori termici. La scienza vi fa continuamente ricorso.»

Langdon guardò la piramide e la cuspide immerse nella pentola dalla quale cominciavano a levarsi nuvole di vapore.

Non nutriva molte speranze. Lanciò uno sguardo all’orologio e il suo cuore prese a battere più forte: 11.45. «Credi davvero che qualcosa diventerà luminescente scaldandosi?»

«Non luminescente, Robert. Incandescente. C’è una grande differenza. L’incandescenza è causata dal calore e si verifica a partire da una determinata temperatura. Per esempio, quando i fabbricanti d’acciaio temprano le travi vi spruzzano sopra della vernice trasparente che alla temperatura desiderata diventa incandescente. In questo modo sanno quando le travi sono pronte. Pensa a quegli anelli che cambiano colore a seconda dell’umore. Te lo metti al dito e quello reagisce al calore del corpo.»

«Katherine, la piramide è stata costruita nell’Ottocento! Capisco che un artigiano potesse ideare un meccanismo di apertura segreto per una scatola di pietra, ma applicare uno strato di vernice trasparente…»

«Assolutamente fattibile» ribatté lei lanciando uno sguardo fiducioso verso la piramide sommersa. «I primi alchimisti usavano spesso fosfori organici come indicatori termici. I cinesi realizzavano fuochi d’artificio colorati, e persino gli egizi…» Katherine si interruppe, lasciando la frase a metà. Fissava l’acqua in ebollizione.

«Cosa c’è?» Langdon seguì il suo sguardo, ma non notò nulla.

Katherine si sporse sulla pentola per vedere meglio, poi si voltò di colpo e corse alla porta.

«Cosa stai facendo?» le gridò Langdon.

Katherine si fermò in scivolata accanto a un interruttore. La luce e la ventola si spensero, facendo piombare la cucina nell’oscurità e nel silenzio.

Langdon si voltò a guardare la cuspide nascosta dall’acqua e dal vapore. Quando Katherine tornò al suo fianco, lui stava fissando sbalordito la pentola.

Proprio come Katherine aveva previsto, una piccola parte della cuspide stava cominciando a risplendere dentro l’acqua. Erano comparse delle lettere, e diventavano sempre più visibili a mano a mano che la temperatura dell’acqua saliva.

«Una scritta!» mormorò Katherine.

Langdon annuì, esterrefatto. Le parole si stavano materializzando proprio sotto l’iscrizione incisa sulla cuspide. Sembravano solo tre e, sebbene non riuscisse ancora a leggerle, non potè fare a meno di domandarsi se avrebbero svelato tutto. "La piramide massonica è una mappa reale" aveva detto loro Galloway "che indica un luogo reale."

Poi Katherine spense il fornello e l’acqua smise di bollire. Ora la cuspide era ben visibile sotto la superficie.

E si leggevano chiaramente tre parole.

90

Chini sulla pentola nell’oscurità della cucina del Cathedral College, Langdon e Katherine osservavano la cuspide immersa nell’acqua. Su un lato era comparso un messaggio a lettere brillanti.

Langdon lo lesse, ancora incredulo. Certo, si diceva che la piramide avrebbe rivelato un luogo preciso… ma lui non avrebbe mai immaginato che fosse cosi preciso.

OTTO FRANKLIN SQUARE

«Un indirizzo» sussurrò sbalordito.

Katherine era meravigliata quanto lui. «Non so cosa ci sia a quell’indirizzo. E tu?»

Langdon scosse la testa. Sapeva che Franklin Square era una delle zone più antiche di Washington, ma non conosceva quell’indirizzo. Guardò la punta della cuspide e lesse il messaggio completo, dall’alto verso il basso.

Il segreto si cela dentro L’Ordine
Otto Franklin Square

C’è la sede di qualche ordine in Franklin Square? C’è un edificio in cui si cela l’accesso a una lunga scala a chiocciola? Langdon non aveva idea di che cosa potesse nascondersi a quell’indirizzo. La cosa più importante, a quel punto, era che lui e Katherine avevano decifrato la piramide e ora erano in possesso delle informazioni necessarie a trattare la liberazione di Peter.

Appena in tempo.

Secondo le lancette luminose dell’orologio di Topolino restavano meno di dieci minuti.

«Fa’ quella telefonata» disse Katherine riaccendendo la luce e indicando un telefono sulla parete della cucina. «Svelto!»

La rivelazione era stata così improvvisa che Langdon esitò.

«Sei sicura?»

«Certo.»

«Non ho intenzione di dirgli nulla finché non sapremo che Peter è al sicuro.»

«Ovvio. Ricordi il numero, vero?»

Annuendo, Langdon andò al telefono. Sollevò il ricevitore e compose il numero di cellulare dell’uomo. Katherine gli si avvicinò, accostando la testa alla sua per poter sentire. Quando il telefono dall’altra parte cominciò a squillare, Langdon si preparò all’inquietante sussurro dell’uomo che quella sera lo aveva attirato a Washington con l’inganno.

Finalmente qualcuno rispose.

Ma non si sentì alcun "pronto". Nessuna voce. Solo il respiro di una persona.

Langdon attese qualche istante, poi si decise a parlare. «Ho le informazioni che cerchi. Ma se le vuoi dovrai prima consegnarci Peter.»

«Chi parla?» chiese una voce di donna.

Langdon trasalì. «Robert Langdon» rispose istintivamente. «Chi è lei?» Per un momento temette di aver sbagliato numero.

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