Il destino gliel’aveva offerta su un piatto d’argento: ignorarla sarebbe stato come avere un biglietto vincente della lotteria e non andare a incassare. Sono l’unico non massone al mondo a sapere che la piramide esiste veramente… e a sapere anche chi la custodisce.
Erano passati i mesi e le ferite si erano rimarginate, ma Andros non era più l’uomo possente e vigoroso di quando stava in Grecia. Aveva smesso di allenarsi e non si ammirava più nudo allo specchio. Gli sembrava che il suo corpo cominciasse a mostrare i segni dell’età. La pelle, un tempo perfetta, era segnata dalle cicatrici e questo lo deprimeva. Continuava a prendere antidolorifici benché non ne avesse più bisogno e stava rischiando di ricadere nelle cattive abitudini che lo avevano fatto finire nella prigione di Kartal. Ma non gli importava. Il suo corpo non riusciva a farne a meno.
Una sera, al Greenwich Village, aveva comprato della droga da un tizio con una lunga saetta tatuata sull’avambraccio. Incuriosito, Andros gli aveva chiesto spiegazioni e lo spacciatore gli aveva detto che si era fatto fare quel tatuaggio per coprire una cicatrice rimastagli dopo un incidente stradale. "Ogni volta che la vedevo, mi tornava in mente tutto" gli aveva confessato. "Così mi ci sono fatto disegnare sopra un simbolo di potere e ho ripreso il controllo di me stesso."
Quella sera, sotto l’effetto della droga appena comprata, Andros era entrato barcollando in un centro tatuaggi e, togliendosi la camicia, aveva annunciato: "Voglio nascondere queste cicatrici". Voglio riprendere il controllo della mia vita.
"Nasconderle? E con cosa?" aveva replicato il tatuatore.
"Con dei tatuaggi."
"Sì, ma di cosa?"
Andros aveva alzato le spalle. Voleva semplicemente far sparire quei brutti ricordi del suo passato. "Non lo so. Decida lei."
Il tatuatore aveva scosso la testa e gli aveva mostrato un opuscolo sull’antica pratica religiosa del tatuaggio. "Torni quando sarà pronto."
Andros aveva scoperto che alla biblioteca pubblica di New York c’erano cinquantatré volumi sul tatuaggio. Li aveva letti tutti in pochissimo tempo. Avendo riscoperto così la passione per la lettura, aveva cominciato a prendere in prestito un gran numero di libri e a divorarli nell’appartamento con vista su Central Park.
I libri sull’arte del tatuaggio gli avevano fatto scoprire un mondo di cui fino a quel momento Andros non aveva sospettato neppure l’esistenza: un universo di simboli, misticismo, mitologia e arti magiche. Più leggeva, più si rendeva conto di quanto era stato cieco fino allora. Aveva cominciato a prendere appunti, annotando idee e schizzi, mettendo per iscritto i sogni strani che faceva. Quando non era più riuscito a trovare in biblioteca i volumi che gli interessavano, si era rivolto a commercianti di libri rari e si era procurato alcuni dei testi più esoterici mai Pubblicati al mondo.
De praestigii daemonum… Lemegeton… Ars Almadel… Grimorium veruni… Ars notoria… e così via. Li aveva letti tutti, convincendosi sempre di più che il mondo avesse ancora molti tesori da offrirgli. Ci sono segreti che trascendono l’umana comprensione.
Poi era venuto a conoscenza delle opere di Aleister Crowley, il mistico visionario del primo Novecento che secondo la Chiesa era "l’uomo più malvagio mai esistito". Le grandi menti incutono sempre timore negli stolti. Andros aveva scoperto riti e incantesimi e imparato che esistono parole sacre che, se pronunciate correttamente, diventano chiavi per accedere ad altri mondi. C’è un universo parallelo dietro a quello in cui viviamo… un mondo al quale posso attingere potere. Ma sapeva che, per quanto lo desiderasse, c’erano regole da seguire e compiti da portare a termine prima di potervi accedere.
"Devi diventare santo" scriveva Crowley. "Devi consacrarti."
L’antico rito della "consacrazione" era comune a molte culture diverse. Dagli ebrei, che bruciavano le offerte nel tempio, ai maya, che decapitavano vittime sacrificali in cima alle piramidi di Chichén Itzà, a Gesù Cristo, che aveva offerto il proprio corpo sulla croce, tutti i popoli antichi sapevano che Dio richiede sacrifici. Il sacrificio era il rito originale per mezzo del quale gli uomini si assicuravano il favore delle divinità e si "santificavano".
Sacrificare… sacrum facere: rendere sacro, santo.
Ormai i sacrifici non usavano più, ma alcuni mistici moderni, fra cui Aleister Crowley, ne avevano coltivato e perfezionato l’Arte, trasformandosi così, gradualmente, in esseri più evoluti. Andros voleva seguire le loro orme, consapevole che la trasformazione richiedeva un passaggio molto pericoloso.
Fra la luce e le tenebre c’è solo sangue.
Una sera dalla finestra del bagno era entrato in casa un corvo. Andros lo aveva guardato svolazzare per un po’ in cerca di una via di fuga, poi l’uccello, forse rassegnatosi a rimanere prigioniero, si era quietato. Andros lo aveva interpretato come un segno: Mi incoraggiano a proseguire.
Aveva preso il corvo e, tenendolo in una mano, lo aveva portato sull’altare improvvisato sul tavolo della cucina, quindi, impugnando un coltello affilatissimo, aveva pronunciato ad alta voce una formula magica imparata a memoria.
"Camiach, Eomiahe, Emial, Macbal, Emoii, Zazean… con i nomi più sacri degli angeli del libro di Assamaian, ti evoco affinché tu mi assista in questa operazione compiuta per opera dell’unico vero Dio."
Poi aveva abbassato il coltello e reciso la grossa vena sull’ala destra dell’uccello terrorizzato, che aveva cominciato a sanguinare. Osservando il fiotto di sangue rosso che cadeva nella coppa di metallo predisposta per raccoglierlo, Andros aveva provato un brivido inaspettato. Aveva continuato lo stesso.
"Onnipotente Adonai, Arathron, Ashai, Elohim, Elohi, Elion, Asher Eheieh, Shaddai… vieni in mio aiuto, affinché questo sangue abbia potere ed efficacia in tutto ciò che desidero e in tutto ciò che chiedo…"
Quella notte aveva sognato volatili… una fenice gigantesca che risorgeva tra le fiamme. Il mattino dopo si era svegliato pieno di un’energia che non sentiva da anni. Aveva corso nel parco, più velocemente e più a lungo di quanto avesse creduto possibile. Alla fine, si era fermato a fare flessioni e addominali. Una serie infinita di esercizi. E non era ancora stanco.
Di nuovo aveva sognato la fenice.
A Central Park era tornato l’autunno e gli animali facevano provviste per l’inverno. Andros detestava il freddo, ma in quel periodo nelle sue trappole mimetizzate con cura finivano topi e scoiattoli a bizzeffe. Li portava a casa nascosti nello zaino e li sacrificava in rituali sempre più complessi.
Emanual, Massiach, Yod, He, Vaud… degnatevi di ascoltarmi.
Quei riti di sangue accrescevano la sua vitalità. Andros si sentiva ringiovanire di giorno in giorno. Aveva continuato a leggere avidamente, anche di notte — antichi testi mistici, poemi epici medievali, i filosofi classici — e più approfondiva lo studio della verità, più si rendeva conto che la situazione dell’uomo moderno era disperata. L’umanità è cieca… vaga senza meta in un mondo a lei incomprensibile.
Andros era ancora un uomo, ma sentiva di aver cominciato un’evoluzione che lo avrebbe trasformato in qualcosa di più grande e più sacro. Il suo fisico robusto si era svegliato dal letargo più potente di prima. Finalmente ne aveva capito lo scopo. Il mio corpo non è che un involucro per contenere il mio tesoro più grande, ovvero la mia mente.
Consapevole di non avere ancora realizzato appieno il proprio potenziale, Andros aveva scavato più in profondità. Qual è il mio vero destino? Tutti i testi antichi parlano del bene e del male, e della necessità che l’uomo scelga tra l’uno e l’altro. Ho compiuto la mia scelta molto tempo fa. Lo sapeva e non provava alcun rimorso. Che cos’è il male, se non una legge di natura? Le tenebre seguono la luce. Il caos segue l’ordine. L’entropia è un dato di fatto. Tutto decade: anche i cristalli dalla struttura più perfetta a lungo andare si trasformano in anarchici granelli di polvere.