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La risposta dell’altro era stata immediata. "A parte il fatto che quello che lei mi sta proponendo è illegale, mi rifiuto di passare a mio figlio il messaggio che il denaro possa risolvere qualsiasi problema. Bisogna imparare ad assumersi le proprie responsabilità, specie in casi gravi come questo."

"Vuole lasciarlo qui?"

"Voglio parlargli. Subito."

"Gliel’ho detto, è vietato dal regolamento. Suo figlio non può avere contatti con lei… a meno che lei non voglia negoziare la sua scarcerazione immediata."

Cera stato un lungo silenzio. "La contatterà il dipartimento di Stato. Mi aspetto che Zachary non corra alcun rischio. Prevedo che tornerà in America entro una settimana. La saluto."

E aveva sbattuto la porta.

Il detenuto numero 37 non credeva alle sue orecchie. Che razza di padre lascia il figlio in questo posto infernale per dargli una lezione? A Peter Solomon era stata offerta la possibilità di far prosciogliere Zachary e aveva detto di no.

Quella notte, mentre vegliava insonne nella sua cella, il detenuto numero 37 aveva ideato un piano per riconquistare la libertà. Se fra lui e la scarcerazione c’era di mezzo soltanto una mazzetta, allora sarebbe uscito presto. Peter Solomon non aveva voluto pagare, ma chiunque leggesse i giornali sapeva che anche suo figlio Zachary era ricco. Il giorno dopo chiese un colloquio privato con il direttore e gli suggerì un piano. Era un’idea un po’ azzardata ma geniale, ed entrambi avevano tutto da guadagnarci.

"Zachary Solomon dovrà morire, ma noi scompariremo subito dalla circolazione" aveva spiegato il detenuto numero 37. "Lei potrebbe ritirarsi su qualche isola greca e non tornare mai più qui dentro."

Il colloquio era andato avanti ancora un po’ e si era concluso con una stretta di mano.

Zachary Solomon presto morirà, aveva pensato il detenuto numero 37. E aveva sorriso all’idea che sarebbe stato un gioco da ragazzi.

Due giorni dopo, il dipartimento di Stato aveva informato i Solomon della terribile tragedia. Le foto scattate nel carcere mostravano il cadavere, massacrato di botte, piegato su se stesso nella cella, la testa sfondata da una sbarra di acciaio, il corpo martoriato dalle percosse, irriconoscibile. Il ragazzo doveva essere stato torturato a lungo, prima di morire. I maggiori sospetti si appuntavano sul direttore del carcere, che era scomparso nel nulla, probabilmente con tutti i soldi del giovane. Prima di morire, infatti, Zachary aveva firmato un’autorizzazione al trasferimento della sua intera fortuna su un conto privato, che era stato subito svuotato. Non si sapeva dove fossero finiti tutti quei soldi, ma si presumeva che li avesse intascati il direttore prima di fuggire.

Peter Solomon era partito immediatamente per la Turchia con un jet privato e aveva riaccompagnato in patria la salma del figlio perché venisse seppellita nella tomba di famiglia. Il direttore del carcere non era stato più ritrovato. E mai lo sarebbe stato, come il detenuto numero 37 ben sapeva. Il suo cadavere era finito in fondo al Mare di Marmara, in pasto ai granchi azzurri che migravano lì dal Bosforo. La fortuna di Zachary Solomon era stata versata su un conto cifrato irrintracciabile. Il detenuto numero 37 era di nuovo libero. Libero e ricco.

Le isole della Grecia gli erano parse un paradiso. La luce, il mare, le donne…

Con i soldi si può comprare qualsiasi cosa: nuove identità, nuovi passaporti, nuove speranze. Si era scelto un nome greco, Andros Dareios. Andros significa "guerriero" e Dareios "ricco". Le lunghe notti in prigione gli avevano messo paura e Andros aveva giurato a se stesso di non tornarci mai più. Si era tagliato i capelli e aveva smesso di assumere qualsiasi tipo di droga. Aveva cominciato una nuova vita, scoprendo piaceri inimmaginabili. Veleggiare in solitaria nelle acque blu dell’Egeo gli dava più soddisfazione dell’eroina, addentare arni souvlakia direttamente dallo spiedino gli procurava più piacere dell’ecstasy e tuffarsi dalle scogliere più alte di Mykonos gli dava più brivido della cocaina.

Sono rinato.

Aveva acquistato una splendida villa sull’isola di Syros, dandosi alla bella vita nell’esclusiva Posidonia. Quel nuovo ambiente era frequentato da gente facoltosa che apprezzava anche la cultura e la bellezza fisica. Le persone curavano molto sia il corpo sia la mente, e questo atteggiamento era contagioso. Andros faceva jogging sulla spiaggia, prendeva il sole e si dedicava alla lettura. Aveva divorato l’Odissea di Omero rimanendo affascinato dagli epici duelli tra valorosi guerrieri in armatura. Aveva allora cominciato ad allenarsi con i pesi e si era stupito nel vedere quanto si tonificavano e si ingrossavano i suoi muscoli. Ben Presto le donne avevano iniziato a guardarlo in modo diverso. Essere ammirato era una sensazione inebriante. Andros ambiva a diventare ancora più forte, e lo era diventato. Attraverso l’uso massiccio di anabolizzanti e di ormoni della crescita comprati sottobanco, unito a ore e ore di pesi, era riuscito a trasformarsi in quello che mai aveva creduto di poter diventare: un perfetto esemplare di maschio. La massa muscolare del suo corpo, che manteneva costantemente abbronzato, era aumentata.

Lo guardavano tutti, ora.

Lo avevano avvertito che anabolizzanti e ormoni avrebbero agito non solo sui muscoli, ma anche sulle corde vocali. Gli era venuta una strana voce sussurrata, che contribuiva a dargli un’aura di mistero. Il tono sommesso ed enigmatico, il fisico atletico, le risorse economiche e il suo misterioso passato erano irresistibili per le donne, tutte desiderose di gettarglisi fra le braccia: modelle in trasferta di lavoro, studentesse americane in vacanza, mogli frustrate dei vicini… talvolta perfino qualche ragazzo. Andros era l’amante che tutti cercavano.

Sono un capolavoro.

Con il passare degli anni, però, quel genere di avventure aveva cominciato ad annoiarlo. Come tutto il resto, peraltro. Gli squisiti sapori della cucina greca erano diventati insipidi, i libri si erano fatti meno interessanti e perfino i tramonti dalla terrazza della sua villa avevano perso colore. Com’è possibile? Non aveva ancora venticinque anni e già si sentiva vecchio. Cos’altro può offrirmi la vita? Aveva scolpito il proprio corpo trasformandolo in un capolavoro, si era fatto una cultura, era andato a stare in un paradiso e poteva avere tutte le donne che desiderava.

Eppure, incredibilmente, si sentiva vuoto come quando era in prigione in Turchia.

Che cosa mi manca?

Aveva avuto la risposta diversi mesi dopo. Era notte, e Andros, solo nella sua villa, faceva distrattamente zapping quando si era imbattuto in un documentario sulla massoneria. Non era di grande livello e sollevava interrogativi più che dare spiegazioni, ma Andros era rimasto affascinato dalla pletora di teorie e illazioni riguardanti la fratellanza. Il commentatore illustrava leggenda dopo leggenda.

I frammassoni e il nuovo ordine mondiale…

II Gran Sigillo massonico degli Stati Uniti…

La loggia P2…

Il segreto perduto della massoneria… La piramide massonica…

Andros si era fatto più attento. La piramide? Il documentario narrava la storia di una misteriosa piramide di pietra dalle iscrizioni cifrate che sì diceva potesse condurre a formidabili poteri e conoscenze perdute. Benché poco plausibile, quella storia aveva fatto riaffiorare nella memoria di Andros un ricordo, risalente a tempi ben più oscuri. Gli era venuto in mente che Zachary Solomon aveva sentito suo padre parlare di una piramide misteriosa.

Possibile? Andros si era sforzato di ricordare.

Alla fine del documentario, era uscito sulla terrazza per prendere una boccata d’aria e concentrarsi meglio. Più ci pensava, più quella leggenda assumeva consistenza. Se la sua intuizione era giusta, Zachary Solomon, benché morto da tempo, aveva ancora qualcosa da offrirgli.

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