"Nel giro di pochi minuti, sarà tutto finito" pensò.
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Ancora in vestaglia, Zach Herney sedeva alla scrivania nello Studio Ovale. La testa gli martellava, concentrata sull'ultima tessera del mosaico.
"Marjorie Tench è morta."
Secondo le informazioni ricevute dai suoi assistenti, la Tench si era recata in auto a un appuntamento con William Pickering vicino al Roosevelt Memorial. Visto che Pickering mancava all'appello, si temeva che anche lui fosse stato ucciso.
Il presidente e Pickering avevano avuto qualche scontro, negli ultimi tempi. Qualche mese prima Pickering si era reso colpevole di azioni illecite, cercando di venire in aiuto alla campagna elettorale di Herney, in declino.
Sfruttando i mezzi dell'NRO era riuscito, di nascosto, a raccogliere abbastanza immondizia sul conto di Sexton da compromettere seriamente la corsa del senatore alla presidenza: foto scandalose di una relazione sessuale con la sua assistente Gabrielle Ashe e le prove che accettava sottobanco finanziamenti da varie società aerospaziali private. Anonimamente, Pickering aveva spedito tutto il materiale a Marjorie Tench, confidando che la Casa Bianca ne facesse buon uso; ma Herney non ne aveva voluto sapere. Gli scandali sessuali e la corruzione erano il cancro di Washington e, secondo il presidente, mostrarne le prove all'opinione pubblica avrebbe solo aumentato la sfiduda del popolo nelle sue istituzioni.
"Il cinismo sta uccidendo il nostro paese."
Lo scandalo avrebbe insozzato l'immagine del Senato degli Stati Uniti, un prezzo che Herney non era disposto a pagare neppure per distruggere la carriera politica dell'avversario.
"Basta con le campagne basate sugli attacchi personali." Herney voleva battere Sexton sul piano del programma.
Irritato dal rifiuto della Casa Bianca, Pickering aveva cercato di attizzare le fiamme lasciando trapelare voci della relazione sessuale fra Sexton e la sua assistente; ma il senatore aveva proclamato la sua innocenza con tanta indignata convinzione che il presidente aveva finito per scusarsi personalmente con Sexton per quel pettegolezzo infondato. In ultima analisi, Pickering aveva causato solo guai. Herney aveva minacciato di farlo incriminare se si fosse immischiato un'altra volta nella campagna elettorale. Il paradosso, naturalmente, era che Pickering non teneva in grande considerazione Herney; per il capo dell'NRO, il presidente rappresentava solo il male minore: una scelta obbligata, motivata dai timori sulla sorte della NASA.
"E adesso qualcuno potrebbe avere ucciso Pickering?"
Herney non riusciva a capacitarsene.
«Signor presidente?» lo chiamò un assistente. «Come da sua richiesta, ho parlato con Lawrence Ekstrom. Gli ho detto di Marjorie Tench.»
«Grazie.»
«Il signor Ekstrom desidera parlarle.»
Herney era ancora furioso con il direttore della NASA per la menzogna riguardo al PODS. «Gli dica che lo richiamerò domattina.»
«Il direttore vuole parlarle immediatamente, signore.» L'assistente pareva a disagio. «Sembra molto contrariato.»
"Lui è contrariato?" Herney si sentì sul punto di perdere le staffe. Mentre si avvicinava a grandi passi al telefono, si chiese che diavolo potesse ancora succedere, quella notte.
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A bordo della Goya, Rachel si sentiva girare la testa. La fitta nebbia dell'inganno dalla quale era stata circondata fino a quel momento si stava diradando e la realtà che i suoi occhi mettevano a fuoco la disgustava e la riempiva di vergogna. Guardò l'estraneo davanti a lei senza quasi udire la sua voce. «Dovevamo ricostruire la reputazione della NASA» stava dicendo Pickering. «La sua popolarità era in declino e i tagli al bilancio erano arrivati a livelli allarmanti.» Pickering fece una pausa, fissandola con i suoi occhi grigi. «Rachel, la NASA aveva disperatamente bisogno di un successo.»
"Dovevamo fare qualcosa!" pensò Pickering. L'operazione meteorite era stata dettata dalla disperazione. Lui e altri avevano fatto pressioni affinché la NASA venisse incorporata nei servizi di intelligence, dove avrebbe goduto di maggior salvaguardia e finanziamenti più generosi; ma la Casa Bianca, per "miope idealismo", aveva ripetutamente respinto l'idea come un attacco alla scienza pura. Sotto il fuoco delle bordate retoriche di Sexton contro la NASA, Pickering e i suoi potenti alleati nelle forze armate avevano capito di avere poco tempo a disposizione. Bisognava risvegliare lo spirito d'avventura del popolo americano e del Congresso, se si voleva riscattare l'immagine ormai compromessa della NASA e salvare l'ente spaziale dalla messa all'asta. Ci voleva, pensavano, una trasfusione di grandeur, qualcosa di spettacolare, che riportasse alla memoria l'era gloriosa delle missioni Apollo; e Zach Herney avrebbe avuto bisogno di tutto l'aiuto possibile per sconfiggere Sedgewick Sexton.
"Ho cercato di aiutarlo!" si disse Pickering come per rassicurarsi, e pensò a tutte le informazioni che aveva passato a Marjorie Tench e che Herney si era rifiutato di utilizzare. Non gli avevano lasciato altra scelta che ricorrere a misure più drastiche.
«Rachel» disse «le informazioni che ha trasmesso via fax sono pericolose. Deve capire che, se fossero divulgate, la Casa Bianca e la NASA sembrerebbero in combutta. Il danno sarebbe incommensurabile. Il presidente ed Ekstrom non ne sanno niente, Rachel! Sono innocenti. Credono che il meteorite sia autentico.» Pickering non aveva neanche cercato di coinvolgere i due nella cospirazione. Ekstrom e Herney erano degli idealisti e non avrebbero mai acconsentito a prestarsi all'inganno, neanche per salvare la presidenza di Herney o l'ente spaziale. L'unico peccato di Ekstrom era quello di avere persuaso un capoprogetto a mentire sull'errore nel software del PODS. Un atto del quale indubbiamente Ekstrom si era immediatamente pentito, una volta compreso a quanti esami sarebbe stato sottoposto il meteorite.
Marjorie Tench, frustrata dall'insistenza del presidente nel voler condurre una campagna elettorale all'insegna della correttezza, aveva complottato con Ekstrom, sperando che un piccolo ma significativo successo del PODS avrebbe aiutato Herney ad arginare l'avanzata di Sexton.
"Se la Tench avesse usato le foto e le informazioni sulla corruzione di Sexton, tutto questo non sarebbe successo!"
La sorte del consigliere del presidente era stata presto segnata: la decisione di eliminare Marjorie Tench, benché molto sofferta, era stata presa quando Rachel Sexton l'aveva contattata, lanciando le sue esplicite accuse di frode. Pickering sapeva che la Tench non si sarebbe fermata davanti a nulla, avrebbe indagato a fondo sulle asserzioni di Rachel; ovviamente, lui non poteva permetterlo. Marjorie Tench sarebbe stata più utile al presidente da morta: la sua fine violenta avrebbe suscitato un sentimento di solidarietà verso la Casa Bianca e avrebbe gettato qualche ombra sul partito di Sexton, ormai in difficoltà, che era stato pubblicamente umiliato dalla Tench in televisione.
Rachel, irremovibile, fissava il suo capo con odio.
«Cerchi di capire» disse Pickering. «Se si venisse a sapere la verità sul meteorite, lei si renderebbe responsabile del crollo di un presidente innocente e della distruzione della NASA; non solo, ma insedierebbe un uomo molto pericoloso nello Studio Ovale. Mi dica a chi ha mandato quel fax.»
Mentre lui parlava, il viso di Rachel assunse l'espressione sofferente e inorridita di chi teme di aver commesso un gravissimo errore.
Delta-Uno aveva aggirato la prua ed era tornato indietro lungo la fiancata di sinistra. Adesso si trovava nel laboratorio dal quale aveva visto uscire Rachel Sexton mentre atterrava con l'elicottero. Sullo schermo di un computer, un'immagine inquietante: una rappresentazione policroma del pulsante vortice sottomarino, che sembrava sospeso nel nulla, nell'oceano sotto la Goya.