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Nella stanza piombò il silenzio.

«Signori» continuò Sexton, fermandosi davanti al fuoco «è giunto il momento che gli americani comprendano la verità perché tutti abbiano un futuro migliore. L'America deve sapere che la NASA non ci sta portando nei cieli, anzi, di fatto impedisce l'esplorazione dello spazio. Lo spazio non è diverso dalle altre industrie e bloccare il settore privato rasenta un atto criminale. Pensiamo all'industria dei computer, ai suoi costanti progressi così sensazionali che è quasi impossibile tenere il passo da una settimana all'altra! Come mai? Per la semplice ragione che opera in un sistema di libero mercato, premia l'efficienza e la creatività con il profitto. Immaginiamo che cosa accadrebbe se fosse gestita dal governo. Saremmo ancora al Medioevo. Nello spazio regna la stagnazione. Dobbiamo mettere l'esplorazione spaziale nelle mani del settore privato, com'è giusto. Gli americani resteranno stupefatti dai progressi, dalla creazione di nuovi posti di lavoro e dalla realizzazione di tanti sogni. Dobbiamo lasciare che il libero mercato ci spinga sempre più in alto nello spazio. Se verrò eletto, mi impegno personalmente ad aprire le porte di quell'ultima frontiera e lasciarle ben spalancate.»

Sexton sollevò il bicchiere di cognac.

«Amici miei, siete qui, stasera, per decidere se sono degno della vostra fiducia. Mi auguro di essere sulla buona strada per conquistarla. Proprio come occorrono investitori per costituire una società, occorrono investitori anche per creare un presidente. E proprio come gli azionisti si aspettano dei ritorni, li aspettate anche voi, che investite nella politica. Il mio messaggio è chiaro: investite su di me, e io non lo scorderò mai. Mai. Siamo tutti impegnati nella stessa missione.»

Protese il bicchiere verso di loro per un brindisi.

«Con il vostro aiuto, amici, presto sarò alla Casa Bianca… e voi potrete realizzare i vostri sogni.»

A soli cinque metri di distanza, Gabrielle Ashe rimase in penombra, paralizzata. Dalla stanza adiacente le giungevano l'armonioso tintinnio di bicchieri di cristallo e il crepitio del fuoco.

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Preso dal panico, il giovane tecnico della NASA attraversò di volata l'habisfera.

"È successa una cosa terribile!"

Trovò il direttore Ekstrom solo, vicino all'area stampa. «Signore» ansimò «c'è stato un incidente!»

Ekstrom si voltò a guardarlo con aria assente, come se la sua mente fosse già turbata da altri problemi. «Che ha detto? Un incidente? Dove?»

«Nel pozzo di estrazione è appena riemerso un corpo. Il dottor Wailee Ming.»

Il viso di Ekstrom non lasciò trapelare alcuna emozione. «Il dottor Ming? Ma…»

«L'abbiamo tirato fuori, ma era troppo tardi. È morto.»

«Santo Iddio. Da quanto era lì?»

«Più o meno un'ora, crediamo. Sembra che sia caduto, precipitato fino in fondo, e poi il cadavere si è gonfiato ed è risalito a galla.»

La carnagione rosea di Ekstrom assunse un colorito acceso. «Maledizione! Chi altri lo sa?»

«Nessuno, signore. Solo due di noi. Dopo averlo ripescato, abbiamo ritenuto opportuno avvertire lei, prima…»

«Avete fatto benissimo.» Ekstrom sospirò rumorosamente. «Rimuovete immediatamente il corpo del dottor Ming. Non dite nulla.»

Il tecnico parve perplesso. «Ma, signore, io…»

Ekstrom posò la grande mano sulla spalla del giovane. «Mi ascolti bene. È un tragico incidente che mi addolora molto, ed è ovvio che me ne occuperò come si deve, ma questo non è il momento giusto.»

«Vuole che nasconda il cadavere?»

I freddi occhi nordici di Ekstrom si fecero molto penetranti. «Rifletta un attimo. Potremmo dirlo a tutti, ma con quale risultato? Manca un'ora alla conferenza stampa, e annunciare questa terribile disgrazia offuscherebbe la scoperta e avrebbe un impatto molto negativo sul morale di tutti. Il dottor Ming è rimasto vittima di una drammatica disattenzione e non deve essere la NASA a pagarla. Questi scienziati civili hanno già ottenuto molta pubblicità e non voglio che un loro errore proietti un'ombra di tristezza sul nostro momento di gloria. L'incidente del dottor Ming deve restare segreto fino a dopo la conferenza stampa. Mi sono spiegato?»

L'uomo, pallido, annuì. «Vado a stivare il corpo.»

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Michael Tolland conosceva troppo bene il mare per non sapere che prendeva le sue vittime senza scrupoli né esitazioni. Mentre giaceva esausto sulla distesa di ghiaccio riusciva appena a intravedere in distanza lo spettrale profilo della gigantesca banchisa di Milne. La forte corrente artica che proveniva dalle isole Regina Elisabetta creava un enorme gorgo intorno alla calotta polare che avrebbe poi finito per lambire la Russia settentrionale. Non che importasse molto, peraltro. Ci sarebbero voluti mesi.

"E a noi restano solo trenta o quaranta minuti al massimo." Sarebbero stati già morti senza la protezione delle tute imbottite. Per fortuna, le Mark IX li avevano tenuti asciutti, la cosa più importante per sopravvivere al freddo. La gelatina termica che isolava il loro corpo non solo aveva attutito la caduta, ma in quel momento li aiutava a mantenere il poco calore che ancora conservavano.

Presto sarebbe intervenuta l'ipotermia. Sul principio, un vago intorpidimento delle membra quando il sangue si fosse ritirato nel centro del corpo per proteggere gli organi interni più critici. Poi allucinazioni deliranti e rallentamento del polso e della respirazione, con conseguente scarso afflusso di ossigeno al cervello. A quel punto, nell'estremo tentativo di mantenere il calore, il corpo avrebbe bloccato tutte le funzioni tranne il battito cardiaco e la respirazione. Di seguito, vi sarebbe stata la perdita di coscienza. Da ultimo, l'arresto contemporaneo dei centri cerebrali che controllano cuore e respirazione.

Tolland volse lo sguardo verso Rachel, augurandosi di poter fare qualcosa per salvarla.

Il torpore che si stava diffondendo nel corpo di Rachel Sexton era meno penoso di quanto avrebbe immaginato, quasi un gradito anestetico. "La morfina della natura." Nella caduta aveva perso gli occhiali, e riusciva a malapena ad aprire gli occhi per il freddo.

Vide Tolland e Corky vicini. Tolland la stava guardando con un'espressione addolorata. Corky si muoveva, ma stava chiaramente soffrendo. Aveva una brutta ferita sanguinante sullo zigomo destro.

Rachel tremava come una foglia mentre la sua mente cercava qualche risposta. "Chi? Perché?" I pensieri erano confusi. Avvertiva un peso crescente dentro di sé. Non riusciva a dare un senso all'accaduto. Sentiva che il suo corpo si arrendeva lentamente, cullato da una forza invisibile che induceva il sonno. Si sforzò di resistere. Cercò di alimentare la collera furibonda che stava accendendosi dentro di lei. "Hanno tentato di ucciderci!" Un'occhiata al mare minaccioso le fece comprendere che gli aggressori erano riusciti nel loro intento. "Siamo già morti." Pur consapevole che non sarebbe sopravvissuta abbastanza per scoprire la verità sul gioco mortale che si stava svolgendo sulla banchisa di Milne, sospettò di intuirne il colpevole.

La persona che più aveva da guadagnare era il direttore Ekstrom. Era stato lui a mandarli fuori, sul ghiacciaio, era lui che aveva legami con il Pentagono e i corpi speciali. "Ma che cosa avrebbe guadagnato inserendo il meteorite sotto il ghiaccio? E chi altri ne avrebbe ricavato qualcosa?"

Le venne in mente Zach Herney, e si chiese se fosse un cospiratore o una pedina inconsapevole. "Il presidente non sa nulla. È innocente." Sicuramente era stato ingannato dalla NASA. E di lì a meno di un'ora avrebbe fatto l'annuncio della scoperta, armato di un documentario corroborato dalla testimonianza di quattro scienziati civili.

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