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«Auto» annunciò Delta-Due.

Delta-Uno osservò lo schermo radar. Una lussuosa berlina nera e anonima stava imboccando il viale d'accesso in perfetto orario. La tipica macchina degli alti funzionari dei grandi enti governativi. Il guidatore abbassò i fari nel dirigersi verso il monumento, poi vi girò intorno alcune volte prima di parcheggiare vicino a un boschetto. Delta-Uno controllò lo schermo mentre il compagno puntava il telescopio notturno sul finestrino del guidatore. Dopo un momento, mise a fuoco il viso della persona.

Delta-Uno prese un corto respiro.

«Obiettivo confermato» disse il compagno.

Delta-Uno guardò il mirino notturno, con la sua mortale ragnatela di righe, e si sentì come un cecchino che tenga sotto tiro un personaggio di sangue reale. "Obiettivo confermato."

Delta-Due si voltò verso il vano sinistro per attivare il designatore laser. Lo puntò e, seicento metri più in basso, un punto luminoso apparve sul tettuccio della macchina, invisibile per l'occupante. «Obiettivo marcato» annunciò.

Delta-Uno prese un profondo respiro, poi fece fuoco.

Un acuto sibilo sotto la fusoliera fu seguito da una scia stranamente poco luminosa diretta verso terra. Un secondo più tardi, l'auto parcheggiata esplose in un accecante bagliore di fiamme. Pezzi contorti di metallo volarono ovunque; pneumatici incendiati rotolarono verso il bosco.

«Obiettivo eliminato» disse Delta-Uno, dando motore per allontanarsi dalla zona. «Chiama il capo.»

A neanche tre chilometri di distanza, il presidente Zach Herney stava preparandosi per andare a letto. I vetri antiproiettile Lexan della "residenza" erano spessi tre centimetri. Herney non udì l'esplosione.

97

La base aerea della guardia costiera di Atlantic City è situata in una zona sicura del Centro direzione tecnica William J. Hughes dell'aviazione federale, presso l'aeroporto internazionale. La sua zona di competenza comprende il litorale da Asbury Park a Cape May.

Rachel Sexton si svegliò di soprassalto quando gli pneumatici dell'aereo stridettero nell'attrito con l'asfalto della pista isolata, nascosta tra due enormi magazzini. Sorpresa di essersi addormentata, controllò l'ora con gli occhi stanchi.

Le 2.13. Aveva l'impressione di aver dormito per giorni. Una calda coperta d'aereo la avvolgeva con cura. Accanto a lei, Michael Tolland si stava svegliando. Le rivolse un sorriso assonnato.

Corky avanzò barcollando lungo il corridoio e si accigliò nel vederli. «Oh, merda, siete ancora qui? Speravo che quello di stanotte fosse soltanto un brutto sogno.»

Rachel capiva bene ciò che provava Corky. "Devo ritornare in mare."

L'aereo rallentò fino a fermarsi. Rachel e gli altri scesero sulla pista deserta. Il cielo era coperto, ma l'aria della costa era umida e calda. In confronto a Ellesmere, il New Jersey appariva come i tropici.

«Qui!» gridò una voce.

Tutti e tre si voltarono verso un Dolphin HH-65 rosso fuoco, il tipico elicottero della guardia costiera, in attesa sulla pista. Incorniciato dalla striscia bianca brillante sulla coda, un pilota in divisa si sbracciò a salutarli.

Tolland, molto colpito, ammiccò a Rachel. «Non c'è che dire: il tuo boss non sbaglia un colpo.»

"Non sai quanto è vero" pensò lei.

Corky si ingobbì, deluso. «Subito? Niente sosta per la cena?»

Il pilota andò ad accoglierli, poi li aiutò a salire a bordo. Senza chiedere il loro nome, si limitò a rivolgere qualche convenevole e alcune istruzioni per la comune sicurezza. Evidentemente Pickering aveva messo in chiaro che quel volo non era una missione da pubblicizzare.

Ciononostante, malgrado quelle precauzioni, Rachel si rese conto che la loro identità era rimasta segreta solo per una manciata di secondi: il pilota, infatti, non era riuscito a nascondere la sua sorpresa nel riconoscere Michael Tolland, una celebrità televisiva.

Rachel prese posto accanto a Tolland e cominciò a sentir salire la tensione non appena allacciò la cintura. Sopra, il motore Aerospatiale entrò in azione con un sibilo e il rotore da dodici metri cominciò ad appiattirsi in un indistinto cerchio argentato. Il sibilo si trasformò in un rombo e l'apparecchio si sollevò dalla pista, avventurandosi nella notte.

«Mi è stato detto che sareste stati voi a informarmi sulla destinazione, una volta in quota» gridò il pilota, voltandosi.

Tolland gli diede le coordinate di un luogo in mare aperto, cinquanta chilometri a sudest della loro posizione.

"La sua nave è a dodici miglia dalla costa" pensò Rachel, rabbrividendo.

Il pilota digitò le coordinate sull'apparato di navigazione, poi lanciò i motori al massimo. Il velivolo si inclinò dirigendosi a sudest.

Quando le scure dune della costa del New Jersey scivolarono via sotto di loro, Rachel distolse gli occhi dall'oceano nero che si stendeva a perdita d'occhio. Malgrado l'ansia che provava trovandosi di nuovo sopra l'acqua, cercò di consolarsi pensando che era in compagnia dell'uomo che aveva fatto del mare il suo migliore amico. Tolland si stringeva a lei nella piccola cabina. Le spalle e le anche si sfioravano, ma nessuno dei due cercò di cambiare posizione.

«Non dovrei dirlo, lo so» sbottò all'improvviso il pilota, quasi sul punto di esplodere dalla gioia «ma non ci sono dubbi che lei è Michael Tolland e… be', ecco… l'abbiamo seguita tutta la sera alla tivù! Il meteorite! Incredibile davvero! Lei dev'essere al settimo cielo!»

Tolland annuì, paziente. «Senza parole, in effetti.»

«Il documentario è stato fantastico! I vari canali televisivi non fanno che trasmetterlo in continuazione. Nessuno dei piloti di turno stanotte voleva fare questo servizio per continuare a guardare la televisione, ma io ho pescato la paglia più corta. Incredibile! La paglia più corta, ed eccomi qui! Se i colleghi avessero idea di chi sto portando…»

«Apprezziamo quello che sta facendo per noi» lo interruppe Rachel «ma è necessario che non riveli la nostra presenza. Nessuno deve sapere che siamo qui.»

«Assolutamente no, signora. Ho ricevuto ordini molto chiari.» Il pilota esitò un attimo, poi la sua espressione si rischiarò. «Ehi, non saremo per caso diretti sulla Goya, vero?»

Tolland annuì con una certa riluttanza. «Proprio così.»

«Cazzo!» esclamò. «Oh, chiedo scusa! Ma il fatto è che l'ho vista nella trasmissione. Doppio scafo, vero? Strano animale davvero! Non sono mai stato su una nave SWATH, e mai avrei immaginato che la prima sarebbe stata la sua

Rachel non lo ascoltava più, tutta presa dalla crescente ansia di essere diretta in mare aperto.

Tolland si voltò a guardarla. «Stai bene? Saresti potuta rimanere a terra come ti avevo detto.»

"Sarei dovuta rimanere a terra" pensò Rachel, consapevole che l'orgoglio non glielo avrebbe mai permesso. «Non importa. Tutto a posto.»

Tolland sorrise. «Ti terrò d'occhio.»

«Grazie.» Si accorse con meraviglia che trovava rassicurante quella sua voce calda.

«Hai visto la Goya alla tivù, vero?»

Lei annuì. «È… ehm… una nave interessante.»

Tolland scoppiò a ridere. «Sì, ai suoi tempi era un progetto molto avanzato, ma non ha mai preso piede.»

«Chissà perché!» scherzò Rachel, raffigurandosi la bizzarra linea della nave.

«Ora la NBC insiste perché adotti una barca più nuova. Qualcosa… non so, di più elegante, più sexy. Ancora un paio di stagioni e mi costringeranno a separarmene.» L'idea parve rattristarlo.

«Non ti piacerebbe averne una nuova?»

«Non so… ho tanti ricordi legati alla Goya.»

Rachel sorrise dolcemente. «Be', come usava dire mia madre, prima o poi tutti dobbiamo lasciarci alle spalle il passato.»

Gli occhi di Tolland indugiarono a lungo su di lei. «Sì, lo so.»

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