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«Cosa?»

«Non hanno le coordinate, signora, ma sono certi del codice della nave.»

«Cristo santo!» La Tench sbatté giù la cornetta senza aggiungere altro.

72

La strana acustica della camera afona del Charlotte cominciava a procurare un senso di nausea a Rachel. Sul monitor, lo sguardo pensieroso di William Pickering si fermò su Michael Tolland. «Lei è silenzioso, signor Tolland.»

Michael alzò gli occhi come uno studente chiamato a sorpresa. «Come?»

«Lei ha presentato un documentario molto convincente alla televisione. Che ne pensa del meteorite, a questo punto?»

«Be', devo concordare con il dottor Marlinson.» Tolland era chiaramente a disagio. «Sono convinto dell'autenticità dei fossili e del meteorite. Conosco bene le tecniche di datazione e l'età di quella pietra è stata confermata da molteplici test. Lo stesso per il contenuto di nichel. Quei dati non possono essere falsificati. Non c'è dubbio che la roccia, formatasi centonovanta milioni di anni fa, mostra un rapporto tra il nichel e gli altri componenti che non esiste in nessun'altra roccia terrestre e contiene decine di fossili la cui formazione data sempre a centonovanta milioni di anni. Non mi viene in mente altra possibile spiegazione: la NASA ha trovato un meteorite autentico.»

Pickering appariva perplesso, un'espressione che Rachel non gli aveva mai letto in volto.

«Che dobbiamo fare, signore?» gli chiese. «Di certo è importante avvertire il presidente che ci sono problemi con i dati.»

Pickering si accigliò. «Speriamo che il presidente non lo sappia già.»

Rachel sentì salire un nodo alla gola. Il sottinteso di Pickering era chiaro. "Herney potrebbe essere coinvolto." Lei ne dubitava fortemente, eppure, come la NASA, anche il presidente aveva molto da guadagnare da quella vicenda.

«Purtroppo, a eccezione del rapporto del GPR che rivela un pozzo di inserimento, tutti i dati scientifici confermano la validità della scoperta. Ma questa vostra aggressione…» Alzò gli occhi su Rachel. «Lei ha accennato ai corpi speciali.»

«Infatti.» Gli raccontò delle munizioni improvvisate e delle tattiche di assalto.

Pickering appariva di minuto in minuto sempre più desolato. Rachel sentiva che il suo capo stava calcolando quante persone potevano avere accesso a una piccola squadra militare con licenza di uccidere. Certamente il presidente, e Marjorie Tench in quanto consigliere. Forse anche Lawrence Ekstrom, il direttore della NASA, dati i suoi legami con il Pentagono. Purtroppo, nel considerare la miriade di possibilità, Rachel si rese conto che dietro quell'attacco poteva esserci qualunque politico di alto livello dotato delle giuste conoscenze.

«Potrei telefonare subito al presidente» disse Pickering «ma non la ritengo una mossa saggia, almeno finché non sappiamo chi è coinvolto. Le mie possibilità di proteggervi sono limitate, una volta tirata in ballo la Casa Bianca. Inoltre, non saprei bene che cosa dirgli. Se il meteorite è autentico, cosa di cui tutti voi siete convinti, allora non hanno senso il pozzo di inserimento e l'aggressione. Il presidente avrebbe ogni diritto di mettere in dubbio la mia affermazione.» Indugiò a calcolare le varie opzioni. «Comunque… quali che siano la verità e i giocatori, ad alcuni personaggi influenti verrà un colpo se questa informazione sarà resa pubblica. Meglio che vi portiamo in salvo prima di sollevare il polverone.»

Portarli in salvo. La frase sorprese Rachel. «Direi che siamo perfettamente al sicuro in un sottomarino nucleare.»

Pickering parve scettico. «La vostra presenza a bordo non resterà a lungo segreta. Vi porto via subito. In tutta sincerità, mi sentirò meglio quando vi avrò tutti e tre qui nel mio ufficio.»

73

Il senatore Sexton, sdraiato scompostamente sul divano, si sentiva un sopravvissuto. L'appartamento di Westbrooke Place, fino a un'ora prima pieno di nuovi amici e finanziatori, era un disastro: ovunque, bicchieri e biglietti da visita lasciati dagli ospiti che si erano letteralmente dileguati fuori dalla porta.

Sexton, completamente solo davanti al televisore, desiderava soltanto spegnerlo, eppure non riusciva a strapparsi dalle interminabili dissertazioni dei commentatori. Quella era Washington, e gli analisti non impiegavano molto a lanciarsi nelle loro iperboli pseudoscientifiche e filosofiche quando trattavano della "cosa sporca", la politica. Come esperti torturatori che versano acido sulle ferite, i giornalisti continuavano a ribadire ovvietà.

«Soltanto poche ore fa la campagna di Sexton volava alta e adesso, con la scoperta della NASA, è precipitata a terra.»

Disgustato, Sexton allungò una mano verso il Courvoisier e ne prese un sorso direttamente dalla bottiglia. Sapeva che quella sarebbe stata la notte più lunga e solitaria della sua vita. Odiava Marjorie Tench che l'aveva beffato. Odiava Gabrielle Ashe, la prima a tirare fuori la questione NASA. Odiava il presidente per la sua stramaledetta fortuna. E odiava il mondo intero perché si faceva beffe di lui.

«È un colpo terribile per il senatore» affermava il commentatore. «Questa scoperta costituisce una splendida vittoria per il presidente e la NASA. Una notizia del genere infonderebbe comunque nuovo vigore alla campagna di Herney, a prescindere dalla posizione di Sexton sulla NASA, ma l'affermazione del senatore che, in caso di necessità, si sarebbe spinto ad annullare completamente i finanziamenti all'agenzia spaziale… be', l'annuncio del presidente costituisce un destro-sinistro dal quale Sexton non può riprendersi.»

"Sono stato incastrato. Quegli stronzi della Casa Bianca mi hanno fottuto."

L'analista sorrise. «La NASA ha rapidamente riconquistato quella credibilità che di recente aveva perduto presso il pubblico americano. Nelle strade si respira un vero senso di orgoglio nazionale. Come è giusto che sia, peraltro. La gente, che pure ama Zach Herney, cominciava a distaccarsi da lui. Si deve ammettere che il presidente negli ultimi tempi è rimasto in secondo piano, e ha subito qualche duro colpo, ma ne è venuto fuori alla grande.»

Ripensando al dibattito di quel pomeriggio alla CNN, Sexton lasciò cadere la testa in avanti, assalito da un senso di nausea. La storia dell'inerzia della NASA, costruita con cura negli ultimi mesi, non solo era bruscamente crollata, ma diventava per lui una pietra al collo. Giocato con astuzia dalla Casa Bianca, aveva fatto la figura del cretino. Già immaginava le vignette sui giornali dell'indomani. Le battute su di lui si sarebbero sprecate. Niente più finanziamenti segreti da parte della SFF. Tutto era cambiato. Gli uomini poco prima presenti in casa sua avevano visto i loro sogni finire nel cesso in un attimo. La privatizzazione dello spazio si era appena scontrata con un muro di mattoni.

Dopo un altro sorso di cognac, il senatore si alzò per incamminarsi con passo malfermo verso la scrivania. Posò gli occhi sulla cornetta staccata. Pur sapendo che era un'autoflagellazione masochistica, rimise il ricevitore nel suo alloggiamento e cominciò a contare i secondi.

"Uno… due…" Squillò il telefono. Lasciò che fosse la segreteria a rispondere.

«Senatore Sexton, sono Judy Oliver della CNN. Vorrei raccogliere una sua reazione alla scoperta della NASA annunciata questa sera. Mi chiami, per favore.» Fine della comunicazione.

Sexton riprese a contare. "Uno…" Altro squillo, che ignorò di nuovo per lasciar partire la segreteria, e altro cronista.

Stringendo la bottiglia, Sexton si incamminò verso la porta a vetri scorrevole che dava sul balcone. La spinse di lato per uscire nell'aria fresca. Appoggiato alla ringhiera, osservò la città, spingendo lo sguardo fino alla facciata illuminata della Casa Bianca che si stagliava in lontananza. Le luci sembravano brillare allegre nel vento.

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