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Rachel comprese allora dov'erano diretti. Un po' più avanti, una serie di scalette a zigzag scendeva verso il mare. A livello dell'acqua, per tutta la lunghezza della Goya si estendeva come una mensola uno stretto ponte dal quale si protendevano piccoli pontili che creavano una sorta di porticciolo in miniatura. Un grande cartello diceva:

ZONA D'IMMERSIONE
ATTENZIONE: IMPROVVISO AEFIORAMENTO DI SUBACQUEI
I NATANTI DEVONO PROCEDERE CON LA MASSIMA PRUDENZA

Rachel poteva solo sperare che Michael non intendesse farle fare una nuotata, ma la sua trepidazione aumentò quando lui aprì la porta di un armadietto metallico nel quale erano appese mute da immersione, tubi e boccagli, pinne, fucili da sub e giubbotti salvagente.

Prima che Rachel potesse aprire bocca, Michael afferrò una pistola da segnalazione. «Andiamo.»

Erano di nuovo in movimento.

Davanti a loro, Corky aveva raggiunto le scalette ed era già a metà strada. «Lo vedo!» Il suo grido, quasi gioioso, sovrastò il rumore delle onde.

"Cosa?" si chiese Rachel mentre Corky correva sulla stretta passerella. Lei scorgeva solo il minaccioso sciabordio del mare infestato di squali. Tolland la incalzò e, d'un tratto, Rachel notò ciò che tanto entusiasmava Corky. Un piccolo battello era ormeggiato all'altro capo del pontile sottostante e Corky lo stava raggiungendo di corsa.

Rachel sgranò gli occhi. "Scappare da un elicottero in motoscafo?"

«Ha una radio a bordo» disse Tolland «e se riuscissimo a uscire dall'area oscurata dall'elicottero…»

Rachel non sentì più niente. Ciò che aveva appena scorto le gelava il sangue nelle vene. «Troppo tardi» riuscì solo a gracchiare, indicando qualcosa con un dito tremante. «È la fine…»

Quando Tolland si voltò, pensò all'istante che non ci fosse più nulla da fare.

All'altra estremità della nave, come un drago che scruti dentro una caverna, il nero elicottero, disceso alla loro altezza, li fronteggiava. Per un istante, Tolland credette che li avrebbe attaccati volando sotto la grande arcata della nave. Invece, l'elicottero puntò semplicemente il muso contro di loro, prendendo la mira.

Tolland seguì con lo sguardo le canne delle mitragliatrici. "NO!"

Accovacciato vicino all'imbarcazione per mollare gli ormeggi, Corky lanciò un'occhiata verso il velivolo proprio nel momento in cui le armi eruttarono una fiammata tonante. Vacillò, come colpito, poi scavalcò la fiancata e si lanciò sul fondo della barca, appiattendosi per mettersi al riparo. Le mitraglie tacquero. Tolland vide Corky strisciare verso un punto più profondo dell'imbarcazione. Aveva la gamba destra insanguinata. Accucciato sotto il cruscotto, protese il braccio verso l'alto e tastò alla cieca tra i comandi finché le sue dita non trovarono la chiavetta d'accensione. Il fuoribordo Mercury da 250 cavalli si accese con un ruggito.

Un attimo dopo, un rosso raggio laser, alla ricerca di un bersaglio, si materializzò dal muso dell'elicottero.

Tolland reagì d'istinto, puntando l'unica arma in suo possesso.

Tirò il grilletto e la pistola da segnalazioni che impugnava sibilò. Sotto la nave, una scia accecante lacerò l'aria, descrivendo una traiettoria perfettamente orizzontale verso l'elicottero. Tuttavia intuì di avere agito troppo tardi: mentre il bengala fiammeggiante piombava sul parabrezza del velivolo, il lanciarazzi dell'elicottero emise un lampo. Nello stesso istante in cui il missile partì, il velivolo virò e cabrò violentemente, scansandosi.

«Attenti» urlò Tolland, tirando giù Rachel.

Il missile sbagliò traiettoria, mancando d'un soffio Corky. Percorse l'intera lunghezza della nave e colpì la base del pilone, dieci metri al di sotto di Rachel e Tolland. Il rumore dell'esplosione fu apocalittico. Un'eruzione di acqua e fiamme lanciò pezzi di metallo contorto contro la base della passerella. Lo stridore del metallo fu assordante, mentre la Goya si inclinava, cercando un nuovo equilibrio.

Quando il fumo si diradò, Tolland si accorse che uno dei quattro principali supporti della nave era stato seriamente danneggiato. La forte corrente minacciava di strappare via il lungo galleggiante. Le scalette che portavano al ponte inferiore sembravano appese a un filo.

«Forza!» gridò Tolland sospingendo Rachel. «Dobbiamo scendere.»

Troppo tardi. Con uno schiocco, le scalette si arresero alla gravità e, staccandosi dal pilone, si schiantarono in mare.

Al di sopra della nave, Delta-Uno impugnava i comandi del Kiowa per tenerlo sotto controllo. Temporaneamente accecato dal bengala, aveva cabrato istintivamente e il missile Hellfire aveva mancato il bersaglio. Imprecando, si preparò a ridiscendere sulla prua per assestare il colpo di grazia.

"Eliminare chiunque sia a bordo della nave." Gli ordini del capo erano stati chiari.

«Merda! Guarda!» gridò Delta-Due dal seggiolino posteriore, indicando oltre il finestrino. «Un motoscafo!»

Delta-Uno ruotò l'elicottero e lo vide: un Crestliner, crivellato di proiettili, planava sull'acqua allontanandosi dalla Goya nell'oscurità.

Doveva prendere una decisione.

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Le mani insanguinate di Corky stringevano il volante del Crestliner Phantom 2100 che rimbalzava sulla cresta delle onde. Spinse la manetta del gas tutta in avanti, cercando di guadagnare il massimo della velocità. Solo allora cominciò ad avvertire il dolore bruciante. Si guardò la gamba e vide il sangue uscire a fiotti; istantaneamente venne preso da un capogiro.

Aggrappato al volante, si voltò verso la Goya, pregando che l'elicottero decidesse di inseguirlo. Quando Rachel e Tolland erano rimasti intrappolati lassù, sulla passerella, Corky aveva dovuto prendere una decisione rapida, senza esitare.

"Dividi il nemico e vincerai."

Pensò che se avesse attirato l'elicottero abbastanza lontano dalla Goya, forse Tolland e Rachel avrebbero potuto chiedere aiuto via radio. Purtroppo, da sopra la sua spalla vide l'elicottero che ancora si librava sulla nave illuminata, come se il pilota fosse indeciso.

"Andiamo, bastardi! Inseguite me!"

Ma l'elicottero non lo inseguì. Invece, virò per allinearsi con la poppa della Goya e si posò sul ponte. "No!" Corky inorridì al pensiero di aver lasciato i due amici alla mercé degli assassini.

A quel punto era compito suo trasmettere un messaggio di soccorso. A tastoni, trovò la radiotrasmittente. Pigiò l'interruttore e non successe niente. Niente luci. Niente rumore di fondo. Girò il pomello del volume al massimo. Niente. "Dai!" Mollò il timone e si inginocchiò per vedere meglio. Sentì un dolore lancinante alla gamba. Si concentrò sulla radio. Non poteva crederci: il cruscotto era stato mitragliato e il quadrante della trasmittente era fracassato. Alcuni fili penzolavano sconnessi.

"Fra tutte le sfortune…"

Con le gambe tremanti, Corky si raddrizzò. Peggio di così non poteva andare. Uno sguardo alla Goya confermò i suoi timori: due soldati armati saltarono dall'elicottero sul ponte della nave; poi il velivolo decollò di nuovo, puntando verso di lui alla massima velocità.

Corky si sentì crollare. "Dividi il nemico e vincerai." Evidentemente, non era stato l'unico ad avere avuto la brillante idea, quella notte.

Delta-Tre stava facendosi strada sul ponte della nave. Mentre si avvicinava alla rampa che portava sottocoperta, udì le urla di una donna provenire da un punto indefinito sotto di lui. Si voltò e fece cenno a Delta-Due che sarebbe sceso a indagare. Il compagno annuì. Sarebbe rimasto sul ponte superiore, per coprirlo. I due uomini potevano tenersi in contatto via Cryp-Talk: l'ingegnoso sistema di disturbo elettronico del Kiowa lasciava infatti aperta un'oscura frequenza per le loro comunicazioni.

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