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Imbracciando la mitraglietta, Delta-Tre si avvicinò silenziosamente alla rampa. Con la cautela del killer bene addestrato cominciò a discendere molto adagio, l'arma pronta al tiro.

L'inclinazione della rampa limitava la visibilità. Delta-Tre dovette accucciarsi per vedere meglio. Continuò a scendere; adesso poteva udire le grida più chiaramente. A metà strada, era in grado di scorgere il groviglio di passerelle contorte, attaccate al ventre della Goya. Le grida divennero più sonore.

Poi la vide. Al centro della passatoia, Rachel Sexton si sporgeva dal parapetto chiamando disperatamente Michael Tolland.

"Tolland è caduto in mare? Forse per via dell'esplosione?"

In quel caso tutto sarebbe stato ancora più facile del previsto. Un altro mezzo metro e spararle sarebbe stato facile come tirare ai pesci in un barile. Per un attimo, avverti un vago timore per il fatto che la donna era vicina a un armadietto dell'equipaggiamento aperto. Forse era armata. Ma un arpione o un fucile da squali, la cosiddetta "lupara", non erano comunque all'altezza della sua mitraglietta. Sicuro d'avere la situazione in pugno, Delta-Tre spianò la sua arma e scese un altro gradino. Rachel Sexton era quasi completamente in vista. Portò il calcio della mitraglietta alla spalla.

"Ancora un passo."

Sotto di lui, qualcosa si agitò. Delta-Tre fu più confuso che spaventato nel vedere Michael Tolland, sotto la scaletta, che lanciava un'asta di alluminio verso i suoi piedi. Benché fosse stato ingannato, Delta-Tre quasi rise di fronte a quel tentativo maldestro di fargli lo sgambetto.

Poi sentì l'estremità dell'asta toccare il suo tallone.

Al contatto, una scossa di dolore fortissimo fece tremare ogni fibra del suo corpo quando il piede destro esplose sotto di lui.

Perdendo l'equilibrio, Delta-Tre ruzzolò giù. La mitraglietta rimbalzò sulla rampa e cadde fuoribordo mentre lui si accasciava sulla passerella. Si contorse nell'angoscia, cercando di afferrarsi il piede, ma il piede non c'era più.

Tolland torreggiava sul suo aggressore, brandendo la lupara antisqualo, un dispositivo a testa esplosiva. L'asta d'alluminio, lunga un metro e mezzo, era sormontata da una camera nella quale veniva posta una cartuccia a pallini, calibro dodici, attivata a pressione. Tolland aveva riarmato il congegno con un'altra cartuccia e ne puntava l'estremità seghettata, ancora fumante, al pomo d'Adamo dell'aggressore. L'uomo giaceva sulla schiena, come paralizzato, e fissava Tolland con rabbia incredula.

Rachel corse su per la passerella. Il piano prevedeva che lei s'impadronisse della mitraglietta del soldato ma, sfortunatamente, l'arma era caduta in mare.

La trasmittente alla cintura dell'uomo gracchiò. Una voce sintetica. «Delta-Tre, rispondi. Ho sentito uno sparo.»

Il soldato ferito non rispose.

L'apparecchio crepitò ancora. «Delta-Tre, rispondi. Hai bisogno di rinforzi?»

Subito dopo, un'altra voce sintetica, ma distinguibile dalla prima per il rumore di un elicottero in sottofondo, s'intromise nella comunicazione. «Qui Delta-Uno. Sto inseguendo il battello in fuga. Delta-Tre, rispondi. Sei stato colpito? Hai bisogno di rinforzi?»

Tolland premette l'asta contro la gola del soldato. «Di' all'elicottero di interrompere l'inseguimento. Se ammazzano il mio amico, sei morto.»

L'uomo sussultò per il dolore, mentre si portava il microfono alle labbra. Poi, fissando Tolland, pigiò il tasto e parlò. «Qui Delta-Tre. Tutto bene. Distruggete il battello.»

115

Gabrielle Ashe tornò nel bagno privato di Sexton per arrampicarsi e uscire da dov'era entrata. La telefonata del senatore l'aveva messa in ansia. C'era stata certamente una pausa quando Gabrielle gli aveva detto di essere nel proprio ufficio, come se Sexton sapesse che lei stava mentendo. In tutti i casi, non era riuscita ad accedere al computer e adesso era indecisa sul da farsi.

"Sexton sta aspettando."

Arrampicandosi sul lavandino, pronta a sollevarsi, sentì il rumore di qualcosa che rotolava sulle piastrelle del pavimento. Con irritazione, vide che aveva fatto cadere un paio di gemelli da polso, che evidentemente erano stati lasciati sul bordo del lavabo.

"Lasciare le cose esattamente come si sono trovate."

Scese, raccolse i gemelli e li rimise sul lavandino; poi, invece di risalire, si fermò a osservarli. Normalmente li avrebbe semplicemente ignorati, ma quella sera le cifre sui gioielli catturarono la sua attenzione. Due "esse" intrecciate, come su quasi tutti, gli oggetti monogrammati di Sexton.

Gabrielle ricordò in un lampo la vecchia password del senatore: SSS. Ripensò al calendario da tavolo… POTUS… alle immagini della Casa Bianca sullo schermo del computer di Sexton; al nastro che sventolava all'infinito, con il suo messaggio speranzoso:

IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI SEDGEWICK SEXTON… IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI SEDGEWICK SEXTON… IL PEESIDENTE DEGLI…

"Possibile che sia così sicuro di sé?"

Ci sarebbe voluto poco per accertarsene. Ritornò in fretta nell'ufficio, si sedette al computer e digitò le sette lettere:

POTUSSS.

Incredula, vide svanire il salvaschermo. "Mai sottovalutare la vanità di un politico."

116

Il Crestliner Phantom filava nella notte, ma Corky Marlinson non era ai comandi. Sapeva che la barca avrebbe continuato a muoversi in linea retta, lungo il percorso di minima resistenza, con o senza un timoniere.

Corky era a poppa del motoscafo che sobbalzava, cercando di valutare la gravità della ferita alla gamba. Un proiettile era penetrato nella parte anteriore del polpaccio, mancando d'un soffio la tibia. Non c'era un foro d'uscita, quindi il bossolo doveva essere ancora conficcato nel muscolo. Non riuscì a trovare nulla per fermare l'emorragia: c'erano solo pinne, un boccaglio, un paio di giubbotti salvagente, ma nessuna valigetta del pronto soccorso. Freneticamente Corky aprì una cassetta e trovò qualche utensile, straccetti, olio lubrificante e nastro adesivo. Guardò la gamba insanguinata e si chiese di lì a quanto sarebbe stato finalmente al sicuro dagli squali. "Dio! Devo allontanarmi molto di più…"

Delta-Uno manteneva l'elicottero Kiowa basso sull'oceano, mentre scrutava nell'oscurità, cercando il Crestliner in fuga. Dando per scontato che la barca stesse cercando di allontanarsi il più possibile dalla Goya, facendo rotta verso la costa, Delta-Uno aveva seguito la traiettoria iniziale del motoscafo.

"Dovrei averlo già superato."

In situazioni normali, sarebbe bastato il radar per seguire le tracce della barca in fuga, ma con il sistema di disturbo elettronico del Kiowa, che creava un ombrello di interferenze per un raggio di chilometri, il radar era inefficace. Disattivare il sistema di disturbo era impensabile, almeno finché non avesse avuto la certezza che tutti quelli a bordo della Goya erano morti. Quella notte nessuno, dalla nave, avrebbe trasmesso una richiesta di soccorso.

"Nessuno saprà mai la verità sul meteorite. Nessuno." Per fortuna, aveva altri modi per rintracciare il motoscafo. Perfino sull'insolito sfondo di un tratto caldo di oceano, localizzare l'impronta termica di una barca a motore sarebbe stato facile. La temperatura dell'acqua in quella zona era di trentacinque gradi, ma i gas di scarico del fuoribordo da 250 cavalli erano decine di gradi più caldi.

Corky aveva perso sensibilità nel piede e nella gamba.

Non sapendo che altro fare, s'era pulito il polpaccio con uno straccio e lo aveva avvolto con strati e strati di nastro adesivo. Quando aveva finito il rotolo, l'intera gamba era fasciata in uno stretto involucro argentato. L'emorragia si era fermata, ma i vestiti e le mani erano coperti di sangue.

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