"Merda." Gabrielle gli sorrise con aria sicura. «EOS.»
L'uomo indicò sulla bottoniera il pulsante illuminato del quarto piano. «Ovvio, ma intendevo su che progetto specifico.»
Gabrielle sentì accelerare il cuore. Gliene veniva in mente uno solo. «Il PODS.»
Espressione sorpresa. «Davvero? Credevo di conoscere tutti quelli della squadra del dottor Harper.»
Lei annuì con imbarazzo. «Chris mi tiene nascosta perché sono la stupida programmatrice che ha incasinato l'indice voxel nel software per le anomalie.»
A quel punto fu l'uomo a restare a bocca aperta. «È stata lei?»
Gabrielle divenne seria. «Non ci dormo da settimane.»
«Ma il dottor Harper si è assunto tutta la colpa!»
«Lo so. Chris è quel tipo d'uomo. Per fortuna è riuscito a risistemare le cose. Che annuncio, stasera, eh? Il meteorite! Sono ancora sbalordita!»
L'ascensore si fermò al quarto piano e Gabrielle balzò fuori. «Mi ha fatto piacere vederla, Jim. Mi saluti gli amici dell'amministrazione!»
«Certo» balbettò l'uomo, mentre le porte si richiudevano. «A presto!»
84
Zach Herney, come quasi tutti i presidenti prima di lui, andava avanti dormendo quattro o cinque ore per notte. Nelle ultime settimane, peraltro, si era accontentato di molto meno. Quando l'eccitazione per gli eventi della serata cominciò a placarsi, sentì piombargli addosso una grande stanchezza.
Insieme ai suoi collaboratori più stretti, riuniti nella sala Roosevelt, brindava con lo champagne e guardava alla televisione il notiziario ripetuto a ciclo continuo con brani della conferenza stampa, del documentario di Tolland ed eruditi riepiloghi. In quel momento, sullo schermo, un'esuberante corrispondente impugnava il microfono davanti alla Casa Bianca.
«Al di là delle stupefacenti ripercussioni per il genere umano» annunciò «la scoperta della NASA avrà anche notevoli conseguenze politiche, qui a Washington. Il rinvenimento dei fossili meteoritici non poteva capitare in un momento migliore per il presidente.» Il tono divenne cupo. «E in un momento peggiore per il senatore Sexton.» Fu mandato di nuovo in onda il famigerato dibattito alla CNN di quel pomeriggio.
«Dopo trentacinque anni» dichiarava Sexton «mi pare assolutamente ovvio che non troveremo tracce di vita extraterrestre!»
«E se si sbagliasse?» chiedeva Marjorie Tench.
Sexton alzava gli occhi al cielo. «Oh, per l'amor di Dio, Tench! Se mi sbaglio, sono pronto a mangiarmi il cappello.»
Tutti scoppiarono a ridere nella sala Roosevelt. In retrospettiva, la messa alle corde del senatore da parte della Tench poteva apparire crudele e pesante, eppure gli spettatori non lo notavano: era tale l'arroganza di quell'uomo che sembrava aver ricevuto proprio ciò che si meritava.
Il presidente si guardò intorno in cerca della Tench. Non la vedeva da prima della conferenza stampa, e non era lì neppure in quel momento. "Strano" pensò. "Questa è anche la sua festa."
Il telegiornale continuava sottolineando per l'ennesima volta il balzo in avanti della Casa Bianca e il disastroso scivolone del senatore Sexton.
"Come possono cambiare le cose in un solo giorno" pensava il presidente. "In politica, poi, il mondo cambia in un attimo."
Prima dell'alba avrebbe avuto la conferma di quanto ciò fosse vero.
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"Pickering potrebbe rappresentare un problema" aveva detto la Tench.
Il direttore Ekstrom era troppo preoccupato da quella notizia per accorgersi della bufera che imperversava con crescente violenza fuori dall'habisfera. I cavi, in tensione, vibravano rumorosamente e il personale della NASA si muoveva avanti e indietro nervosamente e chiacchierava anziché andare a dormire. I pensieri di Ekstrom erano in balia di una bufera più forte, una tempesta esplosiva che si stava preparando a Washington. Nelle ultime ore si erano presentati molti problemi, che lui aveva regolarmente affrontato e risolto, ma uno in particolare si profilava più minaccioso di tutti gli altri messi insieme.
"Pickering potrebbe rappresentare un problema."
Non c'era nessuno sulla terra con il quale avesse meno desiderio di scontrarsi che con William Pickering, che assillava Ekstrom e la NASA da anni, cercando di controllare le procedure sulla segretezza, facendo azione di lobbying per definire le priorità delle diverse missioni e stigmatizzando l'agenzia per i troppi insuccessi.
Ekstrom sapeva bene che la sua avversione per la NASA aveva ragioni ben più profonde della recente perdita del satellite SIGINT dell'NRO, costato miliardi di dollari, esploso sulla rampa di lancio della NASA, o della fuga di notizie riservate, o della battaglia per l'assunzione di personale specializzato. Pickering non faceva che sfogare sulla NASA delusione e risentimento.
L'aereo spaziale X-33, che avrebbe dovuto sostituire lo shuttle, era in ritardo di cinque anni, il che significava la cancellazione o il rinvio di decine di programmi per la manutenzione e il lancio dei satelliti dell'NRO. Negli ultimi tempi, la frustrazione di Pickering per gli X-33 era arrivata al culmine quando aveva scoperto che la NASA aveva annullato il progetto, bruciando un investimento stimato in novecento milioni di dollari.
Ekstrom si diresse verso il suo ufficio, tirò la tenda ed entrò. Sedette alla scrivania e si strinse la testa tra le mani. Doveva prendere alcune decisioni. Quello che era iniziato come un giorno meraviglioso stava diventando un incubo. Cercò di mettersi nei panni di William Pickering. Che avrebbe fatto, a quel punto? Un uomo della sua intelligenza si era certo reso conto dell'importanza di quella scoperta, e avrebbe compreso scelte compiute per disperazione. Non gli sarebbe sfuggito che inquinare quel momento di trionfo avrebbe causato danni irreparabili.
Che cos'avrebbe fatto Pickering con le informazioni di cui disponeva? Avrebbe lasciato perdere, oppure avrebbe fatto pagare alla NASA i suoi errori?
Ekstrom si aggrondò, certo della risposta.
Dopotutto, William Pickering aveva profondi motivi di rancore verso l'agenzia spaziale… un'amarezza personale che andava ben oltre la politica.
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Rachel, tranquilla, fissava distrattamente la cabina del G4 diretto a sud, lungo la costa canadese del golfo di San Lorenzo. Tolland, seduto vicino a lei, chiacchierava con Corky. Malgrado i tanti elementi a favore dell'autenticità del meteorite, l'ammissione dell'astrofisico che il contenuto di nichel "eccedeva i valori medi prestabiliti" aveva riacceso i sospetti iniziali di Rachel. Sistemare in segreto un meteorite sotto il ghiaccio avrebbe avuto senso soltanto se fosse rientrato in un piano fraudolento architettato con cura. Peraltro, le altre prove scientifiche accreditavano la roccia come meteorite.
Rachel abbassò gli occhi sul campione che aveva tra le mani. I condri brillavano sulla superficie del disco. Tolland e Corky parlavano di quei condri metallici da un bel po', con termini scientifici del tutto nuovi per Rachel: livelli equilibrati di olivina, matrici vetrose metastabili, riomogeneizzazione metamorfica. Tuttavia, il succo era chiaro: Corky e Tolland concordavano sull'origine meteoritica dei condri. Nessun dubbio in proposito.
Rachel ruotò il campione e fece correre un dito lungo il bordo del disco, dove era visibile parte della crosta di fusione. La carbonizzazione pareva relativamente fresca — certamente non vecchia di trecento anni — ma Corky aveva spiegato che il meteorite era rimasto ermeticamente sigillato nel ghiaccio e quindi non aveva subito l'erosione degli agenti atmosferici. Sembrava logico. Rachel aveva visto un programma televisivo sul recupero di resti umani rimasti sepolti nel ghiaccio per quattromila anni: la pelle era quasi intatta.