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«Dunque» intervenne Tolland, alquanto perplesso «sostieni che la NASA possiede un sistema di propulsione pulito alimentato a idrogeno puro?»

Rachel annuì. «Non ho le cifre, ma le temperature degli scarichi di questi motori sono parecchie volte più alte di tutto quanto sia mai stato sviluppato fino a oggi, per cui richiedono la messa a punto di nuovi materiali per gli ugelli. Una grossa pietra, posta dietro uno di questi motori a idrogeno semiliquido, verrebbe scaldata da una vampata di fuoco di scarico ricco di idrogeno a una temperatura senza precedenti, con la conseguente formazione di una crosta di fusione notevole.»

«Ma per piacere!» esclamò Corky. «Siamo tornati di nuovo ai sospetti sull'autenticità del meteorite?»

All'improvviso, Tolland parve molto interessato. «Per la verità, è un'idea. Sarebbe più o meno come lasciare un masso sulla rampa di lancio durante il decollo di una navetta spaziale.»

«Dio mi salvi» mormorò Corky. «Sono in aereo con degli idioti.»

«Corky, una pietra ipoteticamente posta in un getto di gas di scarico mostrerebbe una bruciatura simile a quella di una pietra precipitata attraverso l'atmosfera, no?» chiese Tolland. «Con le stesse striature direzionali del materiale fuso.»

«Suppongo di sì» bofonchiò Corky.

«E il combustibile pulito a base di idrogeno di cui parla Rachel non lascerebbe residui chimici, solo idrogeno, un livello superiore di ioni di idrogeno nella zona di ignizione.»

Corky alzò gli occhi al cielo. «Insomma, se davvero esiste uno di questi motori ECE, ed è alimentato a idrogeno semiliquido, immagino che quello che dite sia possibile, anche se assolutamente improbabile.»

«Perché? Il processo sembrerebbe semplice» commentò Tolland.

Rachel annuì. «Occorre soltanto una roccia fossilizzata di centonovanta milioni di anni. La si piazza nella zona di scarico di un motore a idrogeno e la si seppellisce nel ghiaccio. Meteorite pronto.»

«Per un turista, forse, ma non per uno scienziato della NASA! Ancora non avete chiarito la presenza dei condri!»

Rachel si sforzò di ricordare la teoria di Corky sulla formazione dei condri. «Tu hai detto che i condri sono causati da una rapida successione di riscaldamento e raffreddamento che avviene nello spazio, giusto?»

Corky sospirò. «I condri si formano quando una roccia, congelata nello spazio, all'improvviso si surriscalda fino alla fusione parziale, intorno ai 1550 gradi centigradi. A quel punto, se si raffredda molto in fretta, le sacche liquide si consolidano dando luogo ai condri.»

Tolland osservò l'amico. «E questo processo non può avvenire sulla Terra?»

«Impossibile. Su questo pianeta non esiste una variazione di temperatura in grado di provocare quel rapido cambiamento. Qui si parla di calore del nucleo terrestre e di zero assoluto dello spazio. Estremi che semplicemente non esistono sulla Terra.»

Rachel era assorta nei suoi pensieri. «Per lo meno non in natura.»

Corky si voltò. «Cosa vorresti dire?»

«Il riscaldamento e il raffreddamento non potrebbero essere stati creati artificialmente sulla Terra?» chiese Rachel. «La roccia potrebbe essere stata investita dal getto incandescente di un motore a idrogeno semiliquido e poi subito raffreddata da un refrigerante criogenico.»

Corky la guardò a bocca aperta. «Condri fabbricati ad arte?»

«Un'idea.»

«Sì, e assurda.» Le mostrò il campione di meteorite. «Hai per caso dimenticato che questi condri sono stati datati con certezza a centonovanta milioni di anni fa?» Il tono divenne condiscendente. «A quanto mi risulta, signora Sexton, centonovanta milioni di anni fa nessuno possedeva motori a idrogeno semiliquido e refrigeranti criogenici.»

"Condri o non condri, le prove continuano ad aumentare" pensò Tolland. Taceva da parecchi minuti, turbato dalla nuova rivelazione di Rachel sulla crosta di fusione. La sua ipòtesi, per quanto sconcertante e azzardata, sollevava una serie di dubbi che lo impensierivano. "Se la crosta di fusione è spiegabile… quali altre possibilità introduce?"

«Sei silenzioso» osservò Rachel, al suo fianco.

Tolland le lanciò un'occhiata. Per un istante, nella fioca illuminazione della cabina, lesse nel suo sguardo una dolcezza che gli ricordò Celia. Cercando di scacciare i ricordi, sospirò con stanchezza. «Oh, stavo solo pensando…»

Lei sorrise. «Ai meteoriti?»

«Che altro?»

«Passi in rassegna le varie prove e cerchi di immaginare cosa ci sia sfuggito?»

«Qualcosa del genere.»

«Conclusione?»

«Non saprei, ma mi turba pensare quanti dati non hanno retto alla scoperta del pozzo di inserimento sotto il ghiaccio.»

«Le prove gerarchiche sono un castello di carte» osservò Rachel. «Se togli il presupposto di partenza, traballa tutto. Proprio la collocazione del meteorite era in effetti un presupposto di partenza.»

"Puoi dirlo." «Al mio arrivo a Milne, il direttore mi ha spiegato che il meteorite era stato trovato in una matrice integra di ghiaccio vecchia di trecento anni e che era più denso di qualsiasi altra roccia trovata nella zona. Io l'ho presa come la prova logica che era arrivato dallo spazio.»

«Come tutti noi.»

«Il contenuto di nichel medio non è un argomento conclusivo, anche se convincente.»

«Ma il valore è molto simile» commentò Corky, che evidentemente stava seguendo la conversazione.

«Però non è esatto.»

Corky assentì con una certa riluttanza.

«E queste specie mai viste di creature spaziali, anche se davvero strane, in realtà potrebbero non essere altro che primordiali crostacei di acque profonde» continuò Tolland.

Rachel annuì. «E ora, la crosta di fusione…»

«Detesto ammetterlo» dichiarò Tolland «ma comincio a pensare che ci siano più prove negative che positive.»

«La scienza non si occupa di sensazioni ma di fatti. I condri in questa roccia sono sicuramente di origine meteoritica. Concordo con voi che tutto quello che abbiamo visto dà da pensare, ma non si possono ignorare i condri. La prova a favore è conclusiva, mentre quella contraria è circostanziale.»

Rachel aggrottò la fronte. «E questo dove ci porta?»

«Da nessuna parte» fu la risposta di Corky. «I condri dimostrano che abbiamo a che fare con un meteorite. L'unica domanda è perché qualcuno l'ha ficcato sotto il ghiaccio.»

Tolland avrebbe voluto accettare in pieno la logica concreta dell'amico, ma percepiva qualcosa di stonato.

«Non sembri convinto, Mike» osservò Corky.

Tolland sospirò, perplesso. «Non so. Due su tre era accettabile, Corky, ma adesso siamo a uno su tre. Ho l'impressione che ci sfugga qualcosa.»

90

"Sono fregato" pensò Chris Harper, raffigurandosi con orrore la cella di una prigione americana. "Il senatore Sexton sa che ho mentito sul software del PODS."

Mentre scortava Gabrielle nel suo ufficio e chiudeva la porta, Harper sentì crescere all'istante l'odio verso il direttore della NASA. Quella sera aveva capito quanto potesse spingersi in basso quell'uomo. Oltre ad averlo costretto a mentire sulla riparazione del software, si era precostituito una sorta di assicurazione nel caso in cui lui, spaventato, decidesse di sottrarsi al gioco di squadra.

"Prove di appropriazione indebita" pensò Harper. "Ricatto. Molto astuto." Dopotutto, nessuno avrebbe creduto a una persona capace di sottrarre soldi all'agenzia se avesse cercato di screditare il momento più bello nella storia spaziale americana. Harper aveva già avuto modo di verificare che cosa fosse disposto a fare il direttore della NASA per salvare l'agenzia e, a quel punto, dopo l'annuncio del rinvenimento dei fossili nel meteorite, la posta in gioco era aumentata a dismisura.

Harper camminò avanti e indietro intorno al grande tavolo su cui era posato un modello del satellite PODS, un cilindro munito di molte antenne e lenti dietro scudi riflettenti. Gabrielle si sedette e lo osservò con gli occhi scuri attenti. Harper avvertì quel senso di nausea già provato durante l'infausta conferenza stampa. Aveva fatto una figura pietosa, quella sera, e tutti lo avevano interrogato in proposito. Era stato costretto a mentire di nuovo accampando la scusa di non essersi sentito bene. Colleghi e giornalisti avevano liquidato con un'alzata di spalle quella penosa performance per poi scordarsene in fretta.

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