"È ora di finirla. Subito."
Anche il capo, osservando la scena sul ponte della Goya, si stava arrovellando sugli ultimi eventi. Nulla era andato come previsto: i sospetti sul meteorite; le eliminazioni rimaste incompiute sulla banchisa. Addirittura l'assassinio di un personaggio d'alto profilo al Roosevelt Memorial.
«Capo» disse balbettando Delta-Uno, imbarazzato e sbalordito «non riesco a capire…»
"Nemmeno io…" pensò il capo. Avevano chiaramente sottovalutato i loro avversari. Osservò Rachel Sexton che, fissando l'elicottero, si portava il CrypTalk alle labbra. La voce sintetica gracchiò nelle cuffie. Si era aspettato che Rachel gli chiedesse di spegnere il disturbatore elettronico, così che Tolland potesse chiamare i soccorsi; ma le parole della donna lo gelarono.
«Siete in ritardo» disse Rachel Sexton. «Non siamo gli unici a sapere.»
Le parole riecheggiarono per un momento dentro il Kiowa. Il successo dell'intera operazione dipendeva dall'eliminazione di tutti i soggetti a conoscenza della verità e, per quanto sanguinosa, quell'opera di contenimento era l'unica soluzione possibile. L'asserzione di Rachel, benché difficile da credere, lo impensieriva non poco.
"Qualcun altro sa…"
Peraltro, Rachel Sexton era nota per la stretta osservanza del protocollo nel gestire informazioni segrete, e quindi il capo stentava a convincersi che avesse deciso di rivelare a qualcuno le sue scoperte.
Il CrypTalk trasmise di nuovo la voce di Rachel. «Ritiratevi e i vostri uomini avranno salva la vita. Venite più vicino, e sono spacciati. In ogni caso la verità salterà fuori. Evitate inutili spargimenti di sangue. Andatevene.»
«Lei sta bluffando» rispose il capo, conscio che il CrypTalk stava trasformando la sua voce in un sintetico suono androgino. «Non l'ha rivelato a nessuno.»
«Se la sente di rischiare? Non sono riuscita a contattare William Pickering, così ho preso le dovute precauzioni.»
Il capo aggrottò le sopracciglia. Era plausibile.
«Non se la bevono» concluse Rachel, guardando Tolland.
Il soldato preso negli artigli sogghignò. «Il tuo mitra è scarico e l'elicottero vi spedirà all'inferno. Siete spacciati. L'unica vostra speranza è lasciarci andare.»
"Scordatelo" pensò Rachel, cercando di formulare un nuovo piano d'azione. Guardò l'uomo legato e imbavagliato vicino al batiscafo. Sembrava delirare per l'emorragia. Gli si accovacciò accanto e lo fissò negli occhi gelidi. «Ti tolgo il bavaglio. Voglio che tu convinca l'elicottero a sparire. Sono stata chiara?»
L'uomo annuì.
Rachel strappò il bavaglio e il soldato le sputò in faccia un proiettile di saliva sanguinolenta.
«Troia» sibilò, tra colpi di tosse. «Voglio vedervi morire. Vi sgozzeranno come maiali e io mi godrò ogni secondo.»
Rachel si pulì il viso e sentì le mani di Michael Tolland che la sollevavano e la allontanavano. Michael le prese la mitraglietta e lei, dal lieve tremolio che avvertì nel suo tocco, capì che qualcosa era scattato in lui. Tolland si portò vicino a un pannello di controllo, afferrò una leva e guardò negli occhi l'uomo disteso sul ponte.
«Due punti a tuo sfavore» affermò. «E sulla mia nave è il massimo che ti è concesso.»
Con rabbia, risoluto, tirò la leva. Il grande portello del ponte vicino al Triton si aprì come la botola di un patibolo. Il soldato legato lanciò un urlo di paura e precipitò. Cadde nell'acqua da dieci metri d'altezza, sollevando uno spruzzo rossastro. Gli squali lo raggiunsero in un istante.
Il capo, sgomento, osservò dal Kiowa i resti di Delta-Tre alla deriva, trascinati dalla corrente. L'acqua, illuminata dai fari, era rosata. Alcuni squali si contendevano qualcosa che assomigliava a un braccio.
"Cristo!"
Poi tornò a rivolgere lo sguardo al ponte. Delta-Due pendeva ancora dagli artigli del Triton; ma adesso il batiscafo era sospeso su una grande apertura nel ponte e il soldato penzolava nel vuoto. Sarebbe bastato un semplice gesto di Tolland per fare di Delta-Due la vittima successiva.
«Okay, aspettate!» urlò il capo nella trasmittente. «Aspettate!»
«Crede ancora che stia bluffando?» chiese Rachel parlando nel CrypTalk. Perfino dall'abitacolo dell'elicottero, il capo poteva leggere la determinazione negli occhi della donna sul ponte. «Chiami il centralino dell'NRO e chieda di Jim Samiljan. Fa il turno di notte alla divisione Analisi e pianificazione. Gli ho detto tutto del meteorite. Ve lo confermerà.»
"Un nome preciso?" Il capo pensò che ciò non lasciava presagire niente di buono. Rachel Sexton non era una stupida: un bluff poteva essere smascherato nel giro di pochi secondi. Benché lui non conoscesse nessuno all'NRO di nome Jim Samiljan, l'organizzazione era gigantesca. Rachel, forse, diceva la verità. Doveva accertarsene, prima di ordinare l'ultimo assassinio.
«Vuole che disattivi l'ombrello elettronico per fare una telefonata di controllo?» gli chiese Delta-Uno, voltandosi.
Il capo osservò dall'alto Rachel e Tolland, in piena vista. Il rischio era minimo. Se uno dei due avesse cercato di usare un cellulare o una radio, il pilota avrebbe potuto riattivare il disturbatore e fermarli. «Chiudi l'ombrello» rispose, estraendo il suo telefono. «Mi accerto se Rachel sta mentendo, poi cercheremo un modo per liberare Delta-Due e la faremo finita.»
A Fairfax, la centralinista dell'NRO stava perdendo la pazienza. «Come le ho già detto, non trovo nessun Jim Samiljan nella divisione Analisi e pianificazione.»
L'interlocutore insistette. «Ha provato altri modi di scrivere il nome? Altri uffici?»
La centralinista aveva già provato, ma ritentò. «Non c'è un dipendente con questo nome. Ho provato a scriverlo in tutti i modi» aggiunse dopo alcuni secondi.
La persona all'altro capo del telefono sembrò stranamente compiaciuta. «Quindi lei è certa che all'NRO non lavora nessun Jim…»
All'improvviso, nella linea ci fu una serie di scariche. Qualcuno urlò. La persona al telefono imprecò e, subito dopo, riappese.
A bordo del Kiowa, Delta-Uno urlava, furioso, cercando di riattivare il disturbatore elettronico. Aveva capito troppo tardi. Fra le tante spie del complesso pannello di fronte a lui, una piccola lucina aveva cercato di avvertirlo che, dalla Goya, era partita una trasmissione via satellite. "Ma com'è possibile? Nessuno si è mosso dal ponte!"
Prima che il pilota potesse inserire di nuovo l'ombrello elettronico, la trasmissione dalla nave s'interruppe da sola. Nel laboratorio, la macchina del fax lanciò un soddisfatto biiiip.
IN COMUNICAZIONE… FAX INVIATO
121
"Uccidere o essere uccisi." Rachel aveva scoperto una parte di sé di cui ignorava l'esistenza. Adesso agiva in funzione della sopravvivenza, con una forza interiore alimentata dalla paura.
«Cosa c'era in quel fax?» chiese la voce sintetica del Cryp-Talk.
Rachel fu sollevata nel sentire la conferma che il fax era stato trasmesso come programmato. «Andatevene» intimò nel CrypTalk, guardando con odio l'elicottero che si librava sopra la sua testa. «È finita. Non ci sono più segreti.» Elencò ai suoi aggressori le informazioni appena trasmesse: una mezza dozzina di pagine di testo e foto, prove incontrovertibili dell'inganno del meteorite. «Ucciderci non farebbe che peggiorare la vostra situazione.»
Ci fu una lunga pausa. «A chi ha mandato il fax?»
Rachel non aveva alcuna intenzione di rispondere. Voleva guadagnare tempo. Lei e Michael Tolland si erano piazzati vicino all'apertura nel ponte, allineati con il Triton per impedire così al Kiowa di sparare senza colpire il soldato che ancora penzolava dai bracci meccanici del batiscafo.
«A William Pickering?» Il tono, stranamente, sembrava esprimere una speranza. «Ha mandato il fax a William Pickering?»