Литмир - Электронная Библиотека
Содержание  
A
A

Tolland annuì e si inginocchiò di fianco al radar.

Norah piantò i ramponi nel ghiaccio e si chinò in avanti per contrastare la forza del vento mentre risaliva il pendio in direzione dell'habisfera. Il vento catabatico era più forte del previsto e preannunciava l'arrivo di una tempesta. Non importava. In pochi minuti avrebbero finito. "Vedranno che ho ragione." Percorse faticosamente una ventina di metri verso l'habisfera. Raggiunse il limite della zona buia proprio quando la sua corda di sicurezza entrò in tensione.

Alzò lo sguardo verso il ghiacciaio. Mentre i suoi occhi si adattavano all'oscurità, riuscì a intravedere la linea delle torce, parecchi gradi alla sua sinistra. Si spostò fino a essere perfettamente allineata con esse. Poi alzò le braccia come un compasso, voltando il corpo per indicare l'esatta direzione. «Sono in linea, adesso!» gridò.

Tolland regolò il GPR e segnalò con le braccia. «A posto!»

Norah lanciò un'ultima occhiata al pendio, rassicurata dal sentiero luminoso che li avrebbe riportati in salvo. Tuttavia, in quel momento accadde una cosa strana. Per un attimo, una delle torce più vicine scomparve completamente alla sua vista. Non ebbe il tempo di preoccuparsi che si fosse spenta che la luce riapparve. Se non avesse saputo che era impossibile, avrebbe creduto che qualcuno fosse passato tra lei e la torcia. Ma di certo nessuno si sarebbe mai avventurato fin lì… a meno che il direttore, colto dai sensi di colpa, non li avesse fatti seguire da una squadra della NASA. Ma Norah ne dubitava. "Non ha importanza" si disse. "Forse una raffica ha fatto vacillare la fiamma."

Norah tornò al GPR. «Allineato?»

Tolland si strinse nelle spalle. «Credo di sì.»

La glaciologa si avvicinò al quadro di controllo e premette un pulsante. Il GPR emise un breve ronzio, poi tacque. «Okay, fatto.»

«Tutto qui?»

«Il lavoro grosso consiste nella preparazione. Il rilevamento richiede soltanto un secondo.»

A bordo della slitta, la stampante a infrarossi aveva già cominciato a frusciare e ticchettare. Era racchiusa in una custodia di plastica trasparente e stava lentamente espellendo un pesante foglio arrotolato. Norah attese che terminasse la stampa, poi infilò la mano sotto la plastica per prendere il foglio. "Lo vedranno" si disse, avvicinando la carta alla torcia perché tutti potessero guardare. "Non ci sarà neppure una goccia di acqua di mare."

Tutti si strinsero intorno a Norah che, accanto alla torcia, impugnava con forza il foglio tra i guanti. Fece un profondo respiro e lo srotolò per esaminare i dati. L'immagine stampata la fece arretrare con orrore.

«Oddio!» Norah non riusciva a credere ai proprio occhi. Come previsto, la stampata rivelava una nitida sezione trasversale del pozzo del meteorite colmo d'acqua. Ma quel che mai si sarebbe aspettata di vedere era una sagoma umana, grigiastra e appannata, che fluttuava a metà del pozzo. Sentì ghiacciare il sangue nelle vene. «Oddio… c'è un cadavere nel pozzo di estrazione.»

Tutti, la fissarono sgomenti.

Il corpo spettrale era riverso a testa in giù nello stretto pozzo. Intorno al cadavere c'era una sorta di sinistro sudario, come una lugubre aura. Norah comprese cos'era. Il GPR aveva catturato una debole traccia del pesante giaccone della vittima, che poteva essere soltanto pelo di cammello, lungo e fitto.

«È… Ming» disse con un filo di voce. «Deve essere scivolato…»

Norah Mangor non avrebbe mai immaginato che vedere il corpo di Ming dentro il pozzo di estrazione sarebbe stato il minore dei due choc provocati dalla stampata. Mentre i suoi occhi percorrevano la parte inferiore del pozzo, notò un'altra cosa.

"Il ghiaccio sotto il pozzo di estrazione…"

Norah fissava il foglio. Il suo primo pensiero fu che la scansione fosse imprecisa. Poi, studiando l'immagine più attentamente, un'idea sconvolgente prese forma nella sua mente, come la tempesta che si stava avvicinando. I bordi del foglio sbattevano furiosamente nel vento quando si voltò per esaminarlo meglio.

"Ma… è impossibile!"

All'improvviso, la verità si abbatté con forza su di lei. Ebbe la sensazione di venirne schiacciata. Dimenticò Ming.

A quel punto comprese. "Acqua marina nel pozzo!" Cadde in ginocchio sulla neve, accanto alla torcia. Riusciva a stento a respirare. Stringendo il foglio tra le mani, cominciò a tremare.

"Dio mio… non mi era neppure passato per la mente!"

Poi, in un improvviso scatto di collera, voltò la testa verso l'habisfera della NASA. «Bastardi!» gridò, la voce trasportata dal vento. «Maledetti bastardi!»

Nel buio, a soli cinquanta metri di distanza, Delta-Uno avvicinò il dispositivo CrypTalk alla bocca e disse due sole parole al suo capo. «Lo sanno.»

49

Norah Mangor era ancora inginocchiata sul ghiaccio quando Michael Tolland, sgomento, le sfilò il foglio dalle mani tremanti. Profondamente scosso alla vista del corpo di Ming, cercò di raccogliere le idee per decifrare l'immagine davanti a lui.

La sezione trasversale del pozzo del meteorite scendeva settanta metri sotto la superficie. Percorrendo con gli occhi la parte sottostante il cadavere sospeso, percepì che qualcosa non quadrava. Immediatamente oltre il pozzo, una colonna scura di ghiaccio marino, larga quanto il canale d'estrazione, andava dritta fino al mare aperto.

«Dio mio!» esclamò Rachel, guardando sopra la spalla di Tolland. «Il pozzo attraversa tutta la banchisa!»

Tolland appariva pietrificato, incapace di accettare quella che pareva l'unica spiegazione logica. Corky era altrettanto allarmato.

«Qualcuno ha trivellato la banchisa dal basso! Hanno intenzionalmente inserito il meteorite da sotto!» gridò Norah, folle di rabbia.

L'idealista in Tolland avrebbe voluto negare quelle parole, ma lo scienziato sapeva che probabilmente Norah aveva ragione. Sotto la banchisa di Milne c'era ampio spazio per il passaggio di un sommergibile e, poiché sott'acqua tutto pesa molto meno, anche un piccolo batiscafo non più grande del Triton monoposto di Tolland avrebbe potuto trasportare agevolmente il meteorite nel braccio meccanico. Forse si era avvicinato dal mare aperto, si era immerso sotto la banchisa e poi aveva trivellato verso l'alto. In seguito, poteva avere usato un braccio estensibile o palloni gonfiabili per spingere il meteorite nel pozzo. A quel punto, l'acqua di mare aveva riempito lo spazio sotto il meteorite cominciando a gelare. Non appena il pozzo si era chiuso abbastanza da bloccare il meteorite, il sommergibile aveva ritirato il braccio ed era scomparso, lasciando a madre natura il compito di sigillare il resto del tunnel e cancellare ogni traccia dell'inganno.

«Ma perché?» chiese Rachel, prendendo il foglio per studiarlo. «Perché fare una cosa del genere? È sicura che il suo GPR funzioni?»

«Certo che lo sono! E questa immagine spiega perfettamente la presenza di protozoi fosforescenti nell'acqua!»

Tolland dovette ammettere che purtroppo la logica di Norah era inattaccabile. I dinoflagellati fosforescenti, seguendo l'istinto, potevano aver risalito il pozzo e, intrappolati proprio sotto il meteorite, avevano finito per congelare. Poi, quando Norah aveva riscaldato la roccia, il ghiaccio sottostante si era sciolto rilasciando il plancton, che era risalito a nuoto fino alla superficie, dentro l'habisfera, dove alla fine era morto per mancanza di acqua marina.

«Ma è pazzesco!» gridò Corky. «La NASA ha scoperto un meteorite che contiene fossili extraterrestri. Che importanza può avere dove è stato trovato? Perché avrebbe dovuto prendersi la briga di seppellirlo dentro la banchisa?»

«Che cavolo ne so» replicò Norah. «Ma il georadar non mente. Siamo stati ingannati. Il meteorite non c'entra nulla con la meteora Jungersol. È stato inserito nel ghiaccio di recente, nell'ultimo anno, altrimenti il plancton sarebbe morto.» Aveva cominciato a riporre il GPR e ad assicurarlo sulla slitta. «Dobbiamo tornare indietro e dirlo a qualcuno! Il presidente sta per rilasciare una dichiarazione ufficiale basata su dati sbagliati! La NASA l'ha fregato!»

45
{"b":"119726","o":1}