Литмир - Электронная Библиотека
Содержание  
A
A

La guardia alzò gli occhi al cielo. «Come preferisce, signora Ashe.»

«Grazie, Owen, e scusi tanto.»

«Ci mancherebbe.» L'uomo chiuse la comunicazione, crollò sulla sedia e riprese a dormire.

Sola in ufficio, Gabrielle rimase immobile parecchi secondi prima di posare la cornetta. "Sexton ha saputo che sono stata in casa sua… e non me ne ha fatto parola?"

Quella notte strana, irreale, stava diventando sempre più confusa. Ripensò alla telefonata che le aveva fatto il senatore mentre si trovava nella sede della ABC. L'aveva stupita ammettendo spontaneamente di avere incontrato esponenti delle compagnie spaziali e di accettarne il denaro. La sua franchezza l'aveva riconquistata alla sua causa, facendola addirittura vergognare di se stessa. Ma, a quel punto, la confessione di Sexton appariva decisamene meno nobile.

Quei soldi erano briciole, aveva affermato Sexton. Perfettamente legali

D'un tratto, tutti i vaghi sospetti che aveva nutrito sul conto del senatore sembrarono riaffiorare contemporaneamente.

Fuori, il taxista strombazzava il clacson.

103

La plancia della Goya era un cubo di perspex situato due livelli sopra il ponte principale. Da lì Rachel aveva un panorama a trecentosessanta gradi del mare scuro che la circondava, una visione angosciante che guardò una sola volta prima di concentrarsi sulla questione più urgente.

Aveva mandato Tolland e Corky a cercare Xavia per poter parlare da sola con Pickering. Gli aveva promesso di chiamarlo subito dopo l'arrivo, e poi lei era ansiosa di sapere che cosa aveva appreso nel colloquio con Marjorie Tench.

Il SHINCOM 2100 a bordo della Goya era un sistema di comunicazione digitale con cui Rachel aveva una certa familiarità. Sapeva che la chiamata, se breve, non correva rischi di venire intercettata.

Digitò il numero privato di Pickering, appoggiò il ricevitore all'orecchio e attese. Si aspettava una risposta immediata e invece la linea continuò a squillare.

Sei, sette, otto volte Rachel guardò l'oceano nero, e l'impossibilità di raggiungere il direttore non fece che aumentare la sua inquietudine per il fatto di trovarsi in quel posto.

Nove, dieci squilli.

"Rispondi!"

Camminò nervosamente avanti e indietro, perplessa. Pickering portava sempre con sé il cellulare e, inoltre, le aveva espressamente raccomandato di chiamarlo subito.

Con crescente apprensione, rifece il numero.

Quattro squilli. Cinque.

"Ma dov'è?"

Infine, il clic del collegamento. Rachel avvertì un'ondata di sollievo, ma durò ben poco. Nessuno in linea, solo silenzio.

«Pronto, direttore?»

Tre clic in rapida successione.

«Pronto?»

Una scarica di elettricità statica le esplose nell'orecchio. Allontanò la cornetta dalla testa, assordata. Le scariche cessarono all'improvviso, poi udì una serie di rapidi toni oscillanti a distanza di mezzo secondo l'uno dall'altro. La sua perplessità cedette il passo alla consapevolezza, e poi alla paura.

«Merda!»

Si voltò verso il quadro comandi sul ponte, sbatté il ricevitore nell'alloggiamento e chiuse la comunicazione. Per parecchi secondi rimase immobile, terrorizzata, a chiedersi se fosse riuscita a interrompere la chiamata in tempo.

Al centro della nave, due ponti sotto di lei, l'idrolaboratorio della Goya era un ampio spazio di lavoro segmentato da lunghi banchi e postazioni stracolmi di apparecchiature elettroniche: strumenti per cartografare il fondale, analizzatori delle correnti, vasche, cappe per i vapori, un vano frigorifero per conservare i campioni, computer e una pila di raccoglitori per dati, e cassette di pezzi di ricambio per le manutenzioni.

La geologa marina della Goya, Xavia, era sdraiata davanti a un televisore a tutto volume. Non si voltò neppure quando Corky e Tolland entrarono.

«Siete rimasti a secco di birra?» gridò, evidentemente convinta che fossero rientrati alcuni membri dell'equipaggio.

«Xavia, sono Mike.»

La geologa si voltò di scatto, inghiottendo un pezzo del panino preconfezionato che stava mangiando. «Mike?» farfugliò, sbalordita di vederlo. Si alzò in piedi, abbassò il volume del televisore e si avvicinò, sempre masticando. «Credevo che qualcuno dei nostri avesse finito il giro dei bar. Che ci fai qui?» Ben piantata, scura di pelle, aveva una voce acuta e l'aria scorbutica. Indicò il televisore, che continuava a trasmettere brani del documentario di Tolland sul meteorite. «Non ti sei trattenuto a lungo sulla banchisa, eh?»

"È emerso qualcosa" si disse Tolland. «Xavia, sono certo che riconoscerai Corky Marlinson.»

Xavia annuì. «È un onore, signore.»

Corky fissava il panino che lei aveva in mano. «Ha un'aria appetitosa.»

Xavia gli rivolse un'occhiata stupita.

«Ho ricevuto il tuo messaggio» le disse Tolland. «Accennavi a un errore nella mia presentazione, e vorrei saperne di più.»

La geologa scoppiò in una risata stridula. «Sei tornato per questo? Oh, Mike, per l'amor del cielo, ti ho detto che non era importante. Volevo solo stuzzicarti. È chiaro che la NASA ti ha fornito dati vecchi, ma è irrilevante. Sul serio, solo tre o quattro geologi marini al mondo possono avere notato la svista!»

Tolland trattenne il respiro. «Questa svista… ha per caso a che fare con i condri?»

Sul viso di Xavia si dipinse un'espressione di assoluto sconcerto. «Dio mio! Uno di questi geologi ti ha già chiamato?»

Tolland si sentì crollare. "I condri." Volse lo sguardo su Corky, poi di nuovo sulla geologa. «Xavia, ho bisogno che tu mi dica tutto quello che sai di questi condri. Qual è stato il mio errore?»

Xavia si accorse che il collega era terribilmente serio. «Mike, niente di importante, davvero. Si tratta di un trafiletto che ho letto su una rivista specialistica, qualche tempo fa, ma mi pare eccessiva tutta questa preoccupazione da parte tua.»

Tolland sospirò. «Xavia, per quanto possa apparire strano, meno conosci di questa storia, meglio è. Ti chiedo solo di dirci quello che sai dei condri, e poi dovresti esaminare un campione di roccia per noi.»

Xavia appariva sconcertata e al tempo stesso turbata di essere tagliata fuori. «Bene, lascia che trovi l'articolo. È nel mio ufficio.» Posò il sandwich e si diresse alla porta.

«Posso finirlo?» le gridò dietro Corky.

Xavia si fermò, incredula. «Vuole finire il mio panino?»

«Be', pensavo che se lei…»

«Ma se ne prenda uno, che cavolo!» esclamò Xavia prima di uscire.

Tolland, con una risata, indicò il refrigeratore per i campioni dall'altra parte del laboratorio. «Ripiano inferiore, Corky. Tra la sambuca e i sacchi delle seppie.»

Fuori, sul ponte, Rachel scendeva la ripida scaletta per avvicinarsi all'elicottero. Il pilota della guardia costiera stava sonnecchiando ma sedette eretto quando lei bussò sul vetro dell'abitacolo.

«Già fatto? È stata rapida.»

Rachel scosse la testa, tesa. «Lei è in grado di azionare contemporaneamente il radar aereo e quello di superficie?»

«Certo. Per un raggio di quindici chilometri.»

«Li accenda, per favore.»

Perplesso, il pilota abbassò un paio di leve e lo schermo del radar si accese. La linea di scansione cominciò a ruotare pigramente.

«Vede qualcosa?» chiese Rachel.

Il pilota lasciò che l'indicatore compisse parecchie rotazioni complete, regolò alcuni comandi e osservò. Tutto libero. «Un paio di piccole navi nella zona periferica, che peraltro si stanno allontanando. Nient'altro. Miglia e miglia di mare aperto in tutte le direzioni.»

Rachel Sexton sospirò, malgrado non si sentisse particolarmente sollevata. «Mi faccia un favore. Se vede avvicinarsi qualcosa — barche, aerei, qualsiasi mezzo — mi avverta immediatamente.»

«Stia tranquilla. Tutto a posto?»

90
{"b":"119726","o":1}