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"Bastardi" pensò. "Per secoli abbiamo cercato una fottuta prova della vita nei cieli, e la troviamo proprio lo stesso anno della mia corsa alla presidenza? Qui non c'entra la fortuna, qui si tratta quasi di chiaroveggenza." Notò che in tutte le case c'era il televisore acceso. Si chiese dove fosse Gabrielle Ashe, quella sera. Era tutta colpa sua. Era stata lei a propinargli un fiasco della NASA dopo l'altro.

Sollevò la bottiglia per bere un altro sorso.

"Maledetta Gabrielle… è per causa sua se mi trovo nella merda fino al collo."

Dalla parte opposta della città, in mezzo al caos della redazione dell'ABC, Gabrielle Ashe si sentiva inebetita. L'annuncio del presidente era giunto del tutto inaspettato, lasciandola sospesa in un torpore semicatatonico. Al centro della sala, fissava uno dei monitor appesi in alto mentre intorno a lei infuriava il pandemonio.

Immediatamente dopo l'annuncio c'erano stati alcuni secondi di silenzio totale, sfociato poi in un'assordante baldoria. Quelli erano professionisti delle notizie e dovevano lasciare da parte le riflessioni personali, per le quali ci sarebbe stato tempo appena concluso il lavoro. Al momento, il mondo voleva saperne di più e l'ABC doveva provvedere. La vicenda coinvolgeva molti aspetti — scienza, storia, dramma politico — ed era destinata a scatenare emozioni di ogni genere. La notte sarebbe stata insonne per gli operatori dei media.

«Gabs?» Yolanda si avvicinò con fare protettivo. «Torniamo nel mio ufficio prima che qualcuno ti riconosca e ti metta sulla graticola per sapere le conseguenze di questa notizia sulla campagna di Sexton.»

Gabrielle, stordita, si lasciò guidare verso l'ufficio a vetri dell'amica. Yolanda la fece sedere e le porse un bicchiere d'acqua. «Considera la cosa dal lato positivo, Gabs. La campagna del tuo candidato è fottuta, ma almeno non lo sei tu.»

«Grazie, splendido.»

Yolanda si fece seria. «So che ti senti una merda. Il tuo candidato è appena stato investito da un camion e, secondo me, non si rialzerà, quanto meno non in tempo per capovolgere la situazione, ma almeno nessuna televisione trasmette la tua fotografia in primo piano. È una buona notizia, sul serio. Herney farà volentieri a meno di uno scandalo sessuale, in questo momento: ha un'aria troppo presidenziale per parlare di sesso.»

A Gabrielle sembrò una magra consolazione.

«Quanto alle accuse della Tench sui finanziamenti illeciti…» Yolanda scosse la testa. «Io ho i miei dubbi. Certo, Herney non vuole assolutamente fondare la campagna sulla denigrazione e, senza dubbio, un'indagine sulla corruzione sarebbe un duro colpo per il paese. Ma davvero Herney è tanto patriottico da non cogliere l'opportunità di schiacciare il suo avversario solo per proteggere il morale della nazione? La mia opinione è che la Tench abbia forzato la verità sulle sovvenzioni nel tentativo di spaventarti. Ha giocato d'azzardo, con la speranza di indurti ad abbandonare la nave e offrire gratis al presidente uno scandalo sessuale. Devi ammettere che stasera sarebbe stata un'occasione pazzesca per mettere in discussione la moralità di Sexton!»

Gabrielle annuì distrattamente. Uno scandalo sessuale sarebbe stato una botta dalla quale la carriera di Sexton non si sarebbe ripresa… mai più.

«L'hai battuta sulla resistenza, Gabs. Marjorie Tench ti ha buttato l'esca, ma tu non hai abboccato. Sei libera. Ci saranno altre elezioni.»

Gabrielle non sapeva più a cosa credere. Si limitò a un breve cenno di assenso.

«Devi ammettere che la Casa Bianca ha fregato Sexton in modo brillante: l'ha costretto a scoprirsi sulla NASA, ad assumere un impegno ufficiale, inducendolo a scommettere tutto sul fallimento dell'agenzia.»

"Colpa mia" pensò Gabrielle.

«E questo annuncio a cui abbiamo appena assistito, poi… Un vero colpo di genio! A parte la rilevanza della scoperta, la regia è stata di alta qualità. Collegamenti in diretta con l'Artide, il documentario di Michael Tolland! Dio mio, come si fa a competere con professionisti del genere? Zach Herney ha dato il massimo, stasera. C'è pure una ragione se quel tizio è presidente.»

"E lo sarà per altri quattro anni…"

«Adesso devo tornare al lavoro, Gabs. Tu resta qui quanto vuoi. Rimettiti in sesto.» Yolanda si diresse alla porta. «Torno a darti un'occhiata tra qualche minuto, tesoro.»

Rimasta sola, Gabrielle sorseggiò l'acqua, ma aveva un sapore orribile. Come ogni altra cosa, del resto. "È colpa mia" si ripeteva, nel tentativo di scaricarsi la coscienza ricordando tutte le tetre conferenze stampa della NASA nell'ultimo anno: le battute d'arresto nella costruzione della stazione spaziale, il rinvio dell'X-33, le tante missioni fallite su Marte, i continui sforamenti del budget. Si chiese che cosa avrebbe potuto fare di diverso.

"Niente. Hai fatto tutto giusto."

E tutto si era ritorto contro di lei.

74

Il SeaHawk, un rombante elicottero della marina, era decollato segretamente dalla base aerea di Thule, nella Groenlandia settentrionale. A bassa quota per sfuggire ai radar, aveva percorso cento chilometri sul mare aperto sotto una vera bufera. Poi, eseguendo gli strani ordini ricevuti, i piloti, contrastando il vento, portarono il velivolo su una serie di coordinate. Sotto di loro, l'oceano deserto.

«Dov'è l'appuntamento?» gridò il copilota, confuso. Eseguendo le istruzioni di usare un elicottero dotato di verricello di salvataggio, si era aspettato un'operazione di ricerca e soccorso. «Sicuro che siano le coordinate giuste?» Puntò il riflettore sui cavalloni, ma sotto di loro non c'era nulla, tranne…

«Per la miseria!» Il pilota tirò indietro la barra per sollevare il mezzo velocemente.

La nera montagna di acciaio si erse improvvisa tra i marosi. Un gigantesco sottomarino senza alcuna dicitura aveva svuotato le casse di zavorra per alzarsi tra una nuvola di spuma.

I piloti scoppiarono a ridere, imbarazzati. «Devono essere loro.»

Come ordinato, l'operazione procedette nel più totale silenzio radio. Il doppio portello in cima alla torretta si aprì e un marinaio fece loro alcuni segnali luminosi. L'elicottero, allora, si spostò sul sottomarino e calò un'imbracatura di salvataggio per tre persone, sostanzialmente costituita da tre anelli rivestiti di gomma su un cavo retrattile. Nel giro di sessanta secondi, tre "trapezisti" sconosciuti ondeggiarono sotto il velivolo e salirono lentamente contro la corrente discendente del rotore.

Quando il copilota li tirò a bordo — due uomini e una donna — il pilota segnalò con la torcia al sottomarino l'avvenuto recupero. L'enorme mezzo navale sparì immediatamente sotto il mare spazzato dal vento, senza lasciare tracce della sua presenza.

Con i passeggeri a bordo, il pilota guardò avanti, abbassò il muso dell'elicottero e puntò verso sud per portare a termine la missione. La tempesta era ormai vicina e i tre sconosciuti dovevano essere condotti sani e salvi alla base aerea di Thule per essere poi caricati a bordo di un jet in partenza per una destinazione ignota. Sapeva soltanto che gli ordini erano arrivati dall'alto, e che stava trasportando un carico molto prezioso.

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