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Seduto sul fondo del Crestliner, che filava senza nessuno al timone, Corky si chiedeva per quale ragione l'elicottero non l'avesse ancora localizzato. Sollevò la testa per scrutare l'orizzonte verso poppa, aspettandosi di scorgere la Goya o il suo inseguitore; ma, stranamente, non vide niente. Le luci della nave erano sparite. Di sicuro non s'era allontanato così tanto. O forse sì?

Si sentì d'un tratto rincuorato e gli tornò la speranza di riuscire a scappare. Forse l'avevano perso nel buio. Forse avrebbe raggiunto la costa!

Fu allora che notò che la scia lasciata dal motoscafo non era dritta. Si incurvava gradualmente, come se la barca avesse percorso un ampio arco, invece di navigare in linea retta. Confuso, seguì la scia con lo sguardo e individuò una larga curva sulla superficie del mare. Un istante dopo vide la nave.

La Goya era a meno di un chilometro, leggermente a sinistra della prua del motoscafo. Con sgomento, Corky capì il suo errore. Senza nessuno al timone, la barca sia era impercettibilmente allineata con la direzione della potente corrente, il vortice d'acqua del megapennacchio. "Sto girando in tondo…"

Era tornato al punto di partenza.

Conscio di essere ancora nelle acque infestate di squali della zona surriscaldata, ricordò le tetre parole di Tolland: "Lobi olfattivi del telencefalo molto sviluppati… Percepiscono l'odore di sangue a un chilometro di distanza". Si guardò le mani insanguinate e la gamba avvolta nel nastro adesivo.

L'elicottero sarebbe stato presto sopra di lui.

Strappandosi di dosso i vestiti intrisi di sangue, Corky s'affannò, nudo, verso la poppa del motoscafo. Conscio che nessun pesce era in grado di tenere il passo con la barca, si sciacquò come meglio poté, nella turbolenta scia dell'elica.

"Basta solo una goccia di sangue…"

Si alzò, nudo nella notte, consapevole che non gli restava che una cosa da tentare: la sola sostanza in grado di sovrastare l'odore del sangue era l'acido urico. Molti animali delimitano il territorio con l'urina, uno dei fluidi dall'odore più intenso prodotti dall'organismo.

"Più intenso del sangue" si augurò. Rammaricandosi di non avere bevuto qualche birra in più, la sera prima, Corky issò la gamba ferita sulla fiancata del motoscafo e cercò di urinare sul nastro adesivo.

"Forza!" Aspettò. "Niente di più difficile che pisciarsi addosso mentre un elicottero t'insegue."

Finalmente ci riuscì. Urinò su tutto il nastro adesivo, bagnandolo completamente. Con quel po' che gli era rimasto nella vescica, intrise uno straccetto col quale si strofinò tutto il corpo. "Che delizia."

Dal cielo scuro, un raggio laser rosso calò ad angolo su di lui, come la lama splendente di un'enorme ghigliottina. L'elicottero apparve su una traiettoria che intersecava la rotta della barca. Evidentemente il pilota non si capacitava che il motoscafo fosse tornato verso la nave.

Indossando velocemente un giubbotto salvagente, Corky si portò a poppa. Il raggio di luce andò a fermarsi sul fondo macchiato di sangue, a solo un metro e mezzo da lui. Era giunto il momento.

A bordo della Goya, Michael Tolland non vide il suo Crestliner Phantom 2100 esplodere e roteare per aria come una girandola in fiamme. Ma sentì il boato.

117

Di solito, l'ala Ovest della Casa Bianca era tranquilla a quell'ora, ma l'inaspettata apparizione del presidente, in vestaglia e pantofole, aveva buttato giù dal letto gli assistenti e il personale della residenza.

«Non riesco a trovarla, signore» disse un giovane assistente, seguendo il presidente nello Studio Ovale. L'aveva cercata ovunque. «La signora Tench non risponde al pager né al cellulare.»

«Avete provato nel…» Il presidente sembrava esasperato.

«Ha lasciato il palazzo, signore» disse un altro assistente, entrando di fretta. «Ha firmato il libro delle uscite circa un'ora fa. Crediamo sia andata all'NRO. Uno dei centralinisti dice che la signora ha parlato con Pickering, stasera.»

«William Pickering?» Il presidente era perplesso. La Tench e Pickering non andavano d'accordo. «Lo avete chiamato?»

«Neppure lui risponde. Il centralino dell'NRO non riesce a trovarlo. Dicono che il cellulare di Pickering è staccato. È come se fosse sparito dalla faccia della terra.»

Herney fissò gli assistenti per un attimo, poi andò al mobile bar per versarsi un bourbon. Mentre portava il bicchiere alle labbra, entrò trafelato un uomo dei servizi segreti.

«Signor presidente, non l'avrei svegliata, ma credo che debba essere informato che c'è stata un'esplosione al Roosevelt Memorial.»

«Cosa?» Herney quasi lasciò cadere il bicchiere. «Quando?»

«Un'ora fa.» L'agente era scuro in viso. «E l'FBI ha appena identificato la vittima…»

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Il dolore era fortissimo. Delta-Tre si sentiva galleggiare in uno stato di semincoscienza. "È questa la morte?" Cercò di muoversi, ma era paralizzato. Riusciva a malapena a respirare e vedeva solo forme indefinite. Ritornò con la mente all'esplosione del Crestliner in mare; rivide la ràbbia negli occhi di Michael Tolland, che lo sovrastava puntandogli l'asta micidiale alla gola.

"Di sicuro Tolland mi ha ucciso…"

Eppure, il dolore straziante al piede destro gli diceva che, sicuramente, era ancora vivo. Lentamente, gli ritornò la memoria. Nell'udire lo scoppio del motoscafo, Tolland aveva urlato di rabbia per la perdita dell'amico e poi, fissando Delta-Tre con occhi allucinati, si era inarcato, pronto a conficcargli l'asta in gola. Ma aveva esitato, come trattenuto da uno scrupolo. Poi, frustrato, con furia brutale aveva affondato lo stivale in ciò che restava del piede del soldato.

L'ultima cosa che Delta-Tre ricordava era d'aver vomitato, in preda al dolore, mentre il mondo spariva in una delirante oscurità. Adesso stava rinvenendo e non aveva la più pallida idea di quanto a lungo fosse rimasto incosciente. Sentì le braccia legate dietro la schiena, con un nodo così stretto che poteva essere stato fatto solo da un marinaio. Anche le gambe, legate e assicurate ai polsi, lo immobilizzavano in una posizione arcuata all'indietro. Cercò di urlare, ma non riuscì a produrre alcun suono. Qualcosa gli imbottiva la bocca.

Delta-Tre non si capacitava di che cosa stesse accadendo. Poi percepì il vento fresco, vide le luci e capì di essere sul ponte principale della Goya. Si contorse per guardarsi intorno in cerca d'aiuto e si spaventò alla vista della sua immagine distorta, riflessa dalla cupola tondeggiante di perspex del batiscafo. Il battello era sospeso proprio di fronte a lui. Capì di essere sdraiato su una grande botola.

Ma non era tanto questo a preoccuparlo, quanto un altro ovvio interrogativo.

"Se io sono sul ponte… dov'è Delta-Due?"

Delta-Due era diventato inquieto.

Nonostante il suo compagno avesse dichiarato via Cryp-Talk che era tutto a posto, lo sparo isolato che aveva udito non era quello di una mitraglietta. Chiaramente, era stato esploso con qualche arma da fuoco da Tolland o da Rachel Sexton. Delta-Due si era spostato in una posizione dalla quale poteva scrutare la rampa da cui era disceso il compagno. Proprio allora aveva visto il sangue.

Con l'arma spianata, era sceso sottocoperta e aveva seguito la scia lungo la passerella che portava a prua. Da lì, la traccia lo aveva condotto, su per un'altra rampa, di nuovo sul ponte principale della nave, completamente deserto. Con crescente cautela, Delta-Due aveva seguito la lunga macchia scarlatta attraverso il ponte laterale, ritornando verso poppa, dov'era passato vicino all'ingresso della prima rampa dalla quale era sceso.

"Che diavolo sta succedendo?" Sembrava che la striscia di sangue percorresse un gigantesco cerchio.

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