Rachel guardò Michael. Aveva una mitraglietta puntata alla testa.
"Sul batiscafo." Non aveva scelta.
Con la sensazione di fare un passo nel vuoto dal bordo di un precipizio, Rachel salì sulla cofanatura del motore del Triton, che offriva una piccola superficie piatta dietro l'oblò a cupola. Il batiscafo era sospeso sopra la botola aperta come un enorme filo a piombo, ma le nove tonnellate della sua massa si spostarono di appena pochi millimetri sotto i piedi della donna che cercava di mantenere l'equilibrio.
«Okay, si muova» disse Delta-Uno a Tolland. «Vada ai comandi e chiuda il portellone.»
Sempre sotto tiro, Tolland si avviò verso la console, seguito dal soldato. Rachel sentì gli occhi di Michael su di sé, come se cercasse di comunicarle qualcosa. La fissò, poi abbassò lo sguardo a indicare il boccaporto d'accesso al batiscafo, in cima al Triton.
Rachel lanciò un'occhiata in basso. Il boccaporto era aperto e il pesante portello rotondo era puntellato da un sostegno. Era in grado di vedere l'interno dell'abitacolo monoposto. "Vuole che io salti nel batiscafo?" Sicura di sbagliarsi, Rachel tornò a guardare Tolland, che aveva quasi raggiunto il pannello di controllo. Gli occhi di lui la fissarono. Questa volta fu più esplicito; le sue labbra formarono chiaramente le parole: "Dentro! Subito!".
Delta-Uno captò il movimento di Rachel con la coda dell'occhio e si girò istintivamente, aprendo il fuoco. Rachel precipitò nel boccaporto sotto una sventagliata di pallottole. Quando i proiettili lo colpirono, rimbalzando in una pioggia di scintille, il portello risuonò come una campana e si chiuse sull'abitacolo. Tolland, appena sentì di non avere più la canna del mitra puntata alla schiena, fece la sua mossa. Si tuffò a sinistra, evitando la grande botola aperta. Atterrò sul ponte e smorzò la caduta rotolando, mentre il soldato girava su se stesso con il mitra fiammeggiante. I proiettili esplosero alle spalle di Tolland, che correva al riparo dietro l'argano dell'ancora: un enorme cilindro motorizzato, intorno al quale era avvolto il lungo cavo d'acciaio collegato all'ancora di poppa.
Tolland aveva un piano e doveva agire velocemente. Mentre il soldato gli si avventava contro, afferrò la leva dell'argano con tutte e due le mani e la abbassò. Istantaneamente, l'enorme verricello cominciò a srotolare metri di cavo e la Goya rollò nella forte corrente. L'improvviso movimento fece ruzzolare ogni cosa sul ponte. Il cavo dell'ancora continuò a srotolarsi sempre più velocemente, mentre la corrente trasportava la nave all'indietro.
"Dai, dai bellezza" la esortava Tolland.
Riacquistato l'equilibrio, il soldato si lanciò di nuovo verso di lui. All'ultimo momento, l'oceanografo si puntellò per spingere con forza la leva dell'argano verso l'alto, bloccando il verricello. La catena dell'ancora si tese, facendo tremare l'intero scafo della Goya, che si bloccò immediatamente. Ogni cosa sul ponte prese il volo. Delta-Uno si ritrovò in ginocchio vicino a Tolland e Pickering cadde pesantemente sulla coperta, mentre il Triton prese a ondeggiare violentemente, sospeso al cavo.
Con un cigolio stridente la struttura metallica danneggiata del pilone di supporto cedette, sussultando come in un terremoto. L'angolo di destra del ponte della Goya cominciò a crollare sotto il suo stesso peso. La nave vacillò, inclinandosi come un grosso tavolo privato di una gamba. Il metallo che si contorceva cigolando sotto i colpi violenti delle onde mandava un lamento assordante.
A pugni stretti, nell'abitacolo del Triton, Rachel cercava di reggersi, mentre le nove tonnellate del batiscafo ondeggiavano paurosamente sopra l'apertura del ponte, ormai molto inclinato. Attraverso quel poco di perspex trasparente che rimaneva dell'oblò, vide il mare agitarsi furioso, dieci metri più in basso. Alzando gli occhi, cercò Tolland con lo sguardo e si ritrovò a osservare una scena drammatica.
A un metro di distanza, intrappolato tra gli artigli del Triton, il membro della Delta Force urlava di dolore mentre veniva sballottato su e giù come un burattino. William Pickeriag, barcollante, andava ad aggrapparsi a una galloccia sul ponte. Vicino all'argano, anche Tolland cercava di non cadere in mare sostenendosi alla leva del verricello. Rachel vide che Delta-Uno, ancora armato di mitra, si era rimesso in piedi. «Mike, attento!» urlò da dentro il batiscafo.
Ma l'attenzione del soldato non era rivolta a Tolland: a bocca aperta, guardava il suo elicottero con un'espressione d'orrore. Rachel si voltò per seguire il suo sguardo. Il Kiowa, con il suo ampio rotore che ancora girava al minimo, aveva cominciato a slittare sui lunghi pattini, che agivano come sci sulla superficie inclinata del ponte. Fu allora che si accorse che l'elicottero stava puntando dritto verso il Triton.
Scalando il ponte inclinato verso l'elicottero che scivolava, Delta-Uno si arrampicò nell'abitacolo del velivolo. Non aveva alcuna intenzione di lasciare cadere nell'oceano il loro unico mezzo di fuga. Si impadronì dei comandi e tirò la leva di controllo. "Decolla!" Le pale del rotore accelerarono con un rombo assordante nello sforzo di sollevare il pesante mezzo d'assalto. "Su, per Dio!" L'elicottero continuò a scivolare verso il Triton e Delta-Due, ancora intrappolato. A causa della posizione del Kiowa, anche il rotore era inclinato e, quando il velivolo decollò, invece di sollevarsi balzò in avanti, verso il batiscafo, come una gigantesca sega rotante.
"Su!" Delta-Uno tirò la leva, rimpiangendo di non potersi liberare di quella mezza tonnellata di missili Hellfire che ancora lo appesantivano. Le pale del rotore mancarono d'un soffio la testa del suo compagno e la cupola del Triton, ma l'elicottero era troppo veloce: non avrebbe mai potuto evitare il cavo al quale era sospeso il batiscafo.
Quando le pale del rotore, che ruotava a trecento giri al minuto, toccarono il cavo d'acciaio intrecciato, tarato per quindici tonnellate, il suono lacerante del metallo che veniva a contatto esplose nella notte, evocando lo stridore di un'epica battaglia. Dall'abitacolo dell'elicottero, Delta-Uno vide il rotore toccare il cavo come la lama di una gigantesca falciatrice che investa una catena d'acciaio. Ci fu un'eruzione accecante di scintille e le pale del Kiowa si disintegrarono. Il pilota sentì l'elicottero precipitare di sotto e i pattini colpire il ponte con violenza. Cercò di mantenere il Kiowa sotto controllo, ma non aveva più portanza. Rimbalzò due volte sulla superficie inclinata, poi slittò andando a fracassarsi contro il parapetto del ponte.
Per un momento, Delta-Uno si illuse che la battagliola avrebbe resistito.
Poi sentì che si spezzava. Il pesante elicottero sbandò fuoribordo e precipitò in mare.
Rachel sedeva paralizzata nel Triton. Con il corpo premuto contro il seggiolino, era riuscita a puntellarsi nel momento della violenta collisione tra il minisommergibile e il rotore dell'elicottero. Le pale, che si erano letteralmente avvolte attorno al cavo, avevano risparmiato lo scafo, ma Rachel sapeva che la treccia metallica era stata gravemente danneggiata.
Doveva uscire dal Triton al più presto. Il soldato sanguinante, intrappolato nei bracci meccanici e ustionato dalle schegge, pareva delirare. Appena oltre, Rachel poteva vedere Pickering ancora aggrappato alla galloccia, sul ponte inclinato.
"Ma dov'è Michael?" Ebbe solo un istante di panico, prima che un nuovo orrore la investisse. Sopra la sua testa, il cavo sfilacciato al quale era appeso il Triton sibilò minaccioso come una frusta, mentre la treccia d'acciaio si dipanava; poi, con un sonoro schiocco, cedette.
Rachel galleggiò per un attimo senza peso nell'abitacolo del batiscafo in caduta. Il ponte sparì e le passerelle sottocoperta sfilarono veloci davanti all'oblò. Il soldato intrappolato impallidì di paura mentre il batiscafo accelerava verso l'acqua. La caduta sembrò interminabile.