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Tutti tacciono.

— Padre Maher concluderà con la benedizione — dice il Padre Capitano de Soya. — Buona fortuna a tutti.

27

Non so bene che cosa ci spinse ad andare tutti nella camera da letto del Console, in punta alla nave, per guardare la traslazione nello spazio normale. L’ampio letto del Console (quello dove avevo dormito nelle ultime settimane) occupava il centro della stanza, ma lo si poteva ripiegare in una sorta di divano e ora lo ripiegai. Dietro il letto c’erano due cubi opachi (il guardaroba e il bagno/doccia), ma quando lo scafo diventava trasparente, quei cubi erano due semplici blocchi neri contro il campo di stelle intorno a noi e sopra di noi. Mentre la nave decelerava dalla velocità Hawking, le ordinammo di rendere trasparente lo scafo

La prima occhiata, mentre la nave si apprestava a iniziare la rotazione per posizionarsi e decelerare, ci mostrò il pianeta Vettore Rinascimento, tanto vicino da risultare un disco bianco e azzurro anziché un puntino simile a una stella, e due delle tre lune. Si vedevano decine e decine di stelle, cosa insolita, perché in genere il bagliore del sole anneriva il cielo e lasciava scorgere solo le stelle più luminose. Aenea si stupì.

«Non sono stelle» disse la nave, completando la lenta rotazione. Il motore a fusione si accese con un rombo e iniziammo a decelerare verso il pianeta. In situazioni normali non saremmo mai usciti dalla velocità C-più così vicino a un pianeta e alle sue lune (i loro pozzi gravitazionali rendevano assai pericolose le decelerazioni) ma la nave ci aveva garantito che i suoi campi migliorati avrebbero superato qualsiasi difficoltà. Ma non quella che si presentava!

«Non sono stelle» ripeté la nave. «Ci sono più di cinquanta navi in movimento nel raggio di centomila chilometri da noi. Altre decine di navi sono in posizione orbitale di difesa. Tre di esse… navi torcia, dalla traccia di fusione… si trovano a duecento chilometri da noi e si avvicinano.»

Nessuno aprì bocca. La nave si sarebbe potuta risparmiare l’ultima frase: le tre scie dei motori a fusione parevano direttamente su di noi, ardevano in cima alla nostra nave come fiamme di saldatore soffiate contro il nostro viso.

«Ci danno la voce» disse la nave.

— Video? — domandò Aenea.

«Solo audio» rispose la nave, in un tono che pareva più conciso ed efficiente del solito. Possibile che una IA provasse tensione?

— Sentiamo — disse la bambina.

«…nave appena entrata nel sistema Vettore Rinascimento» diceva in quel momento una voce. Una voce nota. L’avevamo udita nel sistema di Parvati. Il Padre Capitano de Soya. «Attenzione, nave appena entrata nel sistema Vettore Rinascimento» ripeté la voce.

— Da quale nave proviene la chiamata? — domandò A. Bettik, guardando le tre navi torcia in avvicinamento. Il suo viso azzurro era bagnato dalla luce azzurra dei motori al plasma.

«Non identificabile» rispose la nave. «Trasmissione a raggio compatto di cui non ho localizzato la provenienza. Potrebbe provenire da una qualsiasi delle settantanove navi sui miei schermi.»

Avevo l’impressione di dover fare un commento, dire qualcosa d’intelligente. — Yoicks — dissi, come se aizzassi i cani in una caccia alla volpe. Aenea mi lanciò un’occhiata e poi tornò a guardare le navi torcia sempre più vicine.

— Tempo per Vettore Rinascimento? — domandò con calma.

«Quattordici minuti a delta-v costante» disse la nave. «Ma questo livello di decelerazione sarebbe illegale entro quattro distanze planetarie.»

— Continua a questo livello.

«Attenzione, nave appena entrata nel sistema Vettore Rinascimento» diceva intanto la voce di de Soya. «State per essere abbordati. In caso di resistenza, useremo gli storditori. Ripeto… attenzione, nave appena entrata…»

Aenea mi guardò e sorrise. — Mi sa che non posso più usare il trucco della depressurizzazione, eh, Raul?

Non riuscii a pensare un commento intelligente, a parte il yoicks di poco prima. Mostrai le mani, palmi in alto.

«Attenzione, nave appena entrata nel sistema Vettore Rinascimento. Ci affianchiamo. Non opponete resistenza mentre agganciamo i campi di contenimento esterni.»

Per chissà quale motivo, in quel momento, mentre Aenea e A. Bettik alzavano il viso per guardare i tre motori a fusione che si separavano e le navi torcia che diventavano visibili a meno di un chilometro dalla nostra, disposte ai vertici di un triangolo equilatero con noi al centro, osservai il viso della bambina. I suoi lineamenti tradivano tensione, forse… c’era una lieve piega agli angoli della bocca… ma tutto sommato Aenea pareva perfettamente composta e totalmente interessata. I suoi occhi scuri erano grandi e luminosi.

«Attenzione, nave» disse la voce del capitano della Pax. «Fra trenta secondi agganciamo i campi.»

Aenea andò ai bordi della stanza, allungò la mano per toccare lo scafo invisibile. Dal mio punto d’osservazione era come se ci trovassimo sul cocuzzolo circolare di un’altissima montagna, con stelle e azzurre code di cometa da ogni lato, e Aenea fosse in bilico sull’orlo del precipizio.

— Per favore, Nave, dammi la trasmissione audio a banda larga in modo che tutte le navi della Pax possano sentirmi.

Il Padre Capitano de Soya segue gli eventi, nella realtà tattica e nello spazio reale. Nella realtà tattica si trova sopra il piano dell’ellittica e vede le navi schierate intorno al bersaglio in decelerazione come punti di luce posti lungo i raggi e il bordo di una ruota. Accanto al mozzo, tanto vicino alla nave della bambina da risultare quasi indistinguibili, ci sono la Melchiorre, la San Tommaso Akira e la Baldassarre. Più lontano, ma in fase di decelerazione perfettamente sincrona con le quattro navi nel mozzo dell’ipotetica ruota, ci sono più di dieci altre navi torcia al comando del capitano Sati a bordo della Sant’Antonio. A diecimila chilometri da queste ultime, disposti intorno a un mozzo perimetrale in lenta rotazione, anch’essi in decelerazione per l’ingresso nello spazio cislunare di Vettore Rinascimento, ci sono i cacciatorpediniere classe Benedizione, tre delle sei navi Tre-C e la portaerei San Malo, sulla quale de Soya osserva gli eventi dal Centro Controllo Combattimento. Avrebbe voluto, ovviamente, trovarsi con la task force MAGI, in rapido avvicinamento alla nave della bambina, ma si è reso conto che per un comandante quella posizione troppo ravvicinata sarebbe inopportuna. La Madre Capitano Stone, promossa dall’ammiraglio Serra solo la settimana precedente, rimarrebbe particolarmente seccata se sminuissero in quel modo il suo primo vero scontro.

Perciò dalla San Malo de Soya guarda la sua Arcangelo Raffaele in orbita di parcheggio intorno a Vettore Rinascimento, con le vedette di difesa e i mezzi leggeri di protezione. Passando rapidamente dalla realtà affollata di luci rosse del Tre-C della San Malo al panorama dello spazio tattico segnato da fiamme di fusione, scorge le scintille sopra quella sorta di ruota in movimento formata di navi, mentre altre decine sono schierate a formare una sfera gigantesca che blocchi qualsiasi direzione di fuga alla nave della bambina. De Soya torna all’affollato Tre-C e nota il viso color sangue degli osservatori Wu e Brown, nonché del comandante Barnes-Avne, che si tiene in contatto su banda compatta con i cinquanta marines a bordo delle navi MAGI. Negli angoli dell’affollato Tre-C de Soya vede Gregorius e gli altri due soldati. Tutt’e tre sono rimasti molto delusi di non fare parte delle squadre d’abbordaggio, ma de Soya li tiene in serbo come guardie del corpo nel viaggio di ritorno a Pacem con la bambina.

Passa di nuovo sul canale a raggio compatto. «Attenzione, nave» dice, sentendo il battito del proprio cuore quasi come un rumore di fondo «fra trenta secondi agganciamo i campi.» Si rende conto d’avere paura per la bambina. Se qualcosa deve andare storto, accadrà nei prossimi minuti. Le simulazioni hanno affinato il procedimento e ci sono solo sei probabilità su cento che la bambina finisca male… ma de Soya considera troppo alto anche quel sei percento. Ogni notte, per 142 notti, ha sognato la bambina.

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