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Poi fummo al di là. Il sole era scomparso. Il giorno era scomparso. Le rive del fiume e la giungla non c’erano più. Da ogni parte l’acqua si estendeva fino all’orizzonte. Stelle così grandi e numerose come non avevo mai immaginato né tantomeno visto, riempirono un cielo che pareva smisurato.

Proprio sopra di noi, mettendo in risalto come proiettori arancione la figura di Aenea, c’erano tre lune, ciascuna della grandezza di un pianeta con tutte le carte in regola.

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— Affascinante — disse A. Bettik.

Non avrei scelto quella parola, che però per il momento bastava. La mia prima reazione fu diversa: incominciai a catalogare in negativo la nostra situazione. Non eravamo sul mondo giungla; non eravamo su di un fiume… da ogni parte l’oceano toccava il cielo notturno; non eravamo alla luce del giorno; non colavamo a picco.

La zattera galleggiava con sovrana indifferenza sui flutti di quel placido ma vasto oceano. Con l’occhio del marinaio notai che, se da una parte le onde lambivano un po’ più in alto i bordi della zattera, dall’altra il legno delle gimnosperme pareva galleggiare meglio. Mi misi in ginocchio accanto al timone, raccolsi nel palmo un po’ d’acqua e provai ad assaggiarla. Sputai subito e mi sciacquai la bocca, con l’acqua dolce della borraccia appesa alla cintura. Quel mare era molto più salato degli oceani di Hyperion.

— Uau! — disse Aenea sottovoce, fra sé. Immaginai che si riferisse alle lune sorgenti. Tutt’e tre erano gigantesche, arancioni, ma quella centrale era così vasta che perfino metà del suo diametro pareva riempire quello che ancora consideravo il cielo orientale. Aenea si alzò e la sua sagoma in piedi non arrivava nemmeno a metà della gigantesca semisfera arancione. Legai il timone e raggiunsi gli altri a prua della zattera. A causa del lieve rollio dei flutti, tutt’e tre ci reggevamo al palo verticale, al quale era ancora appesa la camicia di A. Bettik, agitata dalla brezza notturna. La camicia risplendeva candidamente alla luce delle lune e delle stelle.

Smisi per un momento di sentirmi marinaio e scrutai il cielo come se fossi un pastore. Le costellazioni che da bambino preferivo… il Cigno, il Bislacco, le Sorelle Gemelle, le Navi Coloniali, la Coppa Patria… mancavano oppure erano talmente distorte da risultarmi irriconoscibili. Però c’era la Via Lattea: la sinuosa autostrada della nostra galassia era visibile, dall’orizzonte increspato di marosi alle nostre spalle fino al punto dove si confondeva con il bagliore delle lune sorgenti. In genere le stelle erano molto più fioche, se nel cielo c’era una normale luna come quella della Vecchia Terra, altro che tre lune giganti. Pensai che un cielo privo di polvere, la mancanza di sorgenti luminose di qualsiasi genere e l’aria più rarefatta offrissero quell’incredibile spettacolo. Mi riuscì difficile immaginare quanto splendessero lì le stelle in una notte illune.

Ma dove ci trovavamo? Ebbi un presentimento. — Nave? — chiamai nel comlog. — Ci sei sempre?

Rimasi sorpreso, quando dal braccialetto giunse la risposta. «Le parti scaricate sono sempre qui, signor Endymion. In che cosa posso esserle utile?»

Aenea e A. Bettik staccarono lo sguardo dalla gigantesca luna sorgente e guardarono il comlog.

— Allora non sei la nave? — dissi. — Cioè…

«Se si riferisce al fatto di trovarsi in comunicazione diretta con la nave, la risposta è no» disse il comlog. «Le bande di trasmissione sono state tagliate nel momento in cui avete attraversato il portale. Tuttavia questa versione condensata della nave riceve dati video.»

Avevo dimenticato che il comlog possedeva fotorilevatori. — Puoi dirci dove ci troviamo? — domandai.

«Un minuto, prego» rispose il comlog. «Se solleva un pochino il braccio… grazie… eseguo una scansione del cielo e faccio il confronto con le coordinate di navigazione.»

Mentre il comlog elaborava, A. Bettik disse: — Ritengo di sapere dove ci troviamo, signor Endymion.

Anch’io pensavo di saperlo, ma lasciai parlare l’androide. — Questo pianeta pare adattarsi alla descrizione di Mare Infinitum. Uno dei vecchi mondi della Rete, ora parte della Pax.

Aenea non aprì bocca. Guardava ancora con aria rapita la gigantesca luna. Diedi un’occhiata alla sfera arancione che dominava il cielo e mi accorsi che nuvole color ruggine si muovevano sulla sua superficie polverosa. Guardai meglio e mi accorsi che le caratteristiche della superficie erano visibili: macchie brune che forse erano colate di lava, la lunga cicatrice di una vallata con affluenti, la traccia di campi di ghiaccio intorno al polo nord, un indefinibile irraggiamento di linee colleganti quelle che potevano essere catene montuose. Quel corpo celeste assomigliava un poco a un ologramma del pianeta Marte (prima che fosse terraformato) nel sistema della Vecchia Terra.

— Mare Infinitum dà l’impressione d’avere tre lune — diceva intanto A. Bettik — ma in realtà è il satellite di un vicino pianeta roccioso di dimensioni gioviane.

Indicai la luna polverosa. — Come quello?

— Proprio come quello. Ho visto delle fotografie… è disabitato, ma durante l’Egemonia i suoi giacimenti furono sfruttati a fondo.

— Anch’io ritengo che questo pianeta sia Mare Infinitum — dissi. — Ne ho sentito parlare da alcuni cacciatori venuti da altri mondi della Pax. Grande pesca d’alto mare. Dicevano che nell’oceano di Mare Infinitum c’è una sorta di creatura cefalocordata, munita d’antenne, che supera i cento metri: se non la catturano, inghiotte i pescherecci interi…

Chiusi subito il becco. Tutt’e tre scrutammo le acque scure come vino. Nel silenzio si udì il trillo del comlog: «Trovato! I campi stellari si accordano perfettamente con quelli della mia banca dati di navigazione. Vi trovate sul satellite di un mondo sub-gioviano intorno alla stella 70 Ophiuchi A, due-sette-virgola nove anni luce da Hyperion, uno-sei-virgola-quattro-zero-otto-due anni luce dal sistema della Vecchia Terra. Si tratta di un sistema binario, del quale 70 Ophiuchi A è la stella primaria, a zero-virgola-sei-quattro unità astronomiche, e 70 Ophiuchi B è la stella secondaria, a otto-nove UA. Poiché a quanto pare lì avete atmosfera e acqua, è ragionevole dire che vi trovate sulla seconda luna a partire dal mondo sub-gioviano 70 Ophiuchi A-primo, conosciuta ai tempi dell’Egemonia come Mare Infinitum.»

— Grazie — dissi al comlog.

«Ho altri dati d’astronavigazione…» cinguettò il braccialetto.

— Più tardi — tagliai corto e spensi il comlog.

A. Bettik tolse dal palo la camicia e la indossò. La brezza era robusta, l’aria era rarefatta e fredda. Presi dallo zaino il giubbotto isolante e gli altri recuperarono le giacche. L’incredibile luna continuò a levarsi nell’incredibile cielo stellato.

Il segmento del Teti su Mare Infinitum è un piacevole, seppur breve, interludio fra i tratti del fiume più orientati al divertimento diceva la Guida turistica alla Rete dei Mondi. Eravamo accoccolati intorno alla pietra focolare per leggere la paginetta alla luce della nostra ultima torcia-lanterna. La lampada non era indispensabile, perché lì il chiaro di luna aveva la stessa luminosità di un giorno rannuvolato su Hyperion. La colorazione viola del mare è provocata da una forma di fitoplancton sospeso nell’acqua e non dalla dispersione atmosferica che concede al turista tramonti così incantevoli. Se da un canto l’interludio su Mare Infinitum è molto breve (cinque chilometri di viaggio oceanico sono sufficienti per gran parte dei turisti del Teti) dall’altro include il Grill-Acquario di Gus, famoso in tutta la Rete. Non dimenticate di ordinare la maxigrigliata di mare, la zuppa di eptapodi e l’eccellente vino d’algagialla. Pranzate su una delle molte terrazze della piattaforma oceanica di Gus in modo da gustare uno dei favolosi tramonti di Mare Infinitum e l’ancora più favoloso sorgere delle lune. Anche se questo mondo è noto per le vuote distese oceaniche (non possiede né continenti né isole) e per l’aggressiva vita marina (i "Leviatani dalla bocca a lampada", per esempio) state pure tranquilli: la vostra nave turistica del Teti si manterrà al sicuro nella Corrente Mediolitoranea da portale a portale e sarà scortata da alcune motovedette del Protettorato di Mare Infinitum, cosicché il vostro breve intervallo acquatico, iniziato con un ottimo pranzo al Grill-Acquario di Gus, vi lascerà solo ricordi piacevoli. (Nota: Il segmento Mare Infinitum sarà escluso dal giro turistico del Teti in caso di tempo inclemente o di pericolose condizioni della fauna marina. In questo caso, non perdetevi quel magnifico mondo nel vostro giro seguente!)

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