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Nelle settimane conclusive, fatti tutti i piani e assegnate le posizioni, il Padre Capitano de Soya trova il tempo per riflettere e per occuparsi dei propri affari. Da solo, lontano dal caos controllato delle riunioni del personale e delle simulazioni tattiche (lontano perfino da Gregorius, Kee e Rettig, che hanno accettato l’incarico di sue guardie del corpo) de Soya cammina per le vie di Da Vinci, visita il Centro Medico S. Giuda e ricorda la propria sorella, Maria. Scopre che, chissà come, i suoi sogni sono più convincenti dei luoghi reali.

De Soya ha saputo che il suo vecchio patrocinatore, padre Maher, ricopre da molti anni la carica di rettore del monastero benedettino dell’Ascensione, nella città-regione di Firenze, nella parte opposta di Vettore Rinascimento rispetto a Da Vinci, e vola fin là per trascorrere un pomeriggio a discutere con lui. Padre Maher, ormai vicino ai novanta e "in attesa della mia prima nuova vita in Cristo", è ottimista, paziente e gentile come de Soya lo ricorda da quasi tre decenni. Maher, a quanto pare, è tornato su MadredeDios più recentemente di de Soya. — Il Llano Estacado è stato abbandonato — dice Maher. — Ora gli allevamenti sono deserti. Ciudad de la Madre ha qualche decina d’abitanti, ma si tratta di ricercatori della Pax, con il compito di stabilire se è davvero possibile terraformare il pianeta.

— Sì — dice de Soya — più di vent’anni standard fa la mia famiglia è tornata su Nuevo Madrid. Le mie sorelle servono la Chiesa, Loretta come monaca su Nevermore, Melinda come prete su Nuevo Madrid.

— E tuo fratello Esteban? — domanda Maher, con un caloroso sorriso.

De Soya sospira. — Ucciso dagli Ouster in uno scontro spaziale l’anno scorso. La sua nave fu vaporizzata. Non fu recuperato alcun cadavere.

Padre Maher sobbalza, come schiaffeggiato. — Non ne sapevo niente.

— No, non poteva saperlo — dice de Soya. — La zona dello scontro dista molto da qui, si trova al di là della vecchia Periferia. Anche la mia famiglia non ha ancora ricevuto la notizia ufficiale. Ne sono al corrente solo perché il dovere mi ha portato nelle vicinanze di quella zona: ho incontrato un capitano che tornava da lì, me ne ha parlato lui.

Padre Maher scuote la testa, calva e macchiettata per l’età. — Esteban ha trovato l’unica risurrezione promessa da Nostro Signore — dice sottovoce, con le lacrime agli occhi. — La vita eterna in Gesù Cristo Nostro Salvatore.

— Sì — dice de Soya. Un attimo dopo, soggiunge: — Padre Maher, beve sempre scotch?

L’altro alza gli occhi cisposi e incrocia il suo sguardo. — Sì, ma solo a scopo medicinale, Padre Capitano de Soya.

De Soya inarca il sopracciglio. — Sono ancora in convalescenza per l’ultima risurrezione, padre Maher.

L’anziano prete annuisce gravemente. — E io mi preparo alla prima, Padre Capitano de Soya. Vado a cercare la polverosa bottiglia.

La domenica seguente, de Soya celebra messa nella cattedrale di S. Giovanni Teologo, dove tanto tempo prima ha accettato la croce. Sono presenti più di ottocento fedeli, compresi padre Maher e padre Brown, l’intelligente e perspicace aiutante di monsignor Oddi. Anche il sergente Gregorius, il caporale Kee e il lanciere Rettig assistono alla messa e ricevono dalle mani di de Soya la comunione.

Quella notte de Soya sogna di nuovo Aenea. «Come mai sei mia figlia?» domanda anche quella notte. «Ho sempre rispettato il voto di celibato.»

La bambina sorride e gli prende la mano.

Cento ore prima della prevista traslazione della nave della bambina, de Soya ordina alla flotta di schierarsi. Il punto di traslazione è pericolosamente vicino al pozzo gravitazionale di Vettore Rinascimento e molti esperti esprimono il timore che la vecchia nave si spezzi, o sotto il momento torcente della forza di gravità per una così poco saggia uscita dalla velocità C-più, oppure per la terrificante decelerazione necessaria se la nave vuole davvero atterrare sul pianeta. Quel timore rimane in massima parte inespresso, al pari della loro frustrazione per essere trattenuti nel sistema di Vettore Rinascimento: molte unità della flotta hanno incarichi lungo la frontiera o più in là nello spazio degli Ouster. Quella perdita di tempo innervosisce gran parte degli ufficiali.

Proprio a causa di questa tensione segreta, dieci ore prima della traslazione il Padre Capitano de Soya stabilisce un incontro con tutti gli ufficiali in servizio. Di solito simili conferenze si tengono mediante collegamento su banda a raggio compatto, ma de Soya ordina che tutti si trasferiscano di persona sul trasporto truppe San Malo. La principale sala conferenze della nave è abbastanza ampia da contenere comodamente le varie decine di ufficiali convocati.

De Soya inizia con un richiamo dalle varie possibilità per cui si sono allenati ormai da mesi. Se la bambina minaccia di nuovo di autodistruggersi, tre navi torcia (la vecchia task force MAGI di de Soya) si accosteranno velocemente al bersaglio, l’avvolgeranno in campi di classe dieci, stordiranno chiunque si trovi a bordo e terranno in stasi la nave, finché la Giacobbe non l’avrà presa a rimorchio utilizzando i suoi potenti generatori di campo.

Se la nave tenta di lasciare il sistema sfruttando la superiore velocità, come è accaduto nella zona di Parvati, astrovedette e cacciatorpediniere la impegneranno con ripetuti attacchi, mentre le navi torcia manovreranno per bloccarla.

De Soya fa una pausa. — Domande? — dice poi. Fra le file e file di poltrone vede facce note, i capitani Lempriere, Sati, Wu e Hearn, padre Brown, la Madre Capitano Boulez, la Madre Comandante Stone, il comandante Barnes-Avne. Il sergente Gregorius, Kee e Rettig stanno in posizione di riposo in fondo alla sala, ammessi in così augusta compagnia solo per la loro condizione di guardie del corpo.

Il capitano Marget Wu dice: — E se la nave tenta l’atterraggio su Vettore Rinascimento o Rinascimento Minore o una delle lune?

De Soya si scosta dal basso podio. — Come discusso nell’ultima riunione, se la nave tenta l’atterraggio, decidiamo sul momento.

— Basandoci su quali fattori, Padre Capitano? — domanda l’ammiraglio Serra, della nave Tre-C San Tommaso d’Aquino.

De Soya esita solo un secondo. — Parecchi fattori, ammiraglio — risponde. — Il punto dove la nave si dirige… se sarebbe meno rischioso, per la vita della bambina, permettere l’atterraggio o tentare di bloccare la nave durante la manovra… se c’è qualche possibilità che la nave ci sfugga.

— Se c’è qualche possibilità? — domanda il comandante Barnes-Avne. La donna, di nuovo in perfetta salute, incute quasi paura, nell’uniforme spaziale nera.

— Non dirò che non c’è nessuna possibilità — risponde de Soya. — Non mi sento di dirlo, dopo Hyperion. Ma ridurremo al minimo le possibilità.

— Se compare la creatura Shrike… — comincia il capitano Lempriere.

— Abbiamo già simulato questa possibilità — lo interrompe de Soya — e non vedo ragione di modificare i nostri piani. Stavolta useremo fuoco a controllo computerizzato su grande scala. Su Hyperion quella creatura rimaneva nello stesso posto per meno di due secondi. Un periodo troppo breve per le reazioni umane, che confondeva la programmazione dei sistemi automatici di controllo del fuoco. Abbiamo riprogrammato i sistemi… compresi quelli delle tute individuali.

— Così i marines abborderanno la nave? — domanda un capitano di astrovedetta, seduto nell’ultima fila.

— Solo se ogni altra manovra fallisce — risponde de Soya. — O dopo che la bambina e i suoi compagni saranno stati bloccati nei campi di stasi e resi incoscienti dagli storditori.

— E contro la creatura useremo le neuroverghe? — domanda un capitano di cacciatorpediniere.

— Sì — conferma de Soya. — Purché l’uso delle neuroverghe non metta a repentaglio la bambina. Altre domande?

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