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Nei sogni, ripetuti per quasi ognuna delle 142 notti in attesa dell’arrivo della nave della bambina, de Soya dice a Aenea d’avere scoperto il modo per debellare la Morte Rossa e salvare la sorella. La prima volta, quando al mattino si sveglia, col cuore che gli batte forte e le lenzuola inzuppate di sudore, presume che il segreto per la salvezza di Maria sia il crucimorfo, ma il sogno della notte seguente gli dimostra che si sbaglia.

Il segreto, pare, è la restituzione della statuetta, l’unicorno. Lui deve solo, spiega a sua figlia, Aenea, trovare la clinica nel labirinto di vie: sa che, riportando a Maria l’unicorno, salverà la sorella. Ma non riesce a trovare la clinica. Il labirinto di vie lo sconfigge.

Quasi cinque mesi più tardi, alla vigilia dell’arrivo della nave dal sistema di Parvati, in una variante dello stesso sogno, de Soya trova davvero il Centro Medico S. Giuda, dove sua sorella in quel momento dorme, ma si accorge con orrore d’avere perduto la statuetta.

In questo sogno Aenea parla per la prima volta. Toglie dal taschino della camicia la statuetta e dice: «Vedi, l’abbiamo sempre avuta con noi».

La realtà dei mesi trascorsi da de Soya nel sistema di Rinascimento è, in senso letterale e figurato, distante anni luce dall’esperienza su Parvati.

All’insaputa di de Soya, di Gregorius, di Kee e di Rettig (ciascuno ridotto a cadavere maciullato nel cuore delle culle di risurrezione della Raffaele) nella prima ora dalla traslazione nel sistema la nave riceve l’alt. Due astrovedette e una nave torcia della Pax si affiancano alla Raffaele, dopo avere scambiato col computer della stessa codici di radarfaro e dati. Viene presa la decisione di trasferire i quattro cadaveri in un centro di risurrezione della Pax su Vettore Rinascimento.

A differenza del risveglio in solitudine nel sistema di Parvati, de Soya e le tre Guardie Svizzere riprendono coscienza secondo le dovute cerimonie e cure. La risurrezione risulta in verità difficile, per il Padre Capitano e per il caporale Kee, che vengono rimessi in culla per altri tre giorni. In seguito de Soya può solo domandarsi se il sistema automatico di risurrezione della Raffaele sarebbe stato all’altezza del compito.

Comunque, dopo una settimana di permanenza nel sistema di Vettore Rinascimento, i quattro si ritrovano, ciascuno in compagnia del proprio cappellano/consigliere. Il sergente Gregorius ritiene superflua la riunione; è impaziente di tornare ai suoi compiti, ma de Soya e gli altri due accolgono con piacere i giorni in più di riposo e di recupero fisico dalla morte.

La Sant’Antonio trasla solo alcune ore dopo la Raffaele e alla fine de Soya si ritrova con il capitano Sati della nave torcia e con il capitano Lempriere del trasporto truppe San Tommaso Akira, che è tornato alla base della Pax portando più di 1800 cadaveri in criomagazzinaggio e 2300 feriti nel massacro su Hyperion. Gli ospedali e le cattedrali su Vettore Rinascimento e nelle basi orbitali della Pax iniziano subito gli interventi chirurgici e le risurrezioni.

Quando il comandante Barnes-Avne riprende vita e conoscenza, de Soya è presente al suo capezzale. La donna, minuta e rossa di capelli, pare un’altra persona, smagrita al punto da impietosire de Soya; ha i capelli tagliati a zero, la pelle arrossata e viscida per la risurrezione, indossa solo un camice da ospedale. Ma non ha perduto l’aggressività e il modo di fare. Quasi subito domanda: — Che diavolo è accaduto?

De Soya le parla del massacro compiuto dallo Shrike. La informa dei sette mesi da lui trascorsi a inseguire la bambina nei quattro mesi in cui Barnes-Avne è stata in criomagazzinaggio per il transito da Hyperion.

— Ha proprio fottuto il cane, eh? — dice la donna.

De Soya sorride. Finora il comandante delle forze a terra è l’unica persona a parlargli onestamente. De Soya capisce fin troppo bene d’avere avuto metaforiche relazioni carnali con il proverbiale cane: due volte è stato al comando di un’importante operazione della Pax, con un singolo obiettivo, prendere in custodia una bambina, e due volte ha miseramente fallito. S’aspetta d’essere come minimo esautorato; addirittura deferito alla corte marziale, probabilmente. Per questo, quando un corriere classe Arcangelo giunge nel sistema, due mesi prima del previsto arrivo della bambina, de Soya ordina ai corrieri di fare immediato ritorno su Pacem per riferire il suo fallimento e per riportargli ordini dal comando della Pax. Nel frattempo, conclude nel suo messaggio il Padre Capitano de Soya, continuerà a occuparsi dei preparativi per la cattura della bambina nel sistema di Rinascimento, finché non sarà sostituito.

Stavolta dispone di notevoli risorse. Oltre a più di duecentomila soldati a terra, comprese alcune migliaia di speciali marines della Pax e le brigate di Guardie Svizzere sopravvissute alla battaglia su Hyperion, può contare su numerosi contingenti di forze navali e spaziali. Di stanza nel sistema di Rinascimento e soggette al diskey papale ci sono 27 navi torcia (8 di classe Omega) nonché 108 astrovedette telescopiche per sondare lo spazio davanti alle navi torcia, 6 navi Tre-C con la loro nube scorta di 36 cacciatorpediniere, la portaerei San Mah con più di 200 caccia spazio/aria classe Scorpione e settemila uomini d’equipaggio, l’antiquato incrociatore Orgoglio di Bressia ora ribattezzato Giacobbe, due trasporti truppe in aggiunta al San Tommaso Akira, un pari numero di cacciatorpediniere classe Benedizione, 58 vedette per la difesa perimetrale (tre dei quali basterebbero a difendere un intero pianeta o una task force mobile) e più di cento navi di stazza inferiore, incluse fregate interplanetarie armate di micidiali perforatori per combattimento a breve distanza, dragamine, corrieri interplanetari, spaziomobili senza pilota e la Raffaele.

Tre giorni dopo l’invio della seconda nave Arcangelo su Pacem e sei settimane prima dell’arrivo di Aenea, giunge la Task Force MAGI: la Melchiorre, la San Tommaso Akira e la vecchia nave del Padre Capitano de Soya, la Baldassarre. Sulle prime de Soya è entusiasta di rivedere i vecchi commilitoni, ma poi si rende conto che assisteranno alla sua umiliazione. Tuttavia, quando le navi si trovano ancora a 6 UA da Vettore Rinascimento, fa uscire la Raffaele per accoglierli; e la Madre Comandante Stone, appena lo vede entrare nella Baldassarre, per prima cosa gli porge la sacca di oggetti personali che de Soya non ha potuto portare con sé. Sopra gli abiti ben piegati, accuratamente avvolto in flussoschiuma, c’è il regalo di sua sorella Maria, il piccolo unicorno di porcellana.

De Soya si comporta onestamente con il capitano Hearn, con la Madre Capitano Boulez e con la Madre Comandante Stone: spiega a grandi linee i preparativi effettuati, ma dice che quasi certamente arriverà un nuovo comandante, prima che giunga la nave della bambina. Il corriere Arcangelo trasla nel sistema e ha a bordo due persone: il capitano Marget Wu, aiutante di campo dell’ammiraglio Marusyn, e il padre gesuita Brown, consigliere particolare di monsignor Luca Oddi, sottosegretario di stato del Vaticano e confidente del segretario di stato cardinale Simon Augustino Lourdusamy.

Il capitano Wu ha un plico sigillato contenente ordini per de Soya e l’istruzione di aprirlo prima che Wu stessa sia riportata in vita. De Soya apre immediatamente il plico. Gli ordini sono semplici: deve continuare la missione e catturare la bambina; non sarà sollevato dall’incarico; il capitano Wu e padre Brown e qualsiasi altro dignitario che dovesse giungere in quel sistema sono semplici osservatori con il compito di sottolineare, se sarà necessario, l’assoluta autorità del Padre Capitano de Soya su tutti gli agenti della Pax nell’espletamento dell’incarico.

Negli ultimi mesi l’autorità di de Soya non è stata ben vista: nel sistema di Vettore Rinascimento ci sono tre ammiragli della flotta e undici comandanti delle forze a terra, nessuno dei quali è avvezzo a prendere ordini da un semplice Padre Capitano. Ma tutti hanno ascoltato il diskey papale e hanno ubbidito. Ora, nelle settimane conclusive, de Soya riesamina i propri piani e tiene riunioni con autorità militari e civili di ogni livello, giù fino ai sindaci di Da Vinci e di Benedetto, di Toscanelli e di Fioravante, di Botticelli e di Masaccio.

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