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De Soya guarda dal finestrino le due sagome in armatura affiorare e librarsi a cinque metri dall’acqua, gocciolando da tutte le parti.

«Credo che siano rimasti bloccati qui dopo la Caduta, signore» dice Gregorius. «E che abbiano deciso di farla finita. Si tratta solo di un’ipotesi, Padre Capitano, ma ho il sospetto…»

«Ho il sospetto che tu abbia ragione, sergente» lo interrompe de Soya. «Tornate a bordo.»

Prima che arrivino, mentre è da solo, de Soya alza la mano e mormora una benedizione al fiume, al vascello affondato e alle persone lì sepolte. La Chiesa non dà la benedizione ai suicidi, ma sa che c’è ben poco di sicuro, nella vita o nella morte. O, almeno, de Soya lo sa, anche se la Chiesa lo ignora.

Lasciano dei rivelatori di movimento che emettono i propri raggi davanti ai due portali (quei congegni non bloccheranno la bambina e i suoi compagni, ma diranno ai soldati che de Soya manderà sul pianeta se nel frattempo qualcuno ha varcato gli archi) e poi abbandonano NCG 2629-4BIV, agganciano la tozza navetta alla brutta massa della Raffaele sopra il lucente lembo del pianeta avvolto di turbini di nuvole e accelerano per uscire dal pozzo gravitazionale e compiere la traslazione per la prossima fermata, il Mondo di Barnard.

Secondo il piano d’inseguimento di de Soya, quel sistema solare è il più vicino alla Vecchia Terra (solo sei anni luce) ed è stato una delle prime colonie interstellari dell’epoca pre-Egira; il Padre Capitano si compiace di pensare che darà una rapida occhiata nel passato della Vecchia Terra stessa. Tuttavia, dopo la risurrezione nella base della Pax a circa sei UA dal Mondo di Barnard, de Soya nota subito le differenze. La stella di Barnard è una nana rossa la cui massa è circa un quinto di quella del sole di tipo G della Vecchia Terra e la cui luminosità è 2500 volte inferiore. Solo la vicinanza al sole (0,126 UA) e secoli di lavoro per terraformarlo, hanno consentito al Mondo di Barnard di occupare un’alta posizione nella scala Solmev. Ma, come de Soya e i suoi scoprono dopo il trasbordo sul pianeta, sotto scorta della Pax, l’impegno ha dato davvero ottimi risultati.

Il Mondo di Barnard ha sofferto moltissimo per l’invasione dello Sciame Ouster poco prima della Caduta e pochissimo, in termini relativi, per la Caduta stessa. Al tempo della Rete, quel pianeta era stato una piacevole contraddizione: massicciamente agricolo, specializzato in prodotti originari della Vecchia Terra, come mais, grano, soia e simili, ma anche profondamente intellettuale, perché vantava centinaia delle più raffinate università della Rete. La combinazione di arretratezza agricola (la vita sul Mondo di Barnard tendeva a imitare quella delle piccole città del nordamerica intorno al 1900) e di punto caldo intellettuale vi aveva attirato alcuni dei migliori studiosi, scrittori e pensatori dell’Egemonia.

Dopo la Caduta, il Mondo di Barnard si era affidato più al retaggio agricolo che al valore intellettuale. All’arrivo in forze della Pax, una cinquantina d’anni dopo la Caduta, vi era stata una certa resistenza al marchio della cristianità della rinascita e al governo basato sulla Pax. Il Mondo di Barnard era stato autarchico e voleva rimanere tale. Non era stato ufficialmente accettato nella Pax fino all’a.D. 3061, circa 212 anni dopo la Caduta, e solo a seguito di una sanguinosa guerra civile fra i cattolici e le bande partigiane più o meno raggruppate sotto il nome di Liberi Credenti.

Ora, mentre de Soya apprende questi particolari durante il breve giro in compagnia dell’arcivescovo Herbert Stern, le principali università sono vuote o trasformate in seminari per i giovani del Mondo di Barnard. I partigiani sono in pratica scomparsi, ma esistono alcune sacche di resistenza nelle zone dei canyon e delle foreste lungo il fiume noto come Turkey Run.

Il Turkey Run ha fatto parte del Teti ed è proprio lì che de Soya e suoi uomini vogliono andare. Il quinto giorno, con una scorta di sessanta soldati della Pax e di alcune guardie scelte personali dell’arcivescovo, raggiungono il fiume.

Non incontrano partigiani. Quel tratto del Teti scorre in ampie vallate, passa sotto alti dirupi di argillite, attraversa boschi cedui della Vecchia Terra (alberi trapiantati) e sbuca in quella che da tempo è diventata terra arata, per la maggior parte campi di mais punteggiati qua e là di bianche fattorie e di capannoni agricoli. A de Soya non pare un luogo di violenze e infatti lì lui non ne incontra.

Gli skimmer della Pax frugano i boschi, ma non trovano segno della nave della bambina. Il Turkey Run è troppo basso per nascondere una nave (il maggiore Andy Ford, l’ufficiale della Pax al comando della ricerca, lo chiama il "più dolce fiume da canoa da questo lato del Sugar Creek") e qui il segmento del Teti era lungo solo alcuni chilometri. Il Mondo di Barnard ha un moderno controllo del traffico atmosferico e orbitale: nessuna nave avrebbe potuto lasciare la zona senza essere rilevata. Un’indagine tra i contadini della zona del Turkey Run non rivela la presenza di forestieri. Alla fine, il comando militare della Pax, il concilio diocesano dell’Arcivescovo e le locali autorità civili promettono una sorveglianza continua della zona, malgrado la minaccia di azioni di guerriglia da parte dei Liberi Credenti.

L’ottavo giorno de Soya e i suoi uomini si accomiatano da decine di persone definibili solo come nuovi amici, salgono in orbita, si trasferiscono a bordo di una nave torcia della Pax e sono scortati alla guarnigione in orbita alta intorno alla Stella di Barnard e poi alla nave Arcangelo. L’ultima cosa di quel mondo bucolico che de Soya vede di sfuggita è la coppia di guglie della gigantesca cattedrale che sorge nella capitale, San Tommaso, un tempo nota come Bussard City.

Allontanandosi ora dalla direzione in cui si trova il sistema solare della Vecchia Terra, de Soya, Gregorius, Kee e Rettig si svegliano nel sistema Lacaille 9352, distante dalla Vecchia Terra quasi quanto Tau Ceti distava dalle prime navi coloniali. Qui il ritardo non è né burocratico né militare, ma ambientale. Il pianeta di quella stella, noto nella Rete come Amarezza di Sibiatu e ribattezzato Grazia Inevitabile dall’attuale popolazione di poche migliaia di coloni della Pax, era a quel tempo di scarso interesse pittoresco e ora lo è molto meno. Il fiume Teti vi scorreva sotto un tunnel di perspex lungo dodici chilometri che manteneva la pressione e tratteneva l’aria respirabile. Da più di due secoli quella copertura è in stato d’abbandono, l’acqua è evaporata per la bassa pressione, la rarefatta atmosfera di metano e ammoniaca si è precipitata a riempire le rive deserte e i residui dei tubi di perspex.

De Soya non sa spiegarsi come mai la Rete abbia incluso nel Teti quel sasso. Lì non c’è guarnigione militare della Pax, né una consistente presenza della Chiesa, a parte i cappellani che vivono fra i coloni, molto religiosi, che ricavano da vivere sfruttando le miniere di bauxite e i pozzi di zolfo. De Soya e i suoi uomini convincono alcuni coloni ad accompagnarli all’antico fiume.

— Se è uscita qui, è morta — dice Gregorius, mentre ispeziona il gigantesco portale che incombe sopra una linea retta di rottami di perspex e di alveo asciutto. Il vento di metano soffia e granelli di polvere cercano d’infilarsi nelle tute atmosferiche.

— No, se è rimasta nella nave — dice de Soya, girandosi pesantemente nella tuta per guardare il cielo gialloarancione. — I coloni non avrebbero notato il decollo della nave… la colonia è troppo distante.

L’uomo che li accompagna, un tipo brizzolato, curvo anche nella logora tuta sbiancata dal sole, borbotta da dietro il visore: — Vero, Padre. In verità non stiamo mai fuori troppo.

De Soya e i suoi uomini discutono l’opportunità di far venire su di un simile pianeta un distaccamento di soldati della Pax che tenga d’occhio i portali per l’eventuale arrivo della bambina nei mesi e negli anni a venire.

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