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De Soya si mette a ridere, fermandosi solo quando ode la propria risata: pare quella di un pazzo. - Chi ha detto che la missione è terminata, capitano? Di quale battaglia parlava?

Il capitano Lempriere lancia un’occhiata a Gregorius: il sergente delle Guardie Svizzere è ancora sull’attenti, sguardo fisso sulla paratia. — Anche le navi di sostegno e di copertura rimaste in orbita sono state decimate, signore.

— Decimate? — si stupisce de Soya. Per il dolore comincia ad arrabbiarsi. — Significa una su dieci, capitano. Il dieci per cento del personale delle navi è sull’elenco delle vittime?

— Nossignore — dice Lempriere. — La stima più attendibile parla del sessanta per cento. Il capitano Ramirez della San Bonaventura è morto, al pari del suo ufficiale in seconda. Il mio primo ufficiale è morto. Metà equipaggio della Sant’Antonio non ha risposto all’appello.

— Le navi sono danneggiate? — domanda il Padre Capitano de Soya. Sa di avere ancora un paio di minuti di lucidità… forse di vita.

— C’è stata un’esplosione sulla San Bonaventura. Almeno metà dei compartimenti prodieri di comando sono aperti al vuoto. Il motore è intatto…

De Soya chiude gli occhi. Capitano di nave torcia lui stesso, sa che l’apertura dello scafo al vuoto è il penultimo incubo. Di peggio c’è solo l’implosione dello stesso nucleo Hawking; ma almeno in questo caso la morte definitiva sarebbe istantanea. Lo scafo squarciato in tutte quelle parti della nave significa, come la sua gamba maciullata, un lento e doloroso cammino verso la morte.

— La Sant’Antonio?

— Danneggiata, ma in grado di operare, signore. Il capitano Sati è vivo e…

— La bambina? — domanda de Soya. — Dov’è la bambina? — Puntini neri gli danzano ai margini del campo visivo formando una nuvola sempre più estesa.

— Bambina? — ripete Lempriere. Il sergente Gregorius dice al capitano qualcosa che de Soya non afferra: ha nelle orecchie un forte ronzio.

— Ah, sì — dice Lempriere — l’obiettivo da acquisire. Una nave l’ha prelevata dal pianeta e accelera verso la traslazione C-più…

— Una nave! — esclama de Soya. Con un puro e semplice atto di volontà riesce a non perdere i sensi. — Da dove diavolo spunta, una nave?

Risponde Gregorius, senza staccare lo sguardo dalla paratia. — Dal pianeta, signore. Da Hyperion. Mentre ci facevano il… durante l’evento Charlie Papa, la nave ha fatto un viaggetto nell’atmosfera, è atterrata al castello… Castel Crono, signore… e ha prelevato la bambina e lo sconosciuto che la trasportava in volo…

— Che la trasportava in volo? — lo interrompe de Soya. Ha difficoltà a udire, tormentato dal crescente ronzio nelle orecchie.

— Una sorta di VEM monoposto — spiega il sergente. — Anche se i cervelloni del settore tecnico non capiscono come possa funzionare. In ogni caso, la nave li ha prelevati, ha attraversato la formazione di combattimento orbitante mentre era in corso il massacro e ora corre verso la traslazione C-più.

— Massacro — ripete ottusamente de Soya. Si accorge di sbavare. Col dorso della mano si asciuga il mento e cerca di non guardare, mentre si pulisce, i resti della propria gamba. — Massacro. Cosa l’ha provocato? Contro chi combattevamo?

— Non sappiamo, signore — risponde Lempriere. — Era come ai vecchi tempi… i giorni della FORCE dell’Egemonia, quando le truppe d’assalto giungevano via teleporter, signore. Voglio dire, migliaia di… di "cose" corazzate sono comparse dappertutto, nello stesso istante, signore. La battaglia è durata solo cinque minuti. Quelle "cose" erano migliaia. E poi sono sparite.

De Soya si sforza di sentire, fra le tenebre che lo avvolgono e il ronzio che lo assorda, ma non cava senso da quelle parole. — Migliaia? Di cosa? Sparite dove?

Gregorius muove un passo avanti e guarda il Padre Capitano. — Non migliaia, signore. Uno solo. Lo Shrike.

— Quella è una leggenda… — comincia Lempriere.

— Solo lo Shrike — continua il gigantesco nero, senza badare al capitano del trasporto truppe. — Ha ucciso gran parte delle Guardie Svizzere e metà dei soldati regolari su Equus, ha abbattuto tutti i caccia Scorpione, ha tolto di mezzo due navi torcia, ha ucciso tutti a bordo della nave Tre-C, ha lasciato qui il suo biglietto da visita ed è svanito in meno di trenta secondi. Fine. Il resto è colpa dei nostri, che si sparavano addosso l’un l’altro in preda al panico. Lo Shrike.

— Idiozie! — sbotta Lempriere, con il cranio calvo che diventa rosso per l’agitazione. — Questa è pura fantasia, un’enorme balla e un’eresia per giunta! Chi ci ha colpito oggi non era…

— Silenzio! — dice de Soya. Ha l’impressione di guardare e di parlare dal fondo di un lungo tunnel tenebroso. Ciò che ha da dire, deve dirlo in fretta. — Ascolti… capitano Lempriere… per la mia autorità, per l’autorità del Papa, autorizzi il capitano Sati a prendere a bordo della Sant’Antonio i superstiti della San Bonaventura per completare l’equipaggio. Ordini a Sati di seguire la bambina… la nave spaziale con a bordo la bambina… di seguirla al punto di traslazione, di rilevare le coordinate e di seguirla…

— Ma, Padre Capitano… — comincia Lempriere.

— Mi stia a sentire! — grida de Soya, per superare il rumore di cascata che gli romba nelle orecchie. Ormai vede solo un turbinio di puntini neri. — Ascolti… ordini al capitano Sati di seguire quella nave in qualsiasi luogo… anche se impiegherà una vita… e di catturare la bambina. Questa è la direttiva primaria e assoluta. Catturare la bambina e portarla su Pacem. Gregorius?

— Sissignore.

— Non permettere che mi operino, sergente. La nave corriere è intatta?

— La Raffaele? Sì, signore. Durante la battaglia non aveva nessuno a bordo; lo Shrike non l’ha toccata.

— Hiroshe… il pilota della mia navetta… è ancora in giro?

— Nossignore. È stato ucciso.

De Soya riesce appena a sentire la voce del sergente rimbombare sopra il rimbombo di fondo. — Requisisci un pilota e una navetta, sergente. Porta me e il resto della squadra…

— Solo due uomini, signore.

— Ascolta. Portaci sulla Raffaele. La nave saprà cosa fare. Comunica alla nave che dobbiamo seguire la bambina… la nave sconosciuta… e la Sant’Antonio. Dovunque vada la bambina, andiamo noi. Sergente?

— Sì, Padre Capitano!

— Tu e i tuoi uomini siete cristiani rinati, vero?

— Sì, Padre Capitano!

— Bene, preparatevi a rinascere sul serio.

— Ma la sua gamba… — dice il capitano Lempriere, da una distanza molto, molto remota. La sua voce, mentre si allontana, pare modificata da un effetto Doppler sonoro.

— La ritroverò di nuovo unita al corpo, quando sarò risuscitato — borbotta il Padre Capitano de Soya. Vuole chiudere gli occhi per dire ora una preghiera, ma non ha bisogno di chiudere gli occhi per tagliare fuori la luce… la tenebra intorno a lui è assoluta. Nel rombo e nel ronzio, senza sapere se qualcuno riesce a udirlo né se parla davvero, soggiunge: — Presto, sergente. Subito!

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