Литмир - Электронная Библиотека
Содержание  
A
A

— Fra un momento — dice Rhadamanth Nemes, col suo debole sorriso. Quell’incontro presenta la stessa equazione, un dilemma analogo a quello riguardante la sorte del vecchio prete. Nemes avanza di un passo. I ventitré Chitchatuk mandano esclamazioni di delizia quasi fanciullesca vedendola mutare fase e divenire d’informe argento vivo. Nemes sa che la luce delle braci, riflessa da migliaia di sfaccettature di ghiaccio, ora si rispecchia anche sulla superficie del suo stesso corpo. Passa al modo temporapido e con parsimonia di movimenti e di sforzi uccide i ventitré Chitchatuk, uomini e donne.

Ritorna in tempolento, sceglie il cadavere più vicino e gli spara nell’angolo dell’occhio una sonda cerebrale. La rete neurale del Chitchatuk, in fase di collasso per mancanza di sangue e d’ossigeno, crea la solita esplosione di allucinazioni e di folle creatività comune alla morte di simili reti… sia che appartengano a esseri umani, sia che appartengano a Intelligenze Artificiali. Ma nel mezzo della ripetizione sinaptica d’immagini della nascita… emersione da lunghi tunnel nella vivida luce e nel calore… Nemes coglie le immagini ormai sbiadite della bambina, dell’uomo alto e dell’androide che spingono la zattera rozzamente ricostruita e chinano la testa per passare sotto il ghiaccio che ricopre l’arcata del teleporter.

— Maledizione — mormora.

Lascia i cadaveri lì dove si trovano, nel tunnel che diventa sempre più buio, e percorre l’ultimo chilometro fino al livello del fiume.

C’è ben poca acqua libera, lì, e il portale è solo un piccolo arco nel ghiaccio frastagliato. Foschia e vapori turbinano intorno a Nemes, mentre si sofferma sul basso e ampio ripiano di ghiaccio dove impronte di calore mostrano che i Chitchatuk si sono radunati lì per dire addio ai loro amici.

Nemes vuole interrogare il teleporter, ma per raggiungere l’arcata deve praticare un foro in molti metri di ghiaccio o arrampicarsi sul soffitto sporgente della sezione esposta, una ventina di metri più in alto. Muta di fase solo le mani e i piedi; si arrampica, scavando nel ghiaccio profondi appigli.

Penzolando a testa in giù dalla curvatura dell’arco, Nemes posa le mani sopra un pannello e aspetta che il metallo ghiacciato si ripieghi su se stesso come pelle che si ritragga da una ferita. Allora protende microfilamenti e una sonda a fibra ottica, si collega al modulo interfaccia che la mette in contatto con il vero e proprio teleporter. Bisbigli che agiscono direttamente sul nervo uditivo le rivelano che i Tre Settori di Consapevolezza la tengono d’occhio e discutono gli eventi.

Durante i secoli dell’Egemonia dell’Uomo, tutti erano convinti dell’esistenza di centinaia di migliaia, forse di milioni, di teleporter creati dal TecnoNucleo… dalla più piccola porticina alle grosse arcate del fiume Teti e ai giganteschi portali stazionati nello spazio. Si sbagliavano tutti. Esiste un unico portale. Ma si trova in ogni luogo.

Usando il modulo interfaccia, Rhadamanth Nemes interroga il calore pulsante, vivente, del reale teleporter all’interno del travestimento mimetico di metallo, di componenti elettronici e del campo di fusione. Per secoli le persone che balzavano per teleporter all’interno della Rete (al suo culmine, un analista umano suggerì che si verificava più di un miliardo di balzi al secondo) avevano servito i Finali, quegli elementi del TecnoNucleo che si proponevano di creare una IA più avanzata, l’Intelligenza Finale la cui consapevolezza avrebbe assorbito la galassia, forse l’universo. Ai tempi della Rete, ogni volta che una persona accedeva alle sfere dati collegate via astrotel o ai teleporter, con le sue sinapsi e il suo DNA aumentava il potere di calcolo della rete neurale costruita dal Nucleo, estesa quanto la stessa Rete dei Mondi. Al Nucleo non importava niente dell’impulso viscerale dell’uomo a muoversi, a viaggiare senza spesa d’energia e di tempo, ma la Rete di teleporter era l’esca perfetta per intrecciare in qualcosa di utile il vero tessuto delle centinaia di miliardi di primitivi cervelli organici.

Ora, dopo che Meina Gladstone e i suoi maledetti pellegrini su Hyperion hanno individuato il nascondiglio del Nucleo negli interstizi dello spaziotempo, dopo che la sua casa, la rete-nella-Rete, è stata assalita con quel congegno, la neuroverga, costruito dall’uomo con l’aiuto del Nucleo stesso, dopo che i collegamenti astrotel sono stati recisi da poteri provenienti da un imprecisato punto al di là del noto cerchio della megasfera, tutte le sfaccettature dell’unico, onnipresente teleporter sono morte e inutili.

Tranne una. Quella appena usata. Il modulo interfaccia riferisce a Nemes ciò che lei e tutti i Settori già conoscono: la sfaccettatura è stata attivata da un imprecisato Qualcosa… giunto da un imprecisato Luogo.

Nella propria bolla di memoria di neutrini modulati, il portale registra ancora i punti di collegamento nello spaziotempo reale. Nemes accede a questa memoria.

Aenea e gli altri si sono teleportati su Qom-Riyadh. Nemes deve rimuginare un altro enigma. Può riportare la navetta sulla nave Arcangelo Raffaele e giungere nel sistema di Qom-Riyadh nel giro di qualche minuto. Ma in questo modo dovrà interrompere il ciclo di risurrezione di de Soya e degli altri, nonché trovare un motivo plausibile per quel cambiamento di destinazione. Inoltre, Qom-Riyadh è un sistema posto in quarantena dalla Pax: ufficialmente elencato come invaso dagli Ouster, fa parte del precedente progetto Pace e Giustizia. Come nel caso di Hebron, né la Pax né i suoi consiglieri possono permettere che de Soya e i suoi uomini capiscano la verità che quel pianeta rappresenta. Infine, Nemes sa che su Qom-Riyadh il fiume Teti scorre solo per pochi chilometri, attraverso il deserto di rocce rossastre dell’emisfero meridionale e davanti alla Grande Moschea a Mashhad. Se lascia che il ciclo di risurrezione si completi, prima di tre giorni standard de Soya e gli altri non saranno in condizioni normali e così concederanno a Aenea e alla sua zattera di "spostati" il tempo di percorrere tutta quella sezione del Teti. Ancora una volta l’equazione pare richiedere che Nemes elimini de Soya e gli altri e prosegua da sola. Ma lei ha ricevuto l’ordine di escludere questa possibilità, a meno che non sia indispensabile. Il coinvolgimento di de Soya nella cattura finale di Colei Che Insegna, la Minaccia Aenea, è stato registrato in troppe simulazioni totali, in troppe Previsioni Infrasettoriali, per essere trascurato senza rischi. Il tessuto dello spaziotempo, pensa Nemes, assomiglia molto al tessuto dei complessi arazzi del Vaticano… e chi comincia a tirare un filo penzolante rischia di disfare l’intero arazzo.

Nemes impiega diversi secondi a riflettere sul problema. Alla fine estende più a fondo un filamento per rete neurale. Nelle sinapsi del modulo interfaccia c’è tutto l’itinerario d’attivazione del teleporter… passato e presente. Lo schema di memoria di Aenea e dei suoi compiici è una bolla fugace, ma Nemes può vedere con facilità il recente passato e le future diramazioni. Nel futuro prevedibile ci sono solo altre due possibilità di percorso del fiume. L’imprecisato Qualcosa ha predisposto che, dopo Qom-Riyadh, i portali si aprano solo su Boschetto Divino e poi su…

Nemes ansima di sorpresa e ritrae il microfilamento, prima d’essere cauterizzata dal pieno significato dell’ultima attivazione. Questa è ovviamente la meta di Aenea (o, più precisamente, dell’imprecisato Qualcosa che apre per lei la via) ed è inaccessibile sia alla Pax della Chiesa, sia ai Tre Settori.

Ma i tempi previsti saranno quasi giusti. Nemes può tenere in vita de Soya e i suoi uomini e intanto precedere Aenea nel sistema di Boschetto Divino. Ha già trovato una spiegazione plausibile. Calcolando che Aenea impiegherà due giorni per transitare su Qom-Riyadh e un altro giorno nel tratto del Teti su Boschetto Divino, lei potrà ancora intercettare la zattera e compiere la missione prima che de Soya sia risuscitato. Avrà anche un paio d’ore per rassettare tutto; così, quando scenderà con il prete-capitano e le sue Guardie Svizzere su Boschetto Divino, non ci sarà niente da vedere, a parte i segni che la bambina e i suoi amici sono passati di lì e hanno proseguito via teleporter.

129
{"b":"121395","o":1}