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Lo stupefatto de Soya trova vagamente familiari l’ambiente e il viso grassoccio e gentile del prete che gli porta brodo e gli rivolge le solite frasi. Alla fine le sinapsi che si ricollegano nel cervello del Padre Capitano de Soya compiono la connessione: riconosce padre Baggio, il cappellano di risurrezione che ha visto ultimamente nei Giardini Vaticani e che era convinto di non rivedere mai più. Sorseggiando il brodo, de Soya guarda dalla finestra del rettorato il cielo azzurro chiaro e pensa: "Pacem". Si sforza di ricordare gli eventi che l’hanno condotto lì, ma come ultima cosa ricorda solo la conversazione con il sergente Gregorius e i suoi uomini, la lunga risalita dal pozzo gravitazionale di Mare Infinitum e di 70 Ophiuchi A, poi la scossa della traslazione.

— Come? — borbotta, afferrando per la manica il prete. — Perché… come?

— Su, su — dice padre Baggio — pensi a riposare, figliolo. Più tardi ci sarà tempo per parlare. Tempo per tutto.

Calmato dalla voce gentile, dalla luce intensa e dall’aria ricca d’ossigeno, de Soya chiude gli occhi e s’addormenta. Fa sogni minacciosi e sinistri.

Durante il pasto di mezzogiorno (ancora brodo) de Soya si convince che il gentile, grassoccio padre Baggio non risponderà a nessuna delle sue domande: non gli spiegherà come mai si trova su Pacem, non gli dirà dove sono e come stanno i suoi uomini… e non gli spiegherà per quale motivo non gli darà risposte.

— Presto sarà qui padre Farrell — dice padre Baggio, come se questo spiegasse ogni cosa. De Soya raccoglie le forze, si lava e si veste, cerca di riprendere lucidità e aspetta padre Farrell.

Padre Farrell arriva a metà pomeriggio. Alto, ascetico (un comandante dei Legionari di Cristo, viene a sapere presto e con poca sorpresa de Soya) parla con tono spiccio e pratico, anche se pacato. Ha occhi grigi, gelidi.

— La sua curiosità è comprensibile — dice padre Farrell. — Ma nella sua mente c’è ancora una certa confusione. Cosa normale, per chi è appena rinato.

— Conosco bene gli effetti collaterali — dice de Soya, con un lieve sorriso ironico. — Ma sono curioso. Come mai mi sono svegliato su Pacem? Cos’è accaduto nel sistema di Hebron? E come stanno i miei uomini?

Padre Farrell non batte ciglio. — Cominciamo dall’ultima domanda, Padre Capitano. Il sergente Gregorius e il caporale Kee stanno bene… in questo momento si riprendono dalla risurrezione nella cappella delle Guardie Svizzere.

— Il lanciere Rettig? — domanda de Soya. La sensazione d’infausto presagio che dal risveglio lo tormenta ora si agita, muove ali tenebrose.

— Morto, purtroppo — risponde Farrell. — Della vera morte. Gli è stata somministrata l’estrema unzione e il corpo è stato consegnato alle profondità dello spazio.

— Come ha fatto a morire… della vera morte, intendo — riesce a domandare de Soya. Avrebbe voglia di piangere, ma si trattiene perché non è sicuro se sia effetto del dispiacere o della risurrezione.

— Non sono al corrente dei particolari — risponde padre Farrell. Lui e de Soya sono nel piccolo salotto del rettorato, di cui ci si serve per incontri e per importanti discussioni. Sono soli, a parte gli occhi di santi, martiri, Cristo e Sua madre. — Pare che ci sia stato un guasto nella culla automatizzata di risurrezione, al ritorno della Raffaele dal sistema di Hebron — continua padre Farrell.

— Ritorno da Hebron? — si stupisce de Soya. — Non capisco, Padre. Avevo programmato la nave in modo che restasse nel sistema, a meno che non fosse minacciata da forze Ouster. È questo, il caso?

— Evidentemente — replica il Legionario. — Come le ho detto, non conosco i particolari tecnici… né sono competente in materia. Ma da quanto ho capito, lei ha programmato la sua nave Arcangelo per entrare nello spazio controllato dagli Ouster…

— Dovevamo continuare su Hebron la nostra missione — lo interrompe il Padre Capitano de Soya.

Padre Farrell non si spazientisce né cambia l’espressione neutra, ma de Soya guarda quei freddi occhi grigi ed evita d’interromperlo ancora.

— Come dicevo, Padre Capitano… da quanto ho capito, lei ha programmato la sua Arcangelo per entrare nello spazio controllato dagli Ouster e, se non ci fossero state minacce, stabilirsi in orbita intorno al pianeta Hebron.

De Soya conferma in silenzio. Incrocia lo sguardo di padre Farrell… senza animosità, per il momento, ma pronto a difendersi da ogni accusa.

:- Da quanto ho capito, la… mi pare che la sua nave corriere si chiami Raffaele, giusto?

De Soya annuisce. Ora capisce che quell’attenta formulazione delle frasi, quel rivolgere domande di cui già è nota la risposta… quel modo di fare è caratteristico degli avvocati. La Chiesa ha molti consulenti legali. E inquisitori.

— Pare che la Raffaele abbia seguito il programma da lei predisposto, non abbia trovato ostacoli immediati in fase di decelerazione e si sia posta in orbita intorno a Hebron — continua padre Farrell.

— Il guasto alla culla di risurrezione si è verificato in quel momento? — domanda de Soya.

— Da quanto ho capito, non è questo il caso — dice padre Farrell. Stacca per un istante gli occhi da de Soya, esamina la stanza come per calcolare il valore del mobilio e degli oggetti d’arte, a quanto pare non scopre nulla d’interessante e torna a fissare il prete-capitano. — Da quanto ho capito — riprende — voi quattro a bordo eravate prossimi alla piena risurrezione, quando la nave ha dovuto fuggire dal sistema. Lo choc da traslazione è stato, ovviamente, fatale. La nuova risurrezione, dopo quella già iniziata ma non completata, è molto più difficoltosa, come lei sa benissimo. Proprio a questo punto il sacramento è stato ostacolato da un guasto meccanico.

Segue un momento di silenzio. Immerso nei suoi pensieri, de Soya si rende conto solo vagamente del rumore di traffico terrestre che proviene dalla viuzza, del rombo di navi da carico che decollano dal vicino spazioporto. Alla fine dice: — Le culle sono state esaminate e riparate mentre eravamo in orbita intorno a Vettore Rinascimento, Padre Farrell.

Quest’ultimo annuisce impercettibilmente. — Abbiamo la documentazione. Credo che si trattasse di un errore di calibratura simile a quello nella culla automatizzata del lanciere Rettig. L’indagine continua, nella guarnigione del sistema di Vettore Rinascimento. Abbiamo anche esteso l’indagine ai sistemi di Mare Infinitum, di Epsilon Eridani e di Epsilon Indi, al mondo Grazia Inevitabile nel sistema Lacaille 9352, al Mondo di Barnard, a NCG 2629-4BIV, ai sistemi di Vega e di Tau Ceti.

De Soya può solo stupirsi. — Un’indagine davvero minuziosa — dice alla fine. Intanto pensa: "Per una simile indagine, di sicuro adoperano tutt’e due gli altri corrieri Arcangelo. Perché?".

— Sì — conferma padre Farrell.

De Soya sospira e si lascia andare un poco sui morbidi cuscini della poltrona del rettorato. — Così ci hanno trovati nel sistema di Svoboda e non hanno potuto risuscitare il lanciere Rettig…

Padre Farrell increspa appena le labbra sottili. — Sistema di Svoboda? No. Da quanto ho capito, la sua nave corriere è stata trovata nel sistema 70 Ophiuchi A, mentre decelerava verso Mare Infinitum.

De Soya si drizza sulla poltrona. — Non capisco. Ho programmato la Raffaele in modo che, se avesse dovuto abbandonare prima del tempo il sistema di Hebron, traslasse nel sistema della Pax seguente secondo lo schema di ricerca originario. Il pianeta successivo sarebbe stato Svoboda.

— Forse l’inseguimento da parte di navi ostili nel sistema di Hebron ha impedito un simile allineamento di traslazione — dice padre Farrell, senza enfasi. — In questo caso il computer della nave potrebbe avere deciso di tornare al punto di partenza.

— Può darsi — ammette de Soya, cercando di leggere l’espressione dell’altro. Tentativo inutile. — Lei ha detto "potrebbe avere deciso", Padre Farrell. Ancora non si sa? Il libro di bordo della nave non è stato esaminato?

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