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Theo vuotò il bicchiere e con cura lo posò sul tavolo. Negli occhi aveva uno sguardo placido, velato. — Pensa che abbiano altre… ragnatele? Altri sistemi teleporter? Nuclei di riserva?

— Sono riusciti a creare l'Intelligenza Finale. Forse quest'ultima ha permesso la… come dire… la scrematura del Nucleo. Forse mantiene in funzione, a capacità ridotta, alcune vecchie IA… nello stesso modo in cui queste ultime progettavano di tenere di riserva alcuni miliardi di esseri umani.

All'improvviso la confusione di messaggi astrotel cessò di colpo, come tagliata di netto.

— Nave? — domandò il Console, pensando a un sovraccarico del ricevitore.

— Tutti i messaggi astrotel sono cessati, per lo più a metà trasmissione — disse la nave.

Il Console si sentì mancare il cuore. "La neurobomba" pensò. Ma subito si rese conto che l'ordigno non poteva colpire tutti i mondi nello stesso istante. Anche se centinaia di quelle bombe fossero esplose simultaneamente, ci sarebbe stato un tempo di ritardo e le navi della FORCE e altre fonti assai lontane avrebbero trasmesso gli ultimi messaggi. E allora?

— Sembra che i messaggi siano stati troncati da un disturbo nel mezzo di trasmissione — disse la nave. — Cosa, per le mie conoscenze attuali, impossibile.

Il Console si alzò. "Un disturbo nel mezzo di trasmissione?" L'astrotel, per quanto l'uomo ne capiva, era la topografia iperstringa quanticamente infinita dello spazio-tempo stesso: quello a cui le IA si riferivano misteriosamente con il termine "Vuoto Legante". Non potevano esserci disturbi, in questo mezzo.

A un tratto la nave disse: — Messaggio astrotel in arrivo… fonte della trasmissione, dovunque; base di codificazione, infinito; rapporto di raffica, tempo reale.

Il Console aprì la bocca per dire alla nave di smetterla di sputare scempiaggini, quando l'aria sopra la piazzuola di proiezione si annebbiò in qualcosa che non era né immagine né colonne dati e risuonò una voce.

NON CI SARÀ PIÙ USO SCORRETTO DI QUESTO CANALE. VOI DISTURBATE ALTRI CHE LO USANO PER SCOPI SERI. L'ACCESSO SARÀ RIPRISTINATO QUANDO CAPIRETE A COSA SERVE. ADDIO.

I tre rimasero in silenzio, rotto solo dal rassicurante ronzio delle pale di ventilazione e dalle migliaia di piccoli rumori di una nave in movimento. Alla fine il Console disse: — Nave, emetti una raffica astrotel standard di locazione temporale, senza codificarla. Aggiungi: "Le stazioni riceventi rispondano".

Seguì una pausa di secondi… un tempo di risposta impossibilmente lungo, per il computer di livello IA che era la nave. — Mi spiace, non è possibile — fu infine la risposta.

— Perché? — domandò il Console.

— Le trasmissioni astrotel non sono più… permesse. Non è più possibile modulare l'iperstringa.

— Non c'è niente nell'astrotel? — domandò Theo, fissando lo spazio vuoto al di sopra della piazzuola, come se qualcuno avesse spento un olodramma proprio sul più bello.

La nave esitò di nuovo. — Sotto tutti i punti di vista, signor Lane, ormai l'astrotel ha smesso di esistere — disse infine.

— Cristo — brontolò il Console. Con una lunga sorsata vuotò il bicchiere e andò al bar a riempirlo. — L'antica maledizione cinese — borbottò.

Melio Arundez alzò gli occhi. — Ossia?

Il Console bevve un lungo sorso. — Un'antica maledizione cinese — disse. — "Possa tu vivere in tempi interessanti."

Quasi a compensare la perdita dell'astrotel, il computer di bordo trasmise il sonoro di emissioni radio nell'ambito del sistema e captò chiacchiere confuse su raggio compatto, mentre proiettava una ripresa in tempo reale della sfera biancazzurra di Hyperion che girava su se stessa e ingrandiva a mano a mano che la nave decelerava a 200 g verso il pianeta.

45

Fuggo dalla sfera dati della Rete un attimo prima che la fuga non sia più possibile.

La scena della megasfera che ingoia se stessa è incredibile e provoca un bizzarro turbamento. Il modo in cui Brawne Lamia vedeva la megasfera, ossia come entità organica, semisenziente, più analoga a un'ecologia che a una città, era sostanzialmente corretto. Ora, mentre i collegamenti teleporter cessano di esistere e il mondo dentro questi viali si ripiega e rovina su se stesso, mentre nel medesimo tempo la sfera dati esterna crolla come una grossa tenda in fiamme priva a un tratto di pali, cavi, tiranti e picchetti, la megasfera vivente divorase stessa come un animale da preda affamato e impazzito… si dilania la coda, il ventre, le viscere, le zampe anteriori e il cuore… finché restano solo le fauci prive di intelligenza, ad azzannare l'aria.

La metasfera rimane. Ma, ora più che mai, è una landa desolata.

Nere foreste di tempo e di spazio ignoti.

Rumori nella notte.

Leoni.

E tigri

E orsi.

Quando il Vuoto Legante si sconvolge e invia il suo singolo, banale messaggio all'universo umano, sembra quasi che un terremoto abbia mandato increspature attraverso solida roccia. Percorro in fretta la mutevole metasfera al di sopra di Hyperion e sorrido controvoglia. Sembra quasi che il Dio-analogo si sia stufato delle formiche che incidono graffiti sul Suo alluce.

Non vedo Dio — né l'uno, né l'altro — nella metasfera. Non tento neppure di vederlo. Ho abbastanza guai per conto mio.

I neri vortici di ingresso della Rete e del Nucleo sono ormai spariti, cancellati dallo spazio e dal tempo come verruche rimosse, svaniti completamente come gorghi di acqua dopo la tempesta.

Sono bloccato qui, a meno di affrontare la metasfera.

Ma non l'affronto. Non ancora.

Comunque, è proprio qui che voglio stare. La sfera dati è quasi sparita, qui nel sistema di Hyperion, tranne i suoi penosi residui sul pianeta stesso e in quel che resta della flotta della FORCE che secca come pozza di marea al sole; ma le Tombe del Tempo brillano nella metasfera come fari nell'oscurità che s'addensa. Se i collegamenti teleporter erano vortici neri, le Tombe brillano come fori bianchi che emanano una luce in espansione.

Mi muovo verso di esse. Per il momento, come Colui Che Viene Prima, non ho fatto altro che comparire nei sogni di altri. È ora di fare davvero qualcosa.

Sol aspettava.

Erano passate ore, da quando aveva dato allo Shrike la sua unica figlia. Erano passati giorni, da quando aveva mangiato, dormito. Intorno a lui la tempesta aveva infuriato e si era calmata, le Tombe avevano brillato e rumoreggiato come reattori impazziti, e le maree del tempo l'avevano frustato con la violenza di uno tsunami. Ma Sol era rimasto aggrappato ai gradini di pietra della Sfinge e aveva aspettato. E aspettava adesso.

Non del tutto cosciente, massacrato dalla stanchezza e dal timore per sua figlia, Sol scoprì che la propria mente di studioso lavorava a grande velocità.

Per gran parte della vita e per tutta la carriera Sol Weintraub, lo storico-classicista-filosofo, si era occupato dell'etica del comportamento religioso umano. Non sempre — anzi, di rado — religione ed etica erano compatibili. Le esigenze dell'assolutismo religioso, o del fondamentalismo o del relativismo scalmanato, spesso riflettevano gli aspetti peggiori della cultura contemporanea o i suoi pregiudizi, anziché un sistema in cui uomo e Dio potessero vivere con un senso di giustizia reale. Il libro più famoso di Sol, intitolato infine Il dilemma di Abramo nell'edizione commerciale con tiratura che lui non si sarebbe mai sognato quando scriveva opere per le case editrici universitarie, era stato scritto mentre Rachel moriva del morbo di Merlino; trattava, abbastanza ovviamente, della penosa scelta di Abramo fra l'ubbidienza o la disubbidienza all'ordine diretto di Dio, sacrificare a Lui suo figlio.

Sol aveva scritto che i tempi primitivi richiedevano l'ubbidienza, che le generazioni successive si erano evolute al punto in cui i genitori offrivano in sacrificio se stessi, come nelle notti buie dei forni che butteravano la storia della Vecchia Terra, e che le attuali generazioni dovevano rifiutare ogni ordine di sacrificio. Qualsiasi forma Dio assumesse ora nella coscienza umana — sia semplice manifestazione del subcosciente in tutte le proprie necessità revansciste, sia tentativo più consapevole di evoluzione filosofica ed etica — l'umanità non poteva più accettare di offrire sacrifici in nome di Dio. Sacrificio e impegno al sacrificio avevano scritto col sangue la storia umana.

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