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Il Console cercò di ricordare. Quanti giorni aveva, la piccola Rachel?

Nonostante la lunga dormita del giorno precedente, aveva la mente confusa per le tossine della stanchezza. Rachel aveva quattro giorni, quando erano giunti alla valle. Era stato… quattro giorni prima.

Il Console si lisciò la guancia, allungò la mano verso le bottiglie dell'acqua, scoprì che erano tutte vuote. Poteva scendere senza difficoltà a tuffarle nel fiume e riempirle, ma non voleva perdere tempo. Le scottature gli dolevano e lo fecero rabbrividire, quando la pioggia gli sgocciolò dal cappello.

"Sol ha detto che se torno prima di sera andrà tutto bene. Rachel è nata dopo le otto di sera, tempo di Hyperion. Se è giusto, se non ci sono errori, durerà fino alle otto di stasera." Il Console si tolse l'acqua dalle guance e dalle sopracciglia. "Occorrono ancora sette ore per arrivare a Keats. Un paio d'ore per liberare la nave. Theo mi aiuterà… ora è governatore generale. Posso convincerlo che è nell'interesse dell'Egemonia contravvenire all'ordine di Gladstone e togliere alla nave la quarantena. Se necessario, gli dirò che proprio lei mi ha ordinato di cospirare con gli Ouster per tradire la Rete.

"Diciamo dieci ore, più quindici minuti di nave. Resterebbe un'ora, prima del tramonto. Rachel avrebbe solo alcuni minuti, ma… cosa? Cosa potremmo tentare, oltre alle vasche di crio-fuga? Niente. Solo le vasche. Sono sempre state l'ultima carta di Sol, anche se i medici dicono che potrebbero risultare fatali alla piccina. E Brawne?"

Il Console era assetato. Si tolse il mantello, ma la pioggia era solo un'acquerugiola che bastava appena a inumidirgli le labbra e la lingua e gli faceva aumentare la sete. Il Console imprecò sottovoce e iniziò a scendere lentamente. Forse poteva librarsi sul fiume il tempo necessario per riempire una bottiglia.

Trenta metri sopra il fiume, il tappeto Hawking smise di volare. L'attimo prima scendeva gradualmente, dolce come una stuoia sopra unn piano di vetro poco inclinato; l'attimo dopo, precipitò a picco, fuori controllo… un tappeto di due metri e un uomo terrorizzato gettati dalla finestra di un edificio di dieci piani.

Il Console urlò e cercò di liberarsi, ma la fune e la cinghia della sacca lo ingarbugliarono nella massa sbatacchiante del tappeto Hawking: cadde col tappeto, rotolò e si dimenò per gli ultimi venti metri, andò a sbattere contro la superficie dura dell'Hoolie in attesa.

29

Sol Weintraub aveva grandi speranze, la notte in cui il Console partì. Finalmente facevano davvero qualcosa! O almeno tentavano. Sol non credeva che le vasche di crio-fuga della nave del Console sarebbero state la risposta per salvare Rachel — esperti medici di Vettore Rinascimento avevano fatto notare l'estrema pericolosità di una simile procedura — ma era contento di avere un'alternativa, una possibilità qualsiasi. E sentiva che per troppo tempo avevano accettato passivamente gli eventi, avevano aspettato i comodi dello Shrike, come criminali in attesa della ghigliottina.

L'interno della Sfinge pareva troppo infido, quella notte; Sol spostò all'esterno tutte le loro cose e le ammassò sull'ampia veranda di granito, dove con Duré cercò di sistemare comodamente Masteen e Brawne, sotto coperte e mantelli, con zaini per guanciale. I biomonitor di Brawne continuavano a segnalare la mancanza di qualsiasi attività cerebrale, mentre il corpo riposava in pace. Masteen si rigirava e si agitava, in preda alla febbre.

— Secondo lei, cos'ha, il Templare? — domandò Duré. — È ammalato?

— Forse si tratta di semplice assideramento — rispose Sol. — Dopo essere stato rapito dal carro a vela, si è ritrovato a vagare nelle lande deserte e qui nella Valle delle Tombe. Mangiava neve per dissetarsi e non aveva cibo.

Duré annuì e controllò il cerotto della FORCE applicato nella parte interna del braccio di Masteen. Le spie luminose indicavano il costante sgocciolio di soluzione per endovena. — Ma pare che ci sia dell'altro — disse il gesuita. — Una sorta di follia.

— I Templari hanno un legame quasi telepatico con la propria nave-albero. — disse Sol. — Quando la Voce dell'Albero Masteen ha assistito alla distruzione della Yggdrasill, si sarà sentito impazzire. A maggior ragione se sapeva che era necessaria.

Duré annuì e continuò ad asciugare la fronte cerea del Templare. Mezzanotte era passata e si era alzato un vento che soffiava pigre spirali di polvere vermiglia e gemeva intorno alle ali e agli spigoli della Sfinge. Le Tombe splendettero vividamente e divennero più fioche, prima una, poi un'altra, senza ordine né sequenza evidenti. Di tanto in tanto la trazione delle maree del tempo assaliva tutte due gli uomini, li faceva boccheggiare e aggrappare alla pietra, ma l'ondata di déjà vu e il senso di vertigine svanivano quasi subito. Con Brawne Lamia collegata alla Sfinge mediante il cavo saldato al cranio, non potevano andare via di lì.

A un certo punto, prima dell'alba, le nuvole si squarciarono e mostrarono il cielo: stelle l'aggruppate fittamente, di chiarezza quasi dolorosa. Per un poco gli unici segni delle due grandi flotte che guerreggiavano lassù furono le occasionali scie di fusione, sottili graffi di diamante nel vetro della notte; ma poi iniziarono di nuovo a sbocciare i fiori delle esplosioni lontane e nel giro di un'ora le Tombe furono oscurate dalla violenza delle luci in alto.

— Chi vincerà? — domandò padre Duré. I due sedevano con la schiena contro la ruvida parete di pietra della Sfinge, il viso rivolto allo spicchio di cielo fra le ali dispiegate della tomba.

Sol accarezzava la schiena di Rachel, addormentata bocconi sotto la sottile coperta. — Da quel che dicono gli altri, sembra preordinato che la Rete debba patire un'orribile guerra.

— Allora crede alle previsioni della Commissione di Consulenza delle IA?

Nel buio, Sol scrollò le spalle. — In pratica, non so niente di politica… né dell'esattezza con cui il Nucleo predice gli eventi. Sono un misero studioso di un piccolo college in un pianeta arretrato. Ma ho la sensazione che per noi ci sia in serbo qualcosa di terribile… che una mala bestia si muova verso Betlemme per nascere.

Duré sorrise. — Yeats — disse. Il sorriso svanì. — Sospetto che questo posto sia la nuova Betlemme. — Guardò in direzione delle Tombe splendenti. — Ho passato la vita a insegnare le teorie di San Teilhard, l'evoluzione verso il Punto Omega. E invece ecco cosa abbiamo. Follia umana nei cieli e un terribile anticristo in attesa di ereditare i resti.

— Crede che lo Shrike sia l'Anticristo?

Padre Duré appoggiò i gomiti sulle ginocchia e congiunse le mani. — Se non lo è, siamo tutti nei guai. — Rise amaramente. — Non molto tempo fa, sarei stato deliziato di scoprire un Anticristo: anche la semplice presenza di un potere antidivino sarebbe servita a puntellare la mia vacillante fede in qualsiasi forma di divinità.

— E ora? — domandò Sol, piano.

Duré allargò le mani. — Anch'io sono stato crocifisso.

Sol ripensò alla storia di Lenar Hoyt su Duré: l'anziano gesuita che s'inchiodava da sé a un albero tesla e sopportava anni di sofferenza e di rinascita piuttosto che arrendersi al parassita DNA, allo stesso crucimorio che in quel momento gli scavava le carni.

Duré abbassò il viso. — Non ci fu alcun benvenuto di un Padre celeste — disse a bassa voce. — Nessuna assicurazione che il dolore e il sacrificio fossero serviti a qualcosa. Solo sofferenza. Sofferenza e tenebre e di nuovo sofferenza.

Sol smise di accarezzare la schiena della piccina. — E questo le ha fatto perdere la fede?

Duré lo guardò in viso. — Al contrario, mi ha fatto sentire che la fede è sempre più essenziale. Sofferenza e tenebre sono state la nostra sorte fin dalla Caduta dell'Uomo. Ma dev'esserci una speranza di salire a un livello più alto… una speranza che la consapevolezza si evolva su un piano più benevolo del proprio contrappunto di un universo legato all'indifferenza.

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