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Sol annuì e guardò verso l'imboccatura della valle. — Mi piacerebbe che Brawne potesse dirci dov'è finito Sileno.

— Lo cercherò, quando sarò in volo — disse il Console. Lanciò un'occhiata alle stelle. — Calcolo da trentasei a quaranta ore di volo per arrivare a Keats. Più qualche ora per sbloccare la nave. Dovrei tornare entro due giorni standard.

Sol annuì e cullò la piccina che si era messa a piangere. La sua aria stanca ma affabile non nascose il dubbio. Sol posò la mano sulla spalla del Console. — È giusto fare il tentativo, amico mio. Vieni, andiamo a parlare a padre Duré, vediamo se l'altro nostro compagno di viaggio è sveglio e consumiamo insieme un pasto. A quanto pare, Brawne aveva portato provviste sufficienti per permetterci un ultimo banchetto.

26

Da bambina, quando il padre senatore si era trasferito, sia pure per breve tempo, da Lusus al meraviglioso e boscoso complesso residenziale amministrativo di Tau Ceti Centro, Brawne Lamia aveva visto l'antico bi-di film a cartoni animati Peter Pan di Walt Disney. Dopo, aveva letto il libro e ne era rimasta catturata.

Per mesi, la bambina di cinque anni standard aveva aspettato ogni notte che Peter Pan arrivasse a portarla via. Aveva lasciato biglietti che indicavano la via della sua stanza da letto, sotto l'abbaino rivestito d'assicelle. Era uscita di casa, mentre i genitori dormivano, e si era distesa sulla morbida erba dei prati del Parco dei Cervi, a guardare il cielo notturno grigio latte di TC2 e a sognare il ragazzo dell'Isola che non c'è che presto sarebbe venuto a portarla via, volando verso la seconda stella a destra, sempre dritto fino al mattino. Lei sarebbe stata la sua compagna, la madre dei bimbi smarriti, la nemesi del malvagio Capitan Uncino e, soprattutto, la nuova Wendy di Peter Pan… la nuova amica bambina del bambino che non sarebbe mai cresciuto.

E ora, vent'anni dopo, Peter era finalmente venuto a lei.

Lamia non aveva sentito dolore, solo l'improvviso, gelido impulso di dislocazione, quando l'artiglio d'acciaio dello Shrike era penetrato nello shunt neurale che lei aveva dietro l'orecchio. Poi si era trovata a volare lontano.

Già una volta si era mossa nel piano dati e nella sfera dati. Solo alcune settimane prima, tempo personale, aveva viaggiato nella matrice TecnoNucleo insieme con il suo cyberpuke preferito, lo sciocco BB Surbringer, per aiutare Johnny a riprendersi la personalità che gli era stata rubata. Erano penetrati nella periferia e avevano ricuperato il cìbrido, ma avevano fatto scattare un allarme e BB era morto. Lamia non voleva entrare di nuovo nella sfera dati.

Ma adesso era lì.

L'esperienza era completamente diversa da quelle avute con i cavi di comlog o con i nodi. Era simile a uno stim-sim totale… come trovarsi in un olodramma a colori e suono stereo… come essere proprio lì!

Finalmente Peter era venuto a portarla via.

Lamia si alzò sopra la curvatura del limbo planetario di Hyperion, vide i canali rudimentali di flusso dati microonda e gli anelli di comunicazione a raggio compatto che passavano per un'embrionale sfera dati. Non si soffermò a collegarsi, perché seguiva verso il cielo un cordone ombelicale arancione, diretta ai viali e alle strade reali del piano dati.

Lo spazio di Hyperion era stato invaso dalla FORCE e dallo Sciame Ouster, e tutt'e due avevano portato con sé le intricate pieghe e ingraticciature della sfera dati. Con occhi nuovi, Lamia vedeva le migliaia di livelli del flusso dati della FORCE, un verde e turbolento oceano di informazione screziato delle vene rosse dei canali di sicurezza e delle roteanti sfere viola con i neri fagi battistrada che erano le IA della FORCE. Questo pseudopodo della megasfera dati della Rete scorreva nello spazio normale attraverso neri imbuti di teleporter di bordo, lungo fronti d'onda in espansione di increspature sovrapposte e istantanee che Lamia riconobbe come raffiche continue di una ventina di trasmettitori astrotel.

Esitò, a un tratto insicura di dove andare, di quale viale prendere. Come se durante il volo l'incertezza avesse messo a repentaglio la magia, minacciando di farla ricadere al suolo, decine di chilometri più in basso.

Poi Peter la prese per mano e la tenne a galla.

"Johnny!"

"Ciao, Brawne."

L'immagine corporea di Brawne prese vita di scatto nello stesso istante in cui lei vide e sentì quella di lui. Era Johnny come l'aveva visto l'ultima volta… cliente e amante… Johnny con gli zigomi alti, occhi castani, naso compatto, mascella solida. I riccioli castani gli ricadevano ancora sul colletto e il viso era sempre uno studio di energia determinata. Il sorriso le dava ancora quel senso di calore che pareva fonderla dall'interno.

Johnny! Allora si strinse a lui e sentì la stretta, sentì sulla schiena le mani forti, mentre galleggiavano in alto su ogni cosa, sentì il seno appiattirsi contro il petto di lui, mentre le restituiva l'abbraccio con forza sorprendente per quel fisico minuto. Si baciarono e non c'era modo di negare che il bacio fosse reale!

Lamia si librò a distanza di un braccio, le mani sulle spalle di lui. I due volti erano illuminati dal bagliore verde e viola dell'oceano della grande sfera dati che li sovrastava.

"È reale?" Nella domanda udì la propria voce e la propria inflessione, pur sapendo di averla solo pensata.

"Sì. Reale come può esserlo qualsiasi parte della matrice piano dati. Siamo sull'orlo della megasfera, nello spazio di Hyperion." La sua voce aveva ancora quell'inflessione elusiva che lei trovava tanto seducente e irritante.

"Cos'è accaduto?" Con le parole, gli trasmise immagini della comparsa dello Shrike, dell'improvvisa e orribile invasione del dito fatto a lama.

"Sì" trasmise Johnny, stringendola più forte. "Qualcuno mi ha liberato dall'iterazione Schrön e ci ha collegati direttamente alla sfera dati."

"Sono morta, Johnny?"

Johnny Keats le sorrise. La scosse leggermente, la baciò con gentilezza, ruotò in modo che tutt'e due vedessero lo spettacolo, in alto e in basso. "No, Brawne, non sei morta, ma forse sei agganciata a una sorta di bizzarro supporto vitale, mentre il tuo analogo del piano dati vaga qui con me."

"E tu sei morto?"

Johnny le sorrise di nuovo. "Non più, anche se la vita in una iterazione Schrön non è lo schianto che si potrebbe credere. Sembra di sognare i sogni di un altro."

"Ti ho sognato."

Johnny annuì. "Non credo di essere stato io. Ho sognato gli stessi sogni… conversazioni con Meina Gladstone, fuggevoli occhiate sulle riunioni di consiglio del governo dell'Egemonia…"

"Sì!"

Johnny le strinse la mano. "Sospetto che abbiano attivato un altro cìbrido Keats. E, chissà come, siamo riusciti a stabilire il contatto con lui, attraverso gli anni-luce."

"Un altro cìbrido? Possibile? Hai distrutto lo stampo del Nucleo, hai liberato la personalità…."

Il suo amante si strinse nelle spalle. Indossava una camicia dalle maniche a sbuffo e un panciotto di seta secondo uno stile che lei non aveva mai visto. Il flusso di dati, lungo i viali sopra di loro, dipingeva tutte due con impulsi di luce al neon. "Sospettavo che ci sarebbe stato un numero maggiore di copie e che BB e io non le avremmo trovate tutte, con una penetrazione così epidermica della periferia del Nucleo. Non importa, Brawne. Se esiste un'altra copia, non è me e non credo che ci sarà nemica. Andiamo, esploriamo."

Lamia rimase indietro un secondo, mentre lui la tirava verso l'alto. "Esploriamo cosa?"

"Abbiamo l'opportunità di scoprire cosa c'è in ballo, Brawne. L'occasione di andare a fondo di un mucchio di misteri."

Brawne udì nella propria voce/pensiero una timidezza tutt'altro che tipica. "Non sono sicura di volerlo fare, Johnny."

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