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Padre Duré sorrise. Un sorriso gentile, privo di ironia. — Non ha mai pensato che potrebbe essere lei stesso, signor Severn?

La domanda mi colpì come un ceffone. — Impossibile — dissi. — Non sono neppure… neppure pienamente umano. La mia consapevolezza galleggia chissà dove nella matrice del Nucleo. Il mio corpo è stato riformato con resti del DNA di John Keats e bio-costruito come quello di un androide. I ricordi mi sono stati impiantati. La fine della mia vita… la mia "guarigione" dalla tubercolosi… sono state simulate in un mondo costruito a questo scopo.

Duré sorrideva ancora. — E allora? Tutto questo impedisce che sia lei, questa entità detta Empatia?

— Non mi sento parte di un dio — replicai, brusco. — Non ricordo niente, non capisco niente, non so cosa fare dopo.

Monsignor Edouard mi toccò il polso. — Siamo proprio sicuri che Cristo sapesse sempre cosa fare dopo? Sapeva quel che doveva essere fatto. Non è la stessa cosa.

Mi strofinai gli occhi. — Non so nemmeno cosa dev'essere fatto.

La voce del monsignore era tranquilla. — Credo che Paul voglia dire questo: se lo spirito di cui lei parla si nasconde davvero qui nel nostro tempo, forse non conosce nemmeno la propria identità.

— È follia — dissi.

Duré annuì. — Molti eventi su e intorno Hyperion sono parsi follia. A quanto sembra, la follia si diffonde.

Guardai attentamente il gesuita. — Lei sarebbe un buon candidato — replicai. — Ha vissuto una vita di preghiera, ha meditato teologie, come archeologo ha onorato la scienza. Per giunta, è già stato crocifisso.

Il sorriso di Duré era sparito. — Non ascolta quel che diciamo? Non ode la bestemmia che c'è nelle nostre parole? Non sono candidato alla Divinità, Severn. Ho tradito la mia Chiesa, la mia scienza, e ora, con la mia scomparsa, ho tradito i miei amici nel pellegrinaggio. Forse Cristo avrà perduto la fede per un paio di secondi: ma non l'ha venduta al mercato per cianfrusaglie come presunzione e curiosità.

— Basta così — ordinò monsignor Edouard. — Se il mistero è l'identità della parte Empatia di chissà quale divinità futura e costruita, signor Severn, cerchi il candidato solo nella troupe del suo piccolo Mistero della Passione. Il PFE Gladstone, che porta sulle spalle il peso dell'Egemonia. Gli altri partecipanti al pellegrinaggio… il signor Sileno che, secondo quanto lei ha detto a Paul, soffre anche ora sull'albero dello Shrike per amore della propria poesia. La signora Lamia, che per amore ha rischiato e perso così tanto. Il signor Weintraub, che ha subito il dilemma di Abramo… perfino sua figlia, che è tornata all'innocenza dell'infanzia. Il Console, che…

— Il Console sembra Giuda, non Cristo — dissi. — Ha tradito sia l'Egemonia, sia gli Ouster.

— Da quel che Paul mi dice — replicò il monsignore — il Console era fedele alle proprie convinzioni, fedele al ricordo della nonna Siri. — Sorrise. — Inoltre, ci sono cento miliardi di altri attori, in questo dramma. Dio non scelse Erode né Ponzio Pilato né Cesare Augusto, come strumenti della Sua volontà. Scelse il figlio sconosciuto di un falegname sconosciuto in una delle zone meno importanti dell'Impero romano.

— D'accordo. — Mi alzai, andai su e giù davanti al mosaico luminoso sotto l'altare. — Cosa facciamo, ora? Padre Duré, deve venire con me a parlare a Gladstone. Il PFE è al corrente del suo pellegrinaggio. Forse la sua storia servirà a ridurre il bagno di sangue che pare imminente.

Anche Duré si alzò; incrociò le braccia e fissò la cupola, come se il buio contenesse istruzioni per lui. — Ci ho già pensato — disse. — Ma non lo ritengo il mio obbligo primario. Devo andare su Bosco Divino a parlare al loro equivalente del Papa… la Vera Voce dell'Albero Mondo.

Mi fermai. — Bosco Divino? Cosa c'entra, quel pianeta?

— Ho la sensazione che i Templari siano la chiave per ottenere un elemento mancante di questa penosa sciarada. Ora lei dice che Het Masteen è morto. Forse la Vera Voce può spiegarci che cosa intendevano fare, col pellegrinaggio… il racconto di Masteen, insomma. Dopotutto, è stato l'unico dei sette pellegrini originali a non spiegare perché era venuto su Hyperion.

Ripresi a camminare avanti e indietro, più in fretta, cercando di tenere a freno la collera. — Oddio, Duré, non abbiamo tempo per oziose curiosità. Manca solo… — diedi un'occhiata al comlog — un'ora e mezzo, prima che lo Sciame di invasione degli Ouster entri nel sistema di Bosco Divino. Sarà un manicomio, da quelle parti.

— Forse. Ma prima voglio andare lì. Poi parlerò a Gladstone. Può darsi che mi autorizzi a tornare su Hyperion.

Non credevo che il PFE avrebbe mai permesso a un informatore così prezioso di tornare a mettersi nei guai. — Allora, andiamo — brontolai. Mi girai a cercare l'uscita.

— Un momento — disse Duré. — Poco fa ha detto di essere in grado di… di "sognare"… i pellegrini pur restando sveglio. Una sorta di stato di trance, vero?

— Qualcosa del genere.

— Bene, signor Severn, li sogni, ora.

Lo fissai, stupefatto. — Qui? Adesso?

Duré indicò la poltrona. — La prego. Desidero conoscere la sorte dei miei amici. Inoltre, l'informazione potrebbe essere preziosa, nel confronto con la Vera Voce e con la signora Gladstone.

Scossi la testa, ma accettai la poltrona che mi offriva. — Può darsi che non funzioni — dissi.

— In questo caso, non avremo perso niente — replicò Duré.

Annuii, chiusi gli occhi, mi appoggiai alla spalliera della scomoda poltrona. Ero fin troppo consapevole dello sguardo attento degli altri due, del debole profumo di incenso e di pioggia, dell'ambiente pieno di echi. Ero sicuro che non avrebbe funzionato; il panorama dei miei sogni non era tanto vicino da poterlo evocare semplicemente chiudendo gli occhi.

L'impressione di essere osservato svanì, il profumo divenne remoto, il senso di spazio si estese migliaia di volte, mentre tornavo su Hyperion.

35

Confusione.

Trecento vascelli spaziali in ritirata dalla zona di Hyperion, sotto fuoco pesante, per sfuggire allo Sciame, simili a uomini che lottino contro api. Follia vicino ai teleporter militari, sovraccarico del controllo del traffico, astronavi impilate come VEM nella griglia aerea di TC2, vulnerabili come pernici per le vaganti navi d'assalto Ouster.

Follia ai punti di uscita: vascelli della FORCE allineati come pecore in uno stretto recinto, mentre compiono il ciclo dal portale d'interdizione di Madhya al teleporter di partenza. Spin-navi in discesa nello spazio di Hebron, alcune dirette a Porta del Paradiso, Bosco Divino, Mare Infinitum e Asquith. Ormai è questione di ore, prima che gli Sciami penetrino nei sistemi della Rete.

Confusione, mentre centinaia di milioni di profughi si teleportano lontano dai mondi minacciati, entrano in città e in centri di trasferimento quasi impazziti per l'inconsulta eccitazione della guerra incipiente. Confusione, mentre mondi della Rete, non minacciati, esplodono di sommosse: tre Alveari su Lusus, quasi settanta milioni di cittadini, messi in quarantena a causa delle sommosse dovute al Culto Shrike; mall del trentesimo livello saccheggiati; monoliti condominio devastati dalla folla; centri di fusione fatti saltare; terminex sotto assedio. Il Consiglio Autonomo si appella all'Egemonia; l'Egemonia dichiara la legge marziale e manda i marines della FORCE a sigillare gli alveari.

Sommosse secessioniste su Nuova Terra e su Patto-Maui. Attentati terroristici dei realisti di Glennon-Height (tranquilli ormai da tre quarti di secolo) su Thalia, Armaghast, Nordholm e Lee Tre. Altre sommosse del Culto Shrike su Tsingtao-Hsishuang Panna e su Vettore Rinascimento.

Il comando della FORCE, su Olympus, trasferisce a mondi della Rete battaglioni dai trasporti truppe di ritorno da Hyperion. Squadre di demolizione assegnate a navi torcia nei sistemi minacciati riferiscono che le sfere d'anomalia teleporter sono state minate per essere distrutte e aspettano solo l'ordine astrotel da TC2.

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