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— Non è stata l'umanità, a distruggere la Vecchia Terra — replicò Duré. — Fu un errore del computer, quando la Squadra Kiev tentò di creare un mini buco nero.

Il Templare scosse la testa. — Fu l'arroganza umana — disse piano. — La stessa arroganza che spinse la nostra razza a distruggere tutte le specie che potessero anche solo sperare di sviluppare un'intelligenza, un giorno o l'altro. I Seneschai Aluit su Hebron, gli zeplen su Whirl, i centauri delle paludi su Garden e i grandi primati della Vecchia Terra…

— Sì, sono stati compiuti degli errori. Ma non dovrebbero condannare a morte l'umanità, non crede?

— La condanna è stata proclamata da un Potere molto più grande di noi stessi — tuonò il Vescovo. — Le profezie sono precise ed esplicite. Il Giorno della Redenzione Finale deve venire. Tutti coloro che hanno ereditato il Peccato di Adamo e di Kiev devono sopportare le conseguenze dell'assassinio del proprio mondo natale, dell'estinzione di altre razze. Il Signore della Sofferenza è stato liberato dalle pastoie del tempo per pronunciare questa sentenza finale. Non è possibile sfuggire alla sua ira. Non è possibile evitare la Redenzione. Un Potere molto più grande di noi l'ha stabilito.

— È vero — disse Sek Hardeen. — Le profezie sono giunte a noi, recitate alla Vera Voce nel corso delle generazioni: l'umanità è condannata, ma con la sua condanna giungerà una nuova fioritura di ambienti pristini in tutte le parti che ora formano l'Egemonia.

Addestrato nella logica gesuitica, devoto alla teologia evoluzionista di Teilhard de Chardin, padre Paul Duré fu tentato di dire, nonostante tutto: "Ma a chi diavolo importa se i fiori sbocciano, quando non c'è nessuno che li veda, che li annusi?". Invece disse: — Ha preso in esame la possibiltà che queste profezie non siano rivelazioni divine, ma semplici manipolazioni di un imprecisato potere secolare?

Sek Hardeen si appoggiò alla spalliera, come se l'avessero schiaffeggiato; ma il Vescovo si sporse e strinse i pugni da lusiano che con un solo colpo avrebbero fracassato il cranio a Duré. — Eresia! Chiunque osi negare la verità delle rivelazioni deve morire!

— Quale potere potrebbe farlo? — riuscì a dire la Vera Voce dell'Albero Mondo. — Quale potere, oltre all'Assoluto del Muir, potrebbe entrare nella nostra mente e nel nostro cuore?

Duré indicò il cielo. — Da generazioni ogni mondo della Rete è collegato dalla sfera dati del TecnoNucleo. Molte persone influenti portano impianti a estensione comlog per un facile accesso… lei non lo porta, signor Hardeen?

Il Templare non rispose, ma Duré notò il lieve tremito delle dita, come se l'uomo fosse stato sul punto di toccarsi il petto e l'avambraccio dove da decenni c'erano i microimpianti.

— Il TecnoNucleo ha creato una… intelligenza trascendente — continuò Duré. — Attinge a quantità incredibili di energia, può spostarsi avanti e indietro nel tempo e non è motivata da preoccupazioni umane. Uno dei fini di una percentuale considerevole delle personalità del Nucleo era quello di eliminare la razza umana… in realtà, è possibile che il Grande Errore della Squadra Kiev sia stato deliberatamente compiuto dalle IA coinvolte nell'esperimento. Quello che lei ode come profezie è probabilmente la voce di questo deus ex machina che bisbiglia nella sfera dati. Forse lo Shrike è comparso non perché l'umanità si redima dei propri peccati, ma semplicemente per massacrare uomini, donne e bambini, per gli scopi di questa personalità-macchina.

Il faccione del Vescovo era rosso come la tonaca. L'uomo batté i pugni sul tavolo e si alzò con fatica. Il Templare gli posò la mano sul braccio, lo trattenne, riuscì a farlo sedere di nuovo. — Da dove le è venuta, questa idea? — domandò a Duré Sek Hardeen.

— Da pellegrini che hanno accesso al Nucleo. E da… altri.

Il Vescovo agitò il pugno in direzione di Duré. — Ma lei stesso è stato toccato dall'Avatar… non una volta sola, addirittura due! Egli le ha concesso una forma di immortalità, in modo che lei possa vedere cosa Egli ha in serbo per il Popolo Eletto… per coloro che preparano la Redenzione prima che i Giorni Finali siano su di noi!

— Lo Shrike mi ha dato dolore — replicò Duré. — Dolore e sofferenza al di là di ogni immaginazione. Ho incontrato due volte quella cosa e so nel mio cuore che non è né divina né diabolica, ma semplicemente una macchina organica proveniente da un terribile futuro.

— Bah! — Con un gesto di esasperazione, il Vescovo incrociò le braccia e si mise a guardare giù dalla bassa balconata, senza fissare niente in particolare.

Il Templare parve scosso. Dopo un attimo, alzò la testa e disse piano: — Voleva rivolgermi una domanda.

Duré inspirò a fondo. — Infatti. E volevo comunicarle una triste notizia. La Vera Voce dell'Albero Het Masteen è morto.

— Lo sappiamo — disse il Templare.

Duré rimase sorpreso. Non riusciva a immaginare come avessero ricevuto l'informazione. Ma ora non aveva importanza. Disse: — Devo sapere perché ha partecipato al pellegrinaggio. Quale missione non ha potuto portare a termine? Ognuno di noi ha raccontato la sua storia. Het Masteen no. Eppure, non so come, intuisco che il suo destino contiene la chiave di molti misteri.

Il Vescovo tornò a guardare Duré e sghignazzò. — Non siamo tenuti a raccontarle niente, prete di una religione morta.

Sek Hardeen rimase a lungo in silenzio, prima di rispondere. — Il signor Masteen si offrì volontario per portare su Hyperion la Parola del Muir. Secondo la profezia che da secoli è alla radice della nostra fede, giunti i tempi bui, una Vera Voce dell'Albero sarebbe stata chiamata per portare nel Mondo Sacro una nave-albero in modo che vi fosse distrutta e poi risorgesse portando il messaggio della Redenzione e del Muir.

— Quindi Het Masteen sapeva che la Yggdrasill sarebbe stata distrutta in orbita?

— Sì. Era stato predetto.

— E lui e il singolo erg lega-energia avrebbero fatto volare una nuova nave-albero?

— Sì — rispose il Templare, con voce quasi impercettibile. — Un Albero di Redenzione fornito dall'Avatar.

Duré si appoggiò alla spalliera della poltrona, annuì. — L'Albero della Redenzione. L'albero di spine. Het Masteen rimase psichicamente ferito, quando la Yggdrasill fu distrutta. Poi fu portato nella Valle delle Tombe e vide l'albero di spine dello Shrike. Ma non era pronto, né in grado di farlo volare. L'albero di spine è una struttura di morte, di sofferenza, di dolore… Het Masteen non era preparato a esserne il capitano. O forse si rifiutò. In ogni caso, fuggì. E morì. L'avevo immaginato… ma non avevo idea di quale destino lo Shrike gli avesse offerto.

— Ma di cosa parla? — intervenne, brusco, il Vescovo. — L'Albero della Redenzione è descritto nelle profezie. Accompagnerà l'Avatar nella mietitura finale. Masteen si sarebbe sentito onorato di esserne il capitano nel viaggio attraverso lo spazio e il tempo.

Paul Duré scosse la testa.

— Abbiamo risposto alla sua domanda? — disse Hardeen

— Sì.

— Allora lei deve rispondere alla nostra — disse il Vescovo. — Cos'è accaduto alla Madre?

— Quale madre?

— La Madre della Nostra Salvezza. La Sposa della Redenzione. La donna che lei ha chiamato Brawne Lamia.

Duré rifletté, cercò di ricordare i riassunti del Console con i racconti dei pellegrini sulla via di Hyperion. Brawne era incinta del figlio del primo cìbrido Keats. Il Tempio Shrike, su Lusus, l'aveva salvata dalla folla in tumulto, l'aveva inclusa nel pellegrinaggio. Nel racconto, Brawne aveva accennato al fatto che i seguaci del Culto Shrike l'avevano trattata con riverenza. Duré cercò di adattare tutto questo al confuso mosaico di quel che già sapeva. Inutile, era troppo stanco… e, si disse, troppo stupido, dopo la cosiddetta risurrezione. Non aveva e non avrebbe più avuto la brillante intelligenza di un tempo.

— Brawne era priva di sensi — disse. — Lo Shrike l'ha presa e agganciata a… a una cosa. Una sorta di cavo. Dal punto di vista cerebrale era morta, ma il feto era vivo e in buona salute.

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