— Si rilassi un momento — dice Theo, riportando l'attenzione agli strumenti e all'esterno. — Fra un paio di minuti potrà parlare senza difficoltà. Mi tengo al coperto e volo a bassa quota. Occorreranno dieci minuti di volo, per tornare a Keats. — Lancia un'occhiata al passeggero. — Ha fortuna, signore. Senza dubbio è disidratato. Gli altri due si sono bagnati i calzoni. Lo storditore è un'arma umanitaria ma imbarazzante, se non ci sono in giro calzoni di ricambio.
Il Console tenta di esprimere la propria opinione su quest'arma "umanitaria".
— Ancora un paio di minuti, signore — dice il governatore generale Theo Lane, asciugando col fazzoletto la guancia del Console. — L'avviso che non ci si sente tanto bene, quando l'effetto comincia a svanire.
In quel momento qualcuno conficca nel corpo del Console diverse migliaia di spilli e di aghi.
— Come diavolo mi hai trovato? — domanda il Console. Sono qualche chilometro al di sopra della città, volano ancora sopra l'Hoolie. Riesce a mettersi a sedere, e bene o male parla in modo comprensibile, ma è contento di avere a disposizione diversi minuti prima di doversi alzare in piedi o camminare.
— Prego?
— Ho detto: come mi hai trovato? Come sapevi che tornavo lungo l'Hoolie?
— Comunicazione astrotel del PFE Gladstone. Solo visiva, nella piattaforma monouso del vecchio consolato.
— Gladstone? — Il Console muove le mani, cerca di riportare sensibilità nelle dita inutili come salsicciotti di gomma. — Come diavolo poteva sapere, Gladstone, che ero nei guai sull'Hoolie? Ho lasciato nella valle il ricevitore comlog di nonna Siri, per poter chiamare gli altri, una volta ricuperata la nave. Come lo sapeva, Gladstone?
— Non so, signore. Ma Gladstone ha detto dove si trovava e che era nei guai. Ha detto anche che il tappeto Hawking su cui volava era precipitato.
Il Console scuote la testa. — Quella donna ha risorse che nemmeno ci sogniamo, Theo.
— Certo, signore.
Il Console lancia un'occhiata all'amico. Ormai da più di un anno di Hyperion Theo Lane è governatore generale del nuovo mondo del Protettorato, ma le vecchie abitudini sono dure a morire e il "signore" deriva dai sette anni in cui è stato viceconsole e primo segretario del Console. Durante l'ultimo incontro col giovanotto (ormai non più tanto giovane, si rende conto il Console: la responsabilità ha segnato di rughe e di grinze il viso giovanile) Theo era furioso perché a suo tempo il Console non aveva accettato la carica di governatore generale. Era accaduto poco più di una settimana prima. Secoli, millenni fa.
— A proposito — dice il Console, pronunciando con cura ogni parola. — Grazie, Theo.
Il governatore generale risponde con un breve cenno; sembra assorto. Non chiede che cosa ha visto il Console a nord delle montagne, né quale sia stata la sorte degli altri pellegrini. In basso, l'Hoolie si allarga e serpeggia verso Keats, la capitale. Lontano, ai lati, si ergono basse scogliere, le cui lastre di granito brillano fiocamente nella luce della sera. Boschetti di semprazzurri scintillano sotto la brezza.
— Theo, come mai hai avuto il tempo di venirmi in aiuto di persona? La situazione su Hyperion è certo follia pura.
— Infatti. — Theo inserisce il pilota automatico e si gira a guardare il Console. — È questione di ore, forse di minuti, prima che gli Ouster inizino l'invasione vera e propria.
Il Console batte le palpebre. — Invasione? Vuoi dire a terra?
— Esatto.
— Ma la flotta dell'Egemonia…
— Nel caos totale. Riuscivano a stento a mantenere la posizione contro gli Sciami, prima che la Rete fosse invasa.
— La Rete!
— Sistemi interi sono caduti. Altri sono minacciati. La FORCE ha ordinato il rientro della flotta per mezzo dei teleporter militari, ma evidentemente le navi all'interno del sistema hanno avuto difficoltà a sganciarsi. Nessuno mi comunica i particolari, ma è chiaro che gli Ouster hanno via libera dappertutto tranne che nel perimetro difensivo della FORCE intorno alle sfere di anomalia e ai portali.
— E lo spazioporto? — Il Console pensa alla sua magnifica nave ridotta a un relitto bruciato.
— Ancora non è stato attaccato, ma la FORCE fa decollare navette e mezzi di rifornimento, con la massima rapidità possibile. Hanno lasciato un contingente di marines ridotto all'osso.
— E l'evacuazione?
Theo ride: la risata più amara che il Console gli abbia mai udito. — L'evacuazione consiste nei funzionari del consolato e nei VIP dell'Egemonia che prenderanno posto sull'ultima navetta.
— Hanno rinunciato a salvare la popolazione di Hyperion?
— Signore, non possono salvare neppure la loro! Voci di corridoio dicono che Gladstone abbia deciso di lasciar cadere i mondi minacciati, in modo che la FORCE si riorganizzi e abbia un paio di anni per approntare le difese, mentre gli Sciami accumulano debito temporale.
— Dio mio — mormora il Console. Per la maggior parte della vita ha rappresentato l'Egemonia, pur complottandone nel contempo la caduta al fine di vendicare la nonna… il sistema di vita di sua nonna. Ma ora, il pensiero che accada davvero…
— E lo Shrike? — domanda all'improvviso, mentre scorge, qualche chilometro più avanti, i bassi edifici di Keats. La luce del sole tocca le montagne e il fiume, come un'ultima benedizione prima delle tenebre.
Theo scuote la testa. — Giungono sempre rapporti, ma gli Ouster hanno preso il posto dello Shrike: sono diventati la prima fonte di panico.
— Ma non è nella Rete? Lo Shrike, intendo.
Il governatore generale lancia al Console un'occhiata penetrante. — Nella Rete? Come potrebbe? Su Hyperion ancora non esiste un teleporter. E non ci sono stati avvistamenti nei dintorni di Keats, di Endymion, di Port Romance. Di nessuna delle maggiori città.
Il Console non ribatte, ma pensa: "Oddio, il mio tradimento non è servito a niente. Ho venduto l'anima per aprire le Tombe del Tempo e lo Shrike non sarà la causa della caduta della Rete… Gli Ouster! Sono sempre stati al corrente di tutto. Il mio tradimento dell'Egemonia era parte del loro piano!"
— Stia a sentire — dice Theo, in tono rauco, stringendogli il polso. — C'è un motivo, se Gladstone mi ha detto di mollare tutto per cercare lei. Ha autorizzato il rilascio della sua nave…
— Magnifico! Posso…
— Mi ascolti! Non deve tornare nella Valle delle Tombe. Gladstone vuole che lei eviti il perimetro della FORCE, viaggi all'interno del sistema e si metta in contatto con elementi dello Sciame.
— Lo Sciame? Perché dovrei…
— Il PFE vuole che tratti con gli Ouster. Loro la conoscono! Chissà come, Gladstone è riuscita a informarli del suo arrivo. Pensa che la lasceranno passare… che non distruggeranno la sua nave; ma di questo non ha ricevuto conferma. Sarà rischioso.
Il Console si appoggia allo schienale. Si sente come se l'avessero colpito di nuovo con lo storditore neurale. — Trattare? Cosa diavolo avrei, da trattare?
— Gladstone ha detto che le avrebbe parlato, per mezzo dell'astrotel della nave, dopo il decollo da Hyperion. Che deve avvenire subito. Oggi stesso. Prima che i mondi minacciati dalla prima ondata cadano nelle mani degli Ouster.
Il Console ode la frase "mondi minacciati dalla prima ondata", ma non domanda se il suo amato Patto-Maui è compreso fra quelli. Forse, pensa, sarebbe meglio se lo fosse. Risponde: — No, torno nella valle.
Theo si aggiusta gli occhiali. — Gladstone non lo permetterà, signore.
— Oh? — Il Console sorride. — E come farà, a fermarmi? Abbatterà la nave?
— Non so, ma ha detto che non l'avrebbe permesso. — Theo sembra sinceramente preoccupato. — La flotta della FORCE ha in orbita vedette e navi torcia, signore. Per scortare le ultime navette.
— Bene — dice il Console, continaundo a sorridere. — Che provino ad abbattermi. Comunque, da due secoli navi con equipaggio umano non sono riuscite ad atterrare nella vicinanze della Valle delle Tombe: le navi atterrano perfettamente, ma l'equipaggio scompare. Prima che loro mi trasformino in scorie, penderò dall'albero dello Shrike. — Chiude un momento gli occhi e immagina la nave che atterra, vuota, nel pianoro sopra la valle. Immagina Sol, Duré, e gli altri, miracolosamente tornati, correre al riparo a bordo della nave, usare l'attrezzatura chirurgica per salvare Het Masteen e Brawne Lamia, la vasche di crio-fuga per salvare la piccola Rachel.