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L'ologramma svanì. Il silenzio perdurò. Il generale Morpurgo riprese: — Presumiamo che gli Sciami della prima ondata abbiano obiettivi secondari, dopo l'invasione iniziale; ma i tempi di transito con motori Hawking comporteranno debiti temporali standard, compresi fra nove settimane e tre anni. — Arretrò di un passo e assunse la posizione di riposo.

— Cristo santo — mormorò qualcuno, alcuni sedili dietro Gladstone.

Il PFE si strofinò il labbro inferiore. Per salvare la razza umana da quella che considerava un'eternità di schiavitù — o, peggio, dall'estinzione — si era preparata a spalancare al lupo la porta di casa, mentre gran parte della famiglia si nascondeva al piano superiore, al sicuro dietro usci sbarrati. Solo, giunto il giorno, i lupi entravano da ogni porta e da ogni finestra. Gladstone quasi sorrise alla giustizia della situazione, alla propria finale follia nel pensare di poter liberare dalla gabbia il caos e poi dominarlo.

— Primo — disse — non ci saranno dimissioni né autocritiche, finché non le autorizzerò io. È molto probabile che questo governo cada… che membri di questo gabinetto, me compresa, finiscano sul serio a penzolare da una corda. Tuttavia, al momento siamo sempre il governo dell'Egemonia e dobbiamo comportarci di conseguenza.

"Secondo, fra un'ora incontrerò questa assemblea e i rappresentanti di altri comitati senatoriali, allo scopo di concertare il discorso che terrò alla Rete alle 08,00 standard. Nel corso dell'incontro ogni suggerimento sarà ben accetto.

"Terzo, in base a quanto sopra, do l'ordine e l'autorizzazione alle autorità della FORCE qui riunite e in tutti i territori dell'Egemonia di fare tutto ciò che è in loro potere per proteggere la popolazione e i beni della Rete e del Protettorato, utilizzando qualsiasi mezzo straordinario ritengano indispensabile. Generale, ammiraglio, voglio che entro dieci ore i soldati siano ritrasferiti ai mondi minacciati della Rete. Non m'importa come, ma l'ordine dev'essere eseguito.

"Quarto, dopo il discorso convocherò una sessione plenaria del Senato e della Totalità. Dichiarerò allora che esiste lo stato di guerra fra l'Egemonia Umana e le nazioni Ouster. Gabriel, Dorothy, Tom, Eiko… tutti voi… sarete molto impegnati, nelle prossime ore. Preparate pure il discorso per i vostri mondi natali, ma partecipate alla votazione. Voglio il sostegno unanime del Senato. Speaker Gibbons, posso solo chiederle aiuto nel guidare il dibattito della Totalità. È indispensabile, entro le 12,00 di oggi, avere un voto della Totalità riunita. Non possono esserci sorprese.

"Quinto, evacueremo i cittadini dei mondi minacciati dalla prima ondata. — Gladstone sollevò la mano e soffocò obiezioni e spiegazioni degli esperti. — Evacueremo tutti coloro che potremo evacuare nel tempo a disposizione. I ministri Persov, Imoto, Dan-Gyddis e Crunnens del Ministero Transiti Rete formeranno e dirigeranno il Comitato di Coordinamento per l'Evacuazione; oggi alle 13,00 mi consegneranno un rapporto particolareggiato e la scaletta dei tempi. La FORCE e l'Ufficio per la Sicurezza dirigeranno il controllo della popolazione e la sorveglianza agli accessi teleporter.

"Infine, desidero parlare al consulente Albedo, al senatore Kolchcv e allo Speaker Gibbons nel mio ufficio privato fra tre minuti. Ci sono domande?"

Facce stupefatte le restituirono lo sguardo.

Gladstone si alzò. — Buona fortuna — disse. — Lavorate rapidamente. Non fate nulla per diffondere inutile panico. E Dio salvi l'Egemonia. — Si girò e lasciò la sala.

Gladstone si accomodò alla scrivania. Kolchev, Gibbons e Albedo si sedettero di fronte a lei. L'urgenza nell'aria, percepita dall'attività che s'intuiva dietro le porte, fu resa più fastidiosa dal lungo ritardo di Gladstone prima di prendere la parola. La donna non distolse mai lo sguardo dal consulente Albedo. — Lei — disse infine — ci ha traditi.

Il lieve sorriso educato della proiezione non vacillò. — Non è affatto vero, signora.

— Allora ha un minuto per spiegare perché il TecnoNucleo, e in particolare la Commissione di Consulenza delle IA, non ha previsto questa invasione.

— Per spiegarlo, signora, basta una sola parola — disse Albedo. — Hyperion.

— Hyperion una merda! — gridò Gladstone, battendo una manata sul piano dell'antica scrivania, in uno scoppio di rabbia del tutto insolito. — Sono stufa e nauseata di sentire parlare di variabili non scomponibili in fattori e di Hyperion come profetico buco nero. O il Nucleo può aiutarci a capire le probabilità, oppure da cinque secoli continua a mentirci. Quale delle due?

— La Commissione ha previsto la guerra, signora — disse l'immagine dai capelli grigi. — Le nostre consulenze confidenziali, a lei e al gruppo da informare, spiegavano quanto sarebbero stati incerti gli eventi, dall'istante del coinvolgimento di Hyperion.

— Stronzate — intervenne, brusco, Kolchev. — Le vostre previsioni in teoria sono infallibili, almeno riguardo la tendenza generale. Eppure l'attacco è stato progettato da decenni. Forse da secoli.

Albedo si strinse nelle spalle. — Sì, senatore. Ma è possibile che solo la determinazione del governo a iniziare una guerra nel sistema di Hyperion abbia spinto gli Ouster a procedere col piano. Noi abbiamo sconsigliato qualsiasi azione riguardante Hyperion.

Lo Speaker Gibbons si sporse. — Ci avete dato i nomi degli individui necessari per il cosiddetto Pellegrinaggio allo Shrike.

Albedo non scrollò di nuovo le spalle; era rilassato, fiducioso.

— Avete chiesto una rosa di nomi di individui della Rete le cui richieste allo Shrike avrebbero cambiato il risultato della guerra da noi prevista.

Gladstone unì le punte delle dita e si picchiettò sul mento. — E avete già determinato come queste richieste cambierebbero i risultati della guerra… di questa guerra?

— No — rispose Albedo.

— Consulente — disse Meina Gladstone — sappia che da questo momento, a seconda degli eventi dei prossimi giorni, il governo dell'Egemonia dell'Uomo considera la possibilità di dichiarare l'esistenza dello stato di guerra fra noi e l'entità conosciuta come TecnoNucleo. In veste di ambasciatore de facto di questa entità, lei è incaricato di comunicare la decisione.

Albedo sorrise. Allargò le mani. — Signora, lo choc di questa terribile notizia l'ha certo spinta a creare una ben misera battuta. Dichiarare guerra al Nucleo sarebbe come… come se un pesce dichiarasse guerra all'acqua, come se un guidatore aggredisse il proprio VEM a causa di preoccupanti notizie relative a un incidente avvenuto altrove.

Gladstone rimase seria. — Mio nonno, su Patawpha — disse lentamente, accentuando la cadenza tipica di quel pianeta — cacciò sei proiettili di fucile a impulso nel VEM di famiglia, quando un mattino la maledetta macchina si rifiutò di partire. Può andare, consulente.

Albedo batté le palpebre e svanì di colpo. L'improvvisa partenza era una deliberata infrazione del protocollo (di solito la proiezione lasciava la stanza, o aspettava che gli altri uscissero, prima di svanire) oppure un segno che l'intelligenza di controllo nel Nucleo era rimasta sconvolta dallo scambio di battute.

Gladstone rivolse un cenno a Kolchev e a Gibbons. — Non vi trattengo oltre, signori. Ma mi aspetto sostegno totale, quando la dichiarazione di guerra sarà messa ai voti, fra cinque ore.

— L'avrà — rispose Gibbons. I due uscirono.

Da porte e pannelli nascosti entrarono segretari a mitragliare domande e a consultare comlog per avere istruzioni. Gladstone alzò il dito. — Dov'è Severn? — domandò. Vedendo gli sguardi vacui, aggiunse: — Il poeta… cioè, l'artista. Il pittore che mi fa il ritratto.

Parecchi segretari si scambiarono occhiate, come se il PFE desse i numeri.

— Dorme ancora — rispose Leigh Hunt. — Ha preso dei sonniferi e nessuno ha pensato di svegliarlo per la riunione.

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