Brawne cerca di urlare i propri pensieri, li urla davvero, ma niente può superare l'apocalittico fragore mentale; allora si aggrappa alla mano di Johnny e si affida a lui, anche quando cadono all'infinito in quel ciclone nero, anche quando l'analogo del corpo si torce e si deforma sotto pressioni da incubo, si lacera come merletto sotto la falce, finché non le restano soltanto i pensieri, la consapevolezza del proprio essere, il contatto con Johnny.
Poi superano quella zona, galleggiano quietamente in un ruscello di dati, ampio e azzurro, riprendono forma e si stringono luna all'altro, con quell'eccitante senso di liberazione che provano i canoisti sopravvissuti alle rapide e alla cascata; e quando Brawne finalmente si scuote, vede l'impossibile dimensione del nuovo ambiente, la portata di cose misurabile in anni-luce, la complessità che rende le precedenti occhiate della megasfera simili ai vaneggiamenti di un provinciale che abbia scambiato il vestibolo per il duomo. Pensa: "Questa è la megasfera centrale!"
"No, Brawne, è uno dei nodi periferici. Non più vicino al Nucleo del perimetro che abbiamo testato con BB Surbringer. Solo, ne vedi un numero maggiore di dimensioni. Una vista da IA, in un certo senso."
Brawne guarda Johnny, si rende conto di vedere ora nell'infrarosso: tutt'e due sono bagnati dalla luce da termolampada delle lontane fornaci di stelle di dati. Johnny è sempre un bell'uomo.
"Manca ancora molto, Johnny?"
"No, ormai non manca molto."
Si accostano a un altro vortice nero. Brawne si aggrappa al suo unico amore e chiude gli occhi.
Si trovano in uno spazio chiuso… una bolla di energia nera, più ampia di molti mondi. La bolla è trasparente; la confusione organica della megasfera cresce e cambia e conclude i suoi misteriosi affari, al di là della parete curva e scura dell'ovoide.
Ma a Brawne non interessa l'esterno. Il suo analogo rivolge ogni attenzione al megalito di energia, di intelligenza, di pura e semplice massa, che fluttua davanti a loro; davanti, sopra e sotto, in realtà: la montagna di luce pulsante e di energia tiene Johnny e Brawne nella sua stretta, li solleva per duecento metri sopra il fondo della bolla a forma di uovo e li lascia riposare sul "palmo" di uno pseudopodo dalla vaga forma di mano.
Il megalito li osserva. Non ha occhi in senso organico, ma Brawne sente l'intensità dello sguardo. Le ricorda la volta in cui ha fatto visita a Meina Gladstone nella Casa del Governo e il PFE ha rivolto su di lei la piena forza del suo sguardo di apprezzamento.
Brawne prova l'impulso improvviso di ridacchiare scioccamente: vede Johnny e se stessa come minuscoli Gulliver in visita per il tè a questo PFE brobdingnagiano. Ma non si lascia andare, perché sente l'isterismo appena sotto la superficie, in attesa di mescolarsi ai singhiozzi, se solo permette alle emozioni di distruggere lo scarso senso di realtà che da a questa follia.
[Avete trovato la strada fin qui\\ Non ero sicuro che avreste voluto/ potuto farlo]
Nella mente di Brawne, la "voce" del megalito è una conduzione ossea, basso profondo, di una grande vibrazione, più che una voce vera. Come ascoltare il rumore di un terremoto che macina montagne e accorgersi che forma parole.
La voce di Johnny è la stessa di sempre: calma, modulata, con una leggera cadenza che ora Brawne riconosce come quella dell'inglese delle Isole Britanniche della Vecchia Terra, e piena di convinzione.
"Non sapevo se sarei riuscito a trovare la strada, Ummon."
[Tu ricordi/ inventi tieni a mente il mio nome]
"Non lo ricordavo, finché non l'ho pronunciato."
[Il tuo corpo a tempo lento non c'è più]
"Sono morto due volte, da quando mi hai mandato alla nascita."
[E hai imparato/ tenuto a mente disimparato qualcosa, da questo]
Con la destra Brawne stringe la mano di Johnny, con la sinistra il polso. Senza dubbio stringe con troppa forza anche per un analogo, perché lui si gira con un sorriso e libera il polso.
"È duro, morire. Più duro, vivere."
[Kwatz!]
Con questo epiteto esplosivo il megalito muta colori, energie interne passano dagli azzurri ai viola ai rossi accesi, la corona crepita dai gialli al biancazzurro di acciaio forgiato. Il "palmo" dove loro due riposano vibra e cade di cinque metri, rischia di mandarli a ruzzolare nello spazio, vibra di nuovo. Giunge il rombo di alti edifici che crollano, di fianchi di montagna che scivolano via come valanghe.
Brawne ha la netta impressione che Ummon rida.
Sopra quel caos, Johnny comunica a voce alta.
"Dobbiamo capire alcune cose. Dobbiamo avere delle risposte, Ummon."
Brawne sente cadere su di sé lo "sguardo" intenso della creatura.
[Il tuo corpo a tempo lento è in stato di gravidanza\\ Rischieresti un aborto/ non-estensione del tuo DNA/ disfunzione biologica nel viaggio qui]
Johnny si appresta a rispondere, ma Brawne gli tocca il braccio, alza il viso verso i livelli superiori dell'enorme massa e cerca di mettere in parole la propria risposta.
"Non avevo alternativa. Lo Shrike mi ha scelto, mi ha toccato, mi ha mandato nella megasfera con Johnny… Sei una IA? Un elemento del Nucleo?"
[Kwatz!]
Non c'è impressione di risata, questa volta, ma il tuono romba nell'ovoide.
[Sei tu/ Brawne Lamia/ gli strati di proteine autoreplicanta/ autodeprecanti/ autodivertenti fra gli strati di argilla]
Brawne non ha niente da dire e per una volta resta in silenzio.
[Sì/ sono Ummon del Nucleo/ IA\\ Il tuo compagno a tempo lento sa/ ricorda/ tiene a mente questo\\ Il tempo è breve\\ Uno di voi deve morire ora qui\\ Uno di voi deve imparare ora qui\\ Rivolgete le domande]
Johnny le lascia la mano. Sta in piedi nella piattaforma vibrante e instabile del palmo del loro interlocutore.
"Cosa accade alla Rete?"
[Viene distrutta]
"E indispensabile?"
[Sì]
"C'è un modo per salvare l'umanità?"
[Sì\\ Mediante il procedimento che vedi]
"Mediante la distruzione della Rete? Mediante il terrore dello Shrike?"
[Sì]
"Perché sono stato assassinato? Perché il mio cìbrido è stato distrutto, la mia personalità del Nucleo assalita?"
[Quando incontri uno spadaccino/ incontralo con una spada\\ Non offrire una poesia a nessuno tranne a un poeta]
Brawne fissa Johnny. Senza volerlo, trasmette i propri pensieri.
"Cristo, Johnny, non abbiamo fatto tutta questa strada solo per ascoltare un merdoso oracolo delfico. Per avere discorsi involuti ci basta collegarci ai politici umaniper mezzo della Totalità."
[Kwatz!]
Di nuovo l'universo del megalito si scuote in spasmi di rìsa.
"Quindi ero uno spadaccino?" invia Johnny. "O un poeta?"
[Sì\\ Non c'è mai l'uno senza l'altro]
"Mi hanno ucciso per ciò che sapevo?
[Per ciò che potevi diventare/ ereditare/ sopportare]
"Ero una minaccia per qualche elemento del Nucleo?"
[Sì]
"Sono una minaccia, adesso?"
[No]
"Quindi non devo più morire?"
[Devi morire/ morirai]
Brawne vede che Johnny s'irrigidisce. Lo tocca con tutt e due le mani. Batte le palpebre in direzione del megalito IA.
"Puoi dirci chi vuole ucciderlo?"
[Naturalmente\\ La stessa fonte che ha predisposto l'assassinio di tuo padre\\ Che ha scatenato il flagello che chiamate Shrike\\ Che in questo stesso momento uccide l'Egemonia dell'Uomo\\ Volete ascoltare/ apprendere/ capire queste cose]