Esclusa la FORCE. Anche se gli uffici amministrativi della FORCE si trovano su TC2 e le basi sono disseminate nella Rete e nel Protettorato, Marte resta la vera casa dell'organizzazione militare, di cui è il cuore la Scuola Comando Olympus.
Un gruppetto di VIP militari era pronto a ricevere il gruppetto di VIP politici; mentre i due gruppi si mescolavano come galassie in collisione, mi avvicinai a una finestra e guardai fuori.
Il corridoio faceva parte di un complesso scavato nella metà superiore di Mons Olympus; dalla nostra posizione, a una quindicina di chilometri d'altezza, si aveva l'impressione di scorgere con una sola occhiata metà del pianeta. Da quel punto il mondo era davvero l'antico vulcano scudo e il gioco della distanza riduceva le vie d'accesso, la città vecchia lungo le pareti dello strapiombo, i quartieri poveri e le foreste del pianoro di Tharsis a semplici scarabocchi in un paesaggio rosso che pareva immutato da quando il primo essere umano pose piede su quel mondo, lo dichiarò proprietà di un paese chiamato Giappone e scattò una fotografia.
Guardavo spuntare un piccolo sole e pensavo: "Quello è il Sole", ammirando l'incredibile gioco di luce sulle nuvole che strisciavano dal buio su per il fianco interminabile della montagna, quando Leigh Hunt mi si accostò. — Il PFE la riceverà dopo la conferenza — disse. Mi porse due album da disegno che un aiutante aveva portato dalla Casa del Governo. — Si rende conto che tutto che quel ascolterà e vedrà nel corso della conferenza è segretissimo?
Non la considerai una domanda e non risposi.
Grandi battenti di bronzo si spalancarono nella parete di pietra; luci guida si accesero, mostrando la rampa rivestita di tappeto e la serie di gradini che portava al tavolo della Sala di Guerra, posto al centro di un ambiente ampio e nero che sarebbe potuto essere un enorme auditorio sprofondato nel buio totale a eccezione di una singola isoletta di luce. Aiutanti di campo si affrettarono a mostrare la strada, a porgere poltroncine, a ritirarsi nell'ombra. Girai la schiena all'alba con riluttanza e seguii il gruppo in quella sorta d'abisso.
Il generale Morpurgo e una troika di altri capi della FORCE si occuparono personalmente della conferenza informativa. La qualità dei grafici era distante anni-luce dalle rozze lavagne di richiamo e dagli ologrammi della Casa del Governo: eravamo davvero in uno spazio vasto, sufficiente a contenere tutti gli ottomila allievi e il personale in caso di necessità, ma al momento gran parte del buio sopra di noi era pieno di ologrammi qualità omega e di diagrammi grandi quanto un campo di freeball. In un certo modo, metteva paura.
Come il contenuto della conferenza informativa.
— Stiamo perdendo il conflitto nel sistema di Hyperion — concluse Morpurgo. — Nella migliore delle ipotesi, otterremo una condizione di stallo, tenendo in iscacco lo Sciame Ouster all'esterno di un perimetro di 15 UA dalla sfera di anomalia teleporter, con il costante fastidio di incursioni di navi di piccola stazza. Nella peggiore delle ipotesi, dovremo ritirarci su posizioni difensive ed evacuare la flotta e i cittadini dell'Egemonia, lasciando che Hyperion cada in mano agli Ouster.
— Che fine ha fatto il colpo da k.o. che ci era stato promesso? — domandò il senatore Kolchev, seduto a un vertice del tavolo a forma di rombo. — L'attacco decisivo contro lo Sciame?
Morpurgo si schiarì la voce, ma lanciò un'occhiata all'ammiraglio Nashita, che si alzò. L'uniforme nera del comandante della FORCE:spazio diede l'illusione che solo il suo viso accigliato si librasse nel buio. Provai un'impressione di déjà vu, al pensiero di quell'immagine, ma tornai a guardare Meina Gladstone, illuminata ora dai grafici di guerra e dai colori che galleggiavano sopra di noi come la versione in olospettro della spada di Damocle e ripresi a disegnare. Avevo messo da parte l'album e usavo ora la pennaluce su un foglio flessibile di lavagna.
— Per prima cosa, la nostra conoscenza degli Sciami era per forza di cose limitata — iniziò Nashita. In alto, i grafici cambiarono. — Sonde spia e ricognitori a lungo raggio non potevano dirci l'esatta natura di ogni unità della flotta migratoria Ouster. Ne è risultata un'ovvia e grave sottovalutazione della reale forza di combattimento di questo particolare Sciame. I nostri sforzi di penetrarne le difese utilizzando solo caccia d'assalto a lungo raggio e navi torcia non hanno avuto il successo auspicato.
"In secondo luogo, la necessità di mantenere nel sistema di Hyperion un perimetro difensivo di sicurezza così esteso ha impegnato le nostre due unità operative a tal punto da rendere impossibile destinare all'attività offensiva un numero sufficiente di navi."
Kolchev lo interruppe. — Ammiraglio, in pratica sostiene di avere troppo poche navi per annientare o rintuzzare l'attacco Ouster contro il sistema di Hyperion. Giusto?
Nashita fissò il senatore e mi ricordò le immagini dei samurai l'attimo prima di togliere dal fodero la spada omicida. — Giusto, senatore Kolchev.
— Eppure, nella nostra conferenza del gabinetto di guerra non più di una settimana standard fa, lei ha garantito che due unità operative sarebbero bastate a proteggere Hyperion dall'invasione o dalla distruzione e a vibrare un colpo decisivo a questo Sciame Ouster. Cos'è accaduto, ammiraglio?
Nashita si alzò in tutta la sua statura (maggiore di quella di Morpurgo, ma sempre più bassa della media della Rete) e rivolse lo sguardo a Gladstone. — Signora, ho già spiegato le variabili che richiedono una modificazione al nostro piano di battaglia. Devo ripetermi?
Meina Gladstone teneva il gomito sul tavolo e con la destra si reggeva la testa, due dita contro la guancia, due sotto il mento, pollice lungo la mascella, in una posizione attenta e stanca. — Ammiraglio — disse piano — pur ritenendo assai pertinente la domanda del senatore Kolchev, ammetto che la situazione da lei esposta in questa conferenza informativa e in quelle precedenti sia una risposta sufficiente. — Si rivolse a Kolchev. — Gabriel, abbiamo fatto un errore di stima. Con questo impiego di unità della FORCE, al massimo otteniamo una situazione di stallo. Gli Ouster sono più accaniti, più duri e più numerosi di quanto non pensassimo. — Riportò su Nashita lo sguardo pieno di stanchezza. — Ammiraglio, di quante altre navi ha bisogno?
Nashita trasse un sospiro, chiaramente preso in contropiede dalla domanda rivolta prima del previsto. Diede un'occhiata a Morpurgo e agli altri capi congiunti, poi incrociò le mani sul basso ventre, come un direttore di funerale. — Duecento navi da guerra — disse. — Almeno duecento. È il numero minimo.
Un fremito percorse la sala. Sollevai lo sguardo dal disegno. Tutti bisbigliavano o si agitavano, tranne Gladstone. Mi occorse un secondo, per capire.
L'intera flotta di navi da guerra della FORCE:spazio contava meno di seicento unità. Naturalmente ciascuna nave era costosissima… poche economie planetarie potevano permettersi di costruire più di un paio di navi interstellari e perfino una manciata di navi torcia munite di motore Hawking poteva portare al fallimento un pianeta coloniale. E ciascuna nave era davvero potente: un incrociatore d'assalto poteva annientare un mondo, una squadra di incrociatori e di spin-navi cacciatorpediniere poteva distruggere un sole. Era concepibile che le navi dell'Egemonia già ammassate nel sistema di Hyperion, se teleportate attraverso l'enorme matrice di transito della FORCE, fossero in grado di annientare gran parte dei sistemi stellari della Rete. Un secolo prima, erano bastate meno di cinquanta navi del tipo richiesto da Nashita per distruggere la flotta di Glennon-Height e soffocare per sempre la Rivolta.
Ma il vero problema sollevato dalla richiesta di Nashita era l'impegno nel sistema di Hyperion di due terzi della flotta dell'Egemonia in una volta sola. Sentivo l'ansia scorrere come corrente elettrica nei politici e nei responsabili delle linee d'azione.