«Interessante, Nave» dissi. «Ma stabiliamo la nostra destinazione.» La curvatura del pianeta era adesso più pronunciata e le stelle brillavano. La nave continuò a salire. Oltrepassammo una luna a forma di patata e ci allontanammo ancora dall’orbita. Il pianeta senza nome divenne una sfera abbagliante di nubi illuminate dal sole. «Conosci il pianeta T’ien Shan, detto anche "Montagne del cielo"?»
"T’ien Shan" ripeté la nave. "Sì. Se ben ricordo, non ci sono mai stata, ma ho le coordinate relative. Un piccolo pianeta nella Periferia, colonizzato da profughi della terza guerra civile cinese, nella tarda Egira."
«Avresti difficoltà a raggiungerlo?»
"Non ne prevedo. Un semplice balzo a propulsione Hawking. Però le consiglio di usare il robochirurgo come cuccetta di crio-fuga durante il balzo."
Scossi la testa. «Resterò sveglio, Nave. Almeno dopo che il doc mi avrà sistemato la gamba.»
"Non glielo consiglierei, signor Endymion."
Mi accigliai. «Perché? Aenea e io siamo rimasti svegli, durante gli altri balzi.»
"Sì, ma quelli erano viaggi relativamente brevi nell’ambito della vecchia Rete dei Mondi, quello che ora si chiama spazio della Pax. Questo viaggio sarà un po’ più lungo."
«Quanto lungo?» All’improvviso sentii un brivido. Il nostro balzo più lungo, fino al sistema di Vettore Rinascimento, aveva richiesto dieci giorni di tempo nave e cinque mesi di debito temporale rispetto alla Flotta della Pax che ci aspettava. «Quanto lungo?» ripetei.
"Tre mesi, diciotto giorni, sei ore e alcuni minuti, tempo standard" rispose la nave.
«Non è poi un brutto debito temporale» notai. Avevo lasciato Aenea poco dopo il suo sedicesimo compleanno. Avrebbe guadagnato qualche mese nei miei confronti. Forse le sarebbero cresciuti i capelli. «Abbiamo avuto un debito temporale più alto, quando siamo balzati nel sistema di Vettore Rinascimento.»
"Non mi riferivo al debito temporale, signor Endymion" disse la nave. "Parlavo di tempo nave."
Altro che brivido, stavolta! Mi parve di avere la lingua impastata. «Tre mesi di tempo nave… quanto, di debito temporale?»
"Per una persona che sia in attesa su T’ien Shan?" domandò la nave, mentre il pianeta giungla diventava un puntino alle nostre spalle perché avevamo iniziato ad accelerare verso il punto di traslazione. "Cinque anni, due mesi e un giorno. Come sa, l’algoritmo del debito temporale non è una funzione lineare della durata C-più, ma comprende fattori come…"
«Oh, Cristo!» dissi, dandomi una manata sulla fronte appiccicosa di sudore, nella bara del robochirurgo. «Oh, maledizione!»
"Soffre molto, signor Endymion? Dall’algesimetro non si direbbe, ma le sue pulsazioni sono divenute irregolari. Possiamo aumentare il livello di analgesico…"
«No!» la interruppi, brusco. «No, sto bene. Solo… cinque anni… maledizione.»
"Aenea lo sapeva?" mi domandai. "Sapeva che la nostra separazione sarebbe durata anni della sua vita?"
Forse avrei dovuto attraversare con la nave il teleporter a valle del fiume. No, Aenea aveva detto di prendere la nave e di portarla su T’ien Shan. L’ultima volta il teleporter ci aveva portati su Mare Infinitum; chissà dove ci avrebbe portati stavolta.
«Cinque anni» borbottai. «Ah, maledizione. Aenea sarà ormai… maledizione, Nave… Aenea avrà ventun anni. Sarà una donna adulta. Mi perderò… non vedrò… Aenea non ricorderà…»
"È sicuro di non soffrire, signor Endymion? I suoi dati vitali sono turbolenti."
«Non badare a quelli, Nave.»
"Devo preparare il robochirurgo per la crio-fuga?"
«Non ancora, Nave. Digli di mettermi in crio mentre mi fa guarire la gamba stanotte e mi cura la febbre. Voglio almeno dieci ore di sonno. Quanto manca al punto di traslazione?»
"Solo diciassette ore. Si trova dentro questo sistema solare."
«Bene. Svegliami fra dieci ore. E preparami una buona colazione. Come quelle che facevo durante il viaggio quando era "domenica".»
"Non mancherò. Desidera altro?"
«Sì. Hai per caso qualche oloregistrazione di… di Aenea… nel nostro ultimo viaggio?»
"Ho in archivio parecchie ore di tali registrazioni, signor Endymion. La nuotata nella bolla a gravità zero, sulla loggia esterna. La disputa sulla religione contrapposta al razionalismo. Le lezioni di volo nel pozzo centrale, quando…"
«Bene, preparale. Le guarderò mentre faccio colazione.»
"Programmerò il robochirurgo per tre mesi di sonno in crio-fuga dopo l’intervallo di sette ore di domani."
Respirai a fondo. «D’accordo.»
"Il robochirurgo chiede di iniziare le riparazioni ai nervi e di iniettare subito degli antibiotici, signor Endymion. Desidera dormire?"
«Sì.»
"Con sogni o senza? La medicazione può essere personalizzata per l’uno o l’altro stato neurologico."
«Senza sogni» dissi. «Niente sogni, per ora. Più tardi ci sarà abbastanza tempo per i sogni.»
"Molto bene, signor Endymion. Buona notte."
PARTE SECONDA
15
Mentre mi trovo con A. Bettik, Jigme Norbu e George Tsarong sulla cornice del mercato Phari, giunge la notizia: alla fine, navi della Pax e soldati sono giunti anche qui su T’ien Shan, le "Montagne del cielo".
«Dovremmo informare Aenea» dico. Intorno a noi, sopra di noi, sotto di noi, migliaia di tonnellate di impalcature oscillano e scricchiolano per il peso di una folla di persone che comprano, vendono, barattano, discutono, ridono. Pochissimi hanno sentito la notizia dell’arrivo della Pax. Pochissimi, quando la sentiranno, capiranno le implicazioni. La notizia proviene da un monaco di nome Chim Din, appena tornato da Potala, la capitale, dove lavora come maestro nel Palazzo d’inverno del Dalai Lama. Per fortuna Chim Dim lavora anche, a settimane alterne, come montatore di bambù, nel Hsuan-k’ung Ssu, il "Tempio a mezz’aria", il progetto di Aenea; e mentre va al tempio, si ferma a salutarci nel mercato Phari. Così, fuori della corte a Potala, siamo tra i primi a sapere dell’arrivo della Pax.
"Cinque navi" ha detto Chim Din. "Parecchie decine di cristiani. Circa metà sono guerrieri in rosso e nero. Circa metà della metà sono missionari, tutti in nero. Hanno affittato un gompa, il monastero della setta Berretto Rosso, vicino al Rhan Tso, il lago Lontra, accanto al Fallo di Shiva. Hanno consacrato parte del gompa per farne una cappella dedicata al loro Dio uno e trino. Il Dalai Lama non consentirà di usare macchine volanti né di oltrepassare la cresta meridionale del Regno di mezzo, ma ha permesso loro di viaggiare liberamente in questa regione."
«Dovremmo informare Aenea» ripeto ad A. Bettik, sporgendomi verso di lui per farmi udire al di sopra del chiacchiericcio della piazza del mercato.»
«Dovremmo informare tutti a Jo-Kung» replica l’androide. Si gira, dice a George e a Jigme di completare gli acquisti, di non dimenticare i portatori per l’ordinazione di cavi e di bambù bonsai supplementari per la costruzione, e poi alza il pesante sacco da montagna, serra nella sua imbracatura gli attrezzi da scalata e mi rivolge un cenno.
Prendo anch’io il mio pesante sacco da montagna e precedo l’androide fuori del mercato e giù per le scale dell’impalcatura, fino al livello dei cavi. «La via Alta è più veloce della via Pedonale, no?»
A. Bettik annuisce. Ho esitato a proporre, per il viaggio di ritorno, la via Alta: l’androide, privo di un braccio, incontra difficoltà con i cavi e gli scivoli. Dopo la nostra riunione, mi sono sorpreso che non si fosse confezionato un uncino metallico (il suo braccio sinistro termina con un liscio moncherino a mezza strada fra il gomito e il polso) ma presto ho visto come usava una cinghia di cuoio e vari accessori di cuoio per ovviare alla mancanza delle dita.
«Sì, signor Endymion» dice. «La via Alta. È molto più rapida. Sono d’accordo. A meno che non voglia usare come corriere un aviatore.»