Литмир - Электронная Библиотека
A
A

"Ecco la risposta all’idea di costruire una zattera."

Cominciavo ad abituarmi alla caustica voce che mi risuonava nella testa. La voce e io avevamo fatto pace, quando avevo capito che non mi incitava a distendermi per aspettare la morte, ma si limitava a criticare i miei inadeguati sforzi per restare in vita.

"Ecco qui la tua migliore possibilità di una zattera, Raul, vecchio mio."

Il fiume trasportava un albero intero, il cui tronco ritorto a spirale rotolava nell’acqua profonda. A quel punto ero immerso fino alle spalle e mi trovavo a dieci metri dalla corrente vera e propria.

«Già» risposi. Sentii scivolare le dita sulla liscia corteccia del ramo a cui mi reggevo. Cambiai posizione e mi tirai un po’ più su. Qualcosa mi sfregò la gamba rotta e stavolta fui sicuro di avere davanti agli occhi un turbinio di punti neri. «Già» ripetei. Quali saranno, mi domandai, le probabilità di non perdere i sensi, di avere luce sufficiente, di restare vivo abbastanza a lungo da prendere al volo uno di quegli alberi pendolari? Tanto per cominciare, era impensabile arrivaci a nuoto. Avevo la gamba destra fuori uso e gli altri tre arti mi tremavano come foglie. Avevo appena la forza di reggermi a quel ramo ancora per qualche minuto. «Già» dissi ancora. «Merda!»

"Mi scusi, signor Endymion, dice a me?"

A quella voce rischiai di perdere la presa sul ramo. Sempre appeso con la destra, abbassai la sinistra e mi guardai il polso, nella luce sempre più fioca. Il comlog mostrava un lieve bagliore che l’ultima volta non c’era.

«Be’, che il diavolo mi porti! Ti credevo rotto.»

"Lo strumento è danneggiato, signore. La memoria è stata cancellata. I circuiti neurali sono completamente morti. Solo i chips di trasmissione funzionano grazie all’energia d’emergenza."

Mi accigliai. «Non capisco. Se la tua memoria è stata cancellata e i tuoi circuiti neurali sono…»

Il fiume mi tirò la gamba rotta, allettandomi a lasciare la presa. Per un momento non riuscii a parlare.

«Nave?» dissi alla fine.

"Sì, signor Endymion?"

«Tu sei qui!»

"Naturalmente, signor Endymion. Proprio dove lei e la signorina Aenea mi avete ordinato di restare. Sono lieta di annunciarle che tutte le riparazioni sono state…"

«Fatti vedere» ordinai. Era quasi buio. Filamenti di nebbia si protendevano verso di me sul fiume nerastro.

La nave si alzò, gocciolante, orizzontale, la prua a soli venti metri da me nel centro della corrente, bloccando il flusso come un masso spuntato all’improvviso, librata ancora per metà in acqua, un nero leviatano che divideva il fiume in rumorosi rivoli. Le luci di navigazione palpitavano a prua e sulla nera pinna da pescecane molto più indietro nella nebbia.

Scoppiai a ridere. O a piangere. O forse mi limitai a gemere.

"Desidera raggiungermi a nuoto, signore? O è meglio che venga io da lei?"

Le dita mi scivolavano. «Vieni tu» dissi e afferrai di nuovo il ramo, con tutt’e due le mani.

Nel ponte di crio-fuga, dove Aenea soleva dormire durante il viaggio da Hyperion, c’era un medibox. Era antico — be’, tutta la nave era antica — ma il suo autoriparatore funzionava, era ben rifornito e per giunta, secondo quando aveva raccontato la garrula nave nel viaggio da Hyperion, ai tempi del console era stato modificato dagli Ouster.

Giacqui nel tepore ultravioletto, mentre morbide appendici mi sondavano la pelle, mi disinfettavano le ferite, mi suturavano i tagli più profondi, mi somministravano flebo di analgesici e terminavano la diagnosi.

"Si tratta di una frattura composta, signor Endymion" disse la nave. "Vuole esaminare le radiografie e le lastre a ultrasuoni?"

«No, grazie» risposi. «Come l’aggiustiamo?»

"Abbiamo già cominciato" disse la nave. "Mentre parliamo, l’osso viene sistemato. Il collante plastico e il graffaggio ultrasonico inizieranno mentre lei dormirà. A causa della riparazione ai nervi e ai tessuti muscolari danneggiati, il robochirurgo raccomanda almeno dieci ore di sonno, mentre inizia le procedure."

«Senz’altro» dissi.

"La maggiore preoccupazione diagnostica riguarda la febbre, signor Endymion."

«È una conseguenza della frattura, no?»

"No" disse la nave. "Pare che lei abbia un’infezione renale piuttosto virulenta. Se non curata, l’avrebbe uccisa prima degli effetti collaterali del femore rotto."

«Che allegro pensiero!»

"Allegro, signore?"

«Lascia perdere. Hai detto che sei completamente riparata?»

"Completamente, signor Endymion. Funziono meglio di prima, se mi perdona una piccola vanteria. Vede, per la perdita di alcuni materiali temevo di dover sintetizzare stampi carbonio-carbonio dai substrati rocciosi del fiume, in verità piuttosto poveri, ma ho scoperto presto che riciclando alcuni componenti non usati degli smorzatori di compressione resi superflui dalle migliorie Ouster, potevo evincere un aumento del 32 per cento nell’efficienza autoriparante, se…"

«Lascia perdere, Nave» la interruppi. L’assenza di dolore mi rendeva quasi stordito. «Quanto ci hai messo a terminare le riparazioni?»

"Cinque mesi standard. Otto mesi locali e mezzo. Questo pianeta ha un insolito ciclo lunare con due lune molto irregolari che ho postulato siano asteroidi catturati, a causa del…"

«Cinque mesi» ripetei. «E per tre anni e mezzo ti sei limitata ad aspettare?»

"Sì, secondo gli ordini. Mi auguro che tutto sia a posto, con A. Bettik e la signorina Aenea."

«Me lo auguro anch’io, Nave. Ma lo scopriremo presto. Sei pronta a lasciare questo posto?»

"Tutti i sistemi della nave sono funzionanti, signor Endymion. In attesa del suo ordine."

«Ordine dato. Partiamo.»

La nave trasmise via cavo l’ologramma che mostrava noi che salivamo sopra il fiume. Fuori era buio, ma le lenti a visione notturna mostrarono il fiume ingrossato e l’arcata del teleporter, poche centinaia di metri a monte. Nella nebbia, non l’avevo vista. Ci alzammo sopra il fiume, sopra la turbinante nuvolaglia.

«Dall’ultima volta il fiume si è alzato» commentai.

"Sì" disse la nave, mentre compariva la curvatura del pianeta e il sole si alzava di nuovo sopra le nuvole lanose. "Straripa per un periodo di circa tre mesi standard ogni ciclo orbitale locale, equivalente a circa a undici mesi standard."

«Allora adesso sai che pianeta è questo? Quando ce ne andammo, non eri tanto sicura.»

"Sono abbastanza sicura che questo pianeta non sia fra i 2867 pianeti elencati nel Catalogo Generale Galattico" disse la nave. "Le mie osservazioni astronomiche hanno mostrato che non si trova nello spazio della Pax né il quello dell’ex Rete dei Mondi né nella Periferia."

«Non è nella Rete dei Mondi né nella Periferia?» ripetei. «Dove si trova, allora?»

"Circa duecentottanta anni luce a nordovest galattico del sistema solare della Periferia noto come NNCG 4645 Delta" disse la nave.

Un po’ intontito per gli analgesici, dissi: «Un nuovo pianeta. Al di là della Periferia. Allora perché aveva i teleporter? Perché faceva parte del Teti?»

"Non lo so, signor Endymion. Ma dovrei dire a questo punto che il pianeta possiede una moltitudine di interessanti forme di vita che ho osservato da lontano mentre riposavo sul fondo del fiume. Oltre alla creatura simile a una manta fluviale che lei ha visto a valle, ci sono più di trecento specie di fauna avicola e almeno due specie di fauna umanoide."

«Due specie di fauna umanoide? Vuoi dire esseri umani?»

"No, signore. Esseri umanoidi. Decisamente non umani della Vecchia Terra. Una varietà è piuttosto piccola, poco più di un metro d’altezza, con simmetria bilaterale ma struttura scheletrica del tutto diversa e una colorazione decisamente rossastra."

Ricordai il monolito di pietra rossa che Aenea e io avevamo scoperto durante il viaggio d’esplorazione sul tappeto Hawking ormai perduto, nella nostra breve permanenza su quel pianeta. Piccoli gradini scavati nella roccia liscia. Scossi la testa per schiarirmi i pensieri.

82
{"b":"121439","o":1}