Aron e Hay-Modhino sorrisero a denti stretti. L’amabile espressione di Isozaki non cambiò. La ruga sulla fronte di Anna Pelli Cognani divenne più marcata. «Eminenza» disse la donna «posso parlare liberamente?»
Lourdusamy mosse la mano grassoccia, palma in alto. Diffidava sempre di chi chiedeva di parlare liberamente o di chi giurava di parlare con la massima sincerità o di chi usava espressioni come "in tutta franchezza". Disse: «Ma certo, mia cara amica. Mi spiace solo che le attuali urgenti circostanze ci concedano così poco tempo».
Anna Pelli Cognani annuì: aveva capito l’ordine di essere concisa. «Eminenza» disse «abbiamo chiesto questo incontro per parlarle non solo in qualità di membri leali della Lega pancapitalista di Sua Santità, ma come amici della Santa Sede e suoi.»
Lourdusamy annuì affabilmente e increspò le labbra in un lieve sorriso. «Certo» disse.
Helvig Aron si schiarì la voce. «Eminenza, la Pax Mercatoria ha un comprensibile interesse nell’imminente elezione del papa.»
Lourdusamy attese in silenzio.
«Il nostro obiettivo, oggi» disse Hay-Modhino «è rassicurare sua eminenza, sia come segretario di Stato sia come potenziale candidato al soglio pontificio, che dopo la prossima elezione la Lega continuerà a portare avanti con la massima lealtà la politica del Vaticano.»
Lourdusamy annuì in maniera quasi impercettibile. Capiva perfettamente la situazione. Chissà come, la Pax Mercatoria — o meglio, il servizio segreto di Isozaki — aveva subodorato una possibilità d’insurrezione nelle gerarchie del Vaticano. In qualche modo i servizi avevano origliato i bisbigli più soffocati in stanze a prova di bisbiglio come quella: era tempo che un nuovo pontefice prendesse il posto di papa Giulio. E Isozaki sapeva che Simon Augustino Lourdusamy sarebbe stato quel nuovo pontefice.
«In questo spiacevole interregno» disse Anna Pelli Cognani «noi sentiamo il dovere di offrire private e pubbliche assicurazioni che la Lega continuerà a servire gli interessi della Santa Sede e della Santa Madre Chiesa, così come ha fatto per più di due secoli standard.»
Il cardinale Lourdusamy annuì di nuovo e aspettò, ma i quattro capi della Pax Mercatoria non aggiunsero altro. Per un momento Lourdusamy si concesse di fare ipotesi sul motivo per cui Isozaki era venuto di persona. "Per vedere la mia reazione, anziché fidarsi del rapporto dei suoi subordinati" pensò. "Il vecchio si fida dei propri sensi e delle proprie intuizioni più di quanto non si fidi di qualsiasi altra cosa." Sorrise. "Buona politica" riconobbe tra sé. Lasciò che il silenzio si protraesse per un altro minuto buono.
«Amici miei» rombò alla fine «non potete sapere quanto mi scaldi il cuore che quattro persone così impegnate e importanti facciano visita a questo povero prete nel momento del cordoglio da noi tutti condiviso.»
Isozaki e la Cognani rimasero impassibili, inerti come l’argon; ma il cardinale scorse il malcelato luccichio d’anticipazione negli occhi degli altri due uomini della Pax Mercatoria: accettando il loro sostegno in quel momento, Lourdusamy avrebbe posto la Pax Mercatoria a pari livello dei cospiratori del Vaticano, l’avrebbe resa un congiurato gradito e de facto coeguale al prossimo papa.
Lourdusamy si sporse sul tavolo. Notò che Isozaki non aveva battuto ciglio durante l’intero scambio di battute. «Amici miei» riprese «come buoni cristiani rinati…» accennò ad Aron e Hay-Modhino «e come Cavalieri di Malta, senza dubbio conoscete la procedura per l’elezione del nostro prossimo papa. Ma permettetemi di rinfrescarvi la memoria. Una volta che i cardinali e le loro controparti interattive saranno riuniti e chiusi nella Cappella Sistina, abbiamo tre modi per eleggere il papa: per acclamazione, per delega, per scrutinio. Per acclamazione, tutti i cardinali elettori sono spinti dallo Spirito Santo a proclamare supremo pontefice un candidato. Ciascuno di noi proclama: Eligo, eleggo, e fa il nome della persona dai noi unanimemente eletta. Per delega, affidiamo ad alcuni di noi, una decina di cardinali, il compito di fare la scelta. Per scrutinio, i cardinali elettori esprimono con voto segreto la propria preferenza e procedono finché un candidato non ottiene la maggioranza di due terzi più uno. Allora è eletto il nuovo papa e i miliardi di fedeli in attesa vedono la fumata bianca, che significa che la famiglia della Chiesa ha di nuovo un Santo Padre.»
I quattro rappresentanti della Pax Mercatoria rimasero in silenzio. Ciascuno di loro conosceva bene la procedura per l’elezione del papa; non solo gli antiquati meccanismi, ovviamente, ma anche gli aspetti politici, le pressioni, gli accordi, gli inganni, i veri e propri ricatti che spesso avevano accompagnato nei secoli l’elezione. E cominciavano a capire perché ora il cardinale Lourdusamy sottolineasse l’ovvio.
«Nelle ultime nove elezioni» continuò il cardinale, con la sua voce profonda «il papa è stato eletto per acclamazione, per la diretta intercessione dello Spirito Santo.» Esitò qualche secondo, in un pesante silenzio. Dietro di lui, monsignor Oddi osservava la scena, immobile come il Cristo dipinto alle sue spalle, impassibile come Kenzo Isozaki.
«Non ho motivo di credere» proseguì finalmente Lourdusamy «che la prossima elezione sia diversa dalle precedenti.»
I rappresentanti della Pax non si mossero. Alla fine Kenzo Isozaki chinò impercettibilmente la testa: il messaggio era stato ricevuto e capito. Non ci sarebbe stata insurrezione tra le mura del Vaticano. O, se ci fosse stata, Lourdusamy la teneva saldamente sotto controllo e non aveva bisogno del sostegno della Pax Mercatoria. Se la prima ipotesi era quella giusta e ancora non era giunto il momento del cardinale Lourdusamy, papa Giulio avrebbe di nuovo governato la Chiesa e la Pax. Il gruppo di Isozaki aveva corso un terribile rischio, giustificato dagli incalcolabili vantaggi e dal potere che avrebbe ricavato se avesse avuto successo nell’allearsi con il futuro pontefice. Ora doveva affrontare le conseguenze di quel terribile rischio. Un secolo prima, papa Giulio aveva scomunicato il predecessore di Kenzo Isozaki per un errore di calcolo molto meno importante di quello: gli aveva revocato il sacramento del crucimorfo e l’aveva condannato a una vita priva di contatti con la comunità cattolica, che ovviamente comprendeva ogni uomo, donna e bambino di Pacem e della maggior parte dei pianeti della Pax, seguita dalla vera morte.
«Ora» rombò il cardinale Lourdusamy «rimpiango che pressanti doveri mi debbano sottrarre alla vostra amabile compagnia.»
Prima che il cardinale potesse alzarsi, con un gesto che andava contro il protocollo per congedarsi da un principe della Chiesa, l’anziano miliardario della Pax Mercatoria Kenzo Isozaki avanzò rapidamente, si inginocchiò e baciò l’anello di Lourdusamy. «Eminenza» mormorò.
Stavolta Lourdusamy non si alzò; prima di lasciare la stanza, aspettò che ciascun primo funzionario esecutivo della Pax Mercatoria venisse avanti e gli mostrasse il proprio rispetto.
Il giorno dopo la morte di papa Giulio, un’astronave classe Arcangelo traslò nel sistema del pianeta Bosco Divino. Era l’unica Arcangelo non assegnata al servizio di corriere; più piccola delle nuove navi della stessa classe, si chiamava Raffaele.
Alcuni minuti dopo che la Raffaele si fu sistemata in orbita intorno a quel pianeta color della cenere, una navetta si staccò dal corpo principale e scese rombando nell’atmosfera. A bordo c’erano due uomini e una donna. Parevano fratelli: corporatura snella, colorito smorto, capelli scuri e corti, occhi socchiusi, labbra sottili. Indossavano disadorne tute spaziali rosse e nere, con elaborati comlog da polso. La loro presenza nella navetta era una bizzarria: a causa della violenta traslazione nello spazio di Planck, le navi classe Arcangelo causavano invariabilmente la morte degli esseri umani trasportati e le culle di risurrezione di bordo richiedevano in genere tre giorni per riportare in vita l’equipaggio umano.