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Il capitano Wolmak si girò dalla sua parte. «Sì, padre» rispose. «Si tratta dell’astronave mercantile di Sua Santità Saigon Maru. Un cargo che stazza tre milioni di tonnellate, adibito al trasporto di minerale grezzo e di carico misto, in servizio fin dai tempi dell’Egemonia.»

«La Pax Mercatoria» mormorò il Grande Inquisitore.

«In origine, eccellenza» disse Wolmak, cupo. «Secondo i nostri dati, otto anni standard fa l’APM Saigon Maru è stata eliminata dalla flotta della Pax Mercatoria e mandata in rottamazione.»

Il cardinale Mustafa e padre Farrell si scambiarono un’occhiata.

«È già salito a bordo della nave, capitano?» domandò il comandante Browning.

«No» rispose il capitano Wolmak. «Viste le implicazioni politiche, ho ritenuto più opportuno che sua eccellenza fosse qui e autorizzasse la perquisizione.»

«Molto bene» disse il Grande Inquisitore.

«Inoltre» proseguì il capitano Wolmak «volevo prima a bordo l’intero complemento di marines e di guardie svizzere.»

«Perché, signore?» domandò il maggiore Piet. La sua uniforme pareva sformata, sopra l’ingessatura.

«Qualcosa non quadra» disse il capitano Wolmak, guardando il maggiore Piet e poi il Grande Inquisitore. «Non quadra proprio.»

A più di duecento anni luce da Marte, la task force Gedeone completava il compito di distruggere Lucifero.

Il settimo e ultimo sistema Ouster bersaglio della spedizione punitiva fu il più difficile da eliminare. Il sistema aveva al centro una stella gialla tipo G, con sei pianeti, due dei quali abitabili anche senza preventivo terraforming, e brulicava di Ouster: basi militari al di là degli asteroidi, planetoidi incubatrice nella cintura, ambienti per angeli intorno al pianeta d’acqua più interno, depositi di rifornimento in orbita bassa intorno alla gigante gassosa, una foresta orbitale in crescita fra quelle che nel sistema del Vecchio Sole sarebbero state le orbite di Venere e della Vecchia Terra. La task force Gedeone impiegò dieci giorni a individuare e distruggere la maggior parte di quei nodi di vita Ouster.

Al termine, l’ammiraglio Aldikacti chiamò a bordo dell’ASS Uriele i sette capitani e rivelò che i piani erano stati cambiati: la missione aveva avuto un grande successo, perciò si sarebbe messa alla ricerca di nuovi bersagli e avrebbe proseguito l’attacco. L’ammiraglio aveva inviato nel sistema di Pacem una navetta automatica a propulsione Gideon ed era stato autorizzato a proseguire la missione. Le sette Arcangelo sarebbero traslate nella più vicina base della Pax, nel sistema Tau Ceti, dove avrebbero provveduto a riarmarsi, riattrezzarsi e rifornirsi e dove sarebbero state raggiunte da altre cinque navi della stessa classe. Le sonde avevano già individuato una decina di sistemi Ouster, nessuno dei quali era informato del massacro sul percorso spaziale della task force Gedeone. Calcolato anche il tempo per la risurrezione, entro dieci giorni standard le Arcangelo avrebbero potuto ricominciare l’attacco.

I sette capitani tornarono alla propria nave e si prepararono per la traslazione dal sistema bersaglio Lucifero alla base centrale di Tau Ceti.

A bordo dell’ASS Raffaele, il comandante Hoagan "Hoag" Liebler era a disagio. Oltre ad avere l’incarico di comandante in seconda della nave, era pagato per tenere d’occhio il padre capitano de Soya e riferire ogni comportamento sospetto, in primo luogo al capo della sicurezza del Sant’Uffizio a bordo della nave ammiraglia di Aldikacti e poi (per quanto ne sapeva) lungo tutta la scala di comando fino al leggendario cardinale Lourdusamy. Al momento aveva un bel problema: si era insospettito, ma non riusciva a stabilire la causa dei suoi sospetti.

Non poteva certo trasmettere alla Uriele la pericolosa notizia che l’equipaggio della Raffaele si confessava troppo di frequente, ma questa era proprio una delle cause della sua preoccupazione. Hoag Liebler non era una spia per addestramento o per inclinazione: era un gentiluomo in cattive condizioni finanziarie, che le ristrettezze avevano costretto prima a fare la scelta dei gentiluomini di Rinascimento Minore, cioè arruolarsi nell’esercito, e poi (per lealtà verso la Pax e la Chiesa, cercava di convincersi, più che per la costante necessità di denaro per riscattare e reintegrare le sue tenute) a spiare il proprio capitano.

Le confessioni non erano fuori dell’ordinario (l’equipaggio era composto di cristiani rinati che andavano in chiesa e si confessavano, naturalmente, e le circostanze in cui si trovavano, la possibilità della vera morte nel caso che una delle armi a fusione o a raggi cinetici degli Ouster fosse penetrata nel campi di contenimento difensivi, contribuiva di sicuro a quel pressante bisogno di fede) ma Liebler intuiva un fattore supplementare in tutte quelle confessioni, la cui frequenza era aumentata dopo la distruzione dal sistema bersaglio Mammone. Durante le pause dello spietato combattimento nel sistema bersaglio Lucifero, tutto l’equipaggio e il complemento di guardie svizzere della Raffaele (ventisette persone, senza contare lo sconcertato comandante in seconda) erano passati dal confessionale con la frequenza di spaziali in un bordello portuale della Periferia.

E il confessionale era l’unico posto dove neppure il comandante in seconda poteva soffermarsi e origliare.

Liebler non riusciva a immaginare quale cospirazione potesse esserci in ballo. L’ammutinamento non aveva senso. Tanto per cominciare, era impensabile: nessun equipaggio, nei tre secoli d’esistenza della Flotta della Pax, si era mai ammutinato né era andato vicino ad ammutinarsi. E poi era assurdo: i futuri ammutinati non fanno la coda davanti al confessionale per discutere col capitano della nave il peccato di un progetto d’ammutinamento.

Forse padre capitano de Soya reclutava quelle persone, uomini e donne, per qualche impresa nefanda, ma Hoag Liebler non riusciva a immaginare niente che il padre capitano potesse offrire per subornare quei leali soldati della Pax e delle guardie svizzere. Lui non era benvoluto dai subalterni (era abituato all’antipatia dei compagni di scuola e dei colleghi: una maledizione che gli derivava dalla nascita aristocratica, lo sapeva) ma non poteva immaginare che l’equipaggio si consorziasse per progettare qualche nefandezza ai suoi danni. Se il padre capitano de Soya aveva in qualche modo allettato l’equipaggio a tradire, al massimo poteva tentare di impadronirsi della Arcangelo (Liebler sospettava che questa remota possibilità fosse la ragione per cui era stato piazzato come spia su quella nave) ma a quale scopo? A parte l’istante della traslazione C-più e i due giorni necessari alla risurrezione rapida, la Raffaele era in continuo contatto con le altre Arcangelo della task force Gedeone: se l’equipaggio avesse tentato di impossessarsi della nave, le altre sei l’avrebbero distrutta in un attimo.

Quel pensiero diede a Hoag un senso di nausea. Lui odiava la morte temporanea e non voleva sopportarla più del necessario. Inoltre, l’eventuale menzione nello stato di servizio della sua presenza sulla nave dell’equipaggio ammutinato non gli avrebbe certo avvantaggiato la carriera come signore reintegrato del maniero, su Rinascimento Minore. D’altra parte era possibile che il cardinale Lourdusamy, o chiunque fosse all’apice di quella catena di spionaggio, lo torturasse, scomunicasse e condannasse alla vera morte insieme col resto dell’equipaggio, solo per tenere nascosto il fatto che il Vaticano aveva messo una spia a bordo di quella nave.

A questa prospettiva, Hoag Liebler si sentì più che nauseato.

Si consolò col pensiero che un tale tradimento era non solo inverosimile, ma anche folle. Al giorno d’oggi non accadeva ciò che era avvenuto un tempo sulla Vecchia Terra o su altri pianeti oceanici di cui lui aveva letto, dove una nave da guerra si ribellava e passava alla pirateria, depredando navi mercantili e terrorizzando porti. Una nave Arcangelo non aveva nessun posto dove andare, nessun posto dove nascondersi, dove riarmarsi e riattrezzarsi. La Flotta della Pax avrebbe usato la pelle degli ammutinati per farne stracci da cucina.

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