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«E non ci saranno altri virus telotattisti IA liberati nella sfera dati di nessun pianeta, vero, Isozaki-san?» concluse Albedo. Entrò nella camera stagna e chiuse il portello.

All’esterno, la roccia squarciata dell’asteroide senza nome continuò il movimento di rotazione e di rivoluzione secondo leggi dinamiche note solo agli dei della matematica del caos.

A Rhadamanth Nemes e ai suoi tre cloni occorsero solo alcuni minuti per portare la navetta dalla base Bombasino al villaggio Chiusa Childe Lamonde, sul mondo arido come ardesia di Vitus-Gray-Balianus B, ma il viaggio fu complicato dalla presenza di tre skimmer militari che quello stupido impiccione del comandante Solznykov aveva inviato come scorta. Nemes sapeva, dal traffico "sicuro" su banda a raggio compatto fra la base e gli skimmer, che il comandante Solznykov aveva mandato il suo aiutante, l’inetto colonnello Vinara, a prendersi carico personale della spedizione. Inoltre sapeva che il colonnello non avrebbe comandato un bel niente, in altre parole, Vinara sarebbe stato così tempestato di trasduttori di olosimulazione in tempo reale e di trasmissioni a raggio compatto, che Solznykov sarebbe stato al reale comando degli agenti della Pax, anche senza mostrare in giro la sua faccia.

Nel tempo che Rhadamanth Nemes e i suoi tre cloni impiegarono per trovare il villaggio giusto (ma "villaggio" pareva un termine troppo formale, per la striscia di case di mattoni a quattro piani che correva lungo la riva ovest del fiume: infatti centinaia di altre abitazioni costeggiavano l’intera via fluviale, dalla base a Chiusa Childe Lamonde) gli skimmer raggiunsero la navetta e iniziarono la manovra a spirale per l’atterraggio, mentre Nemes cercava uno spiazzo abbastanza vasto e abbastanza solido per posarsi.

Le porte delle case erano vivacemente dipinte con i colori primari. Le persone per strada indossavano vesti degli stessi colori. Nemes conosceva il motivo di quella variopinta esibizione: si era collegata con la memoria della sua stessa navetta e con i file in codice della base di Bombasino per avere notizie sugli Spettroelica. I dati erano interessanti solo in quanto indicavano che quelle bizzarrie umane erano lente a convertirsi alla croce e ancora più lente a sottomettersi al controllo della Pax. In altre parole, era verosimile ipotizzare che avrebbero aiutato una bambina ribelle, un uomo e un androide monco a nascondersi dalle autorità.

Gli skimmer atterrarono sulla strada argine che costeggiava il canale. Rhadamanth Nemes fece scendere la navetta in un parco, rovinando in parte un pozzo artesiano.

Gige cambiò posizione nel sediolo del secondo pilota e inarcò il sopracciglio.

«Scilla e Briareo usciranno per la ricerca ufficiale» disse Nemes a voce. «Tu resterai qui con me.» Aveva notato, senza orgoglio né vanità, che i tre cloni si erano da tempo sottomessi alla sua autorità, malgrado la minaccia di morte ricevuta dai Tre Elementi e la certezza che sarebbe stata eseguita, in caso di nuovo fallimento.

Scilla e Briareo scesero la rampa e si mescolarono alla folla di persone dalle vesti colorate. Soldati in armatura da combattimento, col visore chiuso, li raggiunsero. Seguendo i due cloni sul canale ottico comune, non mediante trasduttori audio/video, Nemes riconobbe la voce del colonnello Vinara attraverso il microfono dell’elmetto. "Il sindaco, una certa Ses Gia, ci nega il permesso di perquisire le abitazioni."

Nemes vide il sorriso sprezzante di Briareo riflesso sul visore del colonnello: era come guardare l’immagine di se stessa con una struttura ossea un po’ più robusta.

"E lei consente a questo… sindaco di darle ordini?" disse Briareo.

Il colonnello Vinara alzò la mano. "La Pax riconosce le autorità indigene, finché il pianeta non farà parte del Protettorato."

Scilla disse: "Lei ci ha riferito che la dottoressa Molina ha lasciato di guardia un soldato…".

Vinara annuì: il suo respiro fu amplificato dall’elmetto morfico color ambra. "Non c’è segno di quel soldato. Fin dalla partenza da Bombasino abbiamo cercato di metterci in contatto."

"Non ha un chip tracciatore chirurgicamente impiantato?" domandò Scilla.

"No. Il chip è inserito nella tuta blindata."

"E allora?"

"Abbiamo trovato la tuta in un pozzo, a qualche via di distanza da qui" disse il colonnello Vinara.

"Presumo che il soldato non fosse nella tuta" disse Scilla, in tono piatto.

"No. Abbiamo trovato solo la tuta e l’elmetto. Nel pozzo non c’era nessun cadavere."

"Peccato" disse Scilla. Si mosse per girarsi, si bloccò, fissò il colonnello della Pax. "Solo la tuta blindata, ha detto. Niente armi?"

"No" rispose in tono cupo il colonnello Vinara. "Ho ordinato una ricerca nelle vie. Interrogheremo i cittadini locali, finché qualcuno non ci rivelerà dove si trova la casa che ospitava lo spaziale messo in arresto dalla dottoressa Molina. Allora la circonderemo e chiederemo la resa di chiunque vi si trovi. Ho inoltrato… al tribunale civile di Bombasino la richiesta di un mandato di perquisizione."

"Buon piano, colonnello" disse Briareo. "Se non arrivano prima i ghiacciai a ricoprire il villaggio, in attesa del mandato."

"Ghiacciai?" ripeté il colonnello Vinara, stupito.

"Lasci perdere" disse Scilla. "Se per lei va bene, collaboreremo alla ricerca nelle vie adiacenti e aspetteremo il regolare mandato per la perquisizione di casa in casa." Sulla banda interna trasmise a Nemes: "E ora?"

"Restate con lui e fate ciò che hai appena proposto" trasmise Nemes. "Siate cortesi e rispettosi delle leggi. Non vogliamo trovare Endymion o la ragazza in presenza di quegli idioti. Gige e io passeremo in tempo rapido."

"Buona caccia" trasmise Briareo.

Gige era già in attesa nella camera stagna della navetta. «Io mi occupo del villaggio» disse Nemes. «Tu scendi a valle fino all’arcata del teleporter e bada che niente l’attraversi, in un senso e nell’altro, senza che tu abbia controllato. Passa in tempo normale per lanciare un messaggio; a intervalli regolari muterò di fase e controllerò la banda. Se trovi l’uomo o la ragazza, avvertimi.» Anche in fase tempo rapido avrebbero potuto comunicare sulla banda comune, ma con un consumo di energia altissimo, superiore a quello, già inimmaginabile, necessario per il cambiamento di fase; era infinitamente più economico mutare fase a intervalli e controllare la banda comune: anche un semplice impulso di allarme sarebbe costato l’equivalente dell’intero budget energetico annuale di quel pianeta.

Gige annuì e i due mutarono di fase all’unisono, divennero due statue cromate, nude, maschio e femmina. Fuori della camera stagna, l’aria parve ispessirsi e la luce farsi più intensa. Il suono smise di esistere. Il movimento si bloccò. Le figure umane divennero sculture un po’ sfocate le cui vesti, increspate dal vento, erano rigide e solide come quelle di statue di bronzo.

Rhadamanth Nemes non capiva la fisica del mutamento di fase, ma per servirsene non aveva bisogno di capire. Sapeva che non si trattava di manipolazione del tempo né antientropica né iperentropica (anche se la futura Intelligenza Finale disponeva di tutt’e due quelle tecnologie all’apparenza magiche) e che non si trattava neppure di una sorta di "accelerazione" che avrebbe provocato nella sua scia lo schianto di bang sonici e l’ebollizione dell’aria: il mutamento di fase era una sorta di passo laterale nei contorni scavati dello spazio/tempo. "Diventerete, nel senso migliore, topi che zampettano nelle pareti delle stanze del tempo" aveva detto a Nemes l’entità del TecnoNucleo in primo luogo responsabile dell’esistenza sua e dei suoi cloni.

Nemes non si era offesa per il paragone. Sapeva quale incredibile quantità di energia bisognava trasferire, attraverso il Vuoto che lega, dal Nucleo a lei o ai suoi cloni, durante il mutamento di fase. Gli Elementi di sicuro tenevano in gran conto perfino quei loro strumenti, per dirottare in quella direzione un simile quantitativo di energia.

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