«Così hai pensato che, prima di perdere definitivamente il controllo, era il caso di verificare l'opzione uno.»
«Sei arrabbiato!»
«No. Ti capisco. Neanch'io ero innamorato di te.» Rifletté. «Ti ho desiderato. Tra parentesi, proprio da quando sei insieme con Kare. Ma io sono un vecchio cacciatore. Pensavo fosse seccante che qualcuno mi contendesse la preda, non lo sopportavo e ciò ha offeso la mia vanità…» Sorrise. «Hai visto quello splendido film con Cher e Nicolas Cage, Stregata dalla luna? Uno chiede: come mai gli uomini vogliono andare a letto con le donne? E la risposta è: perché hanno paura della morte. Mmm. Come mi è venuto in mente?»
«Perché tutto ha a che fare con la paura. La paura di essere soli, la paura che accada qualcosa senza essere interpellati; ma la peggiore di tutte è la paura di scegliere e sbagliare… Tu e io non potremo avere altro che un rapporto, ma con Kare… Con Kare non posso avere altro che un legame. Non c'è voluto molto perché lo capissi. Si desidera qualcuno che non si conosce neppure, lo si vuole a ogni costo. Ma puoi ottenerlo solo se prendi anche tutta la sua vita. Da qui nasce una sorta d'incertezza che rende diffidenti.»
«Perché potrebbe rivelarsi un errore.»
Lei annuì.
«Sei già stata con qualcuno?» chiese. «In questo modo, voglio dire.»
«Una volta», rispose Tina. «Molto tempo fa.»
«Il tuo primo amore?»
«Mmm.»
«Cos'è successo?»
«Nulla di originale. Davvero. Io mi aspettavo qualcosa di travolgente, ma di fatto lui a un certo punto ha detto basta e a me è rimasto solo il dolore.»
«E poi?»
Appoggiò il mento sulle mani. Se ne stava lì, seduta nella luce della luna, con una piccola ruga verticale tra le sopracciglia: era splendida. Tuttavia Johanson non sentiva la minima traccia di rammarico. Né per quello che aveva cercato di fare, né per com'era andata.
«Dopo sono sempre stata io a lasciare gli altri.»
«L'angelo vendicatore.»
«Sciocchezze. No, a volte quelli che conoscevo mi davano sui nervi. Troppo lenti, troppo carini, troppo duri di comprendonio. Altre volte sono scappata per mettermi al sicuro prima… Lo sai che sono veloce.»
«Non costruiamoci una bella casa, perché potrebbe arrivare una tempesta e distruggerla.»
Tina sollevò gli angoli della bocca. «Troppo elegiaco per me.»
«Può essere. Ma è così.»
«Sì, può essere.» Tina aggrottò la fronte. «C'è anche un'altra possibilità: costruisci la casa e, prima che qualcuno la possa distruggere, la distruggi tu stesso.»
«Kare uguale casa.»
Da qualche parte, un grillo iniziò a cantare. Lontano, un altro gli rispose.
«Ci sei quasi riuscita», disse Johanson. «Se oggi avessimo fatto l'amore, avresti avuto motivi sufficienti per dare a Kare il benservito.»
Lei non rispose.
«Credi che saresti riuscita a ingannare te stessa?»
«Mi sarei detta che, per il mio stile di vita, sarebbe stato decisamente meglio un rapporto con te, invece di stringere un legame. Andare a letto con te l'avrebbe in un certo senso… confermato.»
«Ti saresti scopata la tua conferma, in un certo senso.»
«No.» Lo fulminò con un'occhiata. «Che tu ci creda o no, ti volevo proprio.»
«Va bene.»
«Tu non sei semplicemente quello che mi serve per fuggire, se è questo che pensi. Non ti ho solo…»
«Va bene, va bene!» Johanson sollevò le mani. «Sei innamorata.»
«Sì», replicò lei in tono cupo.
«E non dirlo in quel tono. Ripetilo»
«Sì. Siiì!»
«Va meglio», sorrise lui. «E ora, dopo averti rivoltata come un calzino e aver visto che sei una fifona, potremmo vuotare il resto della bottiglia alla salute di Kare.»
«Non lo so», disse lei con un sorriso tirato.
«Non sei ancora sicura?»
«A volte sì. A volte no. Sono… confusa.»
Johanson fece passare la bottiglia da una mano all'altra, poi disse: «Io ho già distrutto una casa, Tina. Tanti anni fa. Ed eravamo ancora dentro la casa quando l'ho distrutta. Abbiamo sofferto, ma ce la siamo cavata. O, meglio, uno dei due se l'è cavata. Ancora oggi non so se sia stato giusto».
«Chi era l'altro abitante?»
«Mia moglie.»
Tina sollevò le sopracciglia. «Sei stato sposato?»
«Sì.»
«Non me l'avevi mai detto.»
«Ci sono molte cose che non ti ho raccontato. Mi piace tenere i segreti.»
«Cos'è successo?»
«È successo e basta.» Sospirò. «Divorzio.»
«Perché?»
«Così. Senza un motivo particolare. Niente scenate, niente piatti che volano. Solo la sensazione che la mia vita fosse a un punto morto. E in verità, la paura che potesse rendermi… dipendente. Vedevo profilarsi all'orizzonte una famiglia, bambini e un botolo bavoso in giardino; mi vedevo assumermi la responsabilità dei bambini, del cane e, giorno dopo giorno, la responsabilità annientava l'amore… Allora, il divorzio mi era sembrata la cosa più saggia.»
«E oggi?»
«A volte penso che forse è stato l'unico errore della mia vita.» Guardò trasognato il lago. Poi si riprese la bottiglia e la sollevò. «In questo senso: arrivederci! Quello che vuoi fare, fallo.»
«Io non so cosa fare», disse.
«Non lasciarti prendere dalla paura. Hai ragione, tu sei veloce. Sii più veloce della paura». La guardò. «Quando ho deciso per il divorzio, la paura è stata più veloce di me. Qualunque cosa tu decida senza la spinta della paura, è la decisone giusta.»
Tina sorrise. Poi si chinò verso di lui e prese la bottiglia.
Con grande sorpresa di Johanson, rimasero al lago per tutto il fine settimana. La loro storia d'amore era andata a monte durante la notte, e lui pensava che, il giorno seguente, Tina gli avrebbe chiesto di tornare a Trondheim. Ma si sbagliava. La situazione si era chiarita. Erano venute meno le basi del loro eterno flirt. Avevano trascorso il tempo tra passeggiate, chiacchiere e risate; avevano scacciato dalla mente il resto del mondo — l'università, le piattaforme di perforazione, i vermi — e Johanson aveva cucinato i migliori spaghetti alla bolognese della sua vita.
Era stato il più bel fine settimana al lago che riuscisse a ricordare.
Rientrarono domenica sera. Johanson accompagnò Tina fino alla porta di casa. Per un attimo, poco dopo essere entrato in casa propria, Johanson avvertì di nuovo, dopo molti anni, la differenza tra stare solo ed essere solo. Ricacciò indietro quel pensiero perché rischiava di scatenare una serie di dubbi su se stesso e renderlo malinconico. Doveva fermarsi prima.
Portò la valigia in camera da letto. Anche lì c'era un televisore, come in salotto. Johanson lo accese e fece zapping finché non trovò la trasmissione di un concerto alla Royal Albert Hall. Kiri Te Kanawa cantava arie della Traviata. Lui cominciò a disfare la valigia, canticchiando le arie trasmesse dalla televisione e riflettendo sulla reale natura del suo immancabile drink della buonanotte.
Dopo un po' la musica finì.
Preso dalle difficoltà di piegare una camicia, non si era accorto che il concerto era terminato. Stava lottando con una manica riottosa e in sottofondo si sentiva il telegiornale.
«… resa nota dal Cile. Per ora non è confermato che la scomparsa della famiglia norvegese sia in relazione con altri casi simili avvenuti contemporaneamente sulle coste del Perú e dell'Argentina. Anche lì, nelle scorse settimane, sono sparite molte barche di pescatori; alcune sono state avvistate col motore acceso, ma senza nessuno a bordo. Per il momento, non c'è traccia dei passeggeri. La famiglia composta da cinque persone era partita con un trawler per fare pesca d'altura. Le condizioni meteorologiche erano ottime e il mare calmo.»
Piega la manica verso destra e mettila all'interno. Che cos'hanno detto in televisione?
«Nel frattempo, il Costarica ha registrato un'invasione di meduse di dimensioni insolite. Migliaia di caravelle portoghesi sono comparse nei pressi della costa. Quattordici pèrsone venute in contatto con queste velenosissime meduse sono morte, molte altre sono rimaste ferite, tra queste due inglesi e un tedesco. Un numero ancora imprecisato di persone è disperso. L'ente del turismo del Costarica ha annunciato l'istituzione di un'unità di crisi, ma smentisce la notizia che le spiagge sarebbero state chiuse ai turisti. Al momento non c'è nessun pericolo immediato per la balneazione.»