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Gli rispose la segretaria di Roberts. Il managing director era in riunione e non poteva essere disturbato. Anawak spiegò il suo ruolo nell'ispezione della Barrier Queen e fece intendere che c'era una certa urgenza. La donna ripeté che la riunione non poteva essere interrotta. Sì, aveva sentito del disastro. Era terribile. S'informò delle condizioni di Anawak e, in tono quasi materno, espresse tutta la sua preoccupazione, ma non gli passò Roberts. Doveva riferirgli qualcosa?

Anawak esitò. Roberts gli aveva promesso il rapporto in via riservata e lui non intendeva metterlo in difficoltà. Forse era meglio non menzionare quell'accordo. Poi gli venne in mente una cosa. «Si tratta dei mitili che erano attaccati alla poppa della Barrier Queen», disse. «Dei mitili e probabilmente di altre sostanze e forme di vita. Ne abbiamo mandato alcuni campioni all'istituto di Nanaimo. Laggiù hanno bisogno di rifornimenti.»

«Di rifornimenti?»

«Di altri campioni. Presumo che nel frattempo la Barrier Queen sia stata esaminata da cima a fondo.»

«Sì, certo», disse la segretaria in tono meravigliato.

«Ora dov'è la nave?» chiese Anawak.

«Nel bacino di carenaggio.» Fece una pausa. «Riferirò a Mister Roberts che è urgente. Dove dobbiamo mandare i campioni?»

«All'istituto. All'attenzione della dottoressa Sue Oliviera. Grazie, lei è molto gentile.»

«Mister Roberts la chiamerà appena possibile.» Poi la donna riagganciò.

E questo che significa?

Improvvisamente le ginocchia di Anawak si misero a tremare. La tensione delle ore precedenti stava lasciando il posto allo sfinimento. Si appoggiò al banco e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, vide davanti a sé Alicia. «Che ci fai qui?» le chiese seccamente.

Lei scrollò le spalle. «Sto bene. Non devo farmi visitare.»

«E invece devi. Sei caduta in acqua e da queste parti l'acqua è dannatamente fredda. Va' all'ambulanza prima che ci accusino di averti fatto venire un raffreddore.»

«Ehi!» Lo fulminò con un'occhiata. «Io non ti ho fatto niente, è chiaro?»

Anawak si staccò dal bancone, le girò le spalle e si avvicinò alla finestra posteriore. Il Devilfish era ormeggiato alla banchina come se non fosse successo nulla. Cominciava a piovigginare.

«Cosa volevi ottenere con quella sciocchezza del tuo 'ultimo giorno' a Vancouver Island?» chiese. «Non avrei dovuto prenderti con me. Ma tu perché mi hai fatto una testa così…»

«Io…» iniziò Alicia, poi s'interruppe. «Be', sì, volevo assolutamente venire. Sei arrabbiato?»

Anawak si girò. «Odio essere preso in giro.»

«Mi dispiace.»

«No, non ti dispiace. Ma fa lo stesso. Perché non sparisci e ci lasci fare il nostro lavoro?» Fece una smorfia. «Va' con Greywolf che vi prende tutti per la manina.»

«Mio Dio, Leon!» Alicia gli si avvicinò e lui si scostò. «Volevo assolutamente venire in mare con te. Mi dispiace di averti mentito. Okay, sono qui per un paio di settimane, e non vengo da Chicago, ma studio Biologia all'University of British Columbia. Che cosa devo fare? Pensavo che alla fine avresti trovato divertente questa balla…»

«Divertente?» gridò Anawak. «Ma hai le rotelle a posto? Che c'è di divertente nell'essere presi per i fondelli?» Gli stavano saltando i nervi, ma non poteva farci nulla e gridava contro di lei, benché sapesse che aveva ragione. Quella ragazza non gli aveva fatto nulla. Proprio nulla.

Alicia indietreggiò, sussultando. «Leon…»

«Perché non mi lasci in pace? Vattene.»

Si aspettava che se ne andasse, invece rimase lì. Anawak si sentiva stordito. La stanza girava. Per un momento ebbe paura che le gambe gli cedessero, poi improvvisamente tutto ritornò normale e mise a fuoco Alicia che gli porgeva qualcosa.

«Cos'è?» borbottò.

«Una videocamera.»

«Questo lo vedo. Ma perché?»

«Prendila.»

Lui allungò la mano, prese la videocamera e la osservò. Era una Sony Handycam molto costosa e con la copertura impermeabile usata dai turisti, ma anche dagli scienziati. «E allora?»

Alicia allargò le braccia. «Pensavo che volessi scoprire cos'è successo.»

«Non sapevo che la cosa ti riguardasse.»

«Smettila una buona volta di riversare su di me la tua rabbia!» sbottò lei. «Là fuori avrei potuto morire, e questo è successo solo un paio d'ore fa. Potrei essere sulla tua ambulanza a urlare, e invece cerco di aiutarti. Vuoi scoprire cos'è successo o no?»

Anawak respirò profondamente. «Okay.»

«Hai visto quali animali hanno attaccato la Lady Wexham

«Sì, balene grigie e megattere…»

«No», Alicia scosse impaziente la testa. «Non quali specie. Quali individui! Sei riuscito a identificarli?»

«È successo tutto troppo in fretta.»

Alicia rise. Era una risata amara, ma pur sempre una risata. «La donna che abbiamo tirato fuori dall'acqua era con me sul Blue Shark. Era sotto shock, completamente fuori di sé. Tuttavia, quando voglio qualcosa non me la lascio scappare…»

«Quindi…?»

«… Quindi le ho visto questa videocamera appesa al collo. Era assicurata bene, perciò non è andata persa neppure in acqua. In ogni caso, quando voi siete tornati in mare, ho parlato un po' con la donna e lei mi ha detto che ha filmato per tutto il tempo, anche quando si è avvicinato Greywolf! In un certo senso era profondamente impressionata da lui, così ha continuato a riprenderlo.» Fece una pausa. «Se ricordo bene, dal nostro punto di vista, la Lady Wexham era alle spalle di Greywolf.»

Anawak annuì e d'un tratto comprese dove voleva arrivare Alicia. «Ha ripreso l'attacco», mormorò.

«Ha filmato soprattutto le balene che ci hanno attaccato. Non so se sarai in grado d'identificarle, ma tu vivi qui e conosci gli animali. È una ripresa di buona qualità», confermò Alicia.

«Immagino che ti sia dimenticata di chiedere il permesso di tenere la videocamera», borbottò Anawak.

Alicia lo guardò con aria provocatoria. «E allora?»

Lui si girò la videocamera tra le mani. «Va bene. Lo guardo.»

«Lo guardiamo», esclamò Alicia. «In questa storia voglio esserci anch'io. E, santo cielo, non chiedermi perché. È semplicemente così, okay?»

Anawak la fissò.

«Inoltre, da adesso in poi, sarai gentile con me.»

Lui espirò lentamente e, con le labbra tirate, osservò la videocamera. Doveva ammettere che, fino a quel momento, quella di Alicia era la migliore idea che fosse venuta fuori. «Ci proverò», disse.

12 aprile

Trondheim, Norvegia

L'invito raggiunse Johanson mentre si stava preparando per andare al lago.

Dopo il suo ritorno da Kiel, aveva raccontato a Tina dell'esperimento nel simulatore di abissi marini, però era stata una conversazione breve. Tina era impegnatissima in diversi progetti e il tempo che le rimaneva lo trascorreva con Kare Sverdrup. Johanson aveva l'impressione che non fosse concentrata su quella faccenda. Sembrava totalmente presa da qualcosa che non aveva a che fare col suo lavoro, ma preferì evitare di farle domande.

Qualche giorno dopo, Bohrmann lo chiamò per comunicargli le ultime novità. A Kiel avevano continuato gli esperimenti sui vermi. Johanson, che aveva già preparato le valigie e stava uscendo di casa, decise che, prima di uscire, avrebbe potuto fare una telefonata a Tina e spiegarle cosa stava succedendo. Ma non riuscì a pronunciare neppure una parola.

«Non puoi venire da noi?» gli chiese subito lei.

«Dove? All'istituto?»

«No, al centro di ricerca della Statoil. Ci sono in visita i capi progetto. Da Stavanger.»

«E che cosa dovrei fare? Raccontare loro una storia dell'orrore?»

«Quello l'ho già fatto io. Ora vogliono i particolari. Ho proposto che sia tu a spiegarli», disse Tina.

«Perché proprio io?» chiese Johanson.

«Perché no?»

«Avete montagne di analisi», disse Johanson. «Potrei solo ripetere quello che altri hanno già scoperto.»

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