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I dorsi grigi s'inarcavano verso la Lady Wexham, in piena rotta di collisione. Di nuovo il relitto vibrò a causa di un colpo terribile. Una donna venne strappata via dal parapetto e cadde in acqua, urlando.

«Shoemaker, maledetto idiota!» gridò Greywolf. In molti si fecero avanti e tirarono a bordo la donna. Anawak si chiedeva per quanto tempo ancora la Lady Wexham avrebbe retto.

Non ce la faremo, pensò, disperato.

In quell'istante accadde un miracolo.

Ai lati della nave si levarono due dorsi imponenti. Anawak ne riconobbe subito uno, per via della fila di cicatrici biancastre, a forma di croce, che correva lungo la colonna vertebrale. All'animale, che evidentemente si era procurato quelle ferite quand'era molto giovane, avevano dato il nome di Scarback. Scarback era una balena grigia molto vecchia, che aveva già ampiamente superato l'età media della sua specie. Il dorso dell'altra balena non mostrava segni particolari. I due animali se ne stavano tranquilli nell'acqua e si lasciavano cullare dalle onde. L'una dopo l'altra scaricarono rumorosamente il loro getto, producendo una nuvola di sfavillanti goccioline.

Il fatto singolare non fu tanto l'apparizione delle due balene grigie, quanto il comportamento delle orche, che s'immersero immediatamente. Quando i loro dorsi ricomparvero, si erano allontanate di un bel pezzo. Circondavano sempre la nave, ma tenevano una rispettosa distanza.

Qualcosa diceva ad Anawak che non aveva nulla da temere dai nuovi arrivati. Al contrario: essi avevano cacciato gli aggressori. Quanto sarebbe durata la tregua era impossibile a dirsi, ma la svolta inattesa degli avvenimenti aveva permesso di tirare il fiato. Anche Shoemaker era riuscito a dominare il panico e stavolta guidò con sicurezza lo zodiac sotto il parapetto. Anawak vide avvicinarsi una grande onda e si preparò. Era l'ultima possibilità.

Lo zodiac balzò in alto.

«Saltate!» urlò. «Ora!»

Il cavallone che aveva sollevato il Devilfish si riabbassò. Le persone che erano riuscite a saltare nello zodiac caddero l'una sopra l'altra. Si levarono grida di dolore. Chi era caduto in acqua riuscì ad arrivare a bordo grazie all'aiuto degli altri passeggeri. Infine riuscirono a raccoglierli tutti.

Ormai non restava che andarsene.

No, non tutti erano in salvo. D'un tratto si accorsero che c'era ancora un bambino. Piangeva, le mani disperatamente aggrappate alla ringhiera.

«Salta!» gridò Anawak, allargando le braccia. «Non avere paura.»

Greywolf gli si avvicinò. «Alla prossima ondata lo prendo.»

Anawak si guardò alle spalle. Una gigantesca montagna d'acqua rotolava verso di loro. «Credo che non dovrai aspettare molto», disse.

Dalla profondità risuonarono ancora i rumori dello scafo che si stava sfasciando. Le due balene grigie tornarono lentamente a immergersi. La nave si riempiva sempre più velocemente d'acqua gorgogliante; poi, improvvisamente, il ponte sparì in un vortice e la poppa si alzò. La prua della Lady Wexham cominciò ad affondare.

«Più vicini, presto!» gridò Greywolf.

In qualche modo, Shoemaker riuscì a dar seguito all'ordine. La prua del Devilfish grattò contro il ponte cui era aggrappato il ragazzino, che strillava a pieni polmoni. Spintonando tutti, Greywolf si precipitò a poppa. Nello stesso istante, l'onda sollevò lo zodiac e sul parapetto si gonfiarono cortine di schiuma. Greywolf si sporse e riuscì ad afferrare il bambino, ma poi il Devilfish sbandò, facendo perdere l'equilibrio a Greywolf, che cadde tra le file di sedili. Però le sue braccia si stendevano in alto e le mani forti erano serrate come una morsa intorno alla vita del piccolo.

Anawak guardò verso il mare.

Nel punto in cui, fino a pochi secondi prima, c'era il bambino aggrappato al parapetto, adesso c'erano soltanto dei mulinelli. Vide la Lady Wexham sparire negli abissi, poi lo zodiac cadde nell'incavo dell'onda. Il salto fu tale che ad Anawak si rivoltò lo stomaco, come se fosse su un ottovolante.

Shoemaker partì a tutto gas. Le onde lunghe e regolari che arrivavano dal Pacifico non potevano diventare pericolose per il Devilfish, anche se era strapieno, a meno che lo skipper non commettesse qualche errore. Ma Shoemaker sembrava aver ritrovato la sua forma migliore. Nei suoi occhi non c'era più il panico. Saltarono sopra una cresta dell'onda e la superarono, prendendo la rotta verso la costa.

Anawak fissò la MS Artik e vide che la seconda barca era sparita. Poi, tra le onde, scorse la pinna caudale di una megattera. Gli sembrò quasi che stesse facendo loro un cenno d'addio. Non sarebbe più stato capace di guardare quella cosa senza pensare al peggio.

I messaggi radio rivelavano che era scoppiato l'inferno.

Pochi minuti dopo, il Devilfish superò la striscia d'isole che divideva il mare aperto dalla laguna.

Almeno il fatto di non aver perso anche il Devilfish riuscì a rasserenare un po' Davie. Lo zodiac, stracarico come una nave di profughi, era legato strettamente al molo. Lessero i nomi dei dispersi. Alcuni dei presenti svennero. Poi la Davies Whaling Station si svuotò, in fretta come si era riempita. Praticamente tutti avevano mostrato segni d'ipotermia, così la maggior parte si fece accompagnare da amici e congiunti alle ambulanze in attesa. Altri avevano ferite gravi, ma non era dato sapere quando ci sarebbe stato un elicottero disponibile per trasportarli all'ospedale di Victoria. Dalla radio continuavano ad arrivare notizie terribili.

Davie era stato bombardato da accuse, insinuazioni e minacce da parte dei passeggeri. Nel frattempo era comparso Roddy Walker, il fidanzato di Susan, e si era messo a urlare che avrebbe citato in tribunale il responsabile della stazione. Sembrava che a nessuno interessasse chi fosse il vero responsabile dell'accaduto e la spiegazione più semplice — senza motivo, i cetacei avevano aggredito gli esseri umani — non fu accettata quasi da nessuno. Le balene non facevano cose del genere. Le balene erano pacifiche. Le balene erano meglio degli uomini. Alcuni, a Tofino, arrivarono a incolpare i whale watcher, come se fossero stati loro a uccidere a sangue freddo i passeggeri del Blue Shark e della Lady Wexham, idioti che correvano rischi inutili e che erano usciti in mare con navi malandate. In effetti la Lady Wexham aveva un bel po' di anni sulle spalle, ma ciò non aveva mai ridotto la sua capacità di tenere il mare. Però, al momento, nessuno voleva sentire scuse.

Erano riusciti a riportare a casa la maggior parte dell'equipaggio e dei passeggeri. In molti avevano ringraziato Anawak e Shoemaker, ma il vero eroe era Greywolf. Riusciva a essere ovunque contemporaneamente: parlava, ascoltava, organizzava e si offriva di accompagnare personalmente con l'ambulanza. Agli occhi di Anawak, quella specie di Madre Teresa alta due metri offriva uno spettacolo disgustoso. Imprecò tra i denti, ma non aveva tempo per occuparsi di Greywolf. Sentiva che la situazione gli stava sfuggendo di mano.

Certo, Greywolf aveva rischiato la vita, e loro avrebbero dovuto ringraziarlo in ginocchio. Ma Anawak non ne aveva la minima voglia: quell'improvvisa esplosione di altruismo era molto sospetta. L'impegno di Greywolf per i passeggeri della Lady Wexham non era di certo dovuto al suo amore per l'umanità, di questo Anawak era certo. In fondo, per quel mezzo indiano la giornata era stata più che positiva. La gente gli credeva, si fidava di lui. Di lui, che aveva predetto una fine ingloriosa per il turismo imperniato sull'osservazione delle balene. Ed era successo proprio così. Non li aveva forse messi in guardia? Quanti testimoni avrebbero confermato la lucida capacità di analisi di Greywolf?

Non poteva desiderare un palcoscenico migliore.

Anawak sentì crescere la rabbia. Di pessimo umore, tornò nella stazione deserta. Bisognava scoprire la causa del comportamento degli animali! Rammentò la vicenda della Barrier Queen. Roberts gli doveva mandare il rapporto. Ne aveva assolutamente bisogno. Prese il telefono e si mise in contatto con la società armatrice.

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