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Judith rimase immobile. L'arma era sempre puntata contro Anawak.

«Sal, ne ho abbastanza delle sue resistenze», sibilò. «Mi faccia il piacere di non comportarsi da idiota.»

«Abbassi l'arma.»

«Maledizione, Sal! La porterò davanti alla corte marziale, io…»

«Al tre sparo, Jude! Glielo giuro. Non ucciderà altre persone. Abbassi l'arma. Uno… due…»

Judith Li abbassò il braccio. «Va bene, Sal. Va bene.»

«La lasci cadere.»

«Perché non ne parliamo e…»

«La lasci cadere!»

Negli occhi di Judith Li comparve un lampo di odio indicibile. L'arma cadde rumorosamente a terra.

Anawak gettò un'occhiata a Peak. «Grazie», disse. Con un balzo, raggiunse la scaletta di boccaporto e sparì. Judith Li lo sentì correre via. I passi si allontanarono. Imprecò.

«Generale comandante Judith Li», disse Peak in tono formale. «Io la destituisco dal comando per incapacità d'intendere e di volere. Da questo momento in poi lei è ai miei ordini. Può…»

Ci fu un colpo terribile. Dal basso provennero mostruosi gorgoglii. La nave si piegò in avanti come un ascensore in caduta e Peak perse l'equilibrio. Cadde a terra, rotolò e si rialzò immediatamente.

Dov'era la sua arma? Dov'era Judith?

«Sal!»

Si girò. La donna era inginocchiata davanti a lui. Gli teneva l'arma puntata contro.

Peak si bloccò. «Jude.» Scosse la testa. «Cerchi di capire…»

«Idiota», disse Judith Li. E sparò.

Ponte di volo

Samantha Crowe barcollò. Il ponte si stava inclinando ancora di più. Il Super Stallion coi rotori in movimento scivolò verso l'elicottero parcheggiato poco oltre. Quindi si sollevò, ululando, e cercò di guadagnare quota per evitare l'impatto.

Samantha si sentì mancare il respiro. No, pensò. Non è possibile. Non può essere. Non a un passo dalla salvezza.

Sentiva gridare. Alcune persone caddero, altre scapparono. Fu trascinata via e cadde a terra. Da sdraiata, vide il Super Stallion finire addosso all'altro elicottero, un cannone laterale sfiorare quello dell'altro, poi rimanere incastrato, mentre il colosso volante iniziava a girare su se stesso.

Lo Stallion era fuori controllo.

Samantha balzò in piedi. Presa dal panico, cominciò a correre.

Porte di comando

Buchanan non credeva ai propri occhi.

Era stato scaraventato contro la sedia, contro quella fantastica Captain's Chair coi braccioli comodi e il poggiapiedi che tutti gli invidiavano, un misto di sedia da scrivania barocca e poltrona di comando del capitano Kirk. Colpì la sedia con la testa e prese a sanguinare. Sul ponte di comando volava tutto. Lui si rialzò, barcollando, e corse alla finestra laterale, giusto in tempo per vedere il Super Stallion girare e rovesciarsi lentamente su un fianco.

Si era incastrato!

«Fuori di qui!» gridò.

L'elicottero continuava a girare. Il personale del ponte fuggiva, tentando disperatamente di mettersi al sicuro, mentre Buchanan non riusciva a staccare gli occhi dall'elicottero che si stava rovesciando.

D'un tratto, il velivolo si liberò e salì.

Buchanan boccheggiò. Per un momento sembrò che il pilota avesse ripreso il controllo. Ma era troppo inclinato. La coda dell'elicottero, lungo trenta metri, si sollevò quasi in verticale, i rotori ulularono ancora più forte, poi l'elicottero precipitò.

Buchanan si portò le mani davanti al viso e fece un passo indietro.

Era una mossa ridicola. Tanto valeva allargare le braccia e dare il benvenuto alla sua fine.

Oltre trentatré tonnellate di elicottero da combattimento con novemila litri di carburante si schiantarono contro il ponte di comando, trasformando la parte anteriore dell'isola in un inferno di fiamme. Tutte le finestre si frantumarono. Una fiammata invase la costruzione, liquefece l'arredamento, fece esplodere i monitor, strappò le paratie dai loro ancoraggi, colpì i fuggitivi sulle scalette di boccaporto, li ridusse in cenere e, attraverso i corridoi, si allargò al resto dell'isola.

Ponte di volo

Samantha correva per salvarsi la vita.

Intorno a lei, cadevano macerie infuocate. Correva verso la poppa dell'Independence. La nave si era talmente inclinata che lei doveva avanzare in salita ansimando pesantemente. Negli ultimi anni, i suoi polmoni avevano ricevuto più nicotina che aria fresca.

In effetti, aveva sempre pensato che sarebbe morta per un cancro ai polmoni.

Incespicò e cadde sull'asfalto. Mentre cercava di rialzarsi, vide la parte anteriore dell'isola avvolta dalle fiamme. Anche il secondo elicottero stava bruciando. Sul ponte c'erano individui ridotti a torce umane che correvano per un tratto e poi crollavano. Lo spettacolo era orribile, e la consapevolezza di avere pochissime possibilità di sopravvivere all'affondamento dell'Independence era ancora più orribile.

Violente detonazioni facevano volar via dall'isola globi incandescenti. Le fiamme urlavano e infuriavano. Poi ci fu una violenta esplosione. E proprio davanti a Samantha cadde una pioggia di scintille.

Shankar aveva perso la vita in quell'inferno.

Lei non voleva morire così.

Balzò in piedi e riprese a correre verso poppa senza avere la minima idea di come avrebbe fatto ad arrivarci.

Livello 3

Judith imprecò.

Aveva tenuto il primo siluro ben stretto sotto il braccio, ma il secondo era rotolato via da qualche parte. O era caduto nella scaletta di boccaporto oppure era precipitato nel corridoio verso prua.

Quel maledetto imbecille di Peak!

Mentre oltrepassava il cadavere, si chiedeva se un unico siluro pieno di veleno sarebbe stato sufficiente. Le sarebbe rimasta una sola possibilità. Forse uno non avrebbe funzionato, forse non si sarebbe aperto per disperdere in acqua il veleno. In ogni caso, era meglio averne due.

Osservò il corridoio.

Poi sentì sopra di sé un potente rimbombo e la nave vibrò con maggiore violenza. Judith Li cadde e scivolò sulla schiena lungo il corridoio. Cos'era successo? La portaerei stava saltando in aria? Doveva uscire in fretta. Il Deepflight le sarebbe servito non solo per portare a termine la missione, ma anche per salvarsi la vita.

Il siluro le scivolò di mano.

«Merda!»

Cercò di afferrarlo, ma quello continuava a rotolare. Se quei tubi fossero stati pieni di esplosivo, sarebbero già saltati in aria. Ma dentro non c'era esplosivo, bensì un liquido per eliminare una specie intelligente.

Allargò braccia e gambe nel tentativo di aggrapparsi da qualche parte. Dopo alcuni secondi, la calma tornò. Sentiva male ovunque, come se qualcuno l'avesse colpita con una sbarra di ferro. Forse non dimostrava di avere quasi cinquant'anni, però si sentiva come se ne avesse cento. Si alzò, reggendosi alla parete e si guardò intorno.

Era sparito anche il secondo siluro.

Avrebbe voluto urlare.

I rumori di sottofondo provocati dall'acqua risuonavano spaventosamente vicini. Non aveva più molto tempo. Dall'alto arrivava un rumore gorgogliante.

E del calore.

Sobbalzò. In effetti faceva più caldo.

Doveva ritrovare i siluri.

Con selvaggia determinazione, si staccò dalla parete e si dedicò alla ricerca.

Laboratorio

Quando il colpo fece vibrare la nave, il soldato MacMillan era appena dietro Johanson e Karen, col fucile spianato. Caddero tutti in acqua. Karen riemerse e sentì un'esplosione provenire dall'alto.

Poi la luce si spense.

«Sigur?» gridò.

Nessuna risposta.

«MacMillan?»

«Sono qui.»

Sentiva il fondo sotto i piedi e l'acqua le arrivava al petto. Maledizione, ci mancava anche quella! Avevano quasi raggiunto uno dei soldati morti.

Qualcosa urtò dolcemente la sua spalla e lei lo afferrò. Uno stivale. Teneva in mano uno stivale e dentro c'era una gamba.

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